Il Milione

cronaca dei viaggi di Marco Polo scritta da Rustichello da Pisa
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«Egli è vero che al tempo che Baldovino era imperadore di Costantinopoli - ciò fu ne gli anni di Cristo 1250 -, messere Niccolaio Polo, lo quale fu padre di messere Marco, e messere Matteo Polo suo fratello, questi due fratelli erano nella città di Costantinopoli venuti da Vinegia con mercatantia, li quali erano nobili e savi sanza fallo. Dissono fra loro e ordinorono di volere passare lo Gran Mare per guadagnare, e andarono comperando molte gioie per portare, e partironsi in su una nave di Gostantinopoli e andarono in Soldania.»

Il Milione è un'opera saggistico-biografica che Rustichello da Pisa, prigioniero a Genova insieme a Marco Polo, scrisse sotto dettatura, forse nel 1298, per raccontare le avventure del mercante ed esploratore veneziano Marco Polo.

Una pagina del Milione.

Origine

Il nome Milione deriva dal soprannome con cui lo stesso Marco Polo fu soprannominato per aver fatto ricorso più volte a questa parola nel descrivere le quantità di beni amministrate dal Gran Khan Kubilai. Non per niente vi è una maschera carnevalesca veneziana chiamata Marcho Milioni. Altre correnti fanno risalire il nome all'avo di Marco, Emilione. La versione originale del libro venne scritta, in lingua d'oïl (una lingua romanza da cui nacque poi il francese) mista al veneziano e a italianismi vari, da Rustichello da Pisa che trascrisse le avventure di Marco Polo quando questi si trovava prigioniero a Palazzo San Giorgio di Genova. Il libro fu scritto anche in latino, poche copie destinate all'élite culturale del tempo, e fu poi tradotto in diverse altre lingue parlate in Europa. L'originale è andato perduto e sfortunatamente molte edizioni tradotte dall'originale sono in conflitto tra di loro (una versione francese deriva dalla versione latina, evidentemente più diffusa che non l'originale).

I diversi manoscritti esistenti portano titoli diversi: il titolo originale era Devisement du monde ('Descrizione del mondo') o, più esattamente: Le livre de Marco Polo citoyen de Venise, dit Million, où l'on conte les merveilles du monde ('Il libro di Marco Polo cittadino di Venezia, detto il Milione, dove si raccontano le meraviglie del mondo')[1], o ancora, più semplicemente, Livre des merveilles du monde.

Fortuna dell'opera

Lo scritto si rivelò subito un successo (seppure fu inizialmente ritenuto fantasioso, e alle preziose informazioni contenute al suo interno non fu dato credito), tenuto conto che ancora non esisteva la stampa.

Quest'opera ebbe una grande importanza per la conoscenza del lontano Oriente e contribuì a segnare l'inizio di una nuova epoca: quella in cui l'uomo europeo si affacciava al mondo esterno con sguardo curioso e indagatore, come un conquistatore sicuro di sé e dei propri mezzi. Il genere letterario che iniziò a conquistare il pubblico fu, appunto, il Racconto di Viaggio, che per gente abituata a non lasciare mai il proprio borgo, rappresentava un'evasione fantastica da un indiscutibile fascino (si pensi alla novella boccaccesca di frà Cipolla).

Le città invisibili

L'opera è stata presa come punto di riferimento da Calvino per la stesura de Le città invisibili, del 1972, in cui Kubilai Khan e Marco Polo hanno un dialogo onirico e intensissimo costellato delle descrizioni delle città che Marco Polo relaziona all'imperatore dei Tartari.

Voci correlate

Note

  1. ^ enciclopedia Treccani


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