Tebe (astronomia)

satellite naturale di Giove
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Tebe, o Thebe (Θήβη in lingua greca), è il quarto satellite naturale conosciuto di Giove in ordine di distanza crescente dal pianeta, nonché l'ultimo del cosiddetto gruppo di Amaltea, che contiene i piccoli satelliti interni del pianeta. È anche noto come Giove XIV.

Tebe
(Giove XIV)
Satellite diGiove
Scoperta5 marzo 1979
ScopritoreStephen Synnott
Parametri orbitali
(all'epoca J2000)
Semiasse maggiore221 900 km
Perigiovio218 000 km
Apogiovio226 000 km
Circonf. orbitale1 394 000 km
Periodo orbitale0,6745 giorni
(16 ore 11,3 min)
Velocità orbitale
  • 23 505 m/s (min)
  • 23 923 m/s (media)
  • 24 352 m/s (max)
Inclinazione orbitale3,12°
Inclinazione rispetto
all'equat. di Giove
0,90°
Eccentricità0,0177
Dati fisici
Dimensioni110×90 km
Diametro medio96 km
Superficie3,35 × 1010 km²
Volume4,7 × 1014
Massa
1,5 × 1018 kg
Densità media3,0 × 103 kg/dm³
Acceleraz. di gravità in superficie0,0041 m/s²
(0,004 g)
Velocità di fuga0,0064 km/s
Periodo di rotazioneRotazione sincrona
Velocità di rotazione
(all'equatore)
5,8 m/s
Inclinazione assialenulla
Temperatura
superficiale
  • ~124 K (media)
Pressione atm.nulla
Albedo0,047[1]

Cenni storici

Tebe fu scoperto il 5 marzo 1979 dall'astronomo statunitense Stephen Synnott, grazie all'analisi delle lastre fotografiche catturate dalla sonda Voyager 1 il 27 febbraio di quello stesso anno; al satellite fu attribuita la designazione provvisoria S/1979 J2.[2][3] Nel 1983 l'Unione Astronomica Internazionale convenne di attribuire al nuovo corpo celeste il nome della ninfa Tebe, figlia della divinità fluviale Asopo, secondo la mitologia greca.[4]

Dopo la sua scoperta Tebe fu fotografata dalla sonda Voyager 2 nel 1980,[5] ma prima che la sonda Galileo raggiungesse Giove, le informazioni erano piuttosto limitate. Galileo ha ripreso immagini di quasi tutta la superficie di Tebe, permettendo così di formulare alcune ipotesi sulla sua composizione.[6]

Caratteristiche fisiche

La forma di Tebe è piuttosto irregolare e l'ellissoide che più lo approssima ha dimensioni 116×98×84 km. Non sono note nè la massa, nè la densità, ma assumendo una densità simile a quella di Amaltea (circa 0,86 g/cm³),[6] si può stimare una massa di 4,3 × 1017 kg.

Come tutti gli altri satelliti interni di Giove, Tebe è in rotazione sincrona attorno al suo pianeta, mostrandogli così sempre la stessa faccia. La sua orientazione è tale che l'asse principale punta proprio in direzione di Giove.[5] Si ritiene che i punti della sua superficie più vicini e più lontani da Giove siano in prossimità del limite di Roche e che la gravità sia appena superiore alla forza centrifuga.[5] Come risultato, la velocità di fuga in questi due punti è molto piccola, permettendo alla polvere che si alza in seguito ad impatti meteoritici di sfuggire facilmente negli anelli Gossamer.[5]

La superficie di Tebe è piuttosto scura e di colore rossastro.[1] C'è una sostanziale asimmetria tra i suoi due emisferi: quello anteriore è 1,3 volte più brillante di quello posteriore. L'assimetria è probabilmente causata dall'alta velocità e frequenza degli impatti che ha portato in superficie del materiale brillante (probabilmente ghiaccio) dall'interno del satellite.[1]

La superficie di Tebe è altamente craterizzata e presenta almeno tre o quattro crateri da impatto le cui dimensioni sono confrontabili con il raggio del satellite stesso;[5] il più vasto di questi crateri, che un diametro di circa 40 km, è situato sulla faccia opposta rispetto a Giove ed è stato chiamato Zethus; è l'unico elemento della superficie di Tebe ad aver ricevuto un nome.[5][7] Sul bordo di questo cratere sono presenti numerosi punti più chiari.[6]

Note

  1. ^ a b c D.P. Simonelli, Rossiery, L.; Thomas, P.C.; et al., Leading/Trailing Albedo Asymmetries of Thebe, Amalthea, and Metis, in Icarus, vol. 147, n. 2, 2000, pp. 353–365, DOI:10.1006/icar.2000.6474.
  2. ^ Synnott S.P., 1979J2: The Discovery of a Previously Unknown Jovian Satellite, in Science, vol. 210, n. 4471, 1980, pp. 786–788, Bibcode:1980Sci...210..786S, DOI:10.1126/science.210.4471.786, PMID 17739548.
  3. ^ Satellites of Jupiter (IAUC 3470), su cbat.eps.harvard.edu, International Astronomical Union, 28 April 1980. URL consultato il 5 luglio 2011.
  4. ^ Satellites of Jupiter and Saturn (IAUC 3872), su cbat.eps.harvard.edu, 30 September 1983. URL consultato il 5 luglio 2011.
  5. ^ a b c d e f J.A. Burns, Simonelli, D. P.;Showalter, M.R. et al., Jupiter’s Ring-Moon System (PDF), in Bagenal, F.; Dowling, T.E.; McKinnon, W.B. (a cura di), Jupiter: The Planet, Satellites and Magnetosphere, Cambridge University Press, 2004.
  6. ^ a b c P.C. Thomas, Burns, J.A.; Rossier, L.; et al., The Small Inner Satellites of Jupiter, in Icarus, vol. 135, n. 1, 1998, pp. 360–371, DOI:10.1006/icar.1998.5976.
  7. ^ Thebe Nomenclature:craters, su planetarynames.wr.usgs.gov, United States Geological Union. URL consultato il 2 settembre 2008.

Collegamenti esterni

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