Diurnali
Diurnali è il titolo una presunta cronaca napoletana medievale che sarebbe stata scritta nel XIII secolo da un tale Matteo Spinelli da Giovinazzo, vissuto nel XIII secolo. Quest'opera, la cui vera natura fu smascherata solo nel 1868, è oggi universalmente considerata come un falso storico.
Edizione
Le prime menzioni all'opera appaiono nel Cinqecento, con l'erudito Angelo di Costanzo (1507-1591), che nel proemio alla sua Istoria del regno di Napoli, cita tra le sue fonti i Notamenti di Matteo da Giovenazzo, indicato come scrittore sincrono per l'epoca da Federico II di Svevia a Carlo II d'Angiò. Nella vicenda della fortuna di quest'opera ebbe un ruolo anche l'erudito Bernardino Tafuri che ne consegnò copia a Ludovico Antonio Muratori. La pubblicazione dei Diurnali avvenne a cura dall'erudito gesuita e bollandista Daniel van Papenbroeck, la cui edizione della cronaca fu inserita tra le opere dei Rerum Italicarum Scriptores del Muratori[1].
Contenuti
L'arco di tempo coperto dalla cronaca riguarda gli anni dal 1247 al 1268, più breve di quello affermato da Angelo di Costanzo nel citato proemio alla sua Storia del regno di Napoli. Questo fece pensare che parte del testo di cui parlava il di Costanzo fosse andato perduto o, in alternativa, che l'erudito cinquecentesco fosse stato indotto in errore. Si tratta comunque di un'epoca cruciale, in grado di esaltarne l'importanza come fonte primaria per la storia del Regno di Sicilia[2]: essa, infatti, coincideva con gli ultimi anni dell'età di Federico II di Svevia (morto nel 1250), e proseguiva con la parabola degli epigoni della dinastia Hohenstaufen: da Corrado, a Manfredi (morto a Benevento nel 1266), fino a Corradino (morto a Tagliacozzo nel 1268). Si poneva quindi in stretta continuità con la Historia de rebus gestis Frederici II imperatoris, del cosiddetto Pseudo-Jamsilla, che andava dal 1210 al 1258[3]
Un altro profilo di estremo interesse dell'opera investiva il versante della storia linguistica italiana: una datazione così precoce ne faceva la prima opera in prosa volgare (e non, come di consueto, in latino) di tutta la storia della letteratura italiana, autorizzando orgogliose rivendicazioni sul (presunto) primato cronologico del volgare napoletano nella genesi della prosa italiana, rispetto alla cronachistica toscana[2].
Falsità dell'opera
Sull'autenticità dell'opera si addensarono tuttavia numerosi dubbi, originati in un primo momento dalle inesattezze e incongruenze cronologiche di cui la narrazione è disseminata. Il primo ad azzardare una spiegazione fu Bernardino Tafuri, che volle attribuirle alla negligenza della tradizione mamanuense. Con questa stessa consapevolezza, nel 1839, Honoré Théodoric d'Albert, duca di Luynes, tentò di riconciliare le discrepanze osservate riconducendole al diverso computo cronologico vigente nella Puglia dell'epoca, dove l'inizio dell'anno civile era collocato a settembre[4].
Il tentativo del duca di Luynes non cancellò i sospetti: ne nacque col tempo una notevole diatriba che vide confrontarsi aspramente, su sponde opposte, vari studiosi[2]: Wilhelm Bernhardi (1834-1921) ne dimostrò la falsità nel 1868[5][1], appoggiato strenuamente da Bartolomeo Capasso nel 1871. Un tenace sostenitore della genuinità dell'opera fu invece un amico e collega del Capasso, lo storico Camillo Minieri Riccio, che si spese in favore dell'autenticità con una serie di memorie e contributi[6], arrivando perfino a individuare la data di nascita dell'autore nel 1231[2].
La diatriba è oggi considerata definitivamente risolta con l'accettazione universale della inautenticità della cronaca di Matteo Spinelli[1], ritenuto un falso assemblato con materiale di Matteo Biondo e Giovanni Villani, ad opera, forse, di Angelo di Costanzo[7].
Note
- ^ a b c Spinèlli, Matteo, detto anche Matteo da Giovinazzo, Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani
- ^ a b c d Gabriella Palmisciano, «MINIERI RICCIO, Camillo», Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani
- ^ Enrico Pispisa, Nicolò Jamsilla, Enciclopedia Federiciana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani
- ^ Honoré Théodoric d'Albert de Luynes, Commentaire historique et chronologique sur les éphémérides, intitulées Diurnali di messer Matteo di Giovenazzo, Parigi, Firmin Didot, 1839
- ^ Wilhelm Bernhardi, Matteo Di Giovenazzo: Eine Fälschung Des XVI. Jahrhunderts
- ^ Cronaca di Matteo Spinelli da Giovenazzo ridotta alla sua vera dizione ed alla primitiva cronologia con un commento in confutazione a quello del duca di Luynes sulla stessa Cronaca e stampato a Parigi nel 1839, 1865; I Notamenti di Matteo Spinelli da Giovenazzo difesi ed illustrati, 1870; I Notamenti di Matteo Spinelli novellamente difesi, 1874; Ultima confutazione agli oppositori di Matteo Spinelli, 1875
- ^ Eduard Fueter, Geschichte der neueren Historiographie, Monaco-Berlino, 1911 (trad. it.: Storia della storiografia moderna, Milano-Napoli, Riccardo Ricciardi editore, 1970)
Bibliografia
- Spinèlli, Matteo, detto anche Matteo da Giovinazzo, Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani
- «Capasso, Bartolomeo», Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani
- Honoré Théodoric d'Albert de Luynes, Commentaire historique et chronologique sur les éphémérides, intitulées Diurnali di messer Matteo di Giovenazzo, Parigi, Firmin Didot, 1839
- Bartolommeo Capasso, Ancora I Diurnali Di Matteo Da Giovenazzo: Nuove Osservazioni Critiche, 1896 (ristampa: Kessinger Publishing, 2010, ISBN 978-1-16-029970-1)
- Francesco Tateo, Storiografia (federiciana) fino all'Illuminismo, Enciclopedia Federiciana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani