Gesualdo (Italia)

comune italiano

Gesualdo è un comune italiano di 3.694 abitanti della provincia di Avellino in Campania. E' riconosciuto come uno dei centri di maggiore interesse storico, artistico e culturale della provincia di Avellino. Si fregia della denominazione di "Città del Principe dei Musici", in onore di Carlo Gesualdo, il padre della musica polifonica.

Gesualdo
comune
Gesualdo – Veduta
Gesualdo – Veduta
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Campania
Provincia Avellino
Amministrazione
SindacoCarmine Petruzzo (lista civica L'Aquilone) dal 13/06/2004 - Rieletto nel 2009
Territorio
Coordinate41°00′28″N 15°04′24″E
Altitudine676 m s.l.m.
Superficie27,13 km²
Abitanti3 692[1] (31-12-2010)
Densità136,09 ab./km²
FrazioniPiano della Croce, Torre dei Monaci
Comuni confinantiFontanarosa, Frigento, Grottaminarda, Paternopoli, Villamaina
Altre informazioni
Cod. postale83040
Prefisso0825
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT064036
Cod. catastaleD998
TargaAV
Cl. sismicazona 1 (sismicità alta)[2]
Nome abitantigesualdini
Patronosan Nicola
Giorno festivo6 dicembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Gesualdo
Gesualdo
Sito istituzionale

Geografia

Il comune, sorge nell'Irpinia centrale, fra le valli del Fredane e dell'Ufita, a ridosso di una dorsale. Il suo territorio è caratterizzato da una forte escursione altimetrica (max 781 m.s.l.m. monte otica) - (min 319 m.s.l.m. fiume Fredane). La casa comunale sorge all'altezza di 676 metri s.l.m.

Collegamenti

Gesualdo dista 10 km dall'uscita del casello di Grottaminarda, situato al Km.81 dell'Autostrada A16 (Italia). Il Comune è inoltre raggiungibile percorrendo la Strada statale 303 del Formicoso e un breve tratto della SS428 o percorrendo la statale Ofantina-SS7 con uscita Paternopoli.

Aeroporto : Napoli-Capodichino

Treni : Stazione di Ariano Irpino

Autobus : tratte giornaliere da e per Napoli, Avellino via Grottaminarda servite da A.ir Autoservizi Irpini

Distanze

  • Avellino 40 km
  • Napoli 100 km
  • Roma 290 km

Storia

Dalla Preistoria al periodo romano

L'esposizione a sud, sul fianco nord della valle del fiume Fredane, affluente del Calore Irpino, ha permesso che l'attuale territorio del comune di Gesualdo fosse frequentato fin dalla preistoria. Lo studioso Arturo Palma dell'Università di Siena in alcuni sopralluoghi avvenuti fra il luglio e l'ottobre del 1975 presso la località "Cave di Pietra" di Gesualdo rinvenne "industria litica […] del tipo clacto-taycoide".

Un insediamento del neolitico finale (3000-2500 a.C.) è testimoniato dal rinvenimento in località Capo di Gaudio di alcune scuri di selce levigata "di tipo conoidale lenticolare con profilo triangolare isoscele a base convessa" esposti al museo provinciale, sezione archeologia, ai nn. 650, 651 e 652. Alla fine del III millennio a.C. si fanno risalire resti di strutture di un insediamento e una necropoli con tombe a fosso esplorate dal Penta nel 1893, in località Fiumane, vicino al fiume Fredane. Questi rinvenimenti nel territorio gesualdino testimoniano tracce della presenza umana dell'Eneolitico, del Neolitico e del Paleolitico.

Ai suddetti ritrovamenti se ne sono aggiunti altri attribuibili all'epoca romana, caratterizzati da necropoli e ville localizzate nelle attuali contrade di San Barbato, Paolina e Volpito che si trovano a qualche chilometro dall'attuale centro storico; più recentemente anche nella zona di via Pastena.

Le origini - Il Cavaliere Gesualdo

L'aggregato urbano attuale evidenzia l'esistenza iniziale di una rocca intorno a cui, con il passare dei secoli, si sono aggiunte delle case che formavano dei cerchi concentrici e contemporaneamente dei baluardi di difesa.

La struttura antica di Gesualdo è in effetti il risultato di più costruzioni avvenute intorno ad una rocca costruita in epoca longobarda a protezione del ducato di Benevento. Secondo lo storico locale Giacomo Catone[3], la rocca venne donata nel 650 d.C. da Romualdo, duca di Benevento, agli eredi del cavaliere che, da eroe leggendario, per difendere il proprio duca, si immolò durante la guerra tra i Longobardi e i Bizantini capeggiati dall'imperatore Costante II quando costui tentò di conquistare l'Occidente.

Secondo gli storici Scipione Ammirato, Giovanni Antonio Summonte, Alessandro Di Meo ed altri, l'eroe longobardo, balio del duca Romualdo, si chiamava Gesualdo e di conseguenza bisogna supporre che la terra donata agli eredi del cavaliere fosse chiamata Gesualdo. Tutti questi storici si rifanno all'autorevole Historia Longobardorum di Paolo Diacono[4], il quale però dice che l'eroico cavaliere si chiamava Sessualdo e non parla di donazioni agli eredi. Altra ipotesi sull'origine del nome è di Cipriano de Meo[5], il quale sostiene che il nome medievale di Gesualdo fosse Gisivaldum, da Gis-wald, dove "Gis"' è il nome del suddetto cavaliere e "wald" vuol dire bosco, quindi "Il bosco di Gis".

La figura storica del Cavaliere longobardo Gesualdo si colloca intorno alla metà del VI sec. d.C. all'epoca del conflitto tra Longobardi e Bizantini per il controllo dell'Italia meridionale. Nell'anno 663, i bizantini guidati dall'Imperatore Costante II, detto il Pogonato, misero a ferro e fuoco il fragile Ducato di Benevento cingendo d'assedio la città sannita allora retta dal Principe Romoaldo figlio del Duca di Benevento Grimoaldo. Il giovane principe, ai cui servigi era il Cavaliere, trovandosi in serie difficoltà a causa dello strapotere dei assedianti ordinò al Gesualdo di raggiungere a Pavia il padre Grimoaldo per chiedere rinforzi. Il Cavaliere riuscì ad avvertire il Duca che immediatamente dispose l'invio di rinforzi alla volta di Benevento, ma di ritorno da Pavia fu vittima di un'imboscata tesagli dai soldati bizantini che lo catturarono.

L'imperatore bizantino propose al cavaliere di mentire al suo signore in cambio della libertà, quest'ultimo finse di assecondare le richieste nemiche e condotto davanti le mura della città ruppe l'accordo e urlò ai longobardi che presto sarebbero stati liberati per l'arrivo dei rinforzi. Le milizie bizantine fiaccate nel numero e nel morale dopo mesi d'assedio, a causa dell'eroico gesto del cavaliere e dell'imminente arrivo dei nemici dal Nord furono costrette a rompere l'assedio. L'imperatore Costante II, prima di darsi alla fuga diede l'ordine che il Cavaliere venisse decapitato e che il suo corpo fosse gettato nel fiume Calore. La leggenda vuole che il Principe Romoaldo in un ossequioso gesto di pietà verso il prode suo servitore ne raccolse il capo mozzato lanciato all'interno delle mura per poi dargli la più onorata delle sepolture.

La Signoria di Gesualdo - La dinastia normanna

I discendenti del primo Gesualdo per quattrocento anni furono i Signori del territorio, man mano ingrandito; dipendevano dal Duca di Benevento, e gli furono fedeli sempre, fino all’estinzione della famiglia, che coincise con la conquista normanna.

Negli annali storici, la prima citazione della "rocca di Gesualdo" è del 1137 e la fa Pietro Diacono[6], quindi nell'epoca normanna che Gesualdo cominciò ad avere uno sviluppo dell'aggregato urbano intorno alla suddetta rocca che fu trasformata in castrum e poi con il passare dei secoli da struttura difensiva ad abitativa, fino a diventare un maestoso e possente castello che caratterizza il panorama.

La dinastia normanna che signoreggiò Gesualdo ha avuto origini da Guglielmo, figlio illegittimo di Ruggero Borsa (di tale Ruggero rimane un'iscrizione incompleta "… ROGERII NORTHMI APULIÆ ET CALABRIÆ DUCIS …" nel cortile del castello). Guglielmo fu il primo signore di Gesualdo di cui abbiamo notizie con documento del 1141. Questi sposò Abelarda, signora di Lucera, figlia del conte di Lecce. Ebbe due figli: Elia ed Aristolfo. Quest'ultimo guidò un esercito in Terra Santa ai tempi del re Guglielmo il Buono. Alla morte di Guglielmo, avvenuta intorno al 1150 (nel 1145 era sicuramente vivo e nel 1152 era sicuramente morto), subentrò suo figlio Elia, 2º signore di Gesualdo. Nel 1152, insieme alla madre Abelarda, cedette all'abate di Cava de' Tirreni molti beni pugliesi.

Il XII secolo coincise con il periodo di massima espansione della Signoria di Gesualdo con il dominio esteso su 36 luoghi tra città e terre situati in tre province, la maggior parte in Principato Ultra, altre in Principato Citra e Basilicata. Compredeva tra gli altri Gesualdo, Frigento, Acquaputrida, oggi Mirabella Eclano, Paterno oggi Paternopoli, San Mango, Bonito, Lucera, San Lupolo (presso Lucera), ed inoltre gli avevano prestato giuramento di fedeltà vassallatica i feudatari di Grottaminarda, Villamaina, Castelvetere sul Calore, Taurasi, Rocca San Felice, Lapio, Candida, Monteaperto, Montemiletto, Montemarano, Girifalco, Castelfranci, Chiusano di San Domenico, Poppano, Serpico, Serra, Baiano (contrada fra Castelfranci, Nusco e Ponteromito), Torella dei Lombardi e Fontanarosa.

Dal matrimonio di Elia con Diomeda nacquero cinque figli: Guglielmo, Roberto, Ruggero, Goffredo e Maria. Nel suo testamento del 1189 Elia I dispose che fosse sepolto nel monastero di Montevergine dove era già seppellita la consorte e lasciò a favore del suddetto monastero un canone annuo di 25 once d'oro. Il primogenito Guglielmo, poiché aveva partecipato ad una congiura contro il re, non poté succedere al padre, e pertanto alla morte di quest'ultimo subentrò il secondogenito Ruggero, che aveva ottenuto il titolo di conte da Enrico VI nel febbraio del 1187.

Ruggero, 3º signore di Gesualdo, nel maggio del 1206 cedette il fondo detto "Il Pesco" al monastero di Montevergine in cambio del canone annuo di 25 once d'oro stipulato dal padre. Non ebbe eredi. La Baronia di Gesualdo si ridusse, in epoca sveva, al solo possesso di Gesualdo, Frigento, Taurasi e Mirabella Eclano. Il fratello di Ruggero, Roberto, fu il primo ad assumere il cognome Gesualdo. Costui ebbe due figli: Elia e Gesualda.

Dopo Ruggero furono signori di Gesualdo dei tedeschi, nominati da Federico II. Di essi ricordiamo: Hermann Von Strimberg, Raynaldus De Lavareta, attestato nella signoria di Gesualdo fino al 1226. Successivamente l'imperatore Corrado IV restituì a Elia II Gesualdo, figlio di Roberto e nipote abiatico di Ruggero, i beni che tornarono così alla dinastia Gesualdo. Nel 1246 Elia, d'accordo con il Papa, congiurò contro l'imperatore. Essendo stata scoperta la congiura, Elia corse dall'imperatore a fare atto sottomissione per avere salva la vita. L'imperatore, che già gli aveva tolto le terre di Grottaminarda, lo privò del titolo principesco, ma gli rese salva la vita. Successivamente, con l'avvento di Carlo I d'Angiò, Elia II, per i suoi meriti sui campi di battaglia, dopo la sconfitta di Manfredi riottenne le sue terre e nel 1269 fu nominato Giustiziere in alcune terre della Calabria. Sposò Giovanna di Ponziaco da cui ebbe quattro figli: Nicolò, Mattia, Roberto e Francesca che si maritò con Rainaldo signore di Avella, nel 1276. Mattia fu nominato cavaliere dal re Carlo II d'Angiò ed ebbe in dono la terra di "Guardia Lombarda", oggi Guardia Lombardi, e il castello di Laino in Calabria. Mattia I sposò Costanza di Gajano, ebbe come primogenito Nicolò.

Alla morte di Elia subentrò il figlio Nicolò I Gesualdo, 5º signore di Gesualdo. Egli partecipò alla guerra che il re Carlo II d'Angiò fece per recuperare la Sicilia. Nel 1289 fu nominato Capitano della città di Napoli. Il 20 febbraio 1299 gli fu confermato dal re Carlo II d'Angiò il possesso della baronia di Gesualdo. Morì nel 1300. Nicolò I sposò Giovanna della Marra, dalla quale ebbe due figlie: Roberta e Margherita. Roberta divenne moglie di Giacomo di Capua (figlio di Bartolomeo, Gran Protonotario del regno) e portò in dote Gesualdo con buona parte della sua baronia insieme alla città di Frigento; in seconde nozze si unì a Dragone di Merlotto. Margherita, l'altra figlia di Nicolò I, fu impalmata dal conte Americo di Sus. Dal matrimonio di Roberta con Dragone nacquero due figlie: Maria e Margherita. La primogenita, a cui spettò il feudo di Gesualdo, sposò il conte Filippo Filangieri, signore di Candida. Dal loro matrimonio nacque Giacomo Filangieri, conte di Avellino. Nel 1335 la famiglia Gesualdo promosse la fondazione del monastero dei Celestini a Gesualdo (attualmente sede del Comune).

 
Carlo Gesualdo, Principe dei musici

Nel 1365 Mattia II Gesualdo, 6° signore di Gesualdo, figlio di Nicolò II, nipote abiatico di Mattia I comprò da Cobello Filangieri, per 650 once d'oro, il feudo di Gesualdo e il casale di Volpito. Ritornò così il feudo di Gesualdo alla famiglia Gesualdo.

Nella seconda metà del ’400, durante il Regno aragonese, Gesualdo e il suo castello furono spesso oggetto di azioni guerresche. Una prima volta, durante la Congiura dei baroni che spalleggiano gli Angioini per la riconquista del regno, la rocca di Gesualdo, di cui è signore il conte Giacomo Caracciolo, nell’ottobre del 1461, è assediata dall’esercito aragonese. Cannoneggiata e affamata dall'assedio, dopo la resa, per rappresaglia, gli abitanti di Gesualdo, che pur hanno aiutato il re aragonese furono sottoposti ad un mortale sacco dai saccomanni sforzeschi. Una seconda volta a fine ‘400, Luigi Gesualdo, il nuovo signore, pur beneficiato della libertà da Ferdinando D’Aragona dopo un primo arresto, passa dalla parte dei Francesi, questi, accampati al Piano di S. Filippo, fra Frigento e Gesualdo, sono sbaragliati dagli Spagnoli. Con il passaggio dell’ex regno di Napoli a provincia della potente Spagna nel 1504, i baroni e i castelli perdono definitivamente la loro importanza politico-milita.

Nel censimento dell'anno 1500, Gesualdo contava 2058 abitanti. Per diritto ereditario divennero Signori di Gesualdo: Lionetto Gesualdo, Sansonetto Gesualdo, Luigi II, conte di Conza, poi Nicolò IV Gesualdo, Luigi III Gesualdo, Fabrizio I Gesualdo, Luigi IV Gesualdo, che al titolo di conte di Conza aggiunse, nel 1561, il titolo di principe di Venosa. A Luigi IV Gesualdo successe Fabrizio II Gesualdo ed infine Carlo Gesualdo (1566-1613) XV° Signore di Gesualdo, ultimo e più famoso del casato.

L'avvento di Carlo Gesualdo (1596-1613)

La presenza del principe Carlo Gesualdo, diede lustro alla vita gesualdina, per suo volere il castello venne trasformato da rude fortezza in una raffinata dimora capace di accogliere una fastosa corte canora nel vago e vano tentativo di emulare quella di Ferrara. Letterati e poeti furono frequentatori assidui del Castello di Gesualdo tra questi suo grande amico fu il poeta Torquato Tasso, che nel suo soggiorno a palazzo scrisse La Gerusalemme conquistata.

Durante questo lungo periodo 1596-1613 (diciassette anni), più di un terzo della vita di Carlo, Gesualdo godette della magnificenza del principe che, per cercare la pace dell'anima e il perdono di Dio, fra tante altre opere, fece edificare tre chiese e due conventi: uno per i Domenicani e uno per i Cappuccini nel quale è custodita la pala del Perdono di Gesualdo, attribuita a Giovanni Balducci.

Niccolò Ludovisi, Signore di Gesualdo

 
Niccolò I Ludovisi - Principe di Piombino - Signore di Gesualdo

Alla morte di Carlo Gesualdo, a succedergli nel titolo di Signore di Gesualdo, fu Niccolò I Ludovisi, che nel 1622 sposò Isabella, nipote di Carlo e figlia di Emanuele (figlio del Principe Carlo e di Maria D'Avalos morto per una rovinosa caduta da cavallo pochi giorni prima della morte del padre). Niccolò I Ludovisi continuò ed arricchì l’opera edificante di Carlo Gesualdo, come testimoniano le lapidi di pietra presso i conventi dei Domenicani e dei Cappuccini, gli antichi stemmi che si trovano sopra la porta secondaria della chiesa di San Nicola e sopra l’ingresso del convento dei Cappuccini e il dipinto sulla volta a crociera dell’ingresso del castello.

La presenza del Ludosivi, meno osannata rispetto a quella del suo illustre precedessore, fu senza dubbio determinante nella crescita urbana e sociale di Gesualdo. Per volere del Ludovisi, Gesualdo cambiò radicalemente aspetto con l'originaria struttura urbanistica di paese-fortezza radicalmente cambiata grazie alle influenze dell'architettura urbanistica rinascimentale che gli illuminati signori introdussero. I Ludovisi promossero lo sviluppo urbanistico intorno al castello con l'edificazione di numerosi palazzi per la corte e alloggi per la servitù creando l'area della cittadella ancora oggi così denominata, e favorirono la nascita del borgo fuori dalla rocca fortificata.

Il nuovo signore di Gesualdo si adoperò per il completamento delle opere intraprese da Carlo Gesualdo ed arricchì il patrimonio urbano di strade, fontane e piazze e numerose altre opere civili come la torre neviera, acquedotti e ampi portali d'ingresso all'abitato, in modo da rendere al luogo gli aspetti compiuti di una città. Alla sua fervente religiosità, si deve poi l'edificazione di numerosi luoghi di culto, che arricchì di numerose opere pittoriche. Grazie a questo considerevole slancio urbanistico e rilancio sociale, Gesualdo arrivò a contare ben 2538 abitanti, una cifra considerevole per quell'epoca.

A Nicolò successe, nel 1658, il figlio Giovanni Battista che, nel luglio del 1682, vendette il feudo per 12.000 ducati a Isabella della Marra, moglie di Girolamo Gesualdo, marchese di Santo Stefano.

Gesualdo dall' Età Moderna fino alla fine dei diritti feudali

Nel 1688 i Gesualdo ripresero la Signoria della Città con l'avvento di Domenico Gesualdo che, per concessione di Filippo V, tramutò il titolo di signore in principe. Così furono principi di Gesualdo gli eredi Nicola (1705), Fabrizio (1738), e Dorizio di Sango (1770). Nel 1753 il re Carlo III, con Diploma Reale di attribuì a Gesualdo il titolo di Città. Nel 1772 Dorizio di Sango cedette il feudo per 40.000 ducati a Giuseppe Caracciolo di Torella dei Lombardi, XXII° e ultimo Signore di Gesualdo, sancendo la fine del secolare dominio della Famiglia Gesualdo, i Caracciolo mantennero il dominio fino all’abolizione dei diritti feudali.

Durante la Repubblica partenopea nel 1799 il castello fu saccheggiato, depauperando e distruggendo così gran parte degli arredi, della cultura e della storia di questo magnifico e maestoso maniero.

Nel 1856, esso passò alla famiglia Caccese, che ne dispose una profonda trasformazione strutturale. La società gesualdina dedita nella quasi totalità al lavoro nei campi e alla pastorizia venne segnata dalle vicende delle famiglie nobiliari che si alternarono al potere, essendo queste ultime proprietarie di tutti i fondi agricoli e dei luoghi di pastorizia.

Gesualdo Dall'Unità d'Italia ad oggi

Con l'Unità d'Italia, Gesualdo entrò a far parte della provincia di Avellino. Negli anni successivi all'unificazione nazionale, Gesualdo, come molti paesi del circondario e della vicina Basilicata, divenne teatro di episodi legati al fenomeno del Brigantaggio.

La miseria e povertà dei decenni post-unitari indusse ampie fette della popolazione ad una massiccia emigrazione, in particolare verso le Americhe (Argentina e Stati Uniti). Il flusso migratorio riprese in modo cospicuo dopo il secondo conflitto mondiale, in particolare verso il Venezuela (dove si contano numerose comunità gesualdine), verso l'Europa, soprattutto verso Germania e Svizzera, e nel Nord Italia (nutrita la presenza di gesualdini in Emilia Romagna).

L'economia del paese, fino a metà del secolo scorso, rimase molto legata al commercio del bestiame e dei prodotti agricoli, grazie alle numerose fiere e mercati e vi si tenevano periodicamente. Le fiere di Gesualdo, già menzionate negli annuari del regno di Napoli e regno delle due Sicilie sin dal 1588, erano molto ricche e conosciute, tanto da attirare compratori da tutta l'Irpinia e dalla vicina Puglia. A sostenere fortemente l'economia locale contribuivano l'agricoltura, con grandi produzioni di ortaggi tra questi in particolare il sedano, e le botteghe artigiane, in particolare quelle dedite al lavoro del legno e della pietra, i cui maestri per abilità e gusto erano apprezzati in tutta la provincia di Avellino.

Il terremoto del 1980, che distruzione e morte arreccò all'Irpinia, provocò la morte di 7 persone che rimasero vittime dei crolli e ingentissimi danni al patrimonio edilizio di Gesualdo. Il centro storico, che era la parte più densamente popolata, subì gravissimi danni e rimase del tutto inagile per molti anni. La lenta ricostruzione post sisma, durata per decenni e ancora oggi non del tutto ultimata, dopo un'iniziale ventata di ottimismo caratterizzata dal fiorire del settore edilizio e delle attività ad esso strettamente legate non fu seguita da un'efficace azione di rilancio delle attività produttive. La mancanza di concrete possibilità occupazionali riaprì la dolorosa piaga dell'emigrazione, stavolta riguardante anche un numero sempre più cospicuo di giovani laureati. Attualmente Gesualdo, purtroppo smarrita l'antica vocazione agricola e commerciale, regge la sua economia per lo più sul lavoro impiegatizio e professionale che risulta l'impiego prevalente e più ricercato. Negli ultimi anni le istituzioni e le associazioni locali hanno intrapreso una forte azione di rivalutazione e rilancio dell'importante patrimonio storico e culturale del paese nella prospettiva di favorire un possibile sviluppo turistico.

Monumenti e luoghi di interesse

Castello di Gesualdo

 
Gesualdo - il castello

Situato al culmine di una collinetta visibile già dalla strada statale offre un'immagine suggestiva immediata: il tipico esempio di ambiente architettonico feudale. Le origini si fanno risalire alla metà del VII secolo (epoca longobarda). Il complesso edilizio è delimitato da quattro torrioni circolari con cortine cinte da rivellini e con corte centrale, nella quale vi è una vera da pozzo finemente lavorata. Sulla parete di fronte all'ingresso vi è una testa di leone con la bocca spalancata per ospitare, dal retro della stessa, un cannoncino, vero trabocchetto per eventuali assalitori.

Con il matrimonio di Carlo Gesualdo e Eleonora d'Este (1561-1637) prima (1586) con il trasferimento della Corte e del cenacolo musicale poi (fine ’500), si trasforma in dimora signorile di stile rinascimentale: cortile e loggia della torre meridionale, nuovi appartamenti e cucine attrezzate ad ospitare una Corte, stanze e gallerie con pitture manieriste, fiamminghe e il Salvatore del Caravaggio, la sala del Teatro, giardini e fontane che si perdono nel verde e nell’azzurro dell’orizzonte. Sotto il cornicione, a lettere cubitali si legge: "CAROLUS GESUALDUS EX NOBILISSIMI ROGERII NORTMANNI APULIAE ET CALABRIAE DUCIS GENERE CONPSAE COMES VENUSII PRINCEPS ETC EREXIT" (Carlo Gesualdo, discendente dal nobilissimo Ruggero il Normanno, Duca di Puglia e Calabria, Conte di Conza, Principe di Venosa, etc. eresse).

Il 13 ottobre 1913, per l'alto valore architettonico, storico, artistico e ambientale è stato vincolato dalla Sovrintendenza ai Beni Artistici ed Ambientali di Salerno ed Avellino. Il castello è stato gravemente danneggiato dal terremoto dell'Irpinia del 23 novembre 1980.

Il castello ha subito vari danni e saccheggi nel corso dei secoli: durante la guerra franco-spagnola (1460), quando Ferrante I d'Aragona, per impadronirsi della fortezza, la distrusse in parte; con l'arrivo delle truppe francesi nel 1799; con gli eventi sismici avuti nel corso dei secoli fino a quelli gravissimi del 1980 che hanno costretto i proprietari ad abbandonarlo per pericolo di ulteriori crolli. Recentemente acquistato dal Comune di Gesualdo e della Provincia di Avellino è attualmente in ristrutturazione.

Centro Storico di Gesualdo

 
Gesualdo, Centro Storico - Palazzo Mattioli

Dal castello, che si erge imperioso sulla collinetta, scende verso la valle l'antico abitato di Gesualdo, che si snoda a forma di pigna dall'alto verso il basso, fino al terremoto del 1980 era densamente abitato, oggi è semideserto.

Il castello a Sud-Est è circondato da una serie di palazzi signorili, pienamente restaurati dopo il sisma del 1980, dotati tutti di giardini pensili come il castello (palazzo Pisapia, palazzo Mattioli, palazzo Bosco, casa Forgione, palazzo Villani), tale area è detta cittadella e ritrova le sue origini nel 1600 all'epoca delle Signorie di Carlo Gesualdo e Niccolò I Ludovisi. A Sud-Est invece, è circondata da piccole case, addossate tutte l'una all'altra, composte da pochi vani, con finestre e porte anguste, con tetti spioventi l'uno sull'altro e grondaie poco sporgenti. Dal tessuto architettonico urbanistico attualmente esistente si può dedurre la stratificazione sociale della popolazione che per secoli ha circondato la vita del castello. Da una parte la forza lavoro, dall'altra la società opulenta.

Il centro storico, comunque, è tutto arroccato a Sud del castello, molto scosceso, e attraversato da stradine pedonali e mulattieri molto pianeggianti, pavimentate in selciato di pietre locali, forse ricavate dagli stessi lavori di sbancamento a sua tempo eseguiti per costruire case e strade. Se si osserva in tutti i suoi particolari la creazione di strade pianeggianti in luoghi scoscesi, i collegamenti fra le stesse, la predisposizione della abitazioni, i terrazzamenti tutti rivolti verso Sud-Est, la visione panoramica che ogni casa ha senza nulla togliere all'altra che la precede o che la segue, il centro storico di Gesualdo rappresenta un modello scientifico di alta architettura. Non a caso, nell'immediato dopo terremoto, la facoltà di architettura di Napoli utilizzò tale centro per un approfondito studio architettonico delle strutture urbanistiche. Dopo una lunga ristrutturazione è stato pienamente recuperato.

Luoghi di culto

  • Chiesa Madre di San Nicola (Via San Nicola)
File:Fonte battesimale san nicola.jpg
Gesualdo, Chiesa di San Nicola - Fonte Battesimale

Il più antico luogo di culto di Gesualdo, la chiesa intitolata al Vescovo di Mira San Nicola di Bari, patrono della cittadina, sorse probabilmente intorno al XII secolo a ridosso delle mura del castello, sul declivio del borgo medioevale.

Di questo primo impianto mancano i riscontri documentali, anche se l'esistenza di una cripta, fatta murare dal vescovo Torti Rogadei nel XVIII secolo, caratterizzante le chiese sorte tra XI e XIII secolo, può far pensare ad un impianto medievale. Le più antiche notizie attestanti l'esistenza della chiesa risalgono ai primi decenni del XVI secolo, anni in cui Gesualdo passò dal breve dominio del capitano spagnolo Consalvo de Cordova a quello del feudatario Fabrizio Gesualdo e del figlio di questi Luigi IV. Durante il dominio dei Gesualdo la chiesa subì vari restauri ed ampliamenti in parte ancora leggibili, dopo i recenti restauri, nella parte più antica della muratura e ricordati da lapidi inserite all'interno del sacro edificio. Nel 1538, durante l'arcipretura del reverendo Mastronicola, la chiesa venne arricchita dalla tribuna e dal coro ligneo, e successivamente nel periodo della Signoria di Carlo Gesualdo prima e Niccolò I Ludovisi poi venne arricchito di un pregiatissimo corredo di tele e opere pittoriche, tra queste in particolare la tela intitolata "La Madonna della Neve" di pregevolissima fattura.

L'edificio fu abbattuto e ricostruito nel 1760, nelle forme in cui ancora attualmente appare. La pianta della chiesa è a croce latina, è costituita da una sola navata con otto altari e soffittatura in legno decorato, all'interno è costudita una fonte battesimale realizzata in marmo locale onice di Gesualdo risalente alla seconda metà del XVIII secolo.La facciata è arricchta dal un grandioso portale di travertino scolpito da Giuseppe Landi da Calvanico, nel 1760.


  • Chiesa del SS. Rosario (Piazza Neviera)
 
Gesualdo, Chiesa di SS. Rosario

Fu iniziata dal principe Carlo Gesualdo, che però riuscì a gettare solo le fondazioni, e terminata da Niccolò I Ludovisi nella prima metà del XVII sec. Conseguì il titolo di Arciconfraternita nel 1912.

È a tre navate, comprende nove altari di marmo policromo ben lavorati in stile barocco, una deliziosa balaustra e un bel coro in legno intarsiato. L'altare maggiore, dedicato alla Vergine del Rosario, è veramente magnifico e ricco, tutto in marmi policromi come la bella balaustra. Dietro l'altare maggiore vi è un bel coro in legno intarsiato. L'altare che si trova a destra entrando è dedicato a San Vincenzo Ferreri. Nella nicchia vi è una statua del santo, egregiamente scolpita e fregiata di ricca colonna e diadema in argento. Degni di essere ricordati sono il pulpito e l'organo e vari dipinti del 700 di scuola napoletana. L'ultima domenica d'agosto si celebra, in grande e sentita partecipazione popolare, la festa in onore di S. Vincenzo Ferreri durante la quale si svolge il tradizionale Volo dell'angelo.


 
Gesualdo, Chiesa S.Maria delle Grazie - Pala del perdono di Giovanni Balducci
  • Convento dei Frati Cappuccini - Chiesa di Santa Maria delle Grazie (Via Cappuccini)

Fatto erigere insieme alla Chiesa dal principe Carlo Gesualdo nel 1592, come si legge sulla lapide apposta sulla facciata del convento. Il convento dei Frati cappuccini, ampliato da Niccolò I Ludovisi nel 1629.

La chiesa dedicata a Santa Maria delle Grazie, invece, è stata restaurata di recente ed è aperta al pubblico. Essa è ad una sola navata; l'altare maggiore e quelli laterali sono in marmo policromo. La facciata molto semplice ed austera presenta sopra l'arco di ingresso lo stemma del principe Carlo Gesualdo. Celebre è il dipinto che si conserva nella chiesa, intitolato "il perdono di Carlo Gesualdo" (cm 481 x cm 310) di Giovanni Balducci, ritenuto dalla tradizione gotico-tenebrista l'icona del pentimento nella quale il principe avrebbe fatto trasportare per immagini la sua macerazione interiore per il duplice assassinio.

Il convento dei frati Cappuccini appartenne alla provincia monastica di Napoli che ne gestì le funzioni e le missioni religiose, fino al 16 luglio 1906, quando con atto formale di cessione passò sotto la reggenza della provincia monastica di Foggia. Dopo gli impellenti restauri sia del convento che della chiesa, fu destinato dai superiori a luogo di studentato. Nel 1909 infatti è stato sede dello studio di teologia dei chierici della provincia di Foggia. Fra questi va ricordato il Padre Pio da Pietrelcina (novembre - dicembre 1909). È stato sede di uno dei seminari serafici per 30 anni (1926- 1956). Fu rovinato e reso inagibile dal terremoto del 1980. Attualmente il convento è stato restaurato e riportato allo stato originario.


  • Cappellone (Piazza Umberto I)
 
Gesualdo - il Cappellone

L'edificio presenta nella sua globalità tre forme strutturali: la parte bassa è quadrata, la parte centrale è cilindrica, la parte alta, ora è sferica, ma prima era orbicolare.

È vistoso ed imponente che ha il prospetto ben lavorato in travertino prospiciente su un'ampia scala di nove scalini in uguale pietra. I basamenti esterni della facciata sono in pietra lavorata con magnifici intagli a rilievo. Dal cornicione lapideo in su, l'architettura della chiesa è a forma cilindrica con quattro piccole finestre contrapposte. Il tutto è sormontato da una bellissima cupola a sua volta sormontata da altra cupola molto piccola che poggia su quattro pilastrini. In cima vi è una croce e sotto ad essa una banderuola ben lavorata. L'interno non presenta elementi artistici degni di rilievo.

La costruzione è da attribuire a Niccolò Ludovisi e a suo figlio Domenico Ludovisi, l'edificio venne completato nel 1736. La struttura, nel complesso, ha l'aspetto di un tabernacolo simile a quello innalzato sull'altare maggiore di alcune chiese. Si ritiene, pertanto, che venne realizzat con l'intento di dare una sede bella ed imponente all'Ostia Consacrata, sede da cui impartire la benedizione solenne a tutti i fedeli riuniti nell'antistante piazza. Questa funzione, rimasta in vita si ripete ogni anno nella ricorrenza religiosa del Corpus Domini.

  • Chiesa di Santa Maria degli Afflitti (Via San Sebastiano)

Sita nel rione Canale, custodisce un prezioso dipinto intitolato "La deposizione" attribuito al pittore Giovanni Tommaso Guarini da Solofra eseguito nel 1672.

  • Chiesa di Santa Maria della Pietà (Via Roma)
  • Chiesa di Maria SS. Addolorata (Via Roma)
  • Chiesa di San Lorenzo (Contrada San Lorenzo)

Cultura

Religione e Folklore

 
Gesualdo - Volo dell'Angelo
  • Il Volo dell'angelo con la recita tradizionale de L'angelo e il diavolo, tutti gli anni l'ultima domenica di Agosto.

La religiosità di Gesualdo s’infervora in occasione della festa del volo dell’Angelo. Il “volo” ebbe origine nella metà dell'800, durante i festeggiamenti in onore del protettore San Vincenzo Ferreri.

L’Angelo è impersonato da un bambino che viene aggrappato ad una fune di acciaio tesa tra la torre del castello e il campanile della chiesa del SS. Rosario, e tirato mediante l'ausilio di carrucole lungo un tragitto di 100 metri, all'altezza di 25 metri sulla sottostante piazza gremita di fedeli. Da un’impalcatura a terra esce il diavolo, sbuffando fumo, dicendo vituperi, con corna e mantello nero. Inizia una disputa dialettica che riprende i testi e le scene delle sacre rappresentazioni medioevali. Questo volo dell’angelo si ripete in onore di San Vincenzo Ferreri, di cui si conserva in paese una preziosa statua. Una leggenda vuole che i Gesualdini per impadronirsi della statua del Santo commisero una prepotenza “mistica”. Si racconta che un comune dell’Italia settentrionale aveva commissionato ad un artista spagnolo la statua di San Vincenzo; per portare la statua al comune committente i portatori si fermarono a Gesualdo; i Gesualdini, ammirandone la bellezza ed infervorati dall’amore per San Vincenzo, non permisero il proseguimento del viaggio, e la statua rimase a Gesualdo.


  • La Passione di Cristo di Gesualdo, ogni Venerdì Santo.

La manifestazione segna un profondo contatto tra la mistica rappresentazione della passione di Cristo con la solennità dei madrigali di Carlo Gesualdo, dal titolo "Thenebrarum".

In contesto scenico suggestivo, il sofferente Cristo si arrampica a fatica per raggiugere il Golgota, l'imponente castello medievale cinto dalle ripide fortificazioni. Nella sera del Venerdì santo gli animi tormentati di Carlo Gesualdo si fondono con i sofferenti sussulti di Gesù sulla Croce. Le lacrime di Maria rintoccano come campane in giorno di dolore, scuotendo il cuore dei soldati romani. Il Corpo di Gesù, deposto tra le braccia di una madre sofferta e cosciente dell'incontro, ormai avvenuto tra Dio e suo figlio. Sullo sfondo le luci e suoni richiamano il mistico idillio del Cristo che muore e risorge tra l'attonito sguardo dei protagonisti in mezzo ad una folla estasiata di fedeli in preghiera.

Festività Religiose

  • Seconda domenica di settembre Festività in onore della Madonna Immacolata - Località Torre dei Monaci

Gli studi Gesualdiani

Gesualdo segna in modo indissolubile il suo nome alla figura storica di Carlo Gesualdo. Intorno alle tormentate vicende del principe di Venosa, nel piccolo centro irpino si ripetono periodicamente convegni, concerti ed incontri incentrati sulla celebrazione del genio musicale che fece del castello di Gesualdo fecondo luogo di studio e sperimentazione delle sue arti. Nel corso degli ultimi decenni Gesualdo ha ospitato illustri personalità del mondo della musica e della cultura che hanno fortemente contribuito alla valorizzazione della figura del Principe.

Il grande compositore Igor' Fëdorovič Stravinskij insieme allo studioso Robert Craft, visitò Gesualdo negli anni 50 ripercorrendo i luoghi cari al Principe Carlo prima di comporre una delle sue più grandi opere il Monumento pro Gesualdo da Venosa. Il regista tedesco Werner Herzog girò nel 1995 un film-documentario dal titolo Gesualdo: Morte a cinque voci in cui riscoprì i luoghi nei quali aveva vissuto il principe Carlo. L'autore siciliano Salvatore Sciarrino venne insignito della cittadinanza onoraria di Gesualdo per le sue opere dedicate a Carlo Gesualdo. Il dibattito sui temi e sull'opera musicale del Principe Carlo è ancora oggi molto intensa grazie agli approfondimenti ed agli studi di autori di fama mondiale come Glenn Watkins. Sulla scia di tanta attenzione ed interesse a Gesualdo attualmente operano associazioni ed istituzioni culturali attive in una profonda opera di valorizzazione e promozione della figura de Principe Carlo Gesualdo.

Manifestazioni ed eventi

  • Convegni, rassegne musicali, manifestazioni dedicate a Carlo Gesualdo.
  • Carnevale Gesualdino;
  • Palio dell'Alabarda, rievocazione dello storico incontro riconciliatore tra Carlo Gesualdo e il figlio Emanuele. Sfilate in costumi d'epoca e giochi medievali - mese di Agosto;
  • Gesualdo FolkEvent, rassegna musica popolare - mese di Agosto;
  • Saperi e Sapori, rassegna enogastronomica - mese di Agosto;
  • Presepe vivente, periodo natalizio.


Personalità legate a Gesualdo

Economia

Una quota significativa del reddito delle famiglie proviene dal terziario, in particolare dai settori dell'istruzione, della sanità, dell'amministrazione pubblica e nelle professioni. Fiorente, il settore legato all'artigianato ed alla piccola impresa per la presenza di stimati maestri nella lavorazione della pietra, del legno e del ferro e di vari opifici industriali. Importante l'apporto dell'agricoltura.

Le fiere e i mercati

Da segnalare la secolare tradizione delle fiere di Gesualdo che si tengono presso l'area fieristica del quartiere Fiera, dalla primavera all'autunno ogni 11 del mese.

I marmi di Gesualdo

Gesualdo è conosciuto per la presenza nel suo territorio di cave del marmo onice, un marmo di grande effetto decorativo, trasparente quando tagliato in lastre sottili, ricco di venature. Grandi cultori di questi marmi furono il celebre architetto Luigi Vanvitelli che li utilizzò a profusione nella Reggia di Caserta e Carlo di Borbone che li commissionò per il palazzo reale di Portici. E’ inoltre di alabastro cipollino di Gesualdo il frontespizio del Duomo di Avellino e fonte battesimale della cattedrale, e le decorazioni nella chiesa di Santa Chiara in Napoli. Oltre al marmo onice, nel territorio di Gesualdo si trovano cave di pietra denominata Breccia Irpina o Favaccia, il cui utilizzo è ampiamente diffuso in edilizia.

Prodotti tipici

Prodotti ortofrutticoli, tra questi in particolare il sedano.

Vino: Produzione di vino Irpinia DOC (in questa area anche con l'indicazione della sottozona Campi Taurasini) e vino Campania IGT

Olio: Produzione olio Irpinia - Colline dell'Ufita con marchio DOP/IGP da Reg. UE 203/2010 (GUCE L61/29 del 11.03.2010)

Pasta fresca prodotta in modo naturale ed artigianale

Carni

Gastronomia e Piatti tipici di Gesualdo

Grazie alla propizia esposizione ed alla ricchezza di fonti d’acqua, il territorio di Gesualdo regala pregiatissime culture di ortaggi; tra questi da segnalare quella del Sedano. Da sempre i gesualdini vengono, e non a caso, appellati con il nomignolo di “Menestrari” (Verdurai), per le copiose produzioni ortofrutticole che arricchivano i mercati locali e dei paesi vicini. Le ricette ed i piatti tipici legano alla semplicità di preparazione un gusto antico segnato dalla varietà e genuinità degli ingredienti, tutti uniti in vera e propria esplosione di aromi e profumi dei frutti della terra.

"Lachene e fasule" (Tagliatelle e fagioli)

"Menesta 'mmaretata" (Verdure e carne in brodo)

"Pizza ionna" (Impasto di farina di granturco)

"Fusilli e cauzuni" (Fusilli e ravioli alla ricotta)

"Cecavruoccole (cecatielli e vruoccole)" (Cavatelli con i broccoli)

"Panzetta r'aino 'mbottita" (Pancetta di agnello farcita)

"Soppressate"

Sport

Calcio

File:Scudetto150x150 1318336086.png
U.S. Gesualdo 1927

L' U.S. Gesualdo è il gruppo sportivo più importante della comunità. Agli inizi del XX secolo nel paese di Gesualdo il gioco del calcio vedeva confrontarsi solo piccoli club costituiti da semplici squadre di quartiere ma senza una vera e propria rappresentativa locale. Nel 1921 si ha la svolta: l'amministrazione comunale decise di destinare un'ampia area comunale alle attività sportive e così si costituì il primo circolo sportivo di Gesualdo.

L'Unione Sportiva nasce nel 1927 e negli anni successivi alla sua fondazione sarà impegnata solo in gare a carattere amichevole con formazioni dei paesi limitrofi. Nel 1933 partì il primo Campionato Irpino della Gioventù Fascista del Littorio al quale parteciparono 7 squadre della provincia, in quello che poi sarebbe diventato il campionato provinciale. L'inizio della seconda guerra mondiale segnò la fermata di tutte le attività agonistiche che ripresero tra mille difficoltà alla fine degli anni 40.

A cavallo tra gli anni 50 e 60, la squadra del Gesualdo disputò i campionati regionali di terza e seconda categoria fino alla definitiva consacrazione avvenuta nella stagione 1963-1964 con la vittoria del campionato ed il salto in V° serie (Prima Categoria Campania),l'equivalente di allora dell'attuale campionato di Serie D. Nelle successive stagioni agonistiche 1964-1965[7] e 1965-1966 la piccola squadra di Gesualdo si confrontò con formazioni blasonate come la Battipagliese, la Cavese, il Sorrento Calcio riuscendo a ben figurare forte anche di un grande tifo, che in casa ed in trasferta non fece mai mancare il sostegno alla squadra. Negli 70 e 80 il Gesualdo tornò a disputare campionati provinciali e regionali, confermando regolarmente la propria presenza a tutti i campionati, dall'istituzione della federazione dilettanti di Avellino nel 1974 sino ad oggi.

Alla fine degli 90, la piccola realtà di Gesualdo tornò a disputare tornei di buon livello con la vittoria del campionato di Prima Categoria nella stagione 1998-1999 ed il salto nel campionato di Promozione Campania. Nelle successive 5 stagioni il Gesualdo disputò ottimi campionati ottenendo lusinghieri successi contro formazioni assai blasonate. Oggi la società milita nel campionato di seconda categoria.

Amministrazione

Template:ComuniAmministrazione Gesualdo fa parte della Comunità Montana dell'Ufita.

Demografia

Evoluzione demografica

Abitanti censiti[8]

Cittadini stranieri

Al 31 dicembre 2008 nel territorio di Gesualdo risultano residenti oltre 40 cittadini stranieri: Le comunità più rappresentate sono quelle di:

fonte Istat

Collegamenti esterni

Note

  1. ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2010.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Giacomo Catone, Memorie gesualdine, 1840
  4. ^ Historia longobardorum, capp. 4° e 5° del 5° libro
  5. ^ Cipriano de Meo, La città di Gesualdo contributo di studi e ricerche, presentazione di Alfonso Cuoppolo, ed. Pro loco Civitatis Iesualdinæ, Roma: Il Calamaio, 1996
  6. ^ Chronica sacri monasterii casinensis, libro 4°
  7. ^ http://it.wikipedia.org/wiki/Prima_Categoria_Campania_1964-1965
  8. ^ Dati tratti da:

Bibliografia

  • Giacomo Catone, Memorie Gesualdine. pubblicato nel 1840.
  • Arturo Famiglietti, Storia di Gesualdo, Ed. Accademia Partenopea, Napoli 1977.
  • Cipriano de Meo, La città di Gesualdo contributo di studi e ricerche, Ed. Pro loco Civitatis Iesualdinæ, Roma: Il Calamaio, 1996.
  • Michele Zarrella, Il Principe dei Musici Carlo Gesualdo - l'albero genealogico e la sua città. Ed. Pro-Loco Civitatis Iesualdinæ,Gesualdo 2001.
  • Annibale Cogliano, Inventario - Centro Studi e Documentazione Carlo Gesualdo. Avellino: Elio Sellino Editore, 2004.
  • Annibale Cogliano, Gesualdo 1799: rivoluzione o guerra civile?. Collana: Quaderni Irpini.
  • Annibale Cogliano, IL barone assediato e l'Università contesa. Gesualdo nel tramonto dell'anciem régime. Collana: Quaderni Irpini.
  • Annibale Cogliano, Il Cappellone: una sinagoga travestita? La Cappella del SS. Corpo di Cristo e l'arcano dello sviluppo socioeconomico di Gesualdo in età moderna . Collana: Quaderni Irpini.

Voci correlate

Galleria fotografica

Altri progetti


  Portale Provincia di Avellino: accedi alle voci di Wikipedia che parlano della Provincia di Avellino