Carbonaio
Il carbonaio è il mestiere di trasformare la legna in carbone vegetale. Era un mestiere molto diffuso in Italia fino alla metà del secolo scorso, nelle località di montagna e di collina dove c'era abbondanza di legna, che costituisce la materia prima.
Descrizione
Oggi questo antico mestiere è ancora praticato nei boschi della Calabria con qualche beneficio introdotto dal progresso. Le quantità prodotte da ogni carbonaio sono aumentate ed una carbonaia può arrivare a contenere anche 700 quintali di legna [1]. Ogni zona d'Italia ha ovviamente sviluppato termini tecnici differenti a seconda del dialetto parlato. L'arte consiste nel tagliare legna nei boschi, trasportarla in spiazzi piani e aperti (chiamati ial) accatastarla in carbonaie o poiàt ed innescare il processo di combustione lenta che porta alla carbonizzazione ossia alla trasformazione della legna che è un composto organico in carbone.
In passato il carbone vegetale veniva utilizzato come bene succedaneo del carbone fossile e per alcuni usi speciali dovuti all'alto potere di adsorbimento. Ora il carbone vegetale, noto anche come carbonella, è richiesto per alimentare i barbecue e i forni a legna delle pizzerie. Il carbone vegetale ha forti proprietà adsorbenti, ma questo tipo di carbone vegetale viene prodotto con un processo di distillazione secca o carbonizzazione artificiale.
I carbonai, per esercitare il loro mestiere, dovevano abbandonare il paese dall'inizio della primavera fino ad autunno inoltrato per trasferirsi con la famiglia in montagna dove c'era la legna da tagliare e dove bisognava sorvegliare giorno e notte il poiàt per 5 o 6 giorni, per ottenere da 30 a 40 quintali di legna circa 6 forse fino a 8 quintali di carbone.
Le donne, oltre a partecipare alla produzione, badavano ad ogni altra cosa di necessità della famiglia, compreso l'onere di allevare ed educare i figli e quando capitava portare a termine le gravidanze.
Curiosità
Il comune di Bondone ha ricordato il mestiere di carbonaio nell'art. 1 del proprio statuto e ha dedicato a quel mestiere un monumento posto nella piazza principale del paese. Qui la figura de carbonaio viene ricordata ogni anno il 9 settembre in occasione dell'adempimento del voto fatto per ai tempi della peste del 1630, poiché quel giorno di festa i carbonai con le loro famiglie tornavano in paese. E viene recitata la seguente poesia scritta in occasione della dedica al monumento.
La vita dei carbonai
Carbonér, a-i ültem de mars
te partìe da Bondù,
quante sö le söme ghera a mò la nèf,
pör nà a fa la stagiù.
La fònno, i matèi e le matele,
le cavre e le galine
te cargave töt söl beròc
e te nave la sö 'n del mut,
en de no ero gnamò spontà 'l bròch.
- La cò?
na baito de bastù!
El lèt?
quoter dase e'n pò de lape come stramòs
en de se navo a dormì,
capetavo che nasèo en bel pöti,
poarèt, bel e nüt come 'l Gesù Bambì!
Quate faighe: taià la legno, portalo a la jal
laorà da le stele a le stele
da la fòm gran grongolavo sempre le böele,
la nòt, tender al poiòt
e pensà a fà deventà grònc í matèi
e a no fai pò tröbölà!
- Da mangià.?
Polenta e lòt,
a le feste 'n tochèl de formòi
e da beèr eivo del sòi.
E se d'està vegnio vergù a troàt,
magare el prèt da Bondù,
te se fave en quoter por dàc col cör
chel chè te gave de pö bù.
Carbonér,
a Bondù el tò mestèr no i le fö pö,
a la Löao ghè en bel monoment
a tè dedecà, che el parlo del tò pasà!
E adèss pör recordàt
n'Ave Mario a la noso Madono
dal Bambì en bròs.
Carbonèr,
chè: poarèt, strasà, faigà, 'nbarbesà!
Lasö 'n ciel, sùm secür,
che dal Segnùr te si stà be' pagà.»