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Didgeridoo (trascritto anche come didgeridù, didjeridoo o didjeridu) è una parola di origine onomatopeica con la quale gli occidentali designano un antico strumento a fiato degli australiani aborigeni.

Didgeridoo
Informazioni generali
ClassificazioneCodice classificazione mancante
Uso
Utilizzo 1 mancante
File:Yidaki 130.jpg
Autentico Yidaki (Didgeridoo) della Terra di Arnhem nordorientale, costruito da Mirarra Burarrwanga.
Un didgeridoo in eucalipto decorato non tradizionale.
Un didgeridoo in bambù di bassa qualità proveniente (probabilmente) dall'Indonesia.

Questo strumento in Australia viene indicato con almeno cinquanta nomi diversi, a seconda delle etnie che popolano il paese: oltre a yidaki e mago rispettivamente della Terra di Arnhem nordorientale e occidentale, troviamo djalupu, djubini, ganbag, gamalag, maluk, yirago, yiraki...

L'utilizzo del didgeridoo nasce tra gli Aborigeni dell'Australia settentrionale. Non esistono fonti affidabili che ne certifichino con esattezza l'età, ma è ipotizzabile i primordi siano databili tra i duemila ed i quindicimila anni fa.

Classificato come strumento musicale nella categoria degli aerofoni ad ancia labiale, il didgeridoo può avere forme variabili: le più comuni sono quelle coniche, con un progressivo allargamento della colonna interna a partire dal lato dell'ancia; molto usata è anche la forma perfettamente cilindrica.

Non è insolito tuttavia trovare strumenti che presentano forme irregolari, contorte o serpentine. La lunghezza complessiva di un didgeridoo è altresì variabile. Generalmente va da 1,50 m a 2,50 m. Va comunque considerato che ne sono stati costruiti anche decisamente più lunghi, che comportano variazioni timbriche e tecniche esecutive notevoli. Solitamente questi strumenti sono però avulsi dai legami con la tradizione aborigena e costituiscono piuttosto delle sperimentazioni "occidentali" sullo strumento.

Il didgeridoo tradizionale è ricavato da un ramo di eucalipto (pianta assai diffusa nel Nord dell'Australia), scelto tra quelli il cui interno è stato scavato dalle termiti. Scortecciato, ripulito e accuratamente rifinito, lo strumento viene poi decorato e colorato con pitture tradizionali che richiamano la mitologia aborigena. Gli aborigeni lo utilizzano non solo come strumento a fiato, nel quale soffiano e al tempo stesso pronunciano parole, suoni, rumori, ma anche come strumento di percussione, se colpito con i clap stick (bastoncini in legno usati come percussioni) o con un boomerang. Viene suonato con la tecnica della respirazione circolare.

Bibliografia

  • Andrea Ferroni, Alberto Furlan The DIDGERIDOO discovery – Antichissimo strumento a fiato nel suo viaggio tra tradizione e modernità. Torino, Ed. Ass. Cult. Yidaki, 2006 ISBN 88-902348-0-6.
  • Claudio Ricciardi L'albero che canta – Il didgeridoo e la respirazione circolare Roma, Ed. Eucos, 2006
  • Fabio Gagliardi – Metodo di Didjeridu – Ass.Cult. TupaRuja, anno 2007
  • Papi Moreno – DIDJERIDU. Suonare un albero. Torino, Ed. Musica Practica, 2005 – ISBN 88-88662-13-8
  • Rowan Coughlin – Il Didgeridoo: voce antica, spirito moderno. Termoli: Strade blu, [2001] ISBN 88-88116-07-9

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