Crocifisso Gallino

scultura di Michelangelo Buonarroti

Il Crocifisso di legno di tiglio o Crocifisso Gallino', è una piccola scultura lignea (molto probabilmente in essenza di pioppo, anziché tiglio) destinata alla devozione privata, che misura 41,30x39,70 cm. L'opera, che era di proprietà di un antiquario, è stata successivamente attribuita a Michelangelo, in maniera, peraltro, non universalmente condivisa[1]. Ha suscitato pertanto notevoli perplessità, e anche un'inchiesta giudiziaria, la decisione dello Stato italiano di impegnare una somma considerevole per il suo acquisto[1].

Storia

L'opera è venuta alla luce sono negli anni '90 del XIX secolo, quando l'antiquario Giancarlo Gallino la sottopose allo studio dei maggiori esperti di Michelangelo[2]. Esposta al pubblico per la prima volta al Museo Horne di Firenze nel 2004, ricevette pareri positivi all'attribuzione da Giancarlo Gentilini, Antonio Paolucci, Cristina Acidini, Umberto Baldini, Luciano Bellosi, Massimo Ferretti a cui, su articoli di giornale, aderì in maniera convinta lo studioso Arturo Carlo Quintavalle e, in maniera più cauta e sfumata, Vittorio Sgarbi[3]. Dopo la conclusione della mostra, l'opera fu notificata e sottoposta a vincolo del ministero dei Beni Culturali.

Nel 2006, l'opera fu offerta in acquisto alla Cassa di Risparmio di Firenze con una richiesta iniziale di 15 milioni di euro[4]: in poche settimane di fronte alla cautela espressa dagli esperti consultati dall'istituto bancario, il proprietario ridusse le sue pretese a 3 milioni di euro, una mossa che non servì comunque a convincere la banca all'acquisto[4].

Il 5 luglio 2007, Giuliano Gallino proponeva la vendita al ministero, guidato da Francesco Rutelli, per un controvalore di 18 milioni di euro[5].

Dopo i pareri espressi dal Comitato per i beni storico-artistici, organo tecnico-scientifico del ministero, e l'espletamento di una trattativa, la vicenda si concludeva nel 2008, quando a capo del dicastero era subentrato Sandro Bondi. Il 13 novembre 2008, infatti, fu formalizzata la proposta di acquisto, per 3.250.000 euro, a opera di Roberto Cecchi, al vertice della direzione generale del patrimonio storico-artistico[6]: la proposta, accettata dal venditore il giorno successivo, determino l'acquisizione dell'opera d'arte allo Stato italiano[6][7]. Esposto nell'ambasciata italiana presso la Santa Sede e in seguito alla Camera dei deputati e in altre sedi (come il Castello Sforzesco di Milano), il crocifisso è in attesa di un destinazione finale in un museo di Firenze, forse il Bargello, o forse il Museo Bardini, da poco restaurato.

Descrizione e attribuzione

L'attribuzione dell'opera, sebbene non unanime, ha ricevuto i pareri positivi di molti studiosi. In particolare è stato proposto un confronto diretto col Crocifisso di Santo Spirito, opera attribuita gioventù di Michelangelo dove prevale uno stile dolce, soave e religiosamente composto, così diverso dal titanismo delle opere della maturità, ma dove si nota già un'estrema attenzione ai dati dell'anatomia e del reale che Michelangelo aveva potuto studiare sui cadaveri proprio nel convento di Santo Spirito. Anche il crocifisso Gallino ha un'estrema cura nei dettagli, ben visibile nei tendini dei piedi o nell'articolazione del ginocchio, che non ha paragoni nelle opere di altri maestri dell'epoca. Anche l'espressione, silenziosamente dolente ma non straziata, ricorda l'opera di Santo Spirito e risponde perfettamente ai canoni estetici propugnati dal Savonarola, con un'attenzione all'armonia tipicamente rinascimentale (le proporzioni del corpo sono perfettamente iscrivibili in un cerchio, come l'uomo vitruviano di Leonardo). La datazione viene collocata tra il 1495 e il 1497 circa.

L'attribuzione a Michelangelo è invece rigettata da Margrit Lisner, «principale esperta di crocifissi fiorentini del Rinascimento»[4], autrice dell'attribuzione del Crocifisso di Santo Spirito al giovane Michelangelo: Margrit Lisner ritiene che il piccolo crocifisso Gallino opera del Sansovino[8]. Stella Rudolph ha invece proposto un'attribuzione al legnaiuolo fiorentino Leonardo del Tasso[9].

Analoga posizione negativa è stata assunta da Paola Barocchi, professore emerito alla Scuola Normale di Pisa, e specialista tra i più autorevoli di Michelangelo[10], che sul crocifisso si espressa in questi termini: «un manufatto seriale. Di Michelangelo non c'è niente, neppure la scuola. Siamo di fronte invece a un bravo intagliatore e ai suoi compagni di bottega di fine Quattrocento. Loro realizzarono una decina di opere che nel 2004, insieme al Cristo falsamente attribuito a Michelangelo, furono esposte in una mostra al museo Horne»[11].

Sulla stessa linea si è espresso Francesco Caglioti, specialista di scultura rinascimentale, il quale ha sottolineato l'improponibilità dell'accostamento stilistico al grande crocifisso del Santo Spirito[11].

L'accademica dei Lincei Mina Gregori, che già aveva dissuaso dall'acquisto la Cassa di Risparmio di Firenze, si è augurata che lo Stato potesse valutare la possibilità di una restituzione al venditore[12].

La notizia che lo Stato italiano avesse acquistato per 4,2 milioni di dollari un crocifisso attribuibile in via dubitativa a Michelangelo ha suscitato notevoli perplessità. Alessandro Nova, direttore del Kunsthistorisches Institut in Florenz,

In alcuni ambienti dei critici d'arte è stato anche commentato il fatto con una certa ironia: «Gli italiani hanno scialacquato 4,2 milioni di dollari per un falso crocifisso di Michelangelo?» [13], poiché si è fatto notare che non esiste nessuna documentazione nelle biografie dell'epoca.

Note

  1. ^ a b Tomaso Montanari, A cosa serve Michelangelo?, Einaudi, 2011 ISBN 978-8-80-620705-2
  2. ^ [1]
  3. ^ "La qualità è molto alta ed è complicato immaginare un altro scultore che possa aver realizzato un'opera di questo genere" (da Il Giornale del Piemonte, 23 aprile 2004)
  4. ^ a b c Tomaso Montanari, A cosa serve Michelangelo?, Einaudi, 2011 p. 5
  5. ^ Tomaso Montanari, A cosa serve Michelangelo?, Einaudi, 2011 p. 6
  6. ^ a b Tomaso Montanari, A cosa serve Michelangelo?, Einaudi, 2011 p. 7
  7. ^ [2]
  8. ^ Margrit Lisner, Osservazioni sulla nuova «Proposta per Michelangelo giovane» al Museo Horne di Firenze: opera di Michelangelo o di Andrea Sansovino?, in «Arte cristiana» n. 825 (2004), pp. 421-26
  9. ^ Simone Innocenti, Michelangelo, inchiesta sul crocifisso, Corriere Fiorentino, 13 dicembre 2009
  10. ^ Tomaso Montanari, A cosa serve Michelangelo?, Einaudi, 2011 p. 10
  11. ^ a b Marco Gasperetti, Giallo Michelangelo: «Il Crocifisso non è suo», Corriere Fiorentino, 23 gennaio 2009
  12. ^ Maria Cristina Carratù e Orazio La Rocca, Crocifisso di Michelangelo, è giallo. Scoppia la lite sull'attribuzione, la Repubblica, 5 giugno 2009
  13. ^ (EN) Did the Italians Blow $4.2 Million on a Fake Michelangelo Crucifix?

Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni

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