Wabi-sabi

concetto giapponese di bellezza imperfetta
Versione del 26 lug 2011 alle 01:51 di Atarubot (discussione | contributi) (Cite (book, journal, news, web ) -> Cita (libro, pubblicazione, news, web) using AWB)

Template:Avvisounicode

Una casa del tè giapponese che rispecchia l'estetica del wabi-sabi

Wabi-sabi (in Kanji: 侘寂) costituisce una visione del mondo giapponese, o estetica, fondata sull'accoglimento della transitorietà delle cose. L'espressione deriva da due caratteri 侘 (wabi) e 寂 (sabi):

Tale visione, talvolta descritta come "bellezza imperfetta, impermanente e incompleta"[1] deriva dalla dottrina buddhista dell' anitya (sanscrito, giapp. 無常 mujō; impermanenza).

Secondo Koren, il wabi-sabi è la più evidente e particolare caratteristica di ciò che consideriamo come tradizionale bellezza giapponese dove "occupa all'incirca lo stesso posto dei valori estetici come accade per gli ideali di bellezza e perfezione dell'Antica Grecia in Occidente". Andrew Juniper afferma che "se un oggetto o un'espressione può provocare dentro noi stessi una sensazione di serena malinconia e un ardore spirituale, allora si può dire che quell'oggetto è wabi-sabi". Richard R. Powell riassume dicendo "(il wabi-sabi) nutre tutto ciò che è autentico accettando tre semplici verità: nulla dura, nulla è finito, nulla è perfetto".

Le parole wabi e sabi non si traducono facilmente. Wabi si riferiva originariamente alla solitudine della vita nella natura, lontana dalla società; sabi significava "freddo", "povero" o "appassito". Verso il 14esimo secolo questi significati iniziarono a mutare, assumendo connotazioni più positive. .[2] Wabi identifica oggi la semplicità rustica, la freschezza o il silenzio, e può essere applicata sia a oggetti naturali che artificiali, o anche l'eleganza non ostentata. Può anche riferirsi a stranezze o difetti generatisi nel processo di costruzione, che aggiungono unicità ed eleganza all'oggetto. Sabi è la bellezza o la serenità che accompagna l'avanzare dell'età, quando la vita degli oggetti e la sua impermanenza sono evidenziati dalla patina e dall'usura o da eventuali visibili riparazioni.

Sia wabi che sabi suggeriscono sentimenti di desolazione e solitudine. Nella visione dell'universo secondo il Buddhismo Mayahana, questi possono essere visti come caratteristiche positive, che rappresentano la liberazione dal mondo materiale e la trascendenza verso una vita più semplice. La filosofia mahayana stessa, comunque, avverte che la comprensione genuina non può essere raggiunta attraverso le parole o il linguaggio, per questo l'accettazione del wabi-sabi in termini non verbali può costituire l'approccio più giusto.

I concetti di wabi e sabi sono originariamente religiosi, ma l'uso che si fa attualmente di queste parole in giapponese è spesso abbastanza causale. In ciò si può notare la natura sincretica dei sistemi di credenze giapponesi.

Una traduzione molto semplice di wabi-sabi potrebbe essere bellezza triste.

Wabi-sabi nell'arte giapponese

Molte arti giapponesi negli scorsi millenni sono state influenzate dallo Zen e dalla filosofia Mahayana, in particolare la contemplazione dell'imperfezione, il flusso costante e l'impermanenza di tutte le cose. Tali arti possono essere esempio di un'estetica wabi-sabi. Eccone una lista incompleta:

Uso occidentale

Durante gli anni 90 il concetto è stato preso in prestito da sviluppatori software ed impiegato nella Programmazione agile e nelle Wiki per descrivere l'accettazione dello stato di continua imperfezione, prodotto costante di questi metodi.[3]

Voci correlate

Note

  1. ^ Cfr. Leonard Koren. Wabi-Sabi: for Artists, Designers, Poets and Philosophers. Stone Bridge Press, 1994 ISBN 978-1880656129
  2. ^ Leonard Koren, Wabi-Sabi for Artists, Designers, Poets and Philosophers, Stone Bridge Press, 1994, ISBN 1-880656-12-4.
  3. ^ Wabi Sabi, su c2.com. URL consultato il 19 novembre 2006.

Bibliografia

  • Koren, Leonard (trad. Guido Calza), Wabi Sabi. Per artisti, designer, poeti e filosofi, Ponte alle Grazie, 2002, ISBN.
  • Juniper, Andrew, Wabi Sabi: The Japanese Art of Impermanence, Tuttle Publishing, 2003, ISBN 0-8048-3482-2.
  • Powell, Richard R., Wabi Sabi Simple, Adams Media, 2004, ISBN 1-59337-178-0.
  • Crowley, James and Sandra, Wabi Sabi Style, Gibbs Smith, Publisher, 2001, ISBN 1-58685-753-3.