Nido artificiale
Il nido artificiale è un manufatto destinato a offrire ospitalità e protezione agli uccelli impegnati nella delicata fase della nidificazione e della cova, o a garantire ricovero ai pipistrelli. Solitamente in legno, il nido può essere realizzato anche in vari altri materiali, come terracotta o cemento, o riutilizzando oggetti dismessi, originariamente destinati ad altre funzioni. Diverse sono anche le tipologie e le dimensioni, che dipendono dalla specie animale che i nidi saranno destinati a ospitare.

È detto anche nido a cassetta, dall'aspetto esteriore di alcune realizzazioni tipiche.
Il nido artificiale può essere acquistato già pronto, o in kit, in negozi specializzati, o dai cataloghi di associazioni di protezione della natura e dell'avifauna, come la Royal Society for the Protection of Birds[1], o essere oggetto di una realizzazione fai da te, anche con l'utilizzo di materiale di risulta. Esistono pubblicazioni espressamente dedicate all'argomento, tra cui è considerata di altissimo livello[2] la guida Nestboxes. BTO Guide 3 (Tring, 1971), curata da J.J.M. Flegg e D.E. Glue, e pubblicata dal British Trust for Ornithology, organizzazione britannica non profit dedicata alla salvaguardia degli uccelli.
La collocazione dei nidi, diversa a seconda della specie, può avvenire in natura, ma anche in contesti abitati, negli spazi verdi urbani, agganciati a tronchi o rami d'albero o a pali, o in situazioni più artificiali, su pareti e tetti di costruzioni e abitazioni, appoggiati a muri o a palificazioni, ecc.
Scopi
Varie sono le finalità sottese alla predisposizione di siti artificiali di nidificazione.
Finalità naturalistiche
Tra gli scopi dei nidi artificiali vi può essere quello di sopperire alla penuria di occasioni naturali di nidificazione, particolarmente sentita in contesti urbani, ma sensibile anche in spazi aperti e campagne, a causa di fenomeni di erosione della naturalità degli habitat.
La collocazione di nidi artificiali offre anche la possibilità di dare soddisfazione al desiderio di contatto diretto con la vita selvatica, superando le difficoltà nascenti dal comportamento elusivo dei volatili[3]: la nidificazione in cassette permette l'osservazione ravvicinata degli uccelli, provvedendo o contribuendo alla loro nutrizione, senza necessità di ricorrere alle pratiche tradizionali dell'ornitofilia, che prevedono l'ingabbiamento e l'allevamento in cattività[3]. A fini osservativi o di studio, può essere installata all'interno un'apparecchiatura di videoripresa che consente il monitoraggio della situazione.
Lotta biologica in agricoltura e igiene urbana
Oltre allo scopo naturalistico, la collocazione di nidi artificiali può servire per attingere all'utilità legata alla presenza di alcuni uccelli: la frequentazione da parte di esemplari di specie insettivore (non necessariamente uccelli, com'è il caso dei pipistrelli) può essere vantaggiosa in campo agricolo, come mezzo di lotta biologica; allo stesso modo, incentivare e incrementare, con nidi artificiali, la presenza di rapaci, favorisce la lotta ai roditori; gli stessi effetti possono essere utili anche in contesti cittadini, come mezzo di lotta contro moscerini, zanzare, roditori e piccioni. In alcune città, ad esempio, è incentivata la nidificazione dei rapaci anche per il contenimento della proliferazione dei piccioni e per ostacolarne gli assembramenti su edifici e monumenti.
Realizzazioni
Un nido artificiale può essere realizzato in forme e materiali diversi. Tra quest'ultimi spicca il legno, che si presta particolarmente per la facile ed economica disponibilità, per la versatilità, e per la facilità con cui può essere tagliato o assemblato e per le ottime qualità di isolamento termico, un motivo, quest'ultimo, che sconsiglia invece l'uso del metallo, almeno all'esterno o in situazioni di esposizione al sole. Possono prestarsi allo scopo anche oggetti desueti, in origine destinati ad altra funzione, come brocche o contenitori in ceramica, pentolame o altri oggetti, dopo aver adottato opportuni accorgimenti (foratura, posizionamento inclinato, ecc.) per scongiurare il pericolo di accumulo di acque di sentina[4].
Non è richiesto che la superficie esterna sia verniciata: a solo scopo protettivo, potrà essere trattata con un apposito prodotto per legno da esterni. Il tetto, sopratutto se orizzontale, può essere protetto da una copertura inchiodata in lamiera o in guaina incatramata.
Cassetta nido
Una forma tipica è quella cubico/parallelepipeda, solitamente in legno, nelle due tipologie, chiusa o aperta, a seconda degli uccelli che è destinata a ospitare[5]: le cassette chiuse sono adatte agli uccelli silvestri, molto frequenti in ambiente suburbano o perfino urbano[5]. Altri uccelli, come il pettirosso, il merlo e la ballerina bianca, prediligono gli spazi aperti, come ripiani o piccole cengie, e accettano solo nidi artificiali di forma aperta, prive di una o più pareti, o del tetto, o perfino ridotti a un semplice ripiano[5].
Cassetta chiusa
La casetta chiusa riproduce un tipico luogo di nidificazione silvestre, la cavità nell'albero: si tratta di un ambiente molto raro, soprattutto in città, ma che può essere difficile da trovare anche in natura, a causa dell'abbattimento di alberi vetusti o danneggiati nei boschi più compromessi. La rarità di cavità fa sì che le cassette chiuse siano occupate con maggior probabilità (all'incirca il doppio[6]) rispetto a quelle aperte[5].
L'ingresso degli uccelli nidificanti avverrà attraverso un'apertura, solitamente circolare o ovale, posta nella parte alta della scatola. Le dimensioni dell'apertura sono condizionata dalla specie che la cassetta è destinata a ospitare: i nidi adatti a specie silvestri sono dotati di fori abbastanza piccoli, il cui diametro si aggiri sui 28 millimetri, al fine di scoraggiare la nidificazione di uccelli più comuni e invasivi, come lo storno e il passero[5]. Nel caso, invece, di cassette destinate ai passeri o agli storni, il diametro dovrà essere, rispettivamente, di 32 e 45 mm, ma nel caso dello strono, la cassetta dovrà avere dimensioni maggiori[1].
Lo spessore delle pareti si aggira tipicamente sui 19 millimetri, un valore in grado di garantire una buona durata nel tempo e di fornire adeguata protezione dal freddo e dagli eccessivi sbalzi di temperatura[7]. Una migliore protezione dalle intemperie si ha con un tetto spiovente, che sporga leggermente rispetto alle pareti per favorire il deflusso delle acque meteoriche[7]. Una funzione affine assolve il foro (o i fori) spesso praticato sul pavimento, allo scopo di favorire il deflusso di infiltrazioni e di fluidi organici e agevolare la ventilazione[8]. Per scoraggiare infiltrazioni d'acqua, i punti di contatto tra le tavole sono sigillati con mastice resistente agli agenti atmosferici o connesse tra loro senza eccessive fessure[7].
Poiché le cassette devono poter essere riutilizzate in stagioni successive, un lato dovrà essere rimovibile per permettere ispezioni, manutenzione e pulizia: si tratta solitamente del tetto, generalmente sollevabile con un meccanismo a cerniera, e stabilmente fissato in posizione con un gancetto o simili.
Il tetto può essere protetto con una copertura inchiodata in lamiera o in guaina incatramata.
Cassetta aperta
I nidi a cassetta aperta possono avere varie forme: la parete anteriore è assente o ridotta a un basso parapetto. Possono essere assenti una o più delle altre tre pareti, e perfino il tetto. In tal caso il nido artificiale si riduce a un semplice vassoio[5]. Il tetto, in alcuni casi, può essere orizzontale.
Dimensioni
Si riportano di seguito le dimensioni approssimative dei nidi a cassetta, secondo le indicazioni del testo di Tony Soper[9]. Nelle tabelle, le lettere A, B, C, e D fanno riferimento agli schemi riportati nella figura sopra, di cui allo zoologo polacco Jan Sokołowski. Tutte le dimensioni sono espresse in cm.
Nidi a cassetta aperta
Specie | Diametro apertura | Dimensioni del fondo | Alt. parete/parapetto anteriore | Alt. parete posteriore | Note (i numeri di pag. si riferiscono al testo di Tony Soper[9]) |
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A | B | C | D | ||
allocco | Tetto orizzontale leggermente sporgente. Il fondo, preferibilmente in lamiera ferrosa, perforato da sei buchi, coperti da trucioli | ||||
picchio verde e storno | p. 99 | ||||
storno | p. 121. Alternativo a quello tipo picchio verde | ||||
cinciallegra | |||||
codirosso | p. 115 | ||||
passera mattugia | p. 115 | ||||
cinciarella, cincia mora | |||||
cincia dal ciuffo | |||||
picchio muratore |
Nidi a cassetta aperta
Specie | Altezza apertura | Dimensioni del fondo | Alt. parete/parapetto anteriore | Alt. parete posteriore | Note (i numeri di pag. si riferiscono al testo di Tony Soper[9]) |
---|---|---|---|---|---|
A | B | C | D | ||
pettirosso, ballerina bianca | p. 117 e 120 (anche un semplice ripiano completamente aperto) | ||||
pigliamosche | p. 118 | ||||
merlo | p. 114 | ||||
gheppio e civetta | Tetto orizzontale e sporgente. Sul parapetto C può essere fissato uno spezzone di manico di scopa per un "labbro" che agevoli la presa degli artigli | ||||
civetta | Alternativa al nido tipo gheppio |
Colombare
Una forma molto antica di sito artificiale per la nidificazione è quella offerta dalle colombare, costruzioni attestate da epoche remote e in varie forme architettoniche, spesso molto riconoscibili, quali corpi di fabbrica a sé stanti, o annessi di abitazioni, come torri, soffitte, o superfetazioni, appositamente adibite allo scopo.
Le finalità a cui questi manufatti architettonici erano asserviti riguardavano sostanzialmente l'approvvigionamento di proteine da introdurre nella dieta, grazie alla carne ottenuta dai volatili[10].
In altri casi, le colombare assolvevano alla funzione di fornire ospitalità ai piccioni viaggiatori[10].
L'utilizzo delle colombaie, limitatamente agli usi alimentari, sarebbe declinato a partire dal Settecento, quando la disponibilità di tuberi e le coltivazioni foraggifere a trifoglio resero più facile l'allevamento invernale di bestiame e meno impellente il ricorso ai volatili[10].
Bibliografia
- Tony Soper, La gabbia senza sbarre. Come diventare amici degli uccelli selvatici, prefazione di Fulco Pratesi, coll. BUR, Rizzoli, 1990 ISBN 88-17-13757-X
Note
- ^ a b The RSPB: A to Z of a Wildlife Garden: Nest box, pagina dedicata dalla Royal Society for the Protection of Birds
- ^ Tony Soper, La gabbia senza sbarre, 1990 p. 52
- ^ a b Fulco Pratesi, Introduzione a Tony Soper, La gabbia senza sbarre, 1990 p. 5
- ^ Tony Soper, La gabbia senza sbarre, 1990 p. 35
- ^ a b c d e f Tony Soper, La gabbia senza sbarre, 1990 p. 40
- ^ Tony Soper, La gabbia senza sbarre, 1990 p. 48
- ^ a b c Tony Soper, La gabbia senza sbarre, 1990 p. 43
- ^ Tony Soper, La gabbia senza sbarre, 1990 p. 45
- ^ a b c Tony Soper, La gabbia senza sbarre, 1990 cap. 6, pp. 86-126
- ^ a b c Tony Soper, La gabbia senza sbarre, 1990 p. 34
Voci correlate
Altri progetti
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Collegamenti esterni
- (EN) A to Z of a Wildlife Garden: Nest box, pagina della Royal Society for the Protection of Birds
- (EN) Rob McDonald, Birdhouses, da «Southern Spaces», 12 luglio 2006