Teorie del complotto sul signoraggio

Versione del 17 lug 2011 alle 14:25 di Veneziano (discussione | contributi) (Inserimento POV, se ne parla nella talk)
Voce principale: Signoraggio.
(inglese)
«Where money for projects has not been found, we will print it»
(italiano)
«Se non dovessimo trovare i soldi per i progetti, ebbene, li stamperemo»

Per teorie del complotto sul signoraggio s'intendono tutte quelle teorie, diffuse attraverso libri, blog e siti web, volte a dimostrare che l'emissione di moneta e la gestione della stessa da parte delle banche centrali sono svolte a danno dei cittadini. Tali teorie mescolano di sovente problemi eterogenei, come la ripartizione del reddito da signoraggio[2] con l'emissione di moneta per finanziare il deficit statale[3].

Tali tesi, propalate non da economisti né da esperti[4], trovano smentita in tutti i manuali divulgativi o specialistici di economia, tanto da fare definire tali teorie sul signoraggio come una bufala.[5]

Definizione di signoraggio

Secondo i sostenitori di tali teorie, le banche centrali otterrebbero il reddito da signoraggio grazie alla differenza tra costo di stampa ed il valore nominale della moneta[6]. Tale ricchezza verrebbe poi spartita tra banchieri e poteri forti a tutto svantaggio dei cittadini.

In realtà, il reddito da signoraggio percepito dalle banche centrali corrisponde alla differenza tra i costi di stampa e gli interessi ricavati dai titoli acquistati in contropartita all'emissione di moneta[7] e viene utilizzato per il finanziamento dell'attività della banca centrale (che svolge solitamente anche attività di regolamentazione e controllo sul sistema creditizio e finanziario nazionale), incamerato da uno stato oppure messo a riserva.

Ad esempio, la Banca d'Italia nel 2008 ha realizzato un utile lordo di 502.939.255 euro, ha pagato allo Stato 327.727.564 euro di imposte (pari a circa il 65,16% dell'utile lordo), realizzando così un utile netto di esercizio di 175.211.691 euro[8]. Ha versato poi al Tesoro, a titolo di ripartizione dell'utile al netto di imposte, la somma di 105.111.415 euro (pari a circa il 59,99% dell'utile netto).[9] Ai rimanenti 70.100.276 euro vengono sottratti 35.042.338 euro per la Riserva ordinaria ed uguale cifra per la Riserva straordinaria. I restanti 15.600 euro vanno a sommarsi a 58.788.000 euro - a norma dell’art. 40 dello Statuto della Banca d'Italia, lo 0,50% "a valere sul fruttato" delle riserve, ordinaria e straordinaria, che al 31 dicembre 2007 erano di 11.757.789.000 euro[10] - per un totale di 58.803.600 euro (196,012 euro per ogni quota di partecipazione) da ripartirsi fra i partecipanti diversi dallo Stato.[11]

La fondazione della Banca d'Inghilterra

La maggior parte dei sostenitori di questa teoria fa risalire l'inizio della presunta truffa ai danni dei cittadini all'avvento delle banche centrali, ovvero alla fondazione della Banca d'Inghilterra (BOE) nel 1694. Sebbene la più antica banca centrale sia stata la Banca di Svezia[12], per i sostenitori della teoria del complotto è la nascita della BOE che rappresenta l'inizio del furto - ovvero la perdita da parte dello stato della propria sovranità monetaria affiancata alla nascita del debito pubblico[13].

In realtà il debito pubblico non rappresentò altro che la nuova denominazione del vecchio debito della Corona inglese. La Banca d'Inghilterra fu costituita come personalità giuridica autonoma in risposta alle esigenze di raccolta immediata di risorse di cui la corona necessitava per finanziare la guerra che Guglielmo III combatteva contro Luigi XIV. Dopo la crisi che nel 1671 aveva colpito gli orefici, fino ad allora attivi nella raccolta di depositi e nell'emissione di certificati, si erano moltiplicati i progetti di costituzione di una banca di emissione che ristabilisse il credito alla corona - caduto ai minimi sotto Carlo II - e che riducesse le rigidità della circolazione metallica. La Banca d'Inghilterra fu imposta dalle necessità finanziarie della corona, alla quale gli azionisti fornirono un credito in contanti di 1,2 milioni di sterline a un tasso dell'8% annuo, ovvero inferiore a quelli allora correnti. La banca ricevette una serie di privilegi: fu l'unica a responsabilità limitata e l'unica autorizzata a emettere banconote in Inghilterra; essa ottenne inoltre la custodia esclusiva dei fondi di cassa del governo, un privilegio connesso alle successive concessioni di credito e alla creazione di un debito pubblico nazionale, quando nel 1696 fu introdotto il buono dello scacchiere e quando tra il 1749 e il 1757 su progetto di Sir Henry Pelham venne collocato un prestito irredimibile del 3%.[14] Pertanto, il primo beneficiario dalla nascita della Banca d'Inghilterra fu in effetti la corona stessa.

Le colonie americane

Le teorie del signoraggio si spingono sino a riscrivere le motivazioni sulla storia della nascita degli Stati Uniti d'America. Infatti, secondo i sostenitori della teoria, la causa della guerra d'indipendenza non fu la serie di rivolte contro l'incremento dell'imposizione fiscale della madrepatria sfociate nel Boston Tea Party, ma fu il Currency Act 1764 che vietava l'emissione di moneta cartacea da parte delle colonie, togliendo ai governi delle colonie il diritto sovrano di provvedere alle proprie necessità senza oneri per la popolazione in termini di imposte o debito.[15]

La realtà è molto più complessa, data la difficoltà di riassumere situazioni che variano da colonia a colonia con le proprie unità di conto e tassi di cambio.

La carta moneta non era l'unica moneta che circolava nelle colonie: era affiancata da monete d'oro e d'argento di coniazione spagnola e portoghese, e veniva emessa sia per pagare le spese, sia contro debito fruttifero di interesse (ovvero analogo alle banche centrali odierne); nel Maryland invece l'emissione era coperta dalle sterline britanniche.[16]

L'effetto dell'emissione cartacea fu una iperinflazione nelle colonie del New England e del South Carolina. Nel 1900 Charles J. Bullock, una delle più rispettate autorità sulla finanza pubblica coloniale, parlò degli esperimenti monetari come un carnevale di frode e corruzione, descrivendo il tutto come un quadro fosco e vergognoso. A suo giudizio, intervenendo per porre un freno il Parlamento aveva agito sanamente. Davis Rich Dewey, un altro esperto monetario, osservò che «una parte cospicua della popolazione, specialmente nelle maggiori città dell'Est, si tenne lontana dalla rivolta contro l'Inghilterra non tanto perché fosse contraria, ma per il timore che l'indipendenza portasse con se un'eccessiva emissione di cartamoneta, con tutte le conseguenti perturbazioni negli affari».[17]

Vi sono comunque eccezioni: le Middle colonies, ad esempio, non registrarono alte inflazioni. L'ipotesi più robusta argomenta che le Middle colonies, oltre a non avere trasgredito i limiti imposti dalla corona inglese, abbiano stabilito una sorta di cambio fisso con le monete d'oro e d'argento in circolazione all'interno della colonia, regolandone e limitandone l'emissione a seconda del loro afflusso o deflusso.[18]

Inoltre il Currency Act non aveva vietato l'emissione di carta moneta da parte delle colonie, ma aveva esteso solamente i limiti precedentemente imposti al New England, riassumibili nella fine di accettazione da parte della madrepatria della moneta coloniale come pagamento delle imposte e della garanzia di un gettito fiscale in grado di assicurare il futuro ritiro della moneta emessa in un tempo massimo di cinque anni.[19]

Lincoln e Kennedy

A riprova dell'interesse a mantenere in atto la frode, i sostenitori della teoria affermano[2] che gli assassini di Abraham Lincoln e John Fitzgerald Kennedy sono legati al loro presunto tentativo di togliere ai banchieri il signoraggio.

Lincoln, durante la guerra di secessione e avendo necessità di finanziarla, in mancanza di una banca centrale e in presenza dei forti tassi di interesse richiesti dalle banche allora presenti negli Stati Uniti[20], decise di emettere una propria moneta - i cosiddetti greenbacks - che restarono in circolazione, in modo discontinuo, sino al 1971[21], anno in cui cessarono di essere messi in circolazione.

Tale azione di Lincoln viene portata come esempio di attività vantaggiosa per i cittadini, in luogo dell'emissione di moneta da parte delle banche; le conseguenza per l'economia americana furono il raddoppio dei prezzi[22] e un incremento di debito pubblico. Secondo quanto afferma il Bureau for Public Debt, l'ente governativo statunitense che controlla il debito pubblico, il debito pubblico nel 1860 ammontava a 65 milioni di dollari. È stato stimato che la Guerra Civile costò alla nazione 5,2 miliardi di dollari per le spese dirette. Il costo della guerra civile fu così alto rispetto al budget statale che non bastarono i 150 milioni di dollari in greenbacks per coprire la spesa, ma si ricorse anche a 500 milioni di dollari in titoli di debito. Ed «alla fine del 1865 il debito pubblico ammontava a 2,2 miliardi di dollari ma l'unione era stata preservata».[23][24]

Kennedy viene invece portato ad esempio di tentativo di surroga del Governo sulla banca centrale. Viene quindi citato l'ordine esecutivo 11110, che assegnava al Ministero del Tesoro il potere «di emettere certificati sull'argento contro qualsiasi riserva d'argento, argento o dollari d'argento normali che erano nel Tesoro».

In realtà, il potere di emettere certificati d'argento era stato garantito al presidente degli Stati Uniti dall'Agricultural Adjustment Act del 1933, ed esteso al segretario del tesoro sotto determinate condizioni dal Silver Purchase Act del 1934.

Pertanto non venne istituita alcuna nuova autorità d'emissione, dato che i certificati d'argento venivano emessi già negli anni trenta. Al contrario, il rialzo delle quotazioni dell'argento negli anni cinquanta rese onerosa l'emissione di moneta da parte del governo ed ebbe come conseguenza l'approvazione da parte del Congresso nel 1963 della Public Law 88-36 firmata da Kennedy, che stabiliva la graduale sostituzione dei certificati d'argento con biglietti di piccola taglia emessi dalla Federal Reserve. La PL 88-36 ha però abolito interamente il Silver Purchase Act e pertanto ebbe tra gli altri effetti quello di togliere al ministero del tesoro il diritto di emissione di certificati, rimettendolo nelle mani del presidente.

È solo su quest'ultimo aspetto - per motivi pratici ovvero per riportare l'emissione dal Presidente al Segretario del tesoro - che incise l' ordine esecutivo 11110, il quale rimase comunque all'interno di un quadro di riduzione dei silver certificate per lasciare spazio ai Federal Reserve Note, cioè i dollari emessi dalla banca centrale[25].[26]

La Federal Reserve

Alcuni aspetti particolari delle teorie del complotto sul signoraggio, derivate indirettamente dal complotto dei protocolli dei savi di Sion e particolarmente diffuse in ambienti antisemiti, attribuiscono i benefici derivanti dal furto di appropriazione del potere di creare moneta ad un gruppo di banchieri ebrei.

Indicativo è il caso della Fed, che non sarebbe altro che un consorzio di banche ebraiche. Azionisti della Fed di New York sarebbero: Rothschild Bank di Londra e Berlino, Lazard Brothers di Parigi, Israel Moses Seif Banks Italia, Warburg Bank di Amburgo e Amsterdam, Lehman Brothers di New York, Kuhn Loeb & Co. di New York, Goldman Sachs of New York, National Bank of Commerce NY/Morgan Guaranty Trust, Hanover Trust di New York. [27][28]. Oltre a delle evidenti inesattezze (ad esempio esiste una Rothschild Bank londinese, ma non una filiale di Berlino; Lazard ha sede a New York e non a Parigi; Lehman Brothers è fallita nel settembre 2008 e la Kuhn, Loeb & Co. si fuse con Lehman nel 1977 e ne seguì il destino; la Hanover Trust ha perso il proprio marchio e la propria indipendenza nel 1991; ecc.) non vi è alcuna attinenza tra detenzione di partecipazione ed effettiva gestione della politica monetaria della Fed, in cui gli azionisti non arrivano alla maggioranza (7 dei 12 membri del FOMC sono scelti dal presidente degli Stati Uniti[29]) e alla residua ripartizione dei profitti (gli azionisti percepiscono dividendi per il 6% del capitale, il resto va al Tesoro[30]), le affermazioni complottiste mancano delle fonti da cui ricavano la loro lista.

L'articolo 2 del Fed reserve act prescrive che gli azionisti debbano essere le "national banks" con sede nel distretto di competenza della filiale della Fed partecipata[31]. Questo elemento per la Fed di New York escluderebbe come azionisti tutte le banche della lista ad eccezione dalla National Bank of Commerce NY [32]. E infine, la Federal Reserve Bank of New York è soltanto una delle 12 Federal Reserve Banks che compongono il Federal Reserve System.

 
Una selezione delle banconote stampate dalla Reserve Bank of Zimbabwe tra il luglio 2007 ed il luglio 2008 che illustra gli effetti dell'iperinflazione del paese.

Isola di Guernsey

È convinzione di queste teorie che esistano luoghi in cui tuttora il bilancio del governo sarebbe mantenuto grazie all'emissione in proprio di banconote, senza ricorrere a tassazione o a prestiti sul mercato e senza generare una inflazione devastante. È il caso dell'isola di Guernsey, in cui la tassazione sarebbe bassa grazie all'emissione di moneta.[3]

In realtà la politica monetaria nell'isola di Guernsey è decisa dalla Banca d'Inghilterra[33] e la sterlina di Guernsey è legata alla sterlina britannica con un cambio fisso di 1:1. Infine, il bilancio governativo della piccola isola si fonda interamente sulle entrate fiscali.[34]

Esistono però effettivamente alcuni paesi dove il bilancio governativo è finanziato per larga parte dall'emissione di moneta. È il caso dello Zimbabwe di Robert Mugabe, dove circa metà della spesa pubblica era finanziata emettendo nuova moneta[35]. Come conseguenza, il paese è stato preda di una devastante iperinflazione (vedi iperinflazione dello Zimbabwe) che ha raggiunto il 231 000 000% annuo nel luglio 2008 (che corrisponde ad un raddoppio dei prezzi ogni 17,3 giorni)[36]. Per cercare di stabilizzare l'economia, nell'aprile 2009 il governo ha smesso di stampare dollari zimbabwiani e ha adottato come valute di riferimento il rand sudafricano e il dollaro statunitense[37].

Note

  1. ^ «Zimbabwe's Leader Says He'll Print More Cash», Washington Post, 29 luglio 2007
  2. ^ a b Marco Della Luna, Antonio Miclavez, Euroschiavi. Macro Edizioni, 2007, ISBN 8887307490, 9788887307498
  3. ^ a b (EN) Ellen Brown, Waking up on a Minnesota bridge: how to solve the infrastructure crisis without selling our national assets, su webofdebt.com, 27 agosto 2007. URL consultato il 18 agosto 2009.
  4. ^ Ad esempio, gli autori di euroschiavi sono un avvocato e un dentista
  5. ^ Sul web in diversi si sono occupati di smentire tali teorie usando un linguaggio semplice e comprensibile. Si veda ad esempio [1]
  6. ^ In realtà il reddito dell'emissione di moneta viene prodotto in modo diverso e non ha alcuna attinenza con tale definizione ed occorre comunque distinguere tra moneta metallica e carta-moneta. Si veda : Il settore bancario ISBN 8890270810, 9788890270819; Peter Kennedy, Introduzione alla macroeconomia. Apogeo Editore, 2002 ISBN 8873038638, 9788873038634
  7. ^ http://www.bancaditalia.it/bancomonete/signoraggio
  8. ^ Il bilancio della Banca d’Italia (Relazione annuale 2008), pag. 306, "Conto Economico".
  9. ^ ibidem, pag. 349.
  10. ^ ibidem, pag. 338. Nota bene: gli importi sono espressi in migliaia di euro.
  11. ^ ibidem, pag. 349.
  12. ^ http://www.riksbank.com/templates/Page.aspx?id=30895
  13. ^ http://www.colimo.net/domande_signoraggio.htm
  14. ^ Pier Angelo Toninelli, Lo sviluppo economico moderno, Tascabili Marsilio ISBN 88-317-9055, cap. 6, Moneta e Credito, di Giandomenico Piluso.
  15. ^ pag. 24
  16. ^ [2]
  17. ^ John Kenneth Galbraith, Storia dell'economia. BUR edizioni, pag. 165.
  18. ^ [3]
  19. ^ [4]
  20. ^ History of money
  21. ^ Dipartimento del tesoro statunitense
  22. ^ John Kenneth Galbraith, Storia dell'economia Bur edizioni
  23. ^ Bureau of Public Debt
  24. ^ Da notare che il debito pubblico alla fine della guerra fu meno della metà delle spese belliche, senza contare tutte le altre voci in bilancio.
  25. ^ George B. Grey, Federal Reserve System. Editore Nova Publishers, 2002 ISBN 1590330536, 9781590330531, pag. 83.
  26. ^ http://mcadams.posc.mu.edu/weberman/jfk.htm
  27. ^ http://www.realzionistnews.com/?p=177
  28. ^ http://etleboro.blogspot.com/2006/05/etleboro-fa-i-nomi-dei-criminali.html
  29. ^ http://www.federalreserve.gov/monetarypolicy/fomc.htm
  30. ^ http://www.federalreserve.gov/generalinfo/faq/faqfrs.htm
  31. ^ http://www.federalreserve.gov/aboutthefed/section2.htm
  32. ^ http://www.usagold.com/federalreserve.html
  33. ^ (EN) Other British Islands' Notes, su bankofengland.co.uk, Bank of England. URL consultato il 18 agosto 2008.
  34. ^ (EN) Facts and Figures 2008 pag. 33-34 dati della finanza pubblica, su gov.gg, Governo di Guernsey. URL consultato il 18 agosto 2008..
  35. ^ (EN) Michael Gerson, Dying Silently In Zimbabwe, The Washington Post, 20 febbraio 2008. URL consultato il 29 maggio 2009.
  36. ^ [5]
  37. ^ "Zimbabwean Dollar Won’t Be Reintroduced for a Year", Bloomberg, 20 aprile 2009.
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