Giro d'Italia
Template:Infobox competizione sportiva Il Giro d'Italia è una corsa a tappe maschile di ciclismo su strada, ideata dal giornalista Tullo Morgagni[1], che si svolge lungo le strade italiane con cadenza annuale. Occasionalmente il percorso può interessare località al di fuori dai confini italiani. Istituito nel 1909, da allora si è sempre disputato, salvo che per le interruzioni dovute alla prima e alla seconda guerra mondiale. Mentre il luogo di partenza è in genere ogni volta diverso, l'arrivo, salvo eccezioni come Firenze, Verona e Roma, è a Milano, città ove ha sede La Gazzetta dello Sport, il quotidiano sportivo che organizza la corsa sin dalla sua istituzione.
Il Giro è una delle tre corse a tappe più importanti del calendario, e l'Unione Ciclistica Internazionale l'ha inserito nel suo circuito professionistico insieme alle altre due grandi corse internazionali, il Tour de France e la Vuelta a España. Storicamente è da ritenersi la seconda corsa a tappe più prestigiosa dopo quella francese, anche se, a cavallo tra gli anni quaranta e cinquanta (al tempo dei duelli Coppi-Bartali) e durante gli anni settanta, il prestigio e il numero di grandi ciclisti iscritti portarono il Giro ad avere un'importanza quasi pari a quella del Tour.
Dal 1999 al vincitore viene consegnato il "trofeo senza fine", composto da una barra di rame bombata, piegata a caldo a spirale che si eleva dalla base in cerchi sempre più ampi, incisi con i nomi di tutti i vincitori.
La storia
La nascita del Giro venne formalizzata con un annuncio sulla Gazzetta dello Sport il 24 Agosto del 1908, con la promessa di 25.000 lire di premio al vincitore e la volontà di organizzare «una delle prove più ambite e maggiori del ciclismo internazionale».
La prima edizione del Giro risale al 1909: partì il 13 maggio, alle ore 2.53, da Milano e, dopo 8 tappe per complessivi 2.448 chilometri, si concluse ancora a Milano con la vittoria di Luigi Ganna che ai cronisti che gli domandavano come si sentisse rispose con un emblematico: «Me brüsa el cü». La lista completa dei partecipanti al 1º Giro è tutt'oggi sconosciuta nonostante sia considerato un documento storico, tuttavia si sa che dei 127 corridori al via, solo 49 terminarono la corsa.
Nell'organizzazione del Giro La Gazzetta dello Sport anticipò di poco il Corriere della Sera, che stava per lanciare l'iniziativa.
Il leader della classifica generale indossa ogni giorno la maglia rosa, lo stesso colore del quotidiano che organizza la corsa, La Gazzetta dello Sport; il miglior scalatore indossa una maglia verde, mentre il primo nella classifica a punti indossa una maglia rossa (dal 2010, fino ad allora era stata di colore ciclamino). Oltre a queste casacche, nel corso degli anni sono state messe in palio una casacca che di volta in volta ha contraddistinto l'ultimo in classifica (maglia nera), una per il miglior giovane (maglia bianca), oppure, come è accaduto negli ultimi anni, la maglia azzurra, la cosiddetta maglia dell'intergiro, traguardo volante posto di solito a metà tappa, (espediente con il quale gli organizzatori hanno pensato di rendere più movimentata la corsa dalle prime battute). Dal 2007 è tornata la maglia per il miglior giovane, considerata da ciclisti e addetti ai lavori molto significativa.
Il record di vittorie è condiviso da 3 ciclisti, ognuno con 5 vittorie, gli italiani Alfredo Binda, vincitore tra il 1925 e il 1933, Fausto Coppi, vincitore tra il 1940 e il 1953 e il belga Eddy Merckx, che vinse tra il 1968 e il 1974. Per quel che riguarda le vittorie di tappa, il record appartiene al velocista toscano Mario Cipollini, che nell'edizione del 2003 riuscì a superare il record di 41 vittorie che dagli anni '30 apparteneva ad Alfredo Binda; a quest'ultimo rimangono i record di vittorie di tappa in una stessa edizione, 12 tappe su 15 nel 1927, e di vittorie di tappa consecutive, ben 8 nel 1929.
1909-1930: I pionieri del ciclismo
Il primo Giro d'Italia fu organizzato dal quotidiano sportivo La Gazzetta dello Sport. L'edizione parti il 13 maggio 1909 alla 2:53 per la prima tappa vinta da Dario Beni a Bologna dopo 397 km a 28,090 di media oraria. Vi furono 8 tappe fra il 13 e il 20 maggio che videro i migliori ciclisti dell'epoca affrontarsi nella corsa rosa: Giovanni Gerbi, Giovanni Rossignoli, Luigi Ganna, Carlo Galetti, Eberardo Pavesi, Giovanni Cuniolo ed il francese Lucien Petit-Breton. I dispacci telegrafici che venivano appesi in Piazza Castello per consentire ai tifosi di seguire l’evolversi della corsa erano l’unico modo per avere aggiornamenti, salvo attendere il giorno successivo e la lettura del giornale. Il vincitore portava a casa 5.250 lire e l'ultimo classificato riceveva 300 lire. Da segnalare è il Giro del 1912, corso per quell'edizione a squadre, vinto dall'Atala e, in via solo ufficiosa da Galetti, tenendo conto del tempo impiegato singolarmente. Nel 1914 fu introdotta la classifica generale a tempo, che sostituiva quella a punti in vigore i primi anni, e fu vinta da Alfonso Calzolari, nonostante la richiesta di squalifica (poi comminata in penalizzazione di 3 ore dalla Gazzetta) da parte dell'Unione Velocipedistica Italiana che gli imputava di essersi attaccato ad un auto sulla Salita delle Svolte. I maggiori protagonisti nei primi anni furono Ganna e Galetti e dopo alcune annate interlocutarie e l'inizio della Prima guerra mondiale si ebbero diversi protagonisti che diventeranno delle leggenda quali Costante Girardengo, Giovanni Brunero, Alfredo Binda e Gaetano Belloni. Girardengo, Brunero e Belloni vinsero i primi cinque Giri d'Italia dopo la guerra ma nell'edizione del 1925 si affrontarono Girardengo, Brunero, Belloni (già vincitori della corsa rosa) ed il giovane Binda che prevalse distanziando i rivali di diversi minuti. Tra il 1926 e il 1929 Binda trovò solo Brunero come valido rivale e riuscì a vincere tre giri consecutivi lasciando a Brunero solo l'edizione del 1926. Il dominio di Binda era tanto forte che gli organizzatori della corsa rosa decisero di non farlo partecipare al Giro d'Italia 1930, riconoscendogli comunque un premio pari a quello che sarebbe spettato al vincitore, cioè 22.500 lire.[2]
La partenza del Giro fu posta per tutte le edizioni a Milano tranne nel 1911 e nel 1929 (a Roma) e nel 1930 (a Messina) mentre l'arrivo fu piazzato ancora a Milano ad eccezione del Giro 1911, dove l'arrivo fu a Roma e nel 1912 dove l'arrivo fu disposto a Bergamo.
1931-1955: Epoca d'oro di Coppi e Bartali
Armando Cougnet, vero ideatore e fac totum del Giro d’Italia fin dalla sua fondazione e fino al 1948, decise nel 1931 di istituire per il leader della corsa un simbolo che lo rendesse riconoscibile a prima vista in mezzo al folto plotone. Fu così introdotta la maglia rosa, che venne vestita da Learco Guerra per primo, al termine della prima tappa del Giro 1931 tra Milano e Mantova.
Nel 1933 invece si decise di premiare chi più di altri primeggiava sulle vette, e si diede il là al Gran Premio della Montagna, con quattro salite che assegnavano punti. A vincere fu Binda, che transitò davanti a tutti su tutte le quattro salite designate e vinse anche quel Giro, dopo due anni di sfortunati ritiri.
Dal 1934 vinsero Guerra, Vasco Bergamaschi, Gino Bartali, Giovanni Valetti, Fausto Coppi e Fiorenzo Magni. In particolare Coppi dimostro la sua forza al Giro 1949 nella tappa Cuneo-Pinerolo dove riusci ad attaccare sul primo dei cinque colli della frazione, il Colle della Maddalena, sorprendendo il suo diretto avversario Gino Bartali. A pochi chilometri dalla Maddalena scattò anche Bartali e la corsa si spezzò con pochi corridori ad inseguire Coppi e Bartali. I corridori affrontarono Vars, Izoard, Moncenisio e Sestriere incontrando diverse difficoltà meccaniche che fecero perdere molto tempo ai ciclisti. A fine tappa Coppi vinse con più di dieci minuti su Bartali e quasi venti su Alfredo Martini, terzo classificato.[3]
Nel 1950 Hugo Koblet vinse la corsa divenendo il primo corridore straniero a vincere il Giro d'Italia.
Altri successi andarono a Magni e a Coppi dopodiché fu nuovamente un corridore svizzero, Carlo Clerici a vincere la corsa rosa, conquistando una sola tappa. L'ultimo successo dell'epoca d'oro andò a Magni.
Nell'epoca d'oro il Giro iniziò e terminò quasi sempre nella città sede della Gazzetta dello Sport, ovvero Milano, eccetto nelle edizioni del '49 dove la partenza fu fissata a Palermo e l'arrivo a Monza, nel '50 dove l'arrivo fu previsto a Roma e nel '54 quando fu ancora Palermo sede di partenza del Giro.
Sia nel '50 sia nel '54, ovvero quando la partenza della corsa fu Palermo la vittoria finale andò a ciclisti svizzeri.
1956-1978: Dominio straniero
Dal Giro d'Italia 1956 comincia un vero e proprio dominio straniero che vede le vittorie di Charly Gaul, Jacques Anquetil in mezzo quelle degli italiani Gastone Nencini, Ercole Baldini, Arnaldo Pambianco e Franco Balmamion. Dopo le vittorie di Vittorio Adorni e Gianni Motta davanti allo sfortunato Italo Zilioli (tre secondi posti in tre anni) incomincia una nuova era che vede contrapporsi il Cannibale Eddy Merckx e Felice Gimondi: il belga vincerà 5 giri in 7 anni mentre Gimondi trionferà in 3 occasioni; in mezzo i successi dello svedese Gösta Pettersson e di Fausto Bertoglio. Dopo i successi dei belgi Michel Pollentier e Johan De Muynck incominciò una nuovo dualismo.[4]
In questo periodo la città destinata ad ospitare la partenza fu cambiata annualmente tra il 1960 ed il 1978 solo in due edizioni Milano ospitò l'inizio della corsa; anche l'arrivo fu cambiato quasi ogni anno ma era quasi sempre stabilito a Milano.
1979-1990: Dualismo Saronni-Moser e l'arrivo di Hinault
A soli 21 anni Giuseppe Saronni vince il Giro d'Italia davanti a colui che diventerà il suo più grande rivale Francesco Moser. Negli anni 80' arriva al Giro d'Italia il transalpino Bernard Hinault che parteciperà a tre giri vincendoli tutti. Giovanni Battaglin, Saronni e Moser si spartiranno gli altri successi uno a testa nella prima metà degli anni 80'. Nella seconda metà degli anni 80' le vittorie della corsa rosa andranno a Roberto Visentini, all'irlandese Stephen Roche, allo statunitense Andrew Hampsten, al francese Laurent Fignon e a Gianni Bugno.[5]
In questo periodo solo in tre edizioni Milano ospitò l'arrivo del Giro ma non fu mai fissata la partenza nel capoluogo lombardo.
1991-1999: Indurain e l'era del Pirata
Nella prima metà degli anni 1990 furono molti i duelli fra Gianni Bugno, Claudio Chiappucci e Franco Chioccioli ma, dopo le vittorie al Tour de France, fu lo spagnolo Miguel Indurain a dominare la corsa italiana conquistando le tappe a cronometro, specialità nella quale era maestro e difendendosi in salita: in questo modo conquistò i giri 1992 e 1993; in quest'ultimo venne messo in difficoltà dal lettone Pëtr Ugrumov che giunse secondo a meno di un minuto. Nel 1994 il Giro andò a Evgenij Berzin: il russo prese il comando nella quarta tappa a Campitello Matese e pochi giorni dopo consolidò il vantaggio vincendo la crono di Follonica; dopo le tappe per velocisti arrivarono le salite: qui Pantani si mise in mostra vincendo a Merano e all'Aprica, Berzin comunque suggellò il primato conquistando un'altra prova contro il tempo, lasciò indietro i rivali e si aggiudicò il Giro. Dopo i successi di Tony Rominger, Tonkov e Ivan Gotti, il 1998 fu l'anno del "pirata" Pantani, che batté Tonkov e conquistò Giro e Tour de France. Nel Giro 1999 Marco Pantani ripartì come favorito riuscendo a portarsi in testa, ma a poche tappe dalla fine venne fermato dopo la frazione di Madonna di Campiglio per valori di ematocrito fuori della norma. Il Giro andò a Gotti che bissò il successo del 1997.[5]
Tra il 1991 e il 1999 Milano non fu mai ospite della partenza del Giro ma l'arrivo fu sempre disposto a Milano. Nel 1996 il Giro partì da Atene, in Grecia e nel 1998 partì da Nizza in Francia.
2000-2011: anni recenti
Il Giro 2000 prese il via da Roma per celebrare il Giubileo. Dopo una prima settimana dedicata ai velocisti, arrivarono le prime montagne e subito Francesco Casagrande prese la maglia rosa sull'Abetone staccando di 1'39" i primi avversari, tra cui Stefano Garzelli. Casagrande riuscì a controllare la corsa nonostante gli attacchi di Gilberto Simoni e di Garzelli; la gara si decise così nella penultima tappa, la cronoscalata del Sestriere: Garzelli, che doveva recuperare 25", inflisse al toscano un distacco di 1'52" e si aggiudicò il Giro. Terzo chiuse Simoni.[6]
L'anno dopo la corsa partì da Pescara; già al quinto giorno, sulle prime salite, alcuni big rimasero già attardati, e la maglia rosa andò a Dario Frigo.[7] Il varesino guidò la generale per nove giorni, fino al tappone dolomitico con Marmolada e Pordoi: quel giorno Simoni staccò tutti i rivali e prese il simbolo del primato lasciando la vittoria di tappa a Julio Alberto Pérez Cuapio.[7] Frigo provò allora il sorpasso nella cronometro di Salò, ma invano, poi, tra il 6 e il 7 giugno, ecco le perquisizioni dei NAS ad Imperia: nella stanza di Frigo vennero rinvenute sostanze dopanti, il ciclista venne di conseguenza allontanato dalla gara. La tappa dell'indomani venne annullata, due giorni dopo Simoni vinse anche la frazione di Arona suggellando così il successo finale al Giro 2001.[8][7]
Nel 2002 la corsa partì nei Paesi Bassi e percorse Germania, Belgio, Francia e Lussemburgo per celebrare l'Unione Europea. Protagonista di inizio Giro fu Garzelli; ma il varesino, in rosa già dal terzo giorno, venne trovato positivo ad un diuretico e squalificato. Il simbolo del primato passò al tedesco Jens Heppner, che lo tenne per dieci giorni. A Campitello Matese vinse Simoni, ma anche lui venne squalificato, per positività alla cocaina, e anche un altro big, Casagrande, dovette lasciare la gara, punito per una scorrettezza. Nell'ultima tappa alpina Paolo Savoldelli riuscì a staccare il rivale Tyler Hamilton e a prendere la maglia rosa a Cadel Evans, che invece scivolò fuori dalla Top 10; nell'ultima cronometro resisté e poté così festeggiare la vittoria finale, la prima per lui.[9][10]
L'anno seguente, dopo un inizio adatto ai velocisti, sul Terminillo Garzelli conquistò un successo di tappa e la maglia rosa. Nella frazione di Faenza andò all'attacco Simoni, abile a staccare Garzelli e a prendergli il simbolo del primato. La gara giunse alle Alpi; sullo Zoncolan Simoni staccò tutti e vinse in solitaria imponendosi successivamente anche all'Alpe di Pampeago. Con la frazione di Cascata del Toce consolidò un vantaggio già netto, andando a vincere il suo secondo Giro in tre anni.[11][12]
2004: Cunego trionfa al Giro
Quest'edizione del Giro partiva col ricordo della tragica scomparsa di Pantani, avvenuta pochi mesi prima. I favoriti al via erano Garzelli, Simoni, Jaroslav Popovyč sul podio l'anno prima. Dopo il prologo e la prima tappa in pianura si ebbe nella seconda tappa il successo di Damiano Cunego a Pontremoli. La successiva tappa in salita vide il successo di Simoni che prese e conservò la maglia rosa sino alla settima tappa quando Cunego s'impose a Montevergine di Mercogliano strappando il simbolo del primato a Simoni. Cunego riuscì a tenere la maglia nelle tappe pianeggianti fino alla cronometro di Trieste vinta dallo specialista ucraino Serhij Hončar: la maglia rosa arrivò sulle spalle del connazionale Popovyč che riusci a tenerla in Croazia ma al ritorno in Italia fu Cunego a vincere a Falzes riconquistandosi la classifica generale. Le successive tappe viderò i successi di Tonkov, Cunego e Garzelli. In queste tappe Cunego segnò un distacco tranquillizzante da Hončar e riuscì a conquistare la corsa rosa proprio davanti all'ucraino. A 3' secondi da Hončar vi era Simoni, Popovyč giunse quinto, Garzelli subito dietro mentre un giovane Tadej Valjavec si affacciava al nono posto.[13]
2005: Il ritorno del Falco
Dopo il prologo e le prime frazioni erano Paolo Bettini e Danilo Di Luca a scambiarsi la maglia rosa nelle prime battute. La svolta vi fu nella tappa di Zoldo Alto quando Savoldelli conquistò la frazione e Ivan Basso la leadership temporanea. Nella tredicesima tappa vinta da Ivan Parra Savoldelli rifilò a Basso diversi secondi ed anche Di Luca guadagnò parecchi secondi su di lui anche grazie alla scorretta alimentazione effettuata il giorno prima. Nella tappa di Limone Piemonte Basso vinse la frazione e sia Simoni sia José Rujano guadagnarano preziosi secondi su Di Luca e su Savoldelli. Nella cronometro di Torino Basso riusci a vincere e recuperare secondi mentre tutto il vantaggio che Simoni e Rujano avevano preso nella tappa precedente fu annullato da Savoldelli. Nella successiva tappa a Sestriere Rujano prese secondi preziosi su Simoni, Di Luca e Savoldelli e portò il suo svantaggio da 3' a 45 ma non poté più nulla. Il giro andò a Savoldelli che vinse davanti a Simoni, Rujano e Di Luca. Hončar sul podio l'anno prima chiuse sesto. Basso non giunse nella top 10.[14]
2006: Ivan Basso
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Il Giro nell'edizione 2006 parti da Seraing in Belgio in memoria dei minatori morti nel 1956. I favoriti a Seraing erano Savoldelli, Di Luca, Cunego, Basso e Simoni. Savoldelli conquistò il prologo ma non mantenne la maglia rosa a lungo. Dopo la prima settimana Basso si scatenò dominando la corsa: vinse a Maielletta e dopo aver conservato il vantaggio già netto, arrivò dietro Jan Ullrich nella prova a cornometro di Pontedera aumentando il vantaggio. A La Thuile Basso si mise dietro Leonardo Piepoli distaccando sempre più la rivelazione spagnola José Enrique Gutiérrez e Savoldelli. A Trento Basso suggellò il proprio primato vincendo la tappa davanti a Simoni e a Piepoli e aumentando il divario fra lui e i rivali in classifica. Nella successiva frazione Basso lasciò la vittoria di tappa a Piepoli aumentando sempre più il suo vantaggio su Gutiérrez. Nella diciannovesima frazione Jens Voigt, compagno di Basso, lasciò la vittoria al compagno di fuga Juan Manuel Gárate, dopo esser stato a ruota tutto il giorno. Nella tappa dell'Aprica Simoni e Cunego tennero la ruota di Basso che nel finale li staccò e andò a vincere in solitaria. Quella vittoria però scatenò la furia di Gilberto Simoni, che, dopo essere rimasto con lui sul Mortirolo, affermò che Basso gli avrebbe chiesto di aspettarlo lungo la discesa. Basso vinse così il Giro 2006 da dominatore con quasi 10' su Gutiérrez, 12' su Simoni e più distaccati Cunego e Savoldelli.[15]
2007: Vince Di Luca
Sedici anni dopo si ripartì ancora dalla Sardegna, con una cronosquadre da Caprera a La Maddalena, per ricordare i 200 anni dalla nascita di Giuseppe Garibaldi. Dopo uno scambio di leadership nelle prime battute fra Enrico Gasparotto e Di Luca fu Marco Pinotti a conquistare il primato. Nell'undicesima tappa toccò a Andrea Noè indossare la maglia rosa che tenne per poco: a Briançon vinse Di Luca che si portò a casa la maglia. Dopo alcune frazioni si fa notare Eddy Mazzoleni che cerca di insidiare Di Luca assieme ad un giovane lussemburghese che si rivelera essere un grande talento, Andy Schleck. La svolta avviene com'era prevedibile sul Monte Zoncolan: Simoni vince battendo il compagno Piepoli e Schleck che guadagna su Di Luca e su Mazzoleni. In pratica il Giro finì lì decretando Di Luca campione davanti a Schleck, Mazzoleni, Simoni, Cunego e Riccardo Riccò.[16]
2008: Il trionfo di Contador
Il Giro partiva dalla Sicilia. Christian Vande Velde, Franco Pellizotti e Giovanni Visconti si insidiarono nella prima settimana ai vertici della classifica. Arrivano le tappe in salita ed è Emanuele Sella, a sorpresa, ad ottenere i successi al Passo di Pampeago e al Passo Fedaia. Nonostante gli attacchi di Pellizotti, Simoni, Sella e soprattutto quelli dell'agguerito Riccò, Contador si difende nelle tappe in salita riuscendo a tenere un vantaggio minimo fino alla cronometro finale quando straccia letteralmente Riccò che da 4 secondi si ritrova ad avere quasi 2 minuti di svantaggio. Marzio Bruseghin sfrutta la crono per conservare il terzo posto su Pellizotti, Denis Men'šov, Sella, Di Luca ottavo e Simoni decimo.[17]
2009: Il Giro del centenario a Men'šov
L'edizione 2009 è quella del centenario che vede la partenza a Venezia e l'arrivo della corsa rosa a Roma. Dopo la cronosquadre e le prime due tappa in pianura, nella quarta tappa si fa vivo Di Luca che conquista la frazione a San Martino di Castrozza e Denis Men'šov vince all'Alpe di Siusi. Di Luca conserva la maglia rosa nelle tappe in pianura e a Pinerolo aumenta il distacco dai rivali portandosi a casa la vittoria di tappa. Nella cronometro di Riomaggiore è Men'šov a prevalere: infatti recupera il distacco di 1'20 e guadagna anche una trentina di secondi da Di Luca che ormai è braccato anche da Levi Leipheimer. Sul Monte Petrano Men'šov e Di Luca si danno battaglia con il russo che riesce a guadagnare qualcosa con gli abbuoni. Di Luca rimonta il distacco e lo porta a meno di 20 secondi fino alla cronometro di Roma quando lo Zar (nonostante sia anche caduto) lo distacca e vince il suo primo Giro. Dietro di loro Pellizotti, Carlos Sastre, Basso, Leipheimer e Garzelli. La classifica verrà poi riscritta dai giudici a causa delle squalifiche per doping di Di Luca, prima e Pellizzotti poi.[2] Al secondo posto sale lo spagnolo Carlos Sastre e al terzo sale (dal quinto) Ivan Basso[18][5]
2010: Il ritorno di Basso
Si parte da Amsterdam, Olanda. I favoriti al via sono Bradley Wiggins, Ivan Basso, Cadel Evans, Aleksandr Vinokurov, Carlos Sastre e Stefano Garzelli. Nel prologo ha la meglio Wiggins che prevale principalmente sul rivale Evans. Nella successiva frazione olandese Wiggins cade lasciando la maglia proprio ad Evans che la perderà nella giornata successiva ai danni di Vinokurov. Dopo la cronosquadre (persa dalla Sky, la squadra di Wiggins, per un foratura) diviene Vincenzo Nibali, gregario di Basso, chiamato all'ultimo minuti per fare il Giro, il nuovo leader della corsa. Nella tappa di Montalcino Vinokurov riprende la maglia rosa e la tiene fino all'Aquila quando lascia prendere vita una fuga bidone di 52 corridori, comprendente alcuni dei migliori scalatori, tra cui Richie Porte, corridore della Saxo Bank, che va in testa alla corsa. Sul Monte Grappa Nibali stacca tutti e va a prendersi una meritata vittoria e la maglia rosa va a David Arroyo (anch'esso nella fuga bidone) corridore dotato di buone capacità in salita. Arroyo resiste a Basso sullo Zoncolan dopo la cronoscalata di Plan de Corones ma deve cedere la maglia a Basso dopo la frazione all'Aprica dove il trio Scarponi-Nibali-Basso stacca il resto del gruppo e va ad involarsi con un buon vantaggio sui principali avversari. L'ultima tappa in salita viene conquistata da Johann Tschopp, e la crono finale incrementa ulteriormente il vantaggio fra Basso e Arroyo. Nibali conclude terzo, Scarponi quarto tiene dietro Evans, Vinokurov, Porte e Sastre. Pinotti conclude nono mentre un abilissimo gregario della Liquigas-Doimo, Robert Kiserlovski riesce a rientrare nella top 10.
2011: Dominio Contador per i 150 anni
Il Giro dei 150 anni dell'Unità d'Italia, caratterizzato da grandi salite e poche tappe per velocisti, parte dalla Venaria Reale di Torino con una cronosquadre vinta dalla HTC-Highroad, che consegna la leadership a Marco Pinotti, con i favoriti, Contador, Nibali, Scarponi, Menchov, Kreuziger, che non perdono particolare terreno gli uni dagli altri. La 3° tappa sconvolge la corsa per la morte in discesa verso Rapallo di Wouter Weylandt, corridore della Leopard-Trek, motivo per cui il giorno successivo la gara viene neutralizzata con, per la cronaca, Millar maglia rosa. Si giunge al primo arrivo in salita a Montevergine di Mercogliano della 7° tappa, dove trionfa il belga De Clerq su Scarponi e Kreuziger che regolano il gruppo. Contador inizia ad accumulare il suo vantaggio già sullo strappo di Tropea (8°), sulla carta per velocisti, proseguendo il giorno seguente sull'Etna, dove rimane piantato Scarponi nel tentativo di reagire allo scatto dello spagnolo che va a trionfare all'arrivo seguito dal solo Rujano, sorpresa della corsa, con Nibali e gli altri favoriti a 50". Al termine della seconda settimana Contador dà il colpo decisivo alla corsa prima con uno scatto sul Großglockner (13°), retto ancora dal solo Rujano poi vincitore di tappa, che spezza il gruppo dei migliori, con un secondo sullo Zoncolan (14° tappa ridotta eliminando il Crostis per presunta pericolosità), stavolta contenuto da Nibali che guadagna su tutti i big, ed infine anche sul Gardeccia (15°), dove tiene botta solo Scarponi. La cronoscalata del Nevegal vede lo spagnolo allungare ulteriormente nell'ordine su Nibali e Scarponi, così come l'arrivo al Sestriere, penultima tappa, che conferma la classifica generale. Il trionfo a Milano viene coronato dalla cronometro finale che vede anche il duello tra Scarponi e Nibali per il secondo posto, vinto dal primo (a 6'10"), seguiti in classifica da Gadret, Rodriguez, Kreuziger, Rujano, Menchov, Kruijswijk e Siŭcoŭ.
Classifiche
Viene assegnato anche un Premio della Combattività.
Nel passato ci sono state anche:
Albo d'oro
Aggiornato all'edizione 2011.[19]
Inizio, fine, sconfinamenti
Per circa mezzo secolo il Giro è iniziato e finito a Milano, città dove ha sede la Gazzetta dello Sport. Anche se con sporadiche eccezioni, questa è stata la regola fino al 1960: da quell'anno, il luogo di partenza è cambiato ogni volta. Per alcuni periodi (1965, 1966, 1968, 1970, 1973, 1975, 1981-1989) anche il luogo d'arrivo è cambiato, ma dal 1990 è stato ripristinato il tradizionale arrivo a Milano, con un circuito da ripetere più volte che funge da passerella finale.
Nell'edizione 2009, per commemorare il centenario della manifestazione, l'arrivo è avvenuto a Roma. La capitale era già stata luogo conclusivo del giro nel 1911 e nel 1950. Nell'edizione 2010 è terminato a Verona, come già avvenuto nelle edizioni 1981 e 1984. Il Giro d'Italia 2011 è iniziato a Torino, prima Capitale d'Italia, per commemorare le celebrazioni del 150º anniversario dell'Unità d'Italia.
Il Giro si svolge prevalentemente in Italia, ma non di rado sono inserite partenze o conclusioni di tappa all'estero, specialmente nei paesi confinanti o prossimi come San Marino, Francia, Principato di Monaco, Svizzera, Austria e Slovenia. Alcune tappe si sono svolte anche in Olanda, Belgio, Germania (2002, 2006 e 2010) e Grecia (1996).
I patron
Dalla sua nascita ad oggi, in quattro hanno ricoperto la carica di direttore del Giro d'Italia:
- dal 1909 al 1948: Armando Cougnet
- dal 1949 al 1992: Vincenzo Torriani
- dal 1993 al 2003: Carmine Castellano
- dal 2004: Angelo Zomegnan
Vittorie per nazione
# | Nazione | Vittorie |
---|---|---|
1 | Italia | 67 |
2 | Belgio | 7 |
3 | Francia | 6 |
4 | Spagna | 4 |
5 | Svizzera | 3 |
5 | Russia | 3 |
7 | Lussemburgo | 2 |
8 | Stati Uniti | 1 |
8 | Svezia | 1 |
8 | Irlanda | 1 |
Vittorie di tappa
[21] | Nome | Nazione | Vittorie |
---|---|---|---|
1 | Mario Cipollini | Italia | 42 |
2 | Alfredo Binda | Italia | 41 |
3 | Learco Guerra | Italia | 31 |
4 | Costante Girardengo | Italia | 30 |
5 | Eddy Merckx | Belgio | 25 |
6 | Giuseppe Saronni | Italia | 24 |
7 | Francesco Moser | Italia | 23 |
8 | Fausto Coppi | Italia | 22 |
8 | Roger De Vlaeminck | Belgio | 22 |
8 | Alessandro Petacchi | Italia | 22[22] |
11 | Franco Bitossi | Italia | 21 |
12 | Giuseppe Olmo | Italia | 20 |
12 | Miguel Poblet | Spagna | 20 |
Record
- maggior numero di tappe vinte, Mario Cipollini (42)
- Vittorie finali: 5 Binda, Coppi, Merckx
- Giorni in maglia rosa: 76 Merckx, 60 Binda
- Tappe totali in una sola edizione: 12 Binda nel 1927
- Tappe consecutive: 8 Binda nel 1929
- Vincitore più giovane: Coppi a 20 anni nel 1940
- Vincitore più anziano: Magni a 35 anni nel 1955
Note
- ^ Il giornalista fu il fondatore del Giro d'Italia nel 1909 ([1]).
- ^ Mario Spairani, 100 Anni di Ciclismo, Speciale 100 anni di Giro: 1909-1930, in spaziociclismo.it, 24 maggio 2010. URL consultato il 6-1-2011.
- ^ Mario Spairani, 100 Anni di Ciclismo, Speciale 100 anni di Giro: 1931-1955, in spaziociclismo.it, 24 maggio 2010. URL consultato il 6-1-2011.
- ^ Mario Spairani, 100 Anni di Ciclismo, Speciale 100 anni di Giro: 1956-1978, in spaziociclismo.it, 24 maggio 2010. URL consultato il 6-1-2011.
- ^ a b c Mario Spairani, 100 Anni di Ciclismo, Speciale 100 anni di Giro: 1979-2009, in spaziociclismo.it, 24 maggio 2010. URL consultato il 6-1-2011.
- ^ Luca Pellegrini, 10 anni di Giro: 2000 - Il trionfo del giovane Garzelli, in spaziociclismo.it, 28 aprile 2010. URL consultato il 6-1-2011.
- ^ a b c Giro d'Italia - 2001 / La storia, su centoannigiro.gazzetta.it, centoannigiro.gazzetta.it. URL consultato il 6 maggio 2011.
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- ^ (FR) Giro d'Italia (Ita) - Cat. Pro-Tour, su memoire-du-cyclisme.net. URL consultato il 30 giugno 2009.
- ^ Il Giro del 1912 si disputò a squadre. Vinse il team Atala, formato da Luigi Ganna (che però non concluse il Giro), Carlo Galetti, Giovanni Micheletto ed Eberardo Pavesi.
- ^ 91º Giro d'Italia, su repubblica.it. URL consultato il 24 maggio 2008.
- ^ Le 5 vittorie relative al Giro 2007, che lo porterebbero ad un totale di 27 tappe, gli sono state revocate con provvedimento del TAS di Losanna il 6 maggio 2008. (cfr. Articolo della Gazzetta dello Sport del 6 maggio 2008)
Bibliografia
- Daniele Marchesini, L'Italia del Giro d'Italia, Il Mulino, 2009, ISBN 978-8815131980.
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