Campagna di colpa collettiva

 
le truppe alleate spesso costrinsero con le armi i civili tedeschi a visitare campi di concentramento e in alcuni casi ad esumare fosse comuni di vittime dei nazisti.

Le idee sulla colpa collettiva e la punizione collettiva nacquero verso la fine della guerra per mano della classe politica inglese e americana, quando cominciarono a essere diffusi orrendi video sui campi di concentramento nazisti per indurire l'opinione pubblica e renderla più conforme a quella dei politici.

A partire dal 1944 fu iniziata una campagna di propaganda negli USA che sosteneva una pace con condizioni molto dure per la Germania e che era volta anche a porre fine alla consuetidine di vedere il nazismo come un'entità separata rispetto al popolo tedesco. Delle dichiarazioni di alcuni governanti inglesi e americani, fatte più o meno nel periodo della resa della Germania indicavano l'intera nazione tedesca come colpevole moralmente per le azioni del regime nazista, usando spesso i termini "colpa" o "responsabilità collettiva".

A questo fine, non appena gli alleati cominciaron le loro operazioni di denazificazione del dopo guerra, il dipartimento di guerra psicologica del comando supremo alleato in Europa intraprese una campagna di propaganda politica con lo scopo di creare un senso di responsabilità collettiva tra i tedeschi. [1] Gli ufficiali britannici addetti al controllo di radio e giornali ricevettero ordini di enfatizzare la responsabilità di tutti i tedeschi per i crimini nazisti e analogamente tra le autorità americane questo senso di responsabilità collettiva era considerata alla base di ogni educazione a lungo termine del popoo tedesco.[2] [1]

Usando sia la stampa tedesca, che era sotto controllo alleato, sia il cinema, sia manifesti ed opuscoli, fu condotto un programma per mettere a conoscenza tutti i tedeschi di quello che era successo nei campi di concentramento; per esempio furono diffusi dei manifesti che rappresentavano delle vittime dei campi di sterminio, affiancate da testi come "TU SEI COLPEVOLE DI QUESTO!". [3][4] o "Queste atrocità sono colpa tua!!"che avevano .[5] Questi documenti avevano il fine di scuotere e umiliare i tedeschi e di provare loro che erano stati commessi crimini contro l'umanità, i cui responsabili non erano solo i nazisti e le SS, ma l'intero popolo tedesco.[6]


Il 20 luglio 1945 - il primo anniversario del fallito attentato a Hitler - non fu fatta menzione dell'evento, perché ricordare al popolo tedesco che c'era stata un'attiva resistenza a Hitler in Germania avrebbe minato gli sforzi degli alleati di creare un senso si colpa collettivo nella popolazione tedesca.[7]

Subito dopo la liberazione dei campi di concentramento molti civili tedeschi furono costretti a visitarli, a seppelire i cadaveri o a riesumarli dalle fosse comuni. [8] come anche a fornire i propri averi agli ex internati.[8]

Le accuse di nazismo dall'estrema sinistra negli anni '60-'70

Poiché la guerra fredda aveva interrotto la denazificazione nella Germania Ovest, alcuni gruppi di estrema sinistra, come la Because the Cold War had curtailed the process of denazification in the West, certain radical leftist groups such as the Rote arme fraktion giustificarono il loro uso della violenza justified their use of violence against the West German government and society based on the argument that the West German establishment had benefited from the Nazi period, and that it was still largely Nazi in outlook. They pointed out that many former Nazis held government posts, while the German Communist Party was illegal. They argued that "What did you do in the war, daddy?" was not a question that many of the leaders of the generation who fought World War II and prospered in the postwar "Wirtschaftswunder" (German Economic Miracle) encouraged their children to ask.

One of the major justifications that the Red Army Faction gave in 1977 for killing Hanns-Martin Schleyer, President of the Confederation of German Employers' Associations (BDA) and perceived as one of the most powerful industrialists in West Germany, was that as a former member of the SS he was part of an informal network of ex-Nazis who still had great economic power and political influence in West Germany.

Oggi

Le recenti ammissioni del noto scrittore tedesco Günter Grass, perceived by many as a protagonist of 'the nation's moral conscience', di essere stato in gioventù un membro delle Waffen SS hanno fatto emergere che, quasi settant'anni dopo la caduta del nazismo, l'appartenenza alle organizzazioni del terzo reich è ancora un tabù per l'opinione pubblica tedesca. Statisticamente è molto probabile che molti tedeschi coetanei di Grass, chiamati Flakhelfer, con biografie simili a quelle dello scrittore, non abbiano mai rivelato in questo contesto, la verità sul loro passato.[9]

  1. ^ a b Janowitz, 1946
  2. ^ Balfour, pg 263
  3. ^ Marcuse pg 61
  4. ^ [http://pubs.socialistreviewindex.org.uk/isj77/maitles.htm Book Review of Hitler's Willing Executioners
  5. ^ Eric Voegelin, Brenden Purcell "Hitler and the Germans", Footnote 12, p.5 "In the summer of 1945, the Allies publicly displayed horrifying posters and reports from the Dachau and Belsen concentratrion camps with the accusatory headline 'Diese Schandtaten: Eure Schuld!' ("These atrocities: Your guilt!). See Christoph Klessmann, Die doppelte Staatsgrundung:Deutsche Geschichte, 1945-1955, p. 308
  6. ^ PBS Story
  7. ^ Michael R. Beschloss, The Conquerors: Roosevelt, Truman and the Destruction of Hitler's Germany, 1941–1945 ISBN 0-7432-4454-0 p.258 "At a moment when they were trying to establish a sense of collective guilt for Hitler's horrors, they did not wish to confuse the issue by reminding the world that some Germans had risked their lives, however belatedly and for whatever reasons, to stop the Fuhrer."
  8. ^ a b Marcuse, pg 128
  9. ^ Karen Margolis: Who wasn't a Nazi?