Ventimiglia (famiglia)
I Ventimiglia furono una famiglia siculo-normanna di origine ligure molto potente e influente nella storia culturale, politica e economica dell'Isola - e non solo - dal XIII secolo al XIX secolo. Per lunghi tratti della seconda metà del Trecento costituirono un'ampia signoria indipendente, riconosciuta, tra gli altri, dallo Stato della Chiesa, nel periodo dei cosiddetti Quattro Vicari del Regno di Sicilia.

Fra i rappresentanti più importanti ed in vista della nobiltà in Sicilia, presero il nome dalla città ligure di Ventimiglia della quale erano conti i cugini del ramo principale. Il ramo trasferitosi in Sicilia, al contrario, proveniva dal comitato episcopale di Albenga, in cui deteneva la contea del Maro e il feudo delle decime episcopali. Da qui, la denominazione di questa branca Ventimiglia del Maro. I Ventimiglia del Maro in Sicilia dettero vita a due lignaggi principali: quello dei Conti-marchesi di Geraci (Principi di Castelbuono dal 1595) e quello dei Ventimiglia del Bosco, conti di Alcamo e Vicari, duchi di Misilmeri, baroni di Prizzi e Siculiana, nonché principi di Cattolica dal 1620. I due rami derivarono, rispettivamente, dai fratelli Filippo I e Otto IV conti di Ventimiglia e del Maro, vissuti nel XIII secolo.
I del Maro si imparentarono con i conti di Ischia e Geraci, discendenti dagli Altavilla, Casa regnante dei Normanni. Si stabilirono in Sicilia a partire, almeno, dal 1258, quando Enrico II Ventimiglia - figlio di Filippo I del Maro - sposò Isabella, la contessa di Geraci e Ischia, trasferendo la propria corte dalla Liguria alla Sicilia. Qui Enrico ebbe in feudo diversi territori e vasti possedimenti allodiali in Cefalù, dove edificò uno splendido e monumentale palazzo signorile - detto l'Osterio Magno - assumendo il titolo di Conte di Ischia.
Otto V Ventimiglia, detto "de Bosco", figlio di Raimondo e nipote di Otto IV, si accasò con Giovanna Abbate, erede del padre Gilberto Abbate - castellano di Malta per l'imperatore Federico II di Svevia intorno al 1241 - esponente del più potente clan nobiliare trapanese, divenendo così il cognato di Palmiero Abbate, protagonista dei Vespri Siciliani.
Il ramo principale della Casa discese dai Lascaris dell'Impero Bizantino - per il matrimonio di Guglielmo Pietro I conte di Ventimiglia con Eudossia Lascaris - e assunse la denominazione Lascaris di Ventimiglia
Discendenza dei Ventimiglia di Geraci
- Filippo I conte di Ventimiglia e del Maro
Ventimiglia, Conti di Geraci
- Enrico II Ventimiglia (1230 – 1307), fu Conte di Ventimiglia, di Geraci e di Ischia Maggiore, Signore di Gangi e delle Petralie, Signore di Gratteri ed Isnello, Caronia, Belici, Fisauli, Ypsigro, Montemaggiore, Capitano e Vicario generale di re Manfredi di Svevia. Espropriato da Carlo d'Angiò dei feudi , sia in Sicilia sia in Liguria, Enrico ne ottenne la restituzione attraverso l'alleanza con Genova e con Federico III di Aragona. Fu ambasciatore degli Aragonesi di Sicilia a Genova nel 1300;
- Aldoino Ventimiglia (†1289), fu Conte di Ventimiglia, di Geraci e di Ischia Maggiore, Signore di Gangi e delle Petralie, Signore di Gratteri e Isnello;
- Francesco I Ventimiglia (†1338), investito nel 1330 di tutti gli stati di famiglia, fu Conte di Ventimiglia, di Geraci, di Ischia Maggiore, di Collesano e del Maro, signore di Gangi, di Regiovanni, delle Petralie, di Tusa, di San Mauro, di Pollina, di Caronia e di Castelbuono, barone di Gratteri e di Pettineo. Fu inviato come ambasciatore da Federico III d'Aragona presso il papa Giovanni XXII ad Avignone. Vittima di una congiura, venne privato dei feudi. Sposò prima Costanza Chiaramonte e quindi, ripudiatala (1322), Margherita d'Antiochia. Lo storico e genealogista Villabianca ne racconta la vita e soprattutto la tragica morte:
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- Emanuele Ventimiglia (†1362), fu Conte di Geraci, signore di Gangi, di Tusa, di Caronia e di Castelbuono, di Regiovanni e del castello di Sperlinga. Ottenne il reintegro dei beni di Francesco; servì re Pietro IV di Aragona nell'impresa di Rossiglione e di Sardegna;
- Francesco II Ventimiglia (†1391), fu conte di Geraci e di Collesano, barone di Gangi e di Regiovanni, signore di Tusa, di Caronia, di Pollina, delle Petralie, di San Mauro, di Caronia e di Castelbuono e di Isnello. Venne nominato Vicario del Regno di Sicilia nel 1377. Sposò Elisabetta di Lauria (1350). Anche in questo caso è il Villabianca a descrivere alcuni particolari di vita:
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In realtà Francesco II fu pur nominato Capitano e Giustiziere a vita di Palermo, Castellano della Reggia Normanna e del Castello a Mare della medesima capitale, cioè in sostanza signore perpetuo della città, nonché Capitano di Trapani, già il 16 febbraio 1361[1]
- Enrico III Ventimiglia (†1398), fu conte di Geraci, signore di Gangi, di San Mauro, di Castelluccio, di Tusa, di Pollina e di Castelbuono. Subì una confisca totale dei feudi, che riottenne nel 1394 da re Martino il Giovane. Sposò Costanza Rosso (1362), Bartolomea d'Aragona (1373) ed infine Giovanna di Tocco;
Ebbe due figli: Giovanni ed Elisabetta Ventimiglia;
- Elisabetta Ventimiglia, che sposò Gualterio Paternò, barone di Imbaccari, del Burgio, ecc, membro della Casata dei Paternò;
- Giovanni I Ventimiglia, (1382 – Castelbuono, 1475), fu conte prima e quindi marchese di Geraci, signore di Castelbuono, Tusa, Gangi, S. Mauro, Pollina e Caronia. Assunse l'incarico prima di pretore a Palermo, quindi divenne Viceré di Sicilia (1430) e Viceré di Napoli. Fu capostipite dei marchesi di Geraci e principi di Castelbuono. Giovanni, secondo il Villabianca, si distinse per le sue doti di stratega, sia in Grecia contro i musulmani, sia in piena Italia:
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- Antonio Ventimiglia (†Malta, 1415), fu conte di Collesano, barone di Gratteri, signore della Roccella, delle Petralie, di Isnello, di Bilichi, di Caronia. Nominato Vicario del Regno fu ostile e ribelle ai re Martino il Giovane e Martino il Vecchio. Sconfitto, fu costretto esule a Malta. Sposò Margherita Peralta ed Elvira Moncada;
- Francesco Ventimiglia (†1452), fu barone di Gratteri, ma fu diseredato dal padre. Fu il capostipite dei Conti di Prades;
- Costanza Ventimiglia, fu contessa di Collesano, delle Petralie, d'Isnello, di Bilici, di Caronia e subentrò al fratello Francesco, barone di Gratteri, diseredato dal padre, e a Giovanni e a Enrico. Sposò Gilberto Centelles dei Conti di Valenza e signore di Centelles, divenuto poi conte di Collesano.
Ventimiglia, Marchesi di Geraci, Principi di Castelbuono
- La discendenza trae origine da Giovanni I Ventimiglia (1382-1475) - detto "Il Gran Signore di Sicilia" - primo marchese di Geraci e signore di Castelbuono, nonché conte di Montesarchio, signore di Bitonto, Serracapriola, Cerignola, Castellammare di Stabia e Orta Nova (per la precisione Casale Nuovo e il Castrum di Orta). Giovanni fu pur appellato duca di Bari, forse impropriamente, in uno scritto attribuito a Borso d'Este[4]. Fu sicuramente Grande Ammiraglio, viceré di Sicilia, di Napoli e del Ducato di Atene, per conto di Alfonso il Magnanimo, nonché nel consiglio di reggenza della figlia Raimondina, despina di Arta, Epiro, Acarnania e Durazzo, per cui in alcune fonti Giovanni viene considerato in qualità di principe di Durazzo.
La contea di Montesarchio e gli altri beni del Regno di Napoli passarono per testamento di Giovanni al nipote abiatico Giovanni Antonio Ventimiglia, deceduto al comando delle truppe estensi di Ferrara nella guerra con Venezia, il 22 aprile 1483. Sua moglie Isabella de Pisa e il figlio Bernardo emigrarono in Spagna, dando origine alla branca dei Ventimiglia di Málaga.
Al marchese Giovanni succede il figlio Antonio:
- Antonio IV Ventimiglia (†1480), fu marchese di Geraci, signore di Castelbuono, Tusa, Gangi, S. Mauro, Pettineo e Pollina. Vicario del Regno di Sicilia. Sposò Margherita di Clermont/Chiaromonte e Orsini (1444), principessa di Altamura;
- Enrico IV Ventimiglia (morto prima del 1497), fu marchese di Geraci, signore di Castelbuono, Tusa, Gangi, S. Mauro e Pollina. Accusato di ribellione nel 1485 e privato dei beni. Sposò Eleonora de Luna;
- Filippo Ventimiglia, fu marchese di Geraci, signore di Castelbuono, Tusa, Gangi, S. Mauro e Pollina;
- Simone I Ventimiglia, († Aiello Calabro, 1544)[5], fu marchese di Geraci, signore di Castelbuono, Tusa, Gangi, San Mauro Castelverde e Pollina, barone di Pettineo. Presidente del Regno nel 1516, 1535 e 1541. La sua signoria si distinse come una delle più illuminate dei Ventimiglia a Castelbuono. Sposò Isabella Moncada;
- Giovanni II Ventimiglia (morto nel 1553), fu marchese di Geraci, signore di Castelbuono, Tusa, Gangi, San Mauro Castelverde e Pollina, barone di Pettineo, dei feudi di Tiro, Ciura e dei marcati di Carcinella, Sciara e Pinola; Stratigoto di Messina negli anni 1532, 1533, 1539, 1540. Proseguì la politica di mecenatismo del padre Simone. Sposò Isabella Moncada La Grua (1520-1542). Dopo la morte della moglie si ritirò dalla vita pubblica, dedicandosi al sacerdozio e alla scienza astronomica, divenendo il patrono e collaboratore del grande matematico e fisico Francesco Maurolico.
Carlo Ventimiglia, Conte di Naso, Barone di Regiovanni e Bordonaro, amministratore del marchesato di Geraci
- Il terzogenito di Giovanni II, cioè Carlo Ventimiglia (1539-1583), Conte di Naso e Barone di Regiovanni, fu nel 1570 Gentiluomo di Camera di Filippo II re di Spagna, nel 1581 fu nominato Cavaliere di S. Giacomo della Spada. Carlo occupò la carica di Pretore di Palermo negli anni dal 1568 al 1570, di Stratigoto di Messina nel 1572, poi elevato a Deputato del Regno nel 1579 e nel 1582. Inoltre, gli era stato donato dalla Corte, con privilegio emanato da Madrid il 2 settembre 1567, un vitalizio di 500 ducati da prelevarsi sulla Secrezia di Palermo. La madre Elisabetta Moncada, morta giovanissima, lascia a Carlo una rendita annua di 100 once d'oro, poi il fratello Simone II, marchese di Geraci, concesse a Carlo una rendita di 500 once su capitale di 7000 once al 7%, più altra rendita di 200 once per l'addobbamento cavalleresco – in Bruxelles per aver partecipato alla Battaglia di San Quintino e rappresentare i propri interessi alla corte di Carlo V e Filippo II – . Il 16 dicembre 1560 don Carlo ratificava la costituzione di una società tra il fratello Simone, i banchieri genovesi Ferreri e un commerciante di Castelbuono, per la vendita di legna e carbone, provenienti dai feudi di Ogliastro, Parrinello e Palminteri. Dopo la morte del fratello, nel 1560, don Carlo assume l'incarico di tutore per i suoi figli, Giovanni III e Giulia, compiendo numerose transazioni con i banchieri genovesi Ferreri e Riario, che ottennero l'affitto decennale delle secrezie di Castelbuono, Pollina e San Mauro. Gli arrendatori genovesi suddivisero le gabelle ventimigliane in lotti, e alcuni di questi furono subaffittati allo stesso tutore don Carlo – feudi di Sant'Elia, Parrinello, Marcatogliastro e Gallina -. Carlo continuava a amministrare il resto del patrimonio marchionale in grave crisi economica, e nel 1562 vendeva la produzione zuccheriera di Pollina al mercante genovese Marco de Furnaris.[7]
- In un rapporto voluto da re Filippo II sulle “marine di tutto il Regno di Sicilia” si osservano, nella fascia costiera attraversata dalla fiumara di Zappulla, due castelli a guardia di altrettanti importanti trappeti o zuccherifici: quelli di Pietra di Roma e Torre del Trappeto di Malvicino (nell’odierna omonima contrada di Capo d’Orlando). Quivi il conte Carlo sviluppò l'industria dello zucchero, mantenendo nei detti castelli una nutrita guarnigione di gendarmi, a guardia dei campi di canna e degli zuccherifici. Carlo vendette il feudo di Raulica e permutò quelli di Artesina, Mancipa e Passarello - membri della Baronia di Regiovanni - con il castello di Capo d’Orlando e la terra di Naso sulla quale ottenne il titolo comitale il 20 maggio 1571. Successivamente vendette la Baronia di Regiovanni a Giovan Francesco Starrabba e Ventimiglia. Si sposò con Giovanna Ventimiglia e Requesenz, 7. Baronessa di Regiovanni - investita il 15 giugno 1561 - di Bordonaro Soprano - 1561 - e di Bordonaro Sottano - 1586 - figlia di Federico Ventimiglia 6. Barone di Regiovanni e Bordonaro, e di Giulia Requesenz e Requesenz dei Conti di Buscemi - anch'essa di discendenza ventimigliana -. Giovanna Ventimiglia - vedova del conte Carlo dal 1583 - ricomprò dallo Starrabba la Baronia di Regiovanni il 1 febbraio 1589, e con atto stipulato il 21 marzo 1595 vendette la Contea di Naso a Girolamo Ioppolo marito di Laura Fiordilisa, figlia di Antonio Ventimiglia Barone di Sinagra. [8]. Alla morte di Carlo, nel 1583, Giovanni III Ventimiglia, Marchese di Geraci, come più prossimo parente fu nominato curatore del primogenito diciassettenne di Carlo, e tutore degli altri nove figli, compresi tra 1 e 13 anni d'età.
- Dal conte Carlo di Naso discende il vivente Prof. Dr Giovanni Ventimiglia dei Conti-Marchesi di Geraci, Conte di Ventimiglia[9], Cavaliere di Onore e Devozione del Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, Rodi e Malta, Cavaliere di Giustizia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di san Giorgio, professore ordinario di filosofia, direttore del Dipartimento di Filosofia, direttore dell'Istituto di Filosofia applicata alla Facoltà di Teologia di Lugano, membro della Pontificia Accademia san Tommaso d'Aquino, Presidente della Fondazione Reginaldus di Lugano, Presidente dell'Associazione non profit "Pro-filo-umano" per la promozione della filosofia come servizio sociale (nelle carceri, nelle comunità di recupero per ex tossicodipendenti, etc.).
Simone II marchese di Geraci
- Simone II Ventimiglia ( 1528 – 1559), fu marchese di Geraci, signore di Castelbuono, Tusa, Gangi, S. Mauro, Pollina e Castelluzzo. Stratigoto di Messina. Sposò Maria Ventimiglia ed Alliata Signora di Sperlinga;
- Giovanni III Ventimiglia (1559 – 1619), principe di Castelbuono (privilegio del 3 febbraio 1595 - esecutivo dal 22 maggio), marchese di Geraci, signore di Tusa, Gangi, S. Mauro e Pollina, Ciminna e Castelluzzo. Vicario generale e Presidente del Regno di Sicilia negli anni 1595, 1598, 1608. Fu fra gli altri mecenate di Torquato Tasso. Sposò Anna Aragona Tagliavia e Ventimiglia e Dorotea Branciforte e Barresi. Sua figlia Beatrice ottenne, con privilegio del 7 maggio 1627, la concessione del titolo di principessa di Ventimiglia.
- Giuseppe Ventimiglia, marchese di Geraci, suggella una nuova alleanza con la famiglia dei Grifeo di Partanna: il 14 giugno del 1623, a Palermo, si uniscono in matrimonio la figlia Maria Ventimiglia Aragona di Geraci e Mario III Grifeo, principe di Partanna, pretore di Palermo e maestro di campo della milizia del regno. In precedenza, il 1º agosto del 1570, c'era già stato un matrimonio fra le due stesse famiglie: Mario II Grifeo di Partanna, XVI barone di Partanna con Antonia Ventimiglia di Ciminna (feudo passato poi nelle mani del nipote Mario III Grifeo). Il figlio di Mario e Antonia, Guglielmo I Grifeo e Ventimiglia, ottenne il titolo di principe grazie a re Filippo IV di Spagna e di Sicilia.
- Giovanni IV Ventimiglia, marchese di Geraci, divenne grande di Spagna di prima classe con privilegio del 22 luglio 1710, fu Gentiluomo di Camera di Vittorio Amedeo II di Savoia, Cavaliere dell'Ordine supremo della Santissima Annunziata (22 marzo 1714). Con privilegio del 27 settembre 1723, ottenne il titolo di Principe del Sacro Romano Impero, col trattamento di Altezza e con la podestà di batter moneta e medaglie col proprio nome e usare il titolo Dei Gratia. Fu anche Gentiluomo di Camera di Carlo III di Borbone e Cavaliere dell'Ordine di San Gennaro nel 1738[10].
Ventimiglia, Principi di Belmonte
Ramo della famiglia Ventimiglia fu quello dei principi di Belmonte, investiti alla fine del XVII secolo del feudo di Belmonte Mezzagno.
A questo ramo appartenne il Principe di Belmonte.[11].
Furono fra i maggiori committenti di Giuseppe Venanzio Marvuglia: a lui si deve la neoclassica Villa Belmonte all'Acquasanta e Villa Belmonte alla Noce.
Il ramo primogenito si estinse nei Monroy di Pandolfina, dando origine ai Monroy Ventimiglia.
Ventimiglia di Grammonte
I Ventimiglia di Grammonte discendono dal trecentesco Antonio Ventimiglia, conte di Collesano e barone di Gratteri, figlio a sua volta di Francesco II, conte di Geraci. Lorenzo Ventimiglia (deceduto nel 1675), barone di Gratteri e conte di Prades, ebbe i due figli: Carlo, 2. conte di Prades, e Francesco, 1. principe di Belmonte. Da Carlo, 2. conte di Prades e marchese di Regiovanni (+ 1705), nacque Antonio Ventimiglia, che sposò Giovanna Spinola, principessa di Grammonte, la quale trasmise questo titolo nella progenie dei Ventimiglia.
Il 3 ottobre 1860, Sua Altezza il principe del S. R. I., Carlo Antonio II Ventimiglia di Grammonte - estinto il ramo principale maschile dei Ventimiglia di Geraci - esercitava concretamente la titolatura e le prerogative sovrane dei cugini marchesi di Geraci e principi di Castelbuono, in base allo strettissimo fedecommesso agnatizio (risalente al XV secolo) che escludeva la successione femminile da detti titoli. Come si può osservare, a esempio, nel privilegio concesso dal principe Carlo Antonio a Alessandro Baggio, investito del titolo di Barone di Arupa. Il principe Carlo Antonio fu, tra l'altro, Presidente del Comitato Rivoluzionario nella rivoluzione siciliana del 1848:
Carlo Antonio II Ventimiglia di Grammonte (1807-?) fu figlio del principe Salvatore (1777-1833), 3. Principe di Grammonte, e di Maria Stella Scinia, nonché primo cugino di Rosalia, figlia dello zio Luigi (1763-1816), 2. Principe di Grammonte (investito il 22 gennaio 1787), 5. Conte di Prades (investito l’8 luglio 1787), Marchese e Barone di Regiovanni, Barone di Pettineo e Migaido, Barone di Mangiadaini (investito il 26 ottobre 1802), Signore di Gurgo, Celsi Manchi e ½ di Scala, Signore di Pionica e San Martino.
Rosalia Ventimiglia di Grammonte (1798-1868) si sposò il 14 febbraio 1817 con Carlos Miguel Fitz-James Stuart y Fernández de Silva, 14. Duca d’Alba, 7. Duca di Berwick, 7. Duca di Xérica e Lliria, Duca di Penaranda, Duca di Montoro, Duca di Arjona, Duca di Huesca, Conte-Duca di Olivares, Marchese di Jamaica, Conte di Ayala, Conte di San Leonardo de la Mota, Conte di Vilhanoso, 13. Conte di Modica, Grande di Spagna di prima classe ecc., (discendente diretto di re Giacomo II d'Inghilterra), da cui deriveranno i Fitz-James Stuart y Ventimiglia.[14]
La discendenza maschile di Luigi, fratello del principe Carlo Antonio, proseguì nel successivo XX secolo.
Arma
Arma: inquartato: nel primo e quarto di rosso, col capo d'oro (ch'è di Ventimiglia); nel secondo e terzo d'azzurro, alla banda scaccata di due file d'argento e di rosso (che è degli Hauteville).
Cimiero: un leone coronato d'oro, impugnante con la destra una spada d'argento.
Sostegni: due leoni d'oro, coronati all'antica dello stesso, lampassati di rosso.
Divisa o motto: Dextera Domini Fecit Virtutem, Dextera Domini Exaltavit Me (Salmo 117: la destra del Signore ha fatto meraviglie, la destra del Signore si è innalzata), utilizzato in precedenza dal Gran Conte Ruggero come suo motto, affiancato spesso all'immagine della Vergine Maria presa come personale Protettrice.
Note
- ^ Marrone, p. 292
- ^ Tiraboschi, p. 169; Scalamonti, p. 110, 147.
- ^ Fantoni, p. 421.
- ^ Dispacci sforzeschi da Napoli, p. 51
- ^ Cancila, Simone I Ventimiglia, p. 140
- ^ Moscheo, Mecenatismo e scienza, p. 28-32; Moscheo, I Gesuiti e le matematiche, p. 82-89.
- ^ Cancila, Alchimie finanziarie, p. 81-89.
- ^ Archivio di Stato di Palermo. Archivio Notarbartolo di Sciara, b. 71, f. 1-87.
- ^ Titolo onorifico spettante ai membri maschili di questa Casa, sia per uso millenario, secondo il diritto successorio dei Ventimiglia, sia perché trattasi di membro di Casa sovrana. Sulla pubblica considerazione di sovranità dei Ventimiglia si veda a esempio il Moréri, 10., p. 648.
- ^ Mango, p.
- ^ Giuseppe Ventimiglia Principe di Belmonte
- ^ Titulos nobiliarios de Almeria, p. 25
- ^ Giuseppe da Forio, p. 821.
- ^ http://retratosdelahistoria.lacoctelera.net/post/2009/02/14/duques-alba-genealogia
Bibliografia
- Archivio di Stato di Palermo. Archivio Notarbartolo di Sciara, b. 71, f. 1-87: Raccolta e notamento distinto delle terre del territorio di Naso comprate, vendute, legate, donate, rilassate e permutate dall'Ill.mi s.ri Conti di detta terra, incominciando dal sig.D.Carlo Ventimiglia, sig. D. Girolamo Ioppolo seniore, sig.a D. Laurea e sig. D. Antonino Ioppolo e Ventimiglia, sig.ri D. Girolamo, D.Flavia e D. Emanuele Cottone sino all'Ecc.mo sig. D. Girolamo Ioppolo e Ventimiglia duca di Sinagra e conte di Naso (1662).
- Pinuccia Botta, Giovanni I Ventimiglia committente della cappella sub vocabulo Sancti Antonii nella chiesa di S. Francesco a Castelbuono, 'Lexikon: storie e architettura in Sicilia', 2 (2006), p. 33-40.
- Orazio Cancila, Alchimie finanziarie di una grande famiglia feudale nel primo secolo dell'Età Moderna, 'Mediterranea. Ricerche storiche', 3 (2003), n. 6, p. 69-136.
- Orazio Cancila, Simone I Ventimiglia, marchese di Geraci (1485-1544), in Memoria, storia e identità. Scritti per Laura Sciascia, a cura di Marcello Pacifico [et. al.], Palermo: Associazione Mediterranea, 2011, 1.
- Giuseppe da Forio, Vita di Giuseppe Garibaldi, Napoli: Stabilimento Tip. Perrotti, 1862, 2. Documenti.
- Dispacci sforzeschi da Napoli, I. 1444-1458, a cura di Francesco Senatore, Salerno: CAR, 1997.
- Salvatore Distefano, Buscemi. Il Castello dei conti Ventimiglia tra storia ed archeologia, 'Atti del 3. Congresso nazionale di Archeologia medievale', Castello di Salerno, Complesso di Santa Sofia, Salerno 2-5 ottobre 2003, a cura di Rosa Fiorillo, Paolo Peduto,
- Salvatore Distefano, Il fortillicium dei Conti Ventimiglia signori di Buscemi e Gulfora, 'I Siracusani', 9 (2004), p. 30-32.
- Salvatore Distefano, Buscemi. Storia di un castello medievale di Sicilia, 'Ricerche', 7 (2003), n. 1-2, p. 133-172.
- Marcello Fantoni, Il Rinascimento italiano e l'Europa, Treviso: Colla Editore, 2010, 6., Luoghi, spazi, architettura, a cura di D. Calabi, E. Svalduz.
- Ignazio di Loyola, Epistolae et instructiones, Madrid: G. Lopez del Horno, 1904-1905, 2.-3. (=Roma 1964).
- Antonino Mango di Casalgerardo, Nobiliario di Sicilia, Bologna: Forni, 1970, 1., 2.
- Antonino Marrone, Repertorio degli atti della Cancelleria del Regno di Sicilia dal 1282 al 1377, Palermo: Associazione Mediterranea, 2009.
- Louis Moréri, Le Grand Dictionnaire historique ou le mélange curieux de l'histoire sacrée et profane, Parigi: Chez les Libraires associés, 175920.
- Rosario Moscheo, Mecenatismo e Scienza nella Sicilia del '500. I Ventimiglia di Geraci ed il matematico Francesco Maurolico, Messina: Società messinese di storia patria, 1990.
- Rosario Moscheo, I Gesuiti e le Matematiche nel secolo XVI. Maurolico, Clavio e l'esperienza siciliana, Messina: Società messinese di storia patria, 1998.
- G. Rampulla, La valle del Fiume Tusa nella Contea di Geraci: Pettineo, Migaido e Castel di Lucio, Ed. Kimerik, Patti 2007, ISBN 978-88-6096-157-0.
- Francesco Scalamonti, Vita viri clarissimi et famosissimi Kyriaci Anconitani, a cura di Charles Mitchell, Edward B. Bodnar, Philadelphia: American philosophical society, 1996.
- Girolamo Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, In Venezia: Librai Antonio Astolfi [et al.], 1795, 6. Dall'anno 1400 all'anno 1500, 1.
- Titulos nobiliarios de Almeria, a cura di Julio de Atienza y Navajas, Adolfo Barredo de Valenzuela, Madrid: Hidalguia, 1982.
Collegamenti esterni
- Centro Studi Ventimigliani, su sites.google.com.
- Scheda della famiglia Ventimiglia nel Nobiliario di Sicilia del dott. A. Mango di Casalgerardo, sezione web Biblioteca Centrale, sito ufficiale della Regione Siciliana
- il Castello di Sperlinga posseduto dai Ventimiglia dal 1324 al 1597