Paternò
Paternò (Patennò in siciliano) è un comune italiano di 49.607 abitanti[3] della provincia di Catania in Sicilia. È il terzo comune della provincia per ampiezza demografica dopo Catania e Acireale, e dista 20 km dal capoluogo.
Paternò comune | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Città metropolitana | ![]() |
Amministrazione | |
Sindaco | Giuseppe Failla (PdL) dal 29-5-2007 |
Territorio | |
Coordinate | 37°34′00″N 14°54′00″E |
Altitudine | 225 m s.l.m. |
Superficie | 144,04 km² |
Abitanti | 49 607[1] (31-12-2010) |
Densità | 344,4 ab./km² |
Frazioni | Sferro |
Comuni confinanti | Belpasso, Biancavilla, Castel di Judica, Centuripe (EN), Ragalna, Ramacca, Santa Maria di Licodia |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 95047 |
Prefisso | 095 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 087033 |
Cod. catastale | G371 |
Targa | CT |
Cl. sismica | zona 1 (sismicità alta)[2] |
Nome abitanti | paternesi, patornesi, paturnisi in siciliano. |
Patrono | santa Barbara - san Vincenzo martire(compatrono) |
Giorno festivo | 4 dicembre |
Cartografia | |
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Sito istituzionale | |
Storia
Le origini
L'esistenza dell'attuale centro di Paternò è attestata all'epoca protostorica, riferibile al Neolitico. Tracce di insediamenti umani sarebbero invece risalenti all'Età del rame e del bronzo.
Fu probabilmente occupato fin dall'età di Thapsos, cioè tra il 1050 e l'850 a.C., quando nel vulcanetto preistorico che sovrasta la città si insediarono i primi abitanti. La cittadina che sorse era di origine Sicana, nonostante fosse in territorio dei Siculi, i quali stanziatisi nella zona, se ne impadronirono e cacciarono gli abitanti originari. Fin dall'inizio il villaggio prese il nome di Inessa.
Dall'epoca greco-romana, ai bizantini e agli arabi
Quando ebbe inizio il processo di colonizzazione greca della Sicilia, il villaggio cadde nelle mani dei tiranni Telemaco di Agrigento, Gelone di Siracusa e di Gerone I, fratello del precedente.
Attorno al 461 a.C. la cittadina fu conquistata dal re siculo Ducezio, il quale mutò il nome da Inessa ad Aitna. In seguito giunsero alcuni coloni calcidesi provenienti da Catania, che popolarono il centro e chiamarono l'antica Paternò con il nome Inessa-Aitna.
Nel territorio paternese, però, con molta probabilità esistevano due città, infatti non c'era solo Inessa-Aitna, ma molti autori, come ad esempio lo storico greco Tucidide, indicano anche la presenza, a partire dal V secolo a.C., di Hybla Major o Hybla Gereatis, che sorgeva nella parte nordoccidentale dell'attuale città. Nella località vi si insediarono successivamente i Dori, e nel 403 a.C. fu conquistata dal tiranno siracusano Dionisio.
Passata sotto la dominazione romana a seguito delle due guerre puniche vinte contro i Cartaginesi, la città fu a quell'epoca un importante crocevia di scambi commerciali, e ciò fu testimoniato dalla costruzione di strade, acquedotti e ponti, come quello sito in contrada Pietralunga. Fu proprio sotto i Romani che comparve il toponimo «Paternò», che forse derivò da Paetram Aitnaion, cioè la "Rocca degli Etnei", ma a tutt'oggi ignota ne è l'origine.
Tra il IV e il V secolo d.C., la città etnea passò sotto il dominio bizantino, e conobbe un periodo di declino politico ed economico che ne causò lo spopolamento. Dell'epoca bizantina si hanno scarse informazioni dal punto di vista storico, ma è probabile che fu un periodo buio anche a causa delle continue scorrerie e attacchi di popolazioni barbariche e di saraceni. Fu però attuato un intenso processo di cristianizzazione che portò alla diffusione dello stile di vita monastico e alla costruzione di eremi.
Occupata dagli Arabi verso il 901, il borgo fu chiamato Batarnù (che fu probabilmente un'arabizzazione del nome greco Paternòn ), e si riprese grazie alle attività agricole e pastorizie che vi si svilupparono, in seguito all'importazione della coltura degli agrumi. Sotto la dominazione araba, Paternò divenne un casale e amministrativamente fu integrata nella Val Demone.
I Normanni a Paternò
Conquistata dai Normanni nel 1061, il sito venne denominato Paternionis, e iniziò un periodo di grande splendore civico ed economico, giacché la città fu sede di re e regine. Il principale artefice dell'impresa, il condottiero normanno Ruggero d'Altavilla, dopo aver liberato Messina dal dominio musulmano giunse con le sue truppe a Paternò, e vi fece costruire un castello nel 1072 come fortezza per attaccare Catania, che oggi è il simbolo della città.
Sotto i Normanni la città divenne Contea (che fu soppressa nel 1201), l'Altavilla ne assunse il governo, ed il suo vastissimo territorio includeva diversi monasteri - specialmente benedettini - : veri e propri feudi che amministravano le ricche risorse agricole del contado. Per tale motivo Paternò ebbe l'appellativo di Civitas Fertilissima.
Il doppio matrimonio del 1089 tra il Conte Ruggero e Adelaide del Vasto e quello del fratello di costei, Enrico, con la figlia di primo letto del conte normanno, Flandina, stabilì un'alleanza tra gli Altavilla e gli Aleramici. A seguito di quest'ultimo evento, la città etnea passò sotto il controllo di del Vasto. Alla morte di Enrico, gli succedette nel 1143 il figlio Simone. In seguito divenne conte di Paternò, il normanno Bartolomeo de Luci.
Della dominazione normanno-aleramica, si possono notare a tutt'oggi le caratteristiche architettoniche di diversi monumenti, e addirittura intravedere gli influssi in chiave antropologica, come la presenza di alcuni tratti fisici caratteristici delle popolazioni nordiche in una parte della popolazione. Quest'ultimo fattore è dovuto anche all'immigrazione di gente longobarda proveniente dal territorio d'origine dei Del Vasto, che favorirono questi flussi per sostituire gli elementi arabi fuggiti o deportati in altri territori, favorendo anche la recristinizzazione della comunità.
I periodi svevo, angioino e aragonese
A seguito del matrimonio avvenuto nel 1186 tra la figlia del conte Ruggero, Costanza d'Altavilla e l'imperatore Enrico VI, la città passò sotto la dominazione sveva nel 1194. Da questa unione nacque il futuro imperatore Federico II, il quale affidò la città al controllo di Beatrice Lanza, sorella di Galvano, divenuta signora di Paternò nel 1200.
Alla morte dell'imperatore svevo avvenuta nel 1250, Paternò passò successivamente sotto i domini angioino e aragonese (1299). In epoca aragonese, nel 1302, Paternò fu inserita nella cosiddetta Camera Reginale che venne costituita da Federico III d'Aragona come dono di nozze alla consorte Eleonora d'Angiò, poi ereditata dalle Regine che si susseguirono, sino alla sua abolizione.
Nel 1348 la signoria di Paternò passò a Blasco Alagona, che governò la città sostenuto dal popolo nella sua lotta contro i Palizzi e i Chiaramonte. Alla morte di Blasco, la guida del governo della città fu assunta dal figlio Artale, che dimorò nel Castello.
Nel 1402, qualche anno dopo la morte dell'Alagona, il re Martino assegnò la città alla sua consorte, la regina Bianca di Navarra.
La signoria dei Moncada
Il periodo di magnificenza di Paternò durò fino al XV secolo. Nel 1431 il re Alfonso I d'Aragona vendette la città a Niccolò Speciale. Passata molti anni più tardi al Regio Demanio il sovrano la rivendette nel 1456 a Guglielmo Raimondo Moncada.
Con i Moncada la città venne infeudata e, seppur inizialmente furono buoni amministratori, ne causarono un lento ma inarrestabile declino.
Sotto i Moncada, che si fregiarono del titolo di Principi di Paternò nel 1565 su investitura di Filippo II di Spagna, numerosi furono gli edifici religiosi eretti in città ad opera delle molte confraternite che vi operavano e, tra questi, la Chiesa di Sant'Antonio Abate, con l'annesso convento dei Padri conventuali e quella di San Domenico con il convento dei Padri Domenicani.
In quel periodo Paternò, mutò quindi a livello urbanistico, e dopo il terremoto del 1693, la collina perse sempre più il suo ruolo di cuore della città in favore della parte bassa, in forte espansione demografica ed economica. Il dominio dei Moncada sul comune etneo si concluse nel 1812, anno di promulgazione della Costituzione siciliana, che assieme ad un'uguaglianza in campo giuridico, all'abolizione della tortura e del maggiorascato, prevedeva la cessazione dei diritti feudali.
Dal Risorgimento alla Seconda Guerra Mondiale
Nel XIX secolo la popolazione paternese partecipò attivamente ai moti del 1820, 1837 e del 1848, scoppiati nella Sicilia borbonica. Il 17 maggio 1860 nella città etnea scoppiò un'altra insurrezione antiborbonica, che vide l'innalzarsi del Tricolore. A Paternò i volontari di Giuseppe Garibaldi sconfissero un reparto dell'esercito borbonico guidato dal colonnello Mella, e questa impresa consentì successivamente ai garibaldini di conquistare Catania[4]. Lo stesso Generale nel 1864 recò visita alla città, che lo accolse festante.
Uno dei problemi principali della città tra fine Ottocento e inizio Novecento fu quello di essere una zona malarica, per la vicina presenza del fiume Simeto. Tuttavia il problema venne risolto, con le prime bonifiche delle zone paludose nella Piana di Catania. La superficie agraria e forestale del paese poté quindi espandersi, si arricchì così di agrumeti, e ciò attrasse le migrazioni di braccianti agricoli (detti «agrumari») provenienti dai comuni confinanti della stessa provincia, ma anche da altre province siciliane, come quelle dei comuni rurali della provincia di Enna e di Messina. Paternò vide comunque momenti di alti e bassi dal punto di vista economico. Durante il Fascismo - tranne che nel periodo della Grande crisi - conobbe però un incremento della sua produzione agrumicola.
Nelle due guerre mondiali, il centro etneo pagò un grosso tributo a livello di vite umane. Se nella Prima Guerra Mondiale circa 600 giovani paternesi mandati sul fronte persero la vita, fu soprattutto nel secondo evento bellico che si manifestarono gli eventi più disastrosi. Il pomeriggio del 14 luglio 1943, un pesante bombardamento compiuto dall'aviazione anglo-americana distrusse l'80% dell'abitato e causò 2.320 feriti[5]. Ben più grave fu il bilancio dei morti sotto le macerie che fu di oltre 4.000 vittime[6]. I bombardamenti durarono fino al 6 agosto, con la ritirata dei militari tedeschi presenti nella zona, e la successiva occupazione della città da parte delle forze dell'esercito inglese.
Epoca contemporanea
La ricostruzione post-bellica a Paternò fu inizialmente molto lenta. Tuttavia lo sviluppo urbanistico della città ha avuto una grande accelerazione negli anni sessanta-settanta del secolo scorso, periodo in cui la "geografia" urbana e stradale della città si è meglio definita secondo gli standard moderni e meglio adattata alle esigenze delle nuove classi emergenti della borghesia medio-alta, con la creazione di nuovi quartieri.
Fino agli anni ottanta, la città è cresciuta notevolmente, vivendo il fenomeno di una selvaggia edilizia civile abusiva, la quale ha creato dal nulla interi quartieri, e deturpando perfino alcuni angoli del Centro storico e della stessa Collina storica. Gli ultimi anni novanta hanno visto lo sviluppo delle più lontane periferie e la riqualificazione di alcuni spazi della ricca via Emanuele Bellia (come lo spazio verde con parcheggio creato nella piazza dei Caduti di Nassiriya dietro Piazza della Regione).
Onorificenze
— Paternò, 14 luglio-3 agosto 1943
Monumenti e luoghi di interesse
Di notevole interesse architettonico sono gli edifici posti nella Collina Storica, tra cui la Chiesa Madre eretta in epoca normanna e rimaneggiata nel 1342, intitolata alla Madonna dell'Alto, venne profondamente modificata agli inizi del XVIII secolo, periodo in cui fu variato anche l'orientamento dell'ingresso e gli interni vennero adeguati allo stile dell'epoca, il barocco.
Molto interessante anche il Complesso di San Francesco alla Collina, del 1346, con la pregevole chiesa (dell'XI secolo) dalle caratteristiche architettoniche marcatamente gotiche, brevi lacerti di pregevoli affreschi e alcuni residui dell'apparato decorativo barocco. Poco lontana, la Chiesa di Cristo al Monte modificata nel XVIII secolo secondo lo stile rococò. Sulle pendici del colle si trova la Chiesa di Santa Maria della Valle di Josaphat (o della Gancia) fatta edificare nel 1092 dalla contessa Adelasia con uno splendido portale gotico.
Il monumento più rilevante dell'intero territorio è sicuramente il Castello Normanno fatto erigere nel 1072 dal conte Ruggero, dalla caratteristica forma a parallelepipedo, simile ai donjon francesi ed ai castelli scozzesi fortificati nello stesso periodo, e in seguito più volte rimaneggiato. Il Castello fu oggetto nel corso del tempo di diversi lavori di restauro. Il primo di questi fu effettuato nei primi anni del XIV secolo, poi nel 1900 e infine nel 1958. Gli interni si trovano ancora oggi in buono stato di conservazione e al piano terra è possibile ammirare una elegante cappella affrescata con diversi dipinti.
Percorrendo poi delle poderose scale intagliate nelle mura si può visitare l'intera struttura del Castello fino alla terrazza superiore. Al primo piano si trova la sala d'armi che risulta molto grande e ben illuminata da quattro bifore. Al secondo piano è possibile ammirare una raffinata galleria illuminata da altre due bifore. Arrivando infine in cima alle scale si giunge alla terrazza superiore da dove è visibile il suggestivo panorama comprendente l'Etna, la Piana di Catania e la Valle del Simeto.
Sempre durante il periodo normanno, la città venne fortificata, e perciò furono costruite nove porte che permettevano l'accesso e la difesa della città. Di queste ne rimangono oggi soltanto tre: la Porta del Borgo, la Porta Lentini o del Pertuso e la Porta della Ballottola.
Realizzata nel XVIII secolo, risulta di grande impatto scenografico la Scalinata della Matrice, che collega il sagrato della Chiesa Madre con la Porta del Borgo, che è ubicata nella parte mediana della collina storica ed era l'antico ingresso principale alla cinta muraria medievale. Appena fuori dalla Porta del Borgo si trova il Palazzo Moncada, costruito nel 1627 e appartenuto alla potente famiglia di origine spagnola, che per molto tempo fu la feudataria della Città.
Nella città bassa, che si sviluppò a partire dal XVI secolo alla base del colle, sorgono altri importanti monumenti tra i quali spiccano il complesso dell'ex Monastero della Santissima Annunziata, dove si conserva lo splendido Olio su tavola della Madonna dell'Itria, opera cinquecentesca della famosa pittrice Sofonisba Anguissola, che visse a Paternò, la chiesa di Santa Barbara e la chiesa di Santa Caterina d'Alessandria. Nella zona di nuova espansione, a nord-est dell'abitato, merita una visita la moderna Chiesa di San Francesco all'Annunziata dei Cappuccini (1987), coi preziosi bronzi di Betto Tesei e lo splendido Mosaico del Cantico delle Creature (1989) del grande artista Ugolino da Belluno.
È di notevole interesse storico un'antica mappa prospettica di Paternò: un disegno ad inchiostro del Seicento scoperto recentemente, che inquadra la Collina e la città sottostante, coi suoi monumenti principali e con scene di vita quotidiana e di giustizia.
Elenco dei monumenti
Sia la Collina che la "città bassa" di Paternò, sono caratterizzate da una massiccia presenza di monumenti storici e religiosi. Oltre una trentina sono le chiese, di antica e recente costruzione, e quattro di queste sono concentrate soltanto in Piazza Santa Barbara. Tra i monumenti più importanti vi figurano:
- Castello Normanno
- Chiesa Madre di Santa Maria dell'Alto
- Chiesa e Convento di San Francesco sul Colle
- Chiesa del Carmine
- Chiesa del Pantheon
- Chiesa della Madonna dell'Itria e Torre dei Falconieri
- Chiesa della Madonna delle Grazie detta anche "Chiesa di San Giuseppe"
- Chiesa di Cristo al Monte
- Chiesa di San Domenico
- Chiesa di San Francesco all'Annunziata o dei Cappuccini
- Chiesa di San Giacomo
- Chiesa di Santa Barbara
- Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria
- Chiesa di Santa Margherita
- Chiesa di Santa Maria della Valle di Josaphat
- Ex monastero della Santissima Annunziata
- Palazzo Alessi
- Palazzo Moncada
- Santuario della Madonna della Consolazione
- Scalinata Settecentesca della Matrice
Società
Evoluzione demografica
Abitanti censiti[7]

Dal punto di vista storico, sulla popolazione paternese si hanno statistiche soltanto a partire dal 1500. Nel periodo preunitario, infatti, dai 4.000 di quell'anno la popolazione crebbe costantemente arrivando ai 13.733 del 1852[8]. Nel primo censimento nazionale effettuato nel 1861 la popolazione ammontava a 14.219 abitanti. Da allora Paternò, salvo una contrazione verificatasi negli anni venti, vide crescere la propria popolazione, e il massimo incrementò si verificò tra i censimenti del 1901 e il 1911.
Il costante e continuo incremento demografico della popolazione di Paternò è da attribuire principalmente al sostenuto tasso di incremento naturale dei decenni scorsi e ai flussi migratori provenienti da altre zone, che non risentì tra l'altro neppure di alcune epidemie che colpirono la città etnea (come quelle della peste del 1576 e di colera del 1837, 1867 e 1911) e dei due eventi bellici.
Al 31 dicembre 2010, la popolazione residente nel comune di Paternò risultava essere di 49.578 abitanti[9], in lieve calo rispetto all'anno precedente in cui ammontava a 49.604 [9]. Il regresso è da attribuire non solo al calo del tasso di natalità (9,9‰) verificatosi negli ultimi anni (dai 13,5‰ del 2002[10]), comunque in eccedenza rispetto quello di mortalità (8,0‰), anch'esso in calo, ma al passivo del saldo migratorio, che vede prevalere le cancellazioni anagrafiche verso altri comuni (specie quelli limitrofi), sulle iscrizioni. Il dato, seppur leggermente negativo, se mantenuto nei prossimi anni rischia di alterare gli attuali equilibri demografici che vedono la componente con meno di 15 anni di età (17,8%) prevalere su quella con più di 65 anni (15,1%)[11].
Di recente insediamento nella città, alcune comunità straniere. Al 31 dicembre 2009, i residenti con cittadinanza straniera risultavano 651 (pari all'1,3% della popolazione), e le comunità più grandi risultavano quelle provenienti da Romania, Marocco, Tunisia, Albania e Mauritius[12].
Lingue e dialetti
Pur appartenendo al gruppo dei dialetti catanesi privi di metafonesi, il dialetto o la parlata paternese ha delle sue peculiarità. Rispetto all'idioma parlato a Catania, il paternese differisce per la pronunzia larga, sfregata e una cadenza lenta.
Tali differenziazioni a livello lessicale e fonetico, sono probabilmente dovute ad influssi ereditati dall'antico dialetto gallo-italico parlato dai coloni settentrionali - detti «lombardi» - giunti in massa a Paternò e negli altri feudi, dal Monferrato e dalla Liguria in epoca normanna sotto la signoria di Enrico del Vasto[13], il cui idioma regredì successivamente dopo la diffusione della lingua siciliana, alla quale si commistionò.
Religione
Città pagana agli inizi della sua fondazione, quando si chiamava Inessa-Aitna e Ibla, il cui culto si basava sulla devozione verso gli dei, come testimonia anche il nome dato in onore a Ibla la dea della procreazione, il cristianesimo a Paternò cominciò a diffondersi, secondo la tradizione, agli inizi del I secolo con l'invio, da parte di San Pietro dei monaci taumaturgi Filippo di Agira, Calogero di Calcedonia, Onofrio e Archileone, per espellere i demoni dalle rupi della collina di Etna. Gli spiriti malvagi o demoni furono fatti uscire dai vasi di rame del tempio di Gerusalemme, per ordine del re Nabucodonosor.
Principale festa religiosa è quella in onore di Santa Barbara ricordata il 4 dicembre di ogni anno, le cui festività durano una settimana intera con processioni, celebrazioni sacre, gare sportive. Fu scelta dai paternesi come loro patrona nel 1576. Secondo la tradizione, infatti, la martire di Nicomedia fu invocata dagli abitanti, accolse le loro preghiere e liberò la città dalla peste. Per molti secoli Santa Barbara fu in realtà compatrona della città etnea, in quanto patrono fu Vincenzo di Saragozza, santo spagnolo imposto dai Moncada, quando costoro presero il potere.
Altre feste religiose importanti sono quella della Madonna della Consolazione, molto venerata in città, le cui festività ricorrono annualmente l'ultima domenica di maggio, e quella che si svolge annualmente il Venerdì Santo, la processione dei simulacri della Madonna Addolorata e del Cristo Morto. Sempre relative al culto mariano, sono assai venerate anche la Madonna del Carmelo e la Madonna delle Grazie. Altra figura religiosa venerata, anche se non figura tra i compatroni, è quella di Sant'Alfio, il cui culto è ospitato nella chiesa di Santa Caterina.
Cultura
Istruzione
A Paternò ha sede una biblioteca comunale intitolata al geografo Giovan Battista Nicolosi, istituita nel 1835, che si trova ubicata dietro l'ex Monastero dell'Annunziata. In passato fu presente un teatro (che sorgeva nell'attuale via Teatro), inaugurato nel 1704, passato sotto la proprietà del comune nel 1755 e abbattuto nel 1957.
Vi è concentrato un rilevante numero di istituti di istruzione superiore di secondo grado, pubblici e privati, divisi tra licei, istituti tecnici e professionali, di cui si servono in gran parte anche gli studenti di comuni limitrofi.
Miti e leggende
- Sull'origine del nome del comune esiste una leggenda secondo la quale all'epoca della conquista della Sicilia ad opera del generale Marcellino vi furono ribellioni. Tra i ribelli vi erano un vecchietto ed un giovane, suo figlio. Mentre due soldati romani tentavano di violentare due ragazze del luogo, furono attaccati dal vecchio e dal giovane. Un soldato morì, l'altro, ferito, si salvò fuggendo. I due ribelli scapparono, ma furono catturati e condotti dal giudice, che li sottopose all'esame giudizio del soldato scampato alla morte. Questi riconobbe subito il giovane, ma non seppe pronunciarsi sulla identità del vecchio. Il giovane fu interrogato dal soldato, non fornì l'dentità del padre e lo salvò. Il vecchio visse il resto della sua vita presso il fiume che fu chiamato "Paternò" e dal quale prese in seguito il nome anche il paese.
- Esiste un'altra leggenda che narra che l'antica Inessa, antico nucleo dell'attuale Paternò, fu fatta costruire da un re greco di nome Simeto che gli diede il nome al fiume, o che sorse dopo il Diluvio universale. Inoltre il villaggio sarebbe stato in seguito popolato da dei "Giganti".
- Si dice che due dragoni alati vissero nel Castello, ma quando la popolazione tentò di cacciarli, i due draghi uscirono dal loro nascondiglio e rimasero per sempre attaccati alle mura del castello così come sono raffigurati nello stemma comunale.
Musei
Nel comune etneo sono presenti tre musei:
- il Museo Civico "Gaetano Savasta", presso l'ex carcere borbonico
- il Museo della Civiltà Contadina, presso l'ex macello comunale
- la Galleria d'Arte Moderna, attualmente ospitata nei locali dell'ex "Piccolo Teatro"
Media
Nel territorio di Paternò vengono ricevuti i segnali di tutte le emittenti radio-televisive a diffusione nazionale, e le maggiori a diffusione regionale, in particolare quelle catanesi. A queste si aggiungono le emittenti televisive locali Ciak Telesud e VideoStar TV, e quelle radiofoniche Radio Video City e Radio Touring.
Cinema
A Paternò sono stati girati tre film:
- Cavalleria rusticana (1939) di Amleto Palermi
- I fidanzati (1963) di Ermanno Olmi
- La matassa (2009) di Ficarra e Picone e Giambattista Avellino
Tradizioni e folklore
Oltre alle feste religiose, a Paternò si svolgono annualmente altri generi di eventi. Annualmente vi si svolgono il Carnevale (il primo fu nel 1867), la mostra sull'artigianato, il commercio e l'agricoltura locali che si svolge agli inizi d'autunno, e rassegne artistiche nel periodo estivo.
Dal punto di vista gastronomico, la cucina paternese è pressocche identica a quella tipica dell'area etnea, ma ha delle peculiarità per ciò che riguarda la tradizione dolciaria. Tipico dolce pasquale è il ciciliu, uova di gallina ornate con figure di pasta; a Natale viene invece preparata la luna, dolce a forma di mezzaluna ripiena di fichi secchi, miele, arance, mandarini e limoni canditi, pinoli, noci, mandorle e cannella.
Personalità legate a Paternò
La città di Paternò ha dato i natali a diverse personalità note in vari ambiti, da quello culturale, giuridico, musicale, politico e sportivo:
- Emanuele Bellia (1792-1860), avvocato e giureconsulto
- Ciccio Busacca (1925-1984), cantastorie
- Alessandro Cavallaro, atleta
- Carmelo Ciccia (1934), scrittore e critico letterario
- Francesco Coco (1977), ex calciatore
- Barbaro Conti (1930), poeta e scrittore
- Gaetano Cutore (1869 - 1955), medico anatomista
- Giulio Crimi (1885 - 1939), tenore
- Alfio Ferrisi (1916-2005), scrittore e questore
- Giovanni Galloni (1927), politico
- Antonino La Russa (1913 - 2004), politico
- Ignazio La Russa (1947), politico
- Salvatore Ligresti (1932), imprenditore
- Barbaro Lo Giudice (1917), politico
- Nino Lombardo (1927), politico
- Margareth Madè (1982), attrice
- Giovanni Luigi Moncada (1745-1827), politico
- Giovan Battista Nicolosi (1610 - 1670), sacerdote, geografo, matematico
- Luca Parmitano, astronauta
- Emanuele Rapisarda (1900 - 1989), latinista e docente universitario
- Gaetano Emanuele Savasta (1865 - 1922), prelato, storico, conferenziere, poeta
- Nicolò Stizzìa (1540-1595), teologo, vescovo, 1° giudice del Tribunale della Apostolica Legazia di Sicilia
- Michelangelo Virgillito (1901 - 1977), finanziere e filantropo
Geografia antropica
Urbanistica
L'attuale centro storico di Paternò si sviluppò verso la seconda metà del XVI secolo, quando vi si insediarono gli abitanti provenienti dalla Collina storica. Ma fu a partire dal secolo successivo che l'abitato fu oggetto di numerosi interventi edilizi.
La pianta urbanistica della città presenta delle particolari sequenze a "croce" di strade e di piazze. Si parte della via Vittorio Emanuele - detta "strada dritta" per via della sua struttura lineare - costruita agli inizi del XIX secolo con il nome di via Ferdinandea, che attraversa gran parte del centro, tocca la piazza Regina Margherita - detta i "Quattro Canti" e molto simile a quelli di Palermo - e la piazza Indipendenza, per poi concludersi al Santuario dell'Annunziata.
Accanto al "salotto" classico dell'antica e suggestiva via Vittorio Emanuele ricca di dimore patrizie si affiancò, a partire dal secondo dopoguerra, la via Emanuele Bellia (più larga della "strada dritta").
Nel 1976 furono avviati i lavori per la realizzazione della contrada Ardizzone, quartiere "satellite" della città. Paternò subì quindi nuove spinte centrifughe che la portarono ad una successiva espansione verso il fronte orientale a partire dal corso Italia e dal corso Del Popolo che videro il fiorire di nuove palazzine e ampliamenti delle strade con l'aggiunta di viali alberati e giardini, nonché la presenza della attuale sede del Municipio (un moderno palazzo di 10 piani edificato nel 1960).
L'abitato di Paternò è a tutt'oggi in fase di espansione, verso la parte sud della città, è prevista infatti l'urbanizzazione del quartiere Scala Vecchia-Palazzolo.
Frazioni
Nonostante la vastità del territorio, Sferro è l'unica frazione del comune di Paternò. È un centro agrumicolo della piana di Catania. Vi si svolse una battaglia tra britannici e tedeschi nel corso della seconda guerra mondiale. Furono frazioni del comune di Paternò, Licodia di Paternò (l'odierna Santa Maria di Licodia) divenuta comune nel 1841, e Ragalna divenuta comune nel 1985.
Vi sono comunque numerose contrade, che sono per gran parte zone disabitate e dove vi sono situati molti terreni agricoli.
Economia
Il principale settore produttivo è sempre stato quello di produzione, trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli. In passato era molto importante il settore agrumario, di cui era rinomata l'arancia rossa, la sanguinella, esportata in tutto il mondo. A tutt'oggi comunque il settore agricolo è quello principale nell'economia paternese, che produce anche cereali, ortaggi, pomodori, olive ed uva. In passato molto diffuse erano anche le coltivazioni di cotone, legumi e mandorle, a cui si aggiungeva anche una significativa produzione vinicola.
Oggi la produzione è orientata verso il settore conserviero agroalimentare. Nel complesso l'attività manifatturiera è poco sviluppata, e oltre al settore delle conserve, riguarda anche i settori della plastificazione e degli imballaggi. Fiorenti sono invece le attività artigianali, che vantano la produzione dei famosi carretti siciliani. Notevole anche la lavorazione dell’argilla, della pietra lavica, del ferro battuto e del legno.
Notevole l'impiego nel settore terziario, e molto presenti sono le attività commerciali, soprattutto nel centro cittadino. Ciò nonostante Paternò presenta uno dei tassi di disoccupazione più elevati della provincia, che alla fine degli anni novanta si attestava attorno al 30%[14], e che rispetto alla situazione attuale non è molto dissimile, e questo dato riguarda soprattutto i più giovani.
Pur disponendo il suo territorio di bellezze architettoniche e naturalistiche, e malgrado l'importanza storica che ha sempre avuto nell'area etnea sud-occidentale, il turismo a Paternò non è mai stato particolarmente valorizzato.
Infrastrutture e trasporti
La città di Paternò è collegata al capoluogo catanese dalla strada statale 121, ammodernata a due corsie separata negli anni ottanta ma ormai del tutto insufficiente al volume di traffico giornaliero. Altre importanti strade di comunicazione è la statale 284 che collega con Randazzo, e la statale 575 che collega con Troina e gli altri centri dell'Ennese.
Nonostante la presenza di ben due stazioni ferroviarie, quella delle Ferrovie dello Stato non ha mai rappresentato un' alternativa valida di trasporto viaggiatori ma ha svolto un grande volume di traffico merci derrate e agrumario fino alla fine degli anni settanta: oggi è dismessa. L'altra, a scartamento ridotto della Ferrovia Circumetnea (attiva dal 1895) svolge ancor oggi un discreto servizio pendolare; è in progetto, già approvata ma non interamente finanziata, la costruzione della tratta extraurbana della Metropolitana di Catania, che assicurerà celeri collegamenti continui e cadenzati.
Attualmente la maggior parte degli spostamenti avvengono con mezzi propri su strada o con autobus della stessa FCE diretti a Catania. Il trasporto urbano è invece affidato ai bus navetta dell'Azienda Siciliana Trasporti che collegano le varie zone della città.
Amministrazione
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- Paternò con D.P.R del 9 febbraio 1983 ha ricevuto il Titolo di Città.
Sport
Impianti sportivi
Il comune dispone di uno stadio da 4.000 posti, inaugurato nel 2001 e intitolato alla memoria dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, lo Stadio Falcone-Borsellino, utilizzato per gli incontri interni del Paternò Calcio.
Altra struttura sportiva è lo storico campo di calcio Salinelle da 10.000 posti, costruito nel 1950 e convertito in un velodromo, di proprietà della Provincia Regionale, ultimato nel 2003 dopo dieci anni di lavori e fino ad oggi mai aperto al pubblico, a causa di un contenzioso tra l'Ente e la ditta che ha realizzato i lavori di ristrutturazione dell'impianto[15].
Sono presenti anche un Palazzetto dello Sport destinato alle gare di pallacanestro, pallavolo, beach volley e beach soccer, un campo di softball dove si svolgono le gare di questa disciplina sportiva e la piscina comunale intitolata a nome di papa Giovanni Paolo II, inaugurata nel 2009 dopo 40 anni di attesa.
Società sportive
La principale squadra di calcio di Paternò è l'Associazione Sportiva Dilettantistica Paternò 2011, nata nel 2011 dalle ceneri della fallita Associazione Calcio Paternò 2004, a sua volta erede di quell'Associazione Sportiva Paternò Calcio, che è stata protagonista tra la stagioni calcistiche 1999-2000 e 2001-2002, di tre promozioni consecutive dall'Eccellenza alla Serie C1, sotto la guida tecnica di Pasquale Marino.
Per quanto riguarda gli altri sport sono presenti altre realtà, come la squadra di baseball del Catania Warriors Paternò, che ha militato nella Italian Baseball League, massima divisione nazionale. Per il basket vi è la squadra del Basket Club Paternò, per la pallavolo la Paternò Volley (maschile) e la Normanna Volley (femminile), che militano nei campionati dilettantistici.
Galleria fotografica
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Paternò vista dalla Collina storica
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Porta del Borgo
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Simulacro argenteo di Santa Barbara venerato presso la Chiesa di Santa Barbara
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Scalinata Settecentesca della Matrice
Note
- ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2010.
- ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
- ^ Bilancio demografico mensile Anno 2011 (Demo.istat.it)
- ^ Cfr. P. Mattigana, Storia del risorgimento d'Italia dalla rotta di Novara dalla proclamazione del regno d'Italia dal 1849 al 1861 con narrazioni aneddotiche relative alla spedizione di Garibaldi nelle due Sicilie, Legros e Marazzani, 1864, pp. 439-440-441
- ^ Cfr. A. De Jaco, 1943: la Resistenza nel Sud : cronaca per testimonianze, Argo, 2000, p. 24
- ^ Dal sito ASicilia.it
- ^ Dati tratti da:
- Popolazione residente dei comuni. Censimenti dal 1861 al 1991 (PDF), su ebiblio.istat.it, ISTAT.
- Popolazione residente per territorio – serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it.
Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno.
- ^ Cfr. D. Ruocco, Annali del Mezzogiorno, Università degli Studi di Catania, 1968, p. 288
- ^ a b Bilancio demografico anno 2010 e popolazione residente al 31 Dicembre - Paternò (Demo.istat.it)
- ^ Dal sito Comuni-italiani.it
- ^ Dal sito Comuni-italiani.it
- ^ Cittadini Stranieri. Bilancio demografico anno 2009 e popolazione residente al 31 Dicembre - Paternò (Demo.istat.it)
- ^ (DE) Cfr. M. Pfister, Galloromanische Sprachkolonien in Italien und Nordspanien, Akademie der Wissenschaften und der Literatur, 1988, pp. 13-14
- ^ Dal sito Duesicilie.org
- ^ Velodromo «Salinelle» un'altra brutta sorpresa - La Sicilia, 6 marzo 2011
Bibliografia
- AA.VV. - Piccole città, borghi e villaggi: viaggio attraverso storie e itinerari inconsueti, paesi medievali e centri rinascimentali, borghi murati e citta progettate, vol. 3 - Milano, Touring Editore, 2008, ISBN 8836547869.
- S. Borzì - Sicilia schiava: panoramica azione critico-storica sugli antichi avvenimenti di Sicilia - Catania, Marchese, 1962.
- C. Ciccia - Il mito d'Ibla nella letteratura e nell'arte - Cosenza, Luigi Pellegrini Editore, 1998, ISBN 8881010437.
- S. Correnti - Paternò - Palermo, Nuova Trinacria, 1973.
- F. R. Corsaro - Dizionarietto etimologico dell'idioma paternese - Catania, Arti Grafiche "Il Cinabro", 1989.
- S. Di Matteo - Paternò. La storia e la civiltà artistica - Palermo, Arbor Edizioni, 2009, ISBN 888632538X.
- S. Di Matteo - Paternò: nove secoli di storia e di arte - Palermo, GE Edizioni, 1976.
- V. Fallica - Storia di Paternò - Catania, Opera Universitaria, 1991.
- V. La Mantia - Consuetudini di Paternò - Palermo, Tipografia Giannitrapani, 1903.
- E. Ponchieri - Tra i Normanni nell'Italia meridionale - Roma, Edizioni Scientifiche Italiane, 1964.
- B. Rapisarda - Paternò fra due torri - Paternò, Marchese, 1992.
- G. Savasta - Memorie storiche della città di Paternò - Catania, Galati, 1905.
Voci correlate
Altri progetti
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