Project Nim

film documentario del 2011 diretto da James Marsh

Project Nim è un documentario del 2010 diretto da James Marsh.

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Paese di produzioneUK
Durata93'
Generedocumentario
RegiaJames Marsh
ProduttoreSimon Chinn, George Chignell, Maureen A. Ryan
FotografiaMichael Simmonds
MontaggioJinx Godfrey
MusicheDickon Hinchliffe
ScenografiaMarkus Kirschner
CostumiKathryn Nixon

Il film è stato presentato al Sundance Film Festival 2011 il 27 gennaio 2011[1]. È stato presentato fuori concorso al Festival Internazionale del Film di Roma 2011 il 30 ottobre 2011[2].

Trama

Il film è tratto dal saggio di Elizabeth Hess nel quale si ricostruiscono le vicende di un esperimento condotto negli anni '70 da Herbert S. Terrace della Columbia University di New York volto a indagare l'acquisizione del linguaggio in uno scimpanzé chiamato Nim Chimpsky[3]. Sottratto alla propria madre all'età di due mesi e affidato a degli esseri umani, i quali lo trattarono come un piccolo essere umano, col tempo lo scimpanzé manifestò dei comportamenti giudicati violenti per cui, all'età di quattro anni, venne rimandato indietro con conseguenze devastanti. Il documentario di Marsh è costituito in gran parte da filmati dell'epoca e da interviste ai protagonisti della vicenda.

Nim nacque in un centro di ricerca sui primati a Norman, nell'Oklahoma. Sua madre Caroline veniva trattata come una macchina fattrice: tutti i suoi cuccioli le erano stati sottratti poco dopo la nascita per essere utilizzati in esperimenti scientifici. Terrace intendeva vagliare l'ipotesi che gli scimpanzé potessero comunicare con gli esseri umani attraverso il linguaggio dei segni. Il piccolo Nim fu pertanto affidato da Terrace a Stephanie LaFarge, una sua ex allieva un po' hippie che abitava con la famiglia in un appartamento dell'Upper West Side. Nim fu accolto in famiglia come un piccolo essere umano: gli facevano indossare vestiti umani, mangiava gli stessi alimenti della famiglia e, soprattutto, veniva vezzeggiato e circondato di affetto come un vero bambino. I componenti della famiglia LaFarge avrebbero dovuto usare costantemente il linguaggio dei segni in presenza di Nim. Tuttavia, come testimonia Jennie LaFarge, figlia di Stephanie, in famiglia nessuno era in grado di utilizzare speditamente il linguaggio dei segni. Stephanie LaFarge, inoltre, cominciò a comunicare con i segni solo dopo che Nim ebbe compiuto i tre mesi, un'età giudicata da Terrace troppo avanzata in quanto i cuccioli degli scimpanzé si sviluppano più rapidamente degli esseri umani.

Nonostante l'apprendimento di alcuni segni da parte di Nim, Terrace esautorò Stephanie LaFarge e nominò Laura-Ann Petitto, una studentessa ventenne, responsabile della formazione di Nim. Dalle interviste si desume che LaFarge e Petitto non cooperarono. Nel film Petitto descrive casa LaFarge come "caotica", mentre LaFarge giudica la Petitto priva di esperienza e gradita a Terrace per motivi sentimentali. Le nuove conversazioni avvenivano non nella casa in cui Nim abitava, ma in un'aula della Columbia senza finestre. Infine Terrace decise che Nim non avrebbe più dovuto vivere nell'atmosfera indisciplinata di casa LaFarge e ma avrebbe dovuto abitare con Laura-Ann Petitto, una decisione paragonata da LaFarge alla sottrazione di Nim dalla madre biologica. La nuova residenza di Nim fu una vasta villa di proprietà della Columbia University; abitavano permanentemente nella villa la Petitto e due altre insegnanti, mentre Nim poteva conversare con altri visitatori. Fu sviluppato un sistema per registrazione dei segni di Nim, il quale mostrava evidenti progressi.Secondo Terrace il vocabolario di Nim comprendeva circa 120 segni. Il progetto fu descritto in diverse riviste e in alcuni programmi televisivi.

Col passare del tempo, tuttavia, Nim diventava sempre più forte e a volte piuttosto aggressivo. Attaccò diverse volte la Petitto: nel film lei mostra i segni di un morso che comportò l'applicazione di 37 punti e di un altro morso che le recise un tendine. La fine della relazione di Terrace con la Petitto determinò l'allontanamento di quest'ultima dal Progetto Nim e la sua sostituzione con Joyce Butler, una studentessa che doveva scrivere una tesi di laurea sperimentale su Nim. Anche la terza madre adottiva fu ferita qualche volta da Nim, e lo stesso accadde a un'assistente. Terrace, il quale trovava difficoltà nel reperire ulteriori fondi, decise di mettere fine al progetto dopo soli quattro anni.

Terrace comunicò al gruppo che non c'era motivo di continuare col progetto, in quanto avevano già raccolto dati sufficienti, e che Nim sarebbe ritornato al centro di provenienza. Joyce Butler, che accompagnò Nim in Oklahoma, scoppia in pianto quando rievoca davanti alla macchina da presa la conclusione della vicenda. Nim che non aveva più visto nessun altro della sua specie dopo essere stato separato dalla madre, aveva vissuto con esseri umani, era stato vestito e nutrito come gli esseri umani e che, quando aveva dovuto dividere delle foto raffiguranti uomini e scimmie aveva posto la foto che lo raffigurava fra quella degli esseri uomini, era terrorizzato dagli altri primati e dovette essere separato con difficoltà dall'abbraccio con cui aveva stretto la Butler. Lo stesso Terrace, che si recò nell'Oklahoma l'anno successivo, ammette nel film che il centro di ricerca sui primati si rivelò "sorprendentemente più primitivo" di quanto aveva immaginato, ma non intraprese alcuna iniziativa perché Nim fosse trasferito. Negli scritti successivi Terrace affermò che il Progetto Nim era stato fallimentare, negò che gli scimpanzé potessero parlare e minimizzò i progressi compiuti da Nim il quale, come testimoniano le registrazioni, aveva addirittura imparato a fare la propria firma.

In seguito Nim fu trasferito nel Texas in una riserva per la fauna selvatica dove rimase fino alla sua morte avvenuta nel 2000.

Note

Collegamenti esterni

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