Congiura di Pisone

congiura contro l'imperatore romano Nerone

La congiura di Pisone, o congiura Pisoniana, che prende il nome da uno dei principali partecipanti al complotto, Gaio Calpurnio Pisone. La trama fu scoperta e, prima che potesse avere effetto, scatenò una terribile vendetta: l'imperatore eliminò senza esitazione, con una serie di processi politici, tutti i suoi oppositori.

Obiettivi e scoperta della congiura

I congiurati miravano a uccidere l'imperatore Nerone, nel 65, durante una grande festa pubblica al Circo Massimo, in modo che si trattasse di una esecuzione plateale, al pari dei grandi spettacoli popolari che lo stesso Nerone era uso organizzare. Morto l'Imperatore, Gaio Calpurnio Pisone sarebbe stato proclamato nuovo princeps dalla Guardia Pretoriana, grazie all'appoggio di Fenio Rufo (forse il vero capo della congiura), allora Prefetto del Pretorio congiuntamente a Tigellino, del tribuno militare Subio Flavio e del centurione Sulpicio Asper.

La congiura venne scoperta allorché uno schiavo al servizio del congiurato Scevino, Milico, corse agli Orti Serviliani a denunciare il proprio padrone. Intuito che vi era una complicità tra Scevino e Natale, ed essendo entrambi amici di Pisone, vengono interrogati separatamente: Natale confessa subito, indicando tra i congiurati Pisone e Seneca. E' l'inizio della rovinosa scoperta della congiura, che dà adito per ordine di Nerone ad una serie di processi sommari, esecuzioni e suidici. Tra le morti illustri, lo scrittore latino Tacito negli Annales, cita, oltre alla celebre morte di Seneca, anche quella di Plauzio Laterano e Subrio Flavo. Un esempio di grande coraggio riferito dallo stesso Tacito, è la morte della liberta Epicari, suicida pur di non rivelare i nomi dei complici: "Fulgido esempio di eroismo,dato da una donna, una liberta, che in tanto pericolo volle proteggere degli estranei e quasi degli sconosciuti, mentre degli uomini nati liberi,dei cavalieri e dei senatori romani, senza essere sottoposti a tortura, tradivao ognuno le persone più care" (Annales, XV, LVII).

Conseguenze

Tra i congiurati, furono uccisi o costretti al suicidio, oltre a Pisone, da lì all'anno successivo: Fenio Rufo, Senecione, Quinziano, Scevino, Antonio Natale, Laterano e Vestino, oltre alla liberta Epicari; ma anche insigni personaggi nel campo della cultura come Seneca, Lucano, e Petronio.

La congiura interessò anche ambienti militari: un esempio è la morte del più grande generale del tempo, Gneo Domizio Corbulone. Egli, sospettato di essere un oppositore di Nerone, morì suicida nel 68.


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