Holodomor
Holodomor (in lingua ucraina Голодомор), detto anche Genocidio ucraino o Olocausto ucraino è il nome attribuito alla carestia, non generata da cause naturali, che si abbatté sul territorio dell'Ucraina [1] negli anni dal 1929 al 1933 e che causò milioni di morti. Il termine Holodomor deriva dall'espressione ucraina moryty holodom (Морити голодом), che significa "infliggere la morte attraverso la fame". In Ucraina, il giorno ufficiale di commemorazione dell'Holodomor è il quarto sabato di novembre.
L'Holodomor non è da confondere con la carestia, di origine naturale, che colpì l'Ucraina e le zone limitrofe negli anni 1932-33.

Prendendo come riferimento la definizione giuridica di genocidio e le diverse testimonianze storiche raccolte dagli anni Trenta a questa parte, si può definire il fenomeno come un genocidio provocato dal regime sovietico, guidato all'epoca da Iosif Stalin. Nel marzo 2008 il parlamento dell'Ucraina e 19 nazioni indipendenti hanno riconosciuto le azioni del governo sovietico nell'Ucraina dei primi anni Trenta come atti di genocidio [2]. Una dichiarazione congiunta dell'ONU del 2003 ha definito la carestia come il risultato di politiche e azioni “crudeli” che provocarono la morte di milioni di persone. Il 23 ottobre 2008 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione nella quale ha riconosciuto l'Holodomor come un crimine contro l'umanità [3].

1929: l'inizio della politica repressiva in Ucraina
Nella seconda metà degli anni '20 del XX secolo, Stalin decise di avviare un processo di trasformazione radicale della struttura economica e sociale dello stato sovietico, allo scopo di fondare un'economia e una società completamente regolate.
Le terre meridionali erano quelle più produttive dal punto di vista agricolo: agli inizi del XX secolo l'Ucraina forniva oltre il 50% della farina di tutta la Russia imperiale. Secondo il progetto del regime, la ricchezza prodotta dall'agricoltura doveva essere interamente trasferita all'industria, il vero motore dell'economia pianificata. Affinché il processo si realizzasse compiutamente, le terre e tutta la produzione dovevano passare sotto il controllo dello stato. Nel 1927 fu avviato il processo di accorpamento degli appezzamenti in cooperative agricole (Kolchoz) o in aziende di stato (Sovchoz), che avevano l'obbligo di consegnare i prodotti al prezzo fissato dallo stato.
Ma l'Ucraina aveva una lunga tradizione di fattorie possedute individualmente [4]. I piccoli imprenditori agricoli costituivano la componente più indipendente del tessuto sociale ed economico locale. L'azione dello stato ebbe in Ucraina effetti particolarmente drammatici.
Sulla popolazione contadina ucraina si concentrò l'azione coercitiva dello stato sovietico, che non rinunciò al sistematico ricorso alla violenza per attuare il suo piano di trasformazione della società. La strategia fu attuata in due periodi successivi:
- dal 1929 al 1932 furono varate due misure, dette “collettivizzazione” e “dekulakizzazione”. La prima comportò la fine della proprietà privata della terra. Tutti gli agricoltori dovettero trovare un impiego nelle fattorie collettive create dal partito. La “dekulakizzazione” significò l'eliminazione fisica o la deportazione (nelle regioni artiche) di milioni di contadini. Queste misure furono contenute nel primo piano quinquennale, approvato in una riunione del Partito comunista sovietico nel dicembre 1929;
- negli anni 1932-1933 vennero attuate misure governative tali da mettere in ginocchio la popolazione sopravvissuta, quali: a) la requisizione totale di tutti i generi alimentari; b) l'obbligo di cedere allo stato quantità di grano talmente elevate da non lasciare ai produttori neanche il minimo necessario per il loro stesso sostentamento.
Con queste misure il governo di Mosca aggravò coscientemente e consapevolmente la carestia (per altro prevedibile [5]) che nello stesso periodo colpì i territori interessati.
Abbandonate totalmente le tesi di Bucharin, anzi entrato in contrasto con lui, Stalin introdusse una pianificazione integrale dell'economia. Questo portò alla collettivizzazione forzata delle terre, utilizzata come metodo per trasferire ricchezza dall'agricoltura all'industria: le terre vennero unificate in cooperative agricole (Kolchoz) o in aziende di stato (Sovchoz), che avevano l'obbligo di consegnare i prodotti al prezzo fissato dallo stato.
I contadini, compresi i kulaki, si opposero fermamente alla collettivizzazione, imboscando le derrate alimentari, macellando il bestiame ed anche utilizzando le armi. Stalin reagì ordinando eliminazioni fisiche e deportazioni di massa nei campi di lavoro; questi provvedimenti colpirono milioni di contadini in maggioranza kulaki.
- "Per eliminare i kulaki come classe non è sufficiente la politica di limitazione e di eliminazione di singoli gruppi di kulaki [...] è necessario spezzare con una lotta aperta la resistenza di questa classe e privarla delle fonti economiche della sua esistenza e del suo sviluppo". (Josif Stalin)[6]
Collettivizzazione e "dekulakizzazione"
Contrariamente alle aspettative del governo, la collettivizzazione fu alquanto impopolare tra la popolazione rurale. Fintanto che essa fu volontaria, infatti, pochi vi aderirono; il regime iniziò quindi a porre pressioni sui contadini e, per accelerare il processo, furono inviati in campagna, tra il 1929 e il 1930, decine di migliaia di funzionari governativi. Contemporaneamente, "venticinquemila" lavoratori dell'industria, perlopiù devoti bolscevichi, furono inviati dalle città nelle campagne per aiutare a condurre le fattorie e combattere le forme di resistenza attiva e passiva, lotta che fu eufemisticamente denominata "dekulakizzazione". Nella sua opera di propaganda, il partito comunista sovietico etichettò i contadini ucraini come “kulaki” e li additò alla pubblica esecrazione come “classe sociale” privilegiata. Ma negli anni attorno al 1930 i kulaki non esistevano più, essendo scomparsi come tipologia nel 1918 [5]. Con tale appellativo si definiva in realtà chiunque possedesse almeno due o tre mucche. I contadini opposero una strenua resistenza all'esproprio dei loro beni:
Con l'accusa (falsa) di rubare il grano ed opporsi alle misure del regime, migliaia di kulaki vennero arrestati e poi deportati insieme alle loro famiglie nei gulag siberiani. Il termine kulak fu applicato a chiunque resistesse alla collettivizzazione.
Negli anni Quaranta Stalin disse al primo ministro inglese Winston Churchill che erano stati messi sotto accusa 10 milioni di kulaki e che "la gran massa era stata annientata", mentre circa un terzo fu mandato nei campi di lavoro [8]. Ci sono documenti che provano che circa 300.000 ucraini ne subirono le conseguenze nel 1930-31 [9].
Il periodo 1932-1933
Malgrado la riduzione di rendimento, le autorità sovietiche richiesero un sostanziale incremento del raccolto nel 1932, portandolo ad un obiettivo irrealizzabile [10]. Il 7 agosto 1932 il governo di Mosca introdusse la pena di morte per il furto allo Stato o alla proprietà collettiva [11] [12] includendo, tra i reati, anche l'appropriazione da parte di un contadino di grano per uso personale. A settembre il Politburo approvò delle misure che riducevano la pena a dieci anni di detenzione per i casi meno gravi, limitando la pena di morte ai casi di furti sistematici di cibo [9].
Malgrado ciò, alla fine di ottobre Mosca ricevette soltanto il 39% del grano richiesto. Quando divenne chiaro che la spedizione di grano non avrebbe raggiunto le aspettative del governo, la riduzione del rendimento agricolo fu imputata ai kulaki, ai nazionalisti e ai "Petluravisti". Secondo un rapporto della Corte Suprema degli Stati Uniti, nel 1932 oltre 103.000 persone furono condannate in base al decreto del 7 agosto; di queste, 4.880 furono giustiziate, mentre 26.086 furono condannate a dieci anni di prigione. Le condanne a morte colpirono principalmente i kulaki; la maggior parte delle condanne a dieci anni riguardarono i contadini che non lo erano.[9]
Repressione
Una speciale commissione capeggiata da Vjačeslav Molotov fu inviata in Ucraina per sorvegliare la requisizione del grano ai contadini [13]. Il 9 novembre 1932 un decreto segreto ordinò alla polizia e alle forze di repressione di aumentare la loro "efficacia". Molotov ordinò anche di non lasciare grano nei villaggi ucraini e di confiscare anche barbabietole, patate, verdure ed ogni tipo di cibo. Il 6 dicembre furono imposte le seguenti sanzioni ai villaggi ucraini:
- divieto di conservare nei villaggi alcun bene o cibo: il cibo o il grano trovato sarebbe stato requisito,
- divieto di commercio e confisca di tutte le risorse finanziarie [14]. Frequentemente, delle "brigate d'assalto" effettuavano incursioni nelle fattorie per portar via il grano raccolto, senza tener conto del fatto che ai contadini rimanesse cibo sufficiente per nutrirsi e senza accertarsi che conservassero sementi per la semina successiva. Tutto ciò, combinato col divieto di commercio e la quarantena armata imposta dalle truppe dell'NKVD ai confini dell'Ucraina, trasformò il paese in un gigantesco campo di sterminio.
La carestia del 1932-33
In pochi mesi la campagna ucraina, una delle più fertili regioni al mondo, fu lo scenario nel quale imperversò una terribile carestia. La penuria alimentare colpì soprattutto la popolazione che viveva nelle campagne. A paragone della precedente carestia russa del 1921-1923, causata dalla concomitanza delle requisizioni e della siccità, e di quella successiva del 1947, la carestia del 1932-1933 in Ucraina non fu causata da un collasso infrastrutturale, né fu un effetto a lunga distanza della prima guerra mondiale, ma fu un deliberato atto politico e una decisione amministrativa [15].
Il governo sovietico negò gli iniziali rapporti sull'evento e impedì ai giornalisti stranieri di viaggiare nella regione. Alcuni autori affermano [9] che "il Politburo e i comitati del Partito regionale si impegnarono affinché fossero prese azioni immediate e decisive contro la carestia cosicché gli agricoltori non avessero a soffrire; da parte loro, i comitati di Partito dei singoli distretti avrebbero dovuto fornire latte ad ogni bambino e perseguire chiunque mancasse di mobilitare le risorse per sfamare o ospitare le vittime della carestia". Nell'agosto 1932 fu stabilita la pena di dieci anni di prigione per qualunque furto di cereali, di qualsiasi entità [8].
La realtà fu molto differente, secondo il racconto di migliaia di testimoni oculari. Le masse di bambini in fuga dalle campagne furono arrestate e deportate nei "collettori" e negli orfanotrofi, dove morirono in poco tempo di malnutrizione. Lo stato sovietico tentò, ad un certo livello, di limitare gli effetti della carestia, autorizzando l'utilizzo di un totale di 320.000 tonnellate di grano per uso alimentare. Le esportazioni di grano continuarono nel 1932-33, tuttavia, anche se a un livello significativamente inferiore agli anni precedenti.
Per prevenire il diffondersi di informazioni sulla carestia furono proibiti viaggi dalla regione del Don, dall'Ucraina, dal Caucaso settentrionale e dal Kuban con le direttive del 22 gennaio 1933 (firmate da Molotov e Stalin) e del 23 gennaio (direttiva congiunta del Comitato Centrale del Partito e del Sovnarkom). Le direttive affermavano che i viaggi "per il pane" da queste aree erano organizzati da nemici dell'Unione Sovietica con lo scopo di fomentare agitazioni nelle aree settentrionali dell'URSS contro le fattorie collettive; pertanto i biglietti ferroviari dovevano essere venduti soltanto dietro permesso dei comitati esecutivi (ispolkom) e chiunque fosse diretto a nord doveva essere arrestato. Ciò contribuì ad aggravare il disastro.
Nel frattempo Stalin stava anche centralizzando il potere politico in Ucraina. Nel gennaio del 1933, in seguito alle lamentele da parte del Partito riguardanti i disastrosi effetti della collettivizzazione forzata, egli mandò Pavel Postyshev in Ucraina come vicesegretario, insieme a migliaia di funzionari russi. Postyshev eliminò tutti i funzionari ucraini contrari alla collettivizzazione o che avevano appoggiato l'ucrainizzazione degli anni '20, sebbene alcuni sopravvissero, come Stanislav Kosior e Vlas Chubar.
Nell'annata 1933 le scorte di grano disponibili per la popolazione rurale erano ridotte, ma grazie alle buone condizioni climatiche della stagione, la mietitura del 1932-33 fu sufficiente ad evitare l'aggravarsi della carestia. Nonostante ciò in primavera le requisizioni di grano furono ulteriormente incrementate, poiché le città si trovarono in difficoltà. Allo stesso tempo continuarono però le esportazioni, sebbene ad un livello ridotto. Le esportazioni erano viste come necessarie dal governo sovietico per ottenere valuta pregiata con cui rafforzare l'industrializzazione. La popolazione rispose a questa situazione con un'intensa opera di resistenza civile, che però non divenne mai organizzata su vasta scala, anche per la bassa densità della popolazione rurale dell'Ucraina. Inoltre le autorità sovietiche replicarono aspramente ad ogni manifestazione di dissenso, deportando spesso intere comunità. Un alto funzionario ebbe a dire a un cittadino ucraino, che il raccolto del 1933 «fu una prova della nostra forza e della loro resistenza. Ci è voluta una carestia per dimostrare loro chi è il padrone qui. È costata milioni di vite, ma il sistema delle fattorie collettive deve restare. Noi abbiamo vinto la guerra» [8].
Nei 13 anni tra il 1926 e il 1939, la popolazione dell'Ucraina, invece di aumentare, si ridusse da 31 a 28 milioni [8].
Stime delle vittime
Mentre il corso degli eventi, così come le cause sottostanti, può essere tuttora oggetto di dibattito, nessuno nega il fatto che milioni di persone morirono d'inedia, o comunque non di cause naturali, fra il 1932 e il 1933. L'Unione Sovietica ha negato a lungo che ci sia mai stata una carestia e gli archivi dell'NKVD (e più tardi del KGB) relativi all'Holodomor sono stati aperti con riluttanza.
Oggi il numero di vittime riconosciuto ufficialmente è di 7 milioni [16]. Il ministro degli esteri ucraino dichiarò alla 61a assemblea delle Nazioni Unite che le vittime furono tra i 7 ed i 10 milioni.
Ricerche indipendenti stimano le vittime tra 1,5 [9] e 10 milioni. Secondo Stanislav Kulchytsky, moderni metodi di calcolo indicano una cifra compresa tra 3 e 3,5 milioni di morti.[17][18].
Il numero esatto di vittime rimane sconosciuto e probabilmente non sarà mai noto.
Bibliografia
- in italiano
- W. H. Chamberlin, L'età del ferro della Russia, ed. Einaudi, 1937
- Robert Conquest, Raccolto di dolore. Collettivizzazione sovietica e carestia terroristica, ed. Fondazione Liberal, 2004, ISBN 88-88835-08-3
- De Rosa G., Lomastro F., La morte della terra. La grande «carestia» in Ucraina nel 1932-33. Atti del Convegno (Vicenza, 16-18 ottobre 2003), ed. Viella, 2005, ISBN 88-8334-135-X
- Andrea Graziosi, Lettere da Kharkov. La carestia in Ucraina e nel Caucaso del nord nei rapporti diplomatici italiani 1932-33, ed. Einaudi, 1991, ISBN 88-06-12182-0
- Vasilij Grossman, "Tutto scorre", ed. Adelphi, 1987, in particolare cap. 14-15 pp. 130 e ss.
- in inglese
- Ewald Ammende, Human life in Russia, ed. John T. Zubal, 1936
- R. W. Davies, Stephen G. Wheatcroft, The Years of Hunger: Soviet Agriculture, 1931-1933, ed. Palgrave Macmillan, 2004, ISBN 0-333-31107-8
- Anatoliy Dimarov, Yevhen Hutsalo, Olena Zvychayna, A Hunger Most Cruel: The Human Face of the 1932-1933 Terror-Famine in Soviet Ukraine, ed. Language Lanterns Publications, 2002, ISBN 0-9683899-7-X
- Miron Dolot, Execution by Hunger: The Hidden Holocaust, ed. W. W. Norton & Company, 1987, ISBN 0-393-30416-7
- Federation of Ukraine Prisoners, The black deeds of the Kremlin - A white book II - The great famine in Ukraine in 1932-1933, ed. Democratic Organization of Ukranians Formerly Persecuted by the Soviet Regime, 1955
- The Foreign Office and the famine: British documents on Ukraine and the Great Famine of 1932-1933, ed. Limestone Press, 1988, ISBN 0-919642-31-4
- Leonard Leshuk, Days of Famine, Nights of Terror: Firsthand Accounts of Soviet Collectivization 1928-1934, ed. Europa Univ Press, 2001, ISBN 0-9706464-0-2
- Oksana Procyk, Leonid Heretz, James E. Mace, Famine in the Soviet Ukraine 1932-1933: A Memorial Exhibition, ed. Harvard College Library, 1986, ISBN 0-674-29426-2
- Roman Serbyn, Bohdan Krawchenko, Famine in Ukraine, 1932-1933, ed. Canadian Inst of Ukranian Study Press, 1986, ISBN 0-920862-43-8
- D. F Solovei, The Golgotha of Ukraine: Eye-witness accounts of the famine in Ukraine, ed. Ukrainian Congress Committee of America, 1953, ASIN B0006AV9C2
- Oleksa Voropai, On the road to the West: Diary of a Ukrainian refugee, 1982, ASIN B0006EFN3E
- Oleksa Voropai, The ninth circle: In commemoration of the victims of the famine of 1933, ed. Harvard University, Ukrainian Studies Fund, 1983, ISBN 0-9609822-0-5
- (EN) Bibliografia online
Note
- ^ Per Ucraina, in questo contesto non si intende solo la nazione con capitale storica Kiev, ma anche le regioni dei fiumi Don, basso Volga e Kuban.
- ^ Le fonti differiscono nell'interpretare le dichiarazioni degli organi dei governi sul riconoscimento della carestia come genocidio. Per esempio, secondo la dichiarazione del Latvian Sejm del 13 marzo 2008, il totale dei paesi è 19 (vedi to Ukrainian BBC: "Латвія визнала Голодомор ґеноцидом"), 16 (vedi Korrespondent, edizione russa: "После продолжительных дебатов Сейм Латвии признал Голодомор геноцидом украинцев"), "più di 10" (vedi Korrespondent, edizione ucraina: "Латвія визнала Голодомор 1932-33 рр. геноцидом українців")
- ^ vedi MEPs recognize Ukraine's famine as crime against humanity
- ^ A differenza della maggior parte delle fattorie russe, che era di proprietà comune (anche se non collettiva).
- ^ a b Robert Conquest, Raccolto di dolore, Roma, liberal edizioni, 2004.
- ^ J.Stalin, Questioni di leninismo, Roma, 1945.
- ^ (EN) Frederick L. Schuman, "Russia Since 1917 Four Decades Of Soviet Politics", 1957.
- ^ a b c d Robert Conquest, Il grande terrore, Mondadori, 1970. L'autore nota anche che la popolazione dei gulag, negli anni 1933-35, era composta per il 70% da contadini.
- ^ a b c d e (EN) Stephen Wheatcroft, R.W Davies The Years of Hunger: Soviet Agriculture, 1931-1933, Palgrave Macmillan, 2004
- ^ Alcuni storici ritengono che ciò non fosse intenzionale, ma solo un grosso errore di stima.
- ^ (PL) Władysław A. Serczyk, "Historia Ukrainy", terza ed., Zakład Narodowy im. Ossolińskich, Wrocław 2001, ISBN 83-04-04530-3
- ^ (EN) Andrew Gregorovich Genocide in Ukraine 1933, parte 4: "Come organizzò Stalin il Genocidio?", Ukrainian Canadian Research & Documentation Centre, Toronto 1998.
- ^ (PL) Czesław Rajca, "Głód na Ukrainie", Werset, Lublin/Toronto 2005, ISBN 83-60133-04-2.
- ^ (PL) Robert Potocki Polityka państwa polskiego wobec zagadnienia ukraińskiego w latach 1930-1939, Lublin 2003, ISBN 83-917615-4-1.
- ^ Vedi ad esempio [1].
- ^ come indicato nei monumenti commemorativi 1, 2, 3
- ^ Stanislav Kulchytsky How many of us perished in Holodomor in 1933, Zerkalo Nedeli, novembre 23-29, 2002. Disponibile online in (RU) and in (uk).
- ^ Stalislav Kuchytsky Demographic lossed in Ukrainian in the twentieth century, Zerkalo Nedeli, ottobre 2-8, 2004. Disponibile online in (RU) and in (uk).
Voci correlate
Collegamenti esterni
Dichiarazioni e atti legali
- (EN) Rapporto della Commissione per la Carestia ucraina, Commissione americana per la Carestia in Ucraina, Rapporto al Congresso degli Stati Uniti. Presentato dalla Commissione il 19 aprile 1988
- (EN) Dichiarazione congiunta alle Nazioni Unite per la commemorazione del 70º anniversario della Grande carestia in Ucraina 1932-1933 en.wikisource
- (uc) Proclama della Verkhovna Rada alla nazione ucraina in commemorazione delle vittime dell'Holodomor 1932-1933
- Risoluzione in Commissione 7/00384, Camera dei Deputati
- Discorsi: «Memento Gulag. Memento oggi», Senato della Repubblica
Bibliografia
- (EN) Robert Conquest The Harvest of Sorrow: Soviet Collectivization and the Terror-Famine (1986)
- (EN) Douglas Tottle Fraud, Famine, and Fascism: The Ukrainian Genocide Myth from Hitler to Harvard (1987)
Sitografia
Altri progetti
- Wikiquote contiene citazioni di o su Holodomor
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Holodomor