Tim Duncan

allenatore di pallacanestro e cestista statunitense

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Tim Duncan
NazionalitàStati Uniti (bandiera) Stati Uniti
Altezza211 cm
Peso118 kg
Pallacanestro
RuoloAla grande / centro
SquadraSan Antonio Spurs
Carriera
Squadre di club
1997-San Antonio Spurs1053
Palmarès
 Olimpiadi
BronzoAtene 2004
 Campionati Americani
OroPorto Rico 1999
OroPorto Rico 2003
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.
Statistiche aggiornate al 15 aprile 2011

Timothy Theodore "Tim" Duncan (pron. [ˈtiməθi ˈθiəˈdɔː* ˈdʌŋkən]; Christiansted, 25 aprile 1976) è un cestista statunitense, professionista nella NBA nei San Antonio Spurs. Gioca nel ruolo di ala grande: alto 211 cm, ha un peso-forma di 118 kg. È considerato da molti esperti la migliore ala grande di tutti i tempi[1].

Carriera

Inizi nel nuoto

Da piccolo pratica il nuoto, sotto la supervisione di sua madre, e a 14 anni è considerato uno degli atleti più promettenti sui 400 metri stile libero.

La preparazione per le Olimpiadi di Barcellona 1992 continua senza problemi fino a quando, nel 1989, l'uragano Hugo devasta completamente la città, scoperchiando la piscina. Una delle poche "infrastrutture" salvatasi dalla furia distruttrice dell'uragano è un modesto canestro di un suo vicino di casa. Qui, Tim, può sfogarsi, dimenticandosi dei problemi che affliggono la sua famiglia (sua madre, infatti, era malata terminale di cancro).

La pallacanestro al college

Innamoratosi della pallacanestro, decide di aggregarsi alla rappresentativa locale che, nel periodo estivo, affronta alcune squadre dell'NCAA. La fortuna vuole che durante una di queste partite, non sapendo come fermare Alonzo Mourning, i responsabili della sua squadra decidano di farlo marcare proprio a Tim, il quale si esibisce in una serie di giocate difensive che annichiliscono Mourning.

Dopo la sfida molti talent scout accorsero a vedere il nuovo fenomeno e fra tutte le università sceglie la Wake Forest University, dove nel corso dei quattro anni diventa un giocatore dominante. È il primo nella storia dell'NCAA a superare i 1.500 punti, 1.000 rimbalzi, 400 stoppate e 200 assist.

NBA

Draft ed esordio

Viene poi preso a sorpresa dai San Antonio Spurs come prima scelta assoluta al draft NBA del 1997. La sorpresa fu dovuta al fatto che alla lotteria i favoritissimi per la prima scelta erano i Boston Celtics, tanto che oramai i giornali parlavano del caraibico come il prescelto per risollevare le sorti di una franchigia storica allo sbando da alcuni anni. Duncan non era affatto contento della prospettiva di andare ai Celtics. Temeva sia il rigido clima di Boston, sia le forti pressioni dei media. Con un gran colpo di fortuna, invece, la franchigia texana degli Spurs viene pescata alla lotteria, aggiudicandosi il numero 1. La dirigenza degli Speroni senza alcun dubbio sceglie Tim.

Nella NBA si mette subito in mostra vincendo il premio come matricola dell'anno nella stagione 1997-98 ottenendo 113 preferenze su 116.

Il primo titolo

L'anno seguente i San Antonio Spurs mettono insieme una squadra in grado di puntare in alto, contando soprattutto sui due lunghi Duncan e David Robinson, mirando a interrompere il dominio dei Chicago Bulls, da quell'anno privi di Michal Jordan. Duncan conduce i San Antonio Spurs al titolo NBA sconfiggendo i New York Knicks in 5 sfide, e si aggiudica anche il premio di MVP delle finali. Le sue prestazioni, nonostante un solo anno di carriera alle spalle, sono di livello altissimo: segna con ottime percentuali (51.1%) e in abbondanza, cattura molti rimbalzi. In 17 partite di playoff riesce a realizzare ben 10 doppie doppie. Di particolare rilevanza poi le partite contro New York [2]: 27 punti, 14 rimbalzi, 2.2 stoppate in 45.8 minuti di media a gara.

 
Un giovane Duncan al tiro libero

Consacrazione assoluta e dinastia texana

Nell'annata 2001-02 viene nominato MVP della stagione, premio che vince anche nella stagione seguente, in cui guida per la seconda volta San Antonio al titolo NBA. Per giungere al secondo anello gli Spurs hanno la meglio sui New Jersey Nets di Jason Kidd per 4-2. Alle critiche di quei pochi che lo accusavano di vincere solo grazie all'aiuto di David Robinson, Duncan risponde da vero leader, giocando quasi alla perfezione, e collezionando prestazioni monster: in gara 6 mette a referto ben 21 punti, 20 rimbalzi, 10 assist e 8 stoppate (record delle finali eguagliato), sfiorando una storica "quadrupla doppia". Al termine delle finali le sue medie conteranno 24,2 punti, 17,0 rimbalzi, 5,3 assist e 5,3 stoppate (record), che gli varranno un altro titolo di MVP.

L'anno seguente Tim e i suoi compagni non riescono a ripetersi, fermati nel loro cammino dai Los Angeles Lakers del duo Shaq-Kobe. I losangelini in gialloviola eliminano San Antonio per 4-2, ma verranno a loro volta fermati in finale dagli agguerritissimi Detroit Pistons di Chauncey Billups e coach Larry Brown. La serie tra texani e californiani rimarrà comunque nella storia per l'epilogo thrilling di gara 5: con i Lakers avanti di un punto Duncan segna un canestro impossibile riportando i suoi avanti 73-72 con 0,4 secondi da giocare. La vittoria sembra ormai in pugno. A gelare l'SBC Center arriva invece il miracoloso canestro di Derek Fisher, che manda a bersaglio il classico "tiro della disperazione", fissando il punteggio finale sul 74-73 per Los Angeles. La dirigenza dei San Antonio Spurs sosterrà poi nella conferenza stampa post-gara che il cronometro degli arbitri era partito in ritardo, ma non espone alcun reclamo alla Lega, accettando la decisione presa dagli arbitri alla moviola. La sconfitta sul parquet amico ribalta però il fattore campo, che era in favore di San Antonio, e risulta decisiva per la sconfitta finale nella serie.

 
Duncan in attacco contro Ben Wallace.

Nella stagione 2004-05 Duncan non è al meglio, tormentato per tutta la regular season dalla fascite plantare. Riesce comunque, grazie anche al continuo miglioramento dei suoi compagni (in particolare di Emanuel Ginóbili), a trascinare la squadra alla finale contro Detroit. I Pistons sono anch'essi una squadra molto solida e difensiva, e danno vita ad una delle finali più combattute di sempre, che si conclude in gara 7 con la vittoria di San Antonio per 81-74 e la conquista del terzo titolo. Nonostante le difficoltà fisiche, Tim viaggia ad una media di quasi 21 punti e 14 rimbalzi, e si aggiudica per la terza volta il premio di miglior giocatore delle finali battendo per 6 voti a 4 Ginóbili. Il voto tiene conto delle normali gerarchie che ci sono all'interno delle squadre NBA, penalizzando però di fatto il fenomeno argentino, che secondo molti critici sportivi avrebbe meritato almeno l'ex-aequo, se non di più.

Nel 2005-06 Tim e compagni non vanno al di là delle semifinali di conference: complice un sistema che assegna le teste di serie ai playoff in maniera non totalmente meritocratica (che infatti verrà rimodificato già dall'anno successivo) San Antonio incontra prima del previsto i Dallas Mavericks di Dirk Nowitzki, loro principali rivali ad Ovest per la conquista del titolo. La compagine del tedesco riesce ad avere la meglio sugli speroni texani al termine di una serie epica, che si conclude solo al supplementare della decisiva gara 7, dove il senegalese DeSagana Diop, complice la maggior freschezza, annulla un Duncan fino a quel momento dominante, condannando il caraibico e compagni ad una vacanza anticipata e confermando la tradizione negativa degli Spurs negli anni pari.

Il 2006-07 vede di nuovo i texani protagonisti nella post-season. Il mese in più di vacanza rispetto all'anno precedente fa bene sia a Duncan che ai suoi compagni, che nonostante una partenza stentata nella regular season ritrovano solidità e affiatamento giungendo nuovamente in finale a combattere per il titolo, ma non senza aver superato grandi difficoltà nel corso dei playoff. In semifinale di conference affrontano infatti gli ostici Phoenix Suns guidati in panchina da Mike D'Antoni e in campo dal fenomenale playmaker canadese Steve Nash, vincitore degli ultimi 2 titoli di MVP, in quella che si rivelerà poi la serie più difficile di tutti i playoff. San Antonio soffre molto la squadra dell'Arizona, e lo stesso vale per Tim che, marcato in maniera molto fisica ed efficace da Kurt Thomas, non riesce ad esprimersi al meglio. La serie è dura, equilibrata e combattuta, ma alla fine gli Spurs riescono a prevalere in 6 gare. In finale poi hanno buon gioco dei Cleveland Cavaliers della stella nascente LeBron James, che non vincono nemmeno una partita, finendo sconfitti per 4-0. Duncan per la prima volta non vince il titolo di miglior giocatore, che va meritatamente a Tony Parker, che segna nella serie 24.5 punti di media, tirando con il 57%.

Fine dell'era Spurs - Prosieguo di una carriera leggendaria[3]

 
TD in azione contro Andrew Bynum

Nella stagione NBA 2007-08 le sue cifre si mantengono a livelli altissimi, così come il suo livello di gioco[4]: conduce gli Spurs alle finali di Western Conference dopo essere giunti terzi in stagione regolare. Tim mantiene medie molto buone: 19,1 punti, 11,3 rimbalzi, 2,8 assist, 1,95 stoppate. Realizza 15 doppie-doppie e 4 triple doppie in stagione regolare, mentre durante i playoff è memorabile la sua prestazione contro i Phoenix Suns in gara 1. Questa partita, quasi vinta dai Suns a due secondi dalla fine in vantaggio di 3, fu risollevata grazie ad una tripla alla sirena di Duncan, che fissò il risultato sul 104-104 alla fine del primo tempo supplementare. La partita venne risolta poi nel secondo supplementare, e il big man degli Spurs chiuse con 40 punti, 15 rimbalzi, 5 assist e 3 stoppate.

Nelle finali di conference contro i Los Angeles Lakers lotta da vero leader [5], e i numeri testimoniano grandi partite come gara 1 (30 punti e 18 rimbalzi), gara 3 (22 punti e 21 rimbalzi), e gara 5 (19 punti, 15 rimbalzi, 10 assist).

L'annata 2008-09 gli Spurs vinsero la Southwest Division con un record 52-28. Duncan è il ventiquattresimo miglior marcatore della lega (19,1 punti), il quarto miglior rimbalzista (10,7 a partita), l'undicesimo migliore nelle stoppate (1,68), facendo anche un buon numero di assist (3,5 a partita). Durante questa stagione soffre di tendinite ad un ginocchio a febbraio, ed è costretto a saltare alcune partite. È però in forma per i playoff, dove non riesce a condurre San Antonio oltre il primo turno (sconfitti 4-1 dai Dallas Mavericks). Le cifre mostrano un suo sensibile calo di utilizzo da parte di Coach Popovich del suo campione: ha all'incirca 7 minuti di media in meno a partita nel dopo-stagione regolare, segno di un non completo recupero ancora dai travagli fisici. Nonostante questo segna quasi 20 punti a partita nelle sole 5 gare di play-off disputate.

Da sempre rivale dell'ala grande dei Celtics, Kevin Garnett, del quale è anche molto amico, ha fatto sorgere nella gente la domanda "Meglio Tim o Kevin?". Infatti lo stesso ruolo dei due, l'enorme completezza tecnica sia offensiva che (soprattutto) difensiva, la leadership incontrastata e la smisurata "voglia di vincere" di entrambi, forse più esternata da Garnett anche perché meno appagato per il minor numero di titoli vinti, li ha spesso portati a un confronto indiretto di altissimo livello, forse mai visto nella pallacanestro, da cui nella maggior parte dei casi esce vincitore l'ala degli spurs, favorito anche dal maggior numero di titoli individuali e di squadra vinti, anche se lo scontro tra i due rimarrà sostanzialmente alla pari per via delle variabili che hanno influenzato la loro comunque sfolgorante carriera: infatti solo l'immaginare un Kevin Garnett a inizio carriera agli Spurs avrebbe potuto ribaltare la situazione.

Il 12 dicembre 2010, in occasione della partita contro i Blazers, raggiunge quota 1000 partite in NBA, tutte con la maglia degli Spurs.

Nazionale

Ha fatto parte della Nazionale di pallacanestro degli Stati Uniti che ha conquistato la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Atene 2004. Figurava anche nella lista iniziale dei convocati della selezione americana che avrebbe poi vinto l'oro alle Olimpiadi di Sydney 2000, ma un infortunio gli precluse la possibilità di partecipare ai Giochi. Fu sostituito da Antonio McDyess.

Statistiche

Finora nella NBA ha mantenuto una media di 21,3 punti, 11,7 rimbalzi, 3,2 assist e 2,3 stoppate. Nei play-off conta 23,2 punti 12,4 rimbalzi, 3,5 assist e 2,6 stoppate. Il massimo punteggio (career-high) realizzato da Duncan in una partita è 53 (contro i Dallas Mavericks) mentre il suo record di rimbalzi è 27 (contro gli Atlanta Hawks).

Il 22 gennaio 2010 Tim raggiunge quota 20.000 punti nel campionato NBA contro gli Houston Rockets, chiudendo la partita con 25 punti, 14 rimbalzi e 2 assist, cifre notevoli ma non sufficienti per evitare la sconfitta: a prevalere sono i Rockets, con un punteggio di 116-109.

Palmarès

NCAA

Individuali

  • NCAA AP Player of the Year (1997)
  • NCAA John R. Wooden Award (1997)
  • NCAA Naismith Men's College Player of the Year Award (1997)
  • 2 volte NCAA AP All-America First Team (1996, 1997)
  • NCAA AP All-America Third Team (1995)

NBA

Squadra

Individuali

Nazionale

Note

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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