Sila

altopiano dell'Appennino calabro, acrocoro italiano
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La Sila (nel calabrese sZila) è un altopiano situato nella zona settentrionale della regione Calabria. Esso si estende per 150.000 ettari (il più grande d'Europa) attraverso le province di Catanzaro, Crotone e Cosenza e si divide (da nord a sud) in Sila Greca, Sila Grande e Sila Piccola; i rilievi più alti sono il monte Botte Donato (mt.1928), in Sila Grande, ed il Monte Gariglione (mt.1765) in Sila Piccola. È il più vecchio parco nazionale della Calabria, tra i primi 5 nati in Italia: con D.P.R. 14.11.2002 sono stati istituiti il Parco Nazionale della Sila ed il relativo Ente, che ricomprende i territori già ricadenti nello "storico" Parco Nazionale della Calabria (1968) e tutela aree di rilevante interesse ambientale per complessivi 73.695 ettari.

Sila
[[File:|frameless|center|260x300px]]Paesaggio silano.
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Calabria
Provincia  Catanzaro
  Cosenza
  Crotone
AltezzaMonte Botte Donato 1,928 m s.l.m.
CatenaAppennino
Coordinate39°22′N 16°30′E
Mappa di localizzazione
Mappa di localizzazione: Italia
Sila
Sila

Cenni storici

Le prime testimonianze umane in Sila risalgono all'homo erectus (circa 700.000 anni da oggi) e sono state individuate sulle sponde del lago Arvo. Altre testimonianze, sulle rive del lago Arvo e del lago Cecita, risalgono all'uomo di Neandertal. Tra la fine del neolitico e l'inizio dell'età del rame (3800-3300 a.C.), tutta la Sila venne occupata da insediamenti di agricoltori e pescatori che sfruttavano le antiche conche lacustri (Arvo e Cecita) per un caratteristico metodo di pesca con la rete. Ulteriori testimonianze risalgono all'antica età del bronzo (Ampollino e Cecita).

I Bruzi, antico popolo di pastori e artigiani, ma anche di fieri combattenti, non furono quindi i primi frequentatori dell'altopiano silano. Sicuramente essi vennero a contatto con i Greci che avevano colonizzato le zone costiere con la fondazione di Sibari, di Crotone, di Petelia, di Krimisa e con loro probabilmente stabilirono rapporti di "buon vicinato". Il più importante insediamento di età greca, in Sila, è costituito dal santuario scoperto - a breve distanza da Camigliatello Silano - nel lago Cecita (VI-III secolo a.C.) ad opera della Soprintendenza per i beni archeologici della Calabria (scavi diretti dall'archeologo Domenico Marino in collaborazione con il ricercatore Armando Taliano Grasso).

Dopo la distruzione di Sibari avvenuta nel 510 a.C. ad opera dei Crotoniati, essi continuarono ad abitare prevalentemente nelle zone interne. Solo molto più tardi, dopo le guerre puniche, Roma iniziò ad interessarsi a tutta la Calabria ed anche a questo territorio montano traendone soprattutto legname pregiato utilizzato nella costruzione di navi e per l'estrazione della pece (pix bruttia). Scavi ad opera della Soprintendenza per i beni archeologici della Calabria (diretti dall'archeologo Domenico Marino), in collaborazione con l'Università della Calabria, insegnamento di Topografia Antica (ricercatore archeologo Armando Taliano Grasso), hanno messo in luce un importante insediamento dedicato all'estrazione e lavorazione della pece, attivo tra il III secolo a.C. ed il III secolo d.C.

Con la caduta dell'Impero Romano ebbero luogo le invasioni barbariche.

Nel VI secolo i Bizantini ristabilirono l'ordine, la pratica dell'allevamento e dell'agricoltura.

Nel VIII secolo i Longobardi sottrassero molti terreni a Costantinopoli. Le successive invasioni arabe lungo le coste calabre costituirono la decadenza definitiva dei Bizantini.

Dal 1045 al 1060 si sostituirono i Normanni che contribuirono a diverse fondazioni monastiche che diedero vita (nel XII secolo) alla costruzione delle abbazie cistercensi. Alcuni esempi sono l'Abbazia di Santa Maria della Matina a San Marco Argentano, l'Abbazia di Santa Maria di Acquaformosa, l'Abbazia di Santa Maria della Sambucina a Luzzi, l'Abbazia di Santa Maria di Corazzo a Castagna e l'Abbazia Florense a San Giovanni in Fiore. I monasteri furono luoghi di studio, centri di cultura e di stimolo per la rinascita agricola.

Le genti delle coste migrarono verso le Pendici dell'Altopiano Silano, dove fondarono i cosiddetti Casali. In quell'epoca venne realizzato un grandioso monastero ad opera di Gioacchino da Fiore intorno al quale si sviluppò il primo centro abitativo dell'altopiano: San Giovanni in Fiore.

Tra il 1448 e il 1535 molti esuli dall'Albania si insediarono nelle terre del versante ionico della Sila creando alcune comunità dette Sila Greca. Oggi i comuni di lingua albanese sono circa trenta. I loro usi, costumi e tradizioni sono rimasti inalterati nel tempo.

Il territorio successivamente appartenne alle diverse dinastie regnanti; da ultimi i Borbone prima che tutto il Sud e le Isole vennero annesse al Regno d'Italia dopo la spedizione dei Mille ad opera di Garibaldi. Solo nei decenni scorsi venne realizzata la Paola Cosenza Crotone, per iniziativa di Giacomo Mancini nel 1974, oggi SS 107 che attraversa tutto l'Altipiano dal Tirreno allo Jonio.

Per rompere l'isolamento dei paesi montani, in inverno drammatico a causa della neve, vennero realizzate, con opere di ingegneria a volte spettacolari come viadotti e tracciati di montagna, alcune ferrovie: la Cosenza-Camigliatello-San Giovanni in Fiore delle Ferrovie Calabro Lucane (a scartamento ridotto) e la Paola-Cosenza a cremagliera, delle Ferrovie dello Stato. Molti villaggi agricoli finirono per diventare insediamenti a carattere turistico.

Fauna

Il territorio silano ospita la fauna tipica delle zone appenniniche. E' ancora presente il Canis lupus italicus malgrado le persecuzioni, la scomparsa del suo habitat ideale e la rarefazione dei mammiferi selvatici che costituiscono la sua base alimentare.

Il lupo, protetto dalla legge dal 1976, nei decenni passati era in via di estinzione ma grazie all'istituzione del Parco Nazionale della Calabria è stata possibile una ricolonizzazione di questo carnivoro sia all'interno che all'esterno dell'area protetta. Attualmente è presente in Sila uno dei nuclei più consistenti di lupo dell'Appennino. Numerosa è la rappresentanza, sull'Altopiano, dei piccoli predatori. Il gatto selvatico è piuttosto raro e in Sila rischia l'estinzione. La volpe è diffusa e attacca ancora i pollai dei casolari silani. Diverse specie di mustelidi sono presenti in Sila anche se, per la loro rarità e per le loro abitudini notturne, è difficile avvistarli. Ci riferiamo al tasso, il più grande della famiglia (raggiunge i 90 cm.) con le caratteristiche bande nere su fondo chiaro che partendo dal naso passano per gli occhi e le orecchie; alla martora, abile predatrice di scoiattoli; alla faina che si distingue dalla martora per la macchia bianca anziché gialla sul petto; alla donnola ed alla puzzola. Tra i roditori sono presenti il ghiro e lo scoiattolo nero caratteristico dell'Italia meridionale.

Altri mammiferi attualmente presenti in Sila sono il capriolo ed il cervo che si erano estinti all'inizio del secolo e sono stati reintrodotti insieme al daino dal Corpo Forestale dello Stato. Sono presenti anche il cinghiale e la lepre.

Fra la popolazione ornitologica nidificante sono presenti dei rapaci come l'astore, lo sparviero, la poiana, il nibbio reale, il gufo reale, il barbagianni e la civetta. Tra i corvidi, diffusissima ed infestante è la cornacchia grigia avvistabile in grandi stormi. Fra i picidi, in Sila ,vivono il picchio rosso, il picchio verde ed il raro picchio nero. Non è raro osservare, nei laghi silani, anatre, svassi, aironi e gru nei periodi di migrazione.

Tra gli anfibi che vivono in Sila segnaliamo, oltre alle comuni rana verde, raganella e rospo, anche la salamandra pezzata e la salamandrina dagli occhiali esclusiva dell'Appennino meridionale.

Tra i rettili è presente il ramarro verde, che raggiunge i 40 centimetri, e serpenti come la vipera, il biacco, il cervone. La vipera è diffusa e si trova nelle forme a dorso grigio, a dorso scuro e ventre chiaro, a dorso completamente nero. Il biacco è un comunissimo serpente interamente nero, non velenoso, di abitudini diurne. Il cervone è il più grande rettile dell'Altopiano. Questo serpente, che può superare i 2 metri di lunghezza, è denominato, in dialetto, "mpasturavacche" per la credenza che si nutra del latte dei bovini che attingerebbe direttamente dalle mammelle una volta bloccate le mucche attorcigliandosi alle loro zampe.

La trota fario è il pesce più diffuso nei corsi d'acqua e nei laghi silani. Nonostante i numerosi sbarramenti, dovuti agli impianti idroelettrici, ancora oggi si riescono a pescare esemplari di anguilla.

Flora

La Sila, le cui caratteristiche paesaggistiche richiamano alla memoria scenari montani nordici, presenta un patrimonio floristico di grande valore scientifico. La flora silana è composta da più di 900 specie. Alcune di queste sono esclusive dei rilievi calabresi come la Soldanella calabrese e la Luzula calabra, altre sono esclusive dell'Appennino meridionale come l'acero della varietà Acer lobelii e altre ancora sono esclusive dell'Appennino calabro-peloritano come la Rosa viscosa. Numerose sono le erbe officinali presenti. Ad esempio citiamo la valeriana, il sambuco, la malva, l'ortica e lo stesso pino di cui si raccolgono, per scopi medicinali, le gemme.

Ad eccezione di poche radure, utilizzate in genere come pascoli, in Sila domina il bosco sia di pineta pura, sia come pino consociato a faggio o faggio con abete bianco. Gran parte dei prati silani sono di origine secondaria, cioè derivano dalla distruzione del bosco primogenio. Nei prati utilizzati come pascolo le specie floristiche foraggiere si indeboliscono e tendono a diffondersi specie non commestibili come piante che contengono sostanze tossiche ad esempio l'asfodelo ed il narciso oppure piante dotate di robuste spine come la Genista anglica. Quest'ultima pianta è una leguminosa a fiori gialli, originaria delle coste europee dell'oceano Atlantico, che in Italia vegeta solo in Sila ed in Aspromonte.

L'area boschiva silana si può far ricadere in due fasce altimetrico-climatiche caratterizzate da una diversa specie di pianta predominante. La prima fascia è quella del Pino laricio. Comprende zone come la Fossiata, Gallopane, Colle del Lupo, Cozzo del Principe, Macchia della Giumenta e il Fallistro dove si trovano 50 superbi esemplari ultrasecolari di Pino laricio. In questa prima fascia, il Pino laricio, trova il suo ambiente ottimale e vi domina incontrastato. Al limite inferiore della fascia del Pino laricio, questa pianta, si mescola con il cerro o con il castagno. Al limite superiore, invece, si mescola con il faggio. Il pino tende ad occupare le pendici esposte a sud, il faggio quelle rivolte al nord. La seconda fascia è denominata fascia del faggio perché questa pianta vi ha trovato l'ambiente ottimale per il suo sviluppo. Comunque, in vaste zone come sul Monte Gariglione, Macchia dell'Orso e Vallone Cecita, il faggio si trova mescolato con l'abete bianco. Nel sottobosco sono diffuse la felce aquilina ed arbusti delle rosacee come la rosa canina. Negli ambienti più umidi si trova una felce particolare, la Bechnun spicant, ed il lampone.

Eventi

Ogni anno nel mese di ottobre si celebra la tradizionale sagra del fungo a cui prendono parte micologi, politici, commercianti, amministratori locali e turisti provenienti da ogni parte della Calabria[1].

Scenari della Sila

Note

Collegamenti esterni

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