Luigi Amedeo di Savoia-Aosta

primo duca degli Abruzzi, ammiraglio, esploratore e alpinista italiano

Luigi Amedeo Giuseppe Maria Ferdinando Francesco di Savoia, duca degli Abruzzi (Madrid, 29 gennaio 1873Villaggio Duca degli Abruzzi, 18 marzo 1933), è stato un ammiraglio, esploratore e alpinista italiano.

principe Luigi Amedeo
Luigi Amedeo di Savoia, duca degli Abruzzi
Duca degli Abruzzi
Stemma
Stemma
In carica1873 –
18 marzo 1933
Nome completoLuigi Amedeo Giuseppe Maria Ferdinando Francesco
Onorificenzeduca degli Abruzzi
NascitaMadrid, 29 gennaio 1873
MorteVillaggio Duca degli Abruzzi, 18 marzo 1933
DinastiaSavoia-Aosta
PadreAmedeo, primo duca d'Aosta
MadreMaria Vittoria, duchessa d'Aosta
ReligioneCattolicesimo

Nel giro di poco più di un decennio, tra il 1897 e il 1909, ha compiuto le spedizioni che lo hanno reso internazionalmente celebre: nel 1897 la prima ascensione del Monte Saint Elias, in Alaska; nel 1900 la spedizione al Polo Nord che raggiunse la latitudine Nord più avanzata dell'epoca; nel 1906 l'esplorazione del massiccio africano del Ruwenzori e l'ascesa delle sue cime maggiori; nel 1909 la spedizione nel Karakorum, con il fallito tentativo di ascesa del K2 e il nuovo record mondiale di altitudine.

Durante la Prima guerra mondiale è stato al comando della flotta alleata. In seguito si è dedicato fino alla sua morte ad un innovativo progetto di sperimentazione agricola e di cooperazione con popolazioni locali in Somalia.

Biografia

1873-1891: infanzia e formazione

Luigi Amedeo nasce a Madrid il 29 gennaio 1873, terzogenito di Amedeo Ferdinando Maria di Savoia, da due anni re di Spagna, e di Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna, fratello minore di Emanuele Filiberto e Vittorio Emanuele.

Essendo il primo figlio maschio nato dopo l'ascesa al trono del padre, viene investito del titolo di Infante, ma la sua nascita avviene in un momento critico per il regno di Spagna, in una situazione di massima insicurezza, con il paese sul punto di esplodere. La solenne cerimonia del suo battesimo è in effetti l'ultimo evento ufficiale a cui Amedeo I presenzia nel ruolo di re di Spagna:[1] l'11 febbraio, quando il figlio neonato ha solo quattordici giorni di vita, pone fine al suo regno breve e tormentato con la propria abdicazione.

La famiglia rientra quindi a Torino e si stabilisce nel palazzo Cisterna. Luigi ha poco più di tre anni e mezzo quando nel novembre 1876 muore, a soli trent'anni, la madre Maria Vittoria, di salute cagionevole. E ne ha appena sei e mezzo quando nell'agosto 1879 viene arruolato come mozzo nella Regia Marina, per ricevere un'educazione militare, come da tradizione per i principi della casa reale, destinati a ricoprire alti gradi nelle forze armate.

Luigi trascorre gran parte delle sue vacanze in montagna, coltivando una passione condivisa da molti membri della famiglia reale, in particolare dalla principessa Margherita, dal 1878 regina d'Italia, che dedica una particolare cura ai tre nipoti rimasti senza madre. Durante l'estate Amedeo affida i figli allo scienziato e frate barnabita Francesco Denza, che li introduce alla pratica sportiva dell'alpinismo intesa come strumento didattico per l'apprendimento delle scienze naturali e l'arricchimento spirituale.[2]

Nel dicembre 1884 diviene allievo di prima classe della Regia Accademia Navale di Livorno e si imbarca a bordo della fregata Vittorio Emanuele, condividendo studi e addestramento con un altro figlio illustre, il coetaneo Manlio Garibaldi, figlio dell'eroe risorgimentale, dimostrandosi un buon allievo, con una media di voti sopra i 16/20.[3]

Nel luglio 1889, a soli sedici anni, viene nominato guardiamarina nel Corpo dello Stato Maggiore generale della Regia Marina e si imbarca sul brigantino Amerigo Vespucci, con cui compie la sua prima navigazione intorno al mondo, durante la quale conosce il tenente di vascello Umberto Cagni, fedele compagno di quasi tutte le sue future esplorazioni. Nel febbraio 1891, al suo rientro in patria dopo un viaggio durato quasi un anno e mezzo, è diventato sottotenente di vascello e, in seguito alla morte del padre avvenuta nel gennaio 1890, è stato nominato da re Umberto I duca degli Abruzzi.

1892-1896: le salite sulle Alpi, il primo contatto con l'Africa e la circumnavigazione del globo

Dopo il viaggio del Vespucci, Luigi compie brevi crociere sulla nave scuola Venezia e sulla torpediniera 107 S. Si ritrova ad avere a disposizione abbastanza tempo per poter compiere tra il 1892 e il 1894 numerose impegnative ascensioni sulle Alpi, nel gruppo del Gran Paradiso, del Monte Rosa (Punta Dufour, Punta Gnifetti), nel Massiccio del Monte Bianco (Dente del Gigante, Aiguille du Moine, Petit Dru), accompagnato da guide quali Emile Rey di Courmayeur e Jean Antoine Maquignaz di Valtournenche. La più importante è, nell'agosto 1894, la salita del Cervino lungo la Cresta di Zmutt, insieme ad Albert Frederick Mummery, che aveva aperto la via nel 1879, a John Norman Collie e alla guida Joseph Pollinger, che gli vale la presidenza onoraria della sezione di Torino del CAI[4] e l'ammissione nell'elitario Club Alpino Britannico.[5] Il sodalizio alpinistico con Mummery non potrà però avere seguito, perché il celebre scalatore britannico muore nell'agosto 1895 durante il primo tentativo di ascesa del Nanga Parbat.

Nel giugno 1893 Luigi è assegnato come ufficiale in seconda alla cannoniera Volturno e nel giro di due mesi è promosso al grado di tenente di vascello. In settembre la nave è inviata in Somalia per sedare dei disordini e rimane a presidiare per un mese il porto di Mogadiscio, concedendo a Luigi la possibilità di avere un primo contatto con una terra di cui si innamora subito[6] e a cui dedicherà gli ultimi anni della sua vita fino a considerarla la sua vera casa e a scegliere di morirvi.[7]

Il 4 novembre 1894 salpa da Venezia sulla Cristoforo Colombo per una missione diplomatica che dura ventisei mesi e che gli consente di compiere la sua prima circumnavigazione del globo.[5] Nel corso di questo viaggio, sbarcato a Victoria, nella British Columbia, viene a conoscenza dell'esistenza nella regione tra Alaska e Yukon di una cima inviolata di 5.489 metri, il Monte Saint Elias.[8] Durante una sosta di un mese a Calcutta, viaggia attraverso l'India insieme ai colleghi ufficiali Umberto Cagni e Filippo De Filippi arrivando fino alle prime propaggini dell'Himalaya, da cui può vedere a distanza per la prima volta un ottomila, il Kangchenjunga.[9]

1897-1898: la spedizione al Monte Saint Elias e le nuove ascese sulle Alpi

Nel 1897, rientrato dal giro del mondo, Luigi può riprendere l'attività alpinistica. Scomparsa nel 1895 la fidata guida Emile Rey, comincia ad accompagnarsi ad un'altra guida di Courmayeur, Joseph Petigax, che lo affiancherà non solo nelle successive ascensioni alpine, scalando insieme cime inviolate, ma anche in tutte le spedizioni extraeuropee, dall'Alaska al Karakorum.

Nell'estate 1898 scala due delle cime delle Grandes Jorasses, che battezza punta Margherita e punta Elena in onore, rispettivamente, della zia Margherita e della cognata Elena d'Orléans, e l'Aiguille Sans Nom nel gruppo dell'Aiguille Verte che battezza Aiguille Petigax.[10]

1899-1900: la spedizione al Polo Nord della nave Stella Polare

Tra il 1899 ed il 1900 organizza la spedizione verso il Polo Nord, che, il 25 aprile 1900, raggiungerà la massima latitudine artica di 86° 33' 49", e viene promosso al grado di capitano di corvetta.

1901-1905: la seconda circumnavigazione del globo

Tra il 1902 ed il 1904 affronta, per la seconda volta, la circumnavigazione del globo a bordo dell'incrociatore Regia Nave Liguria.

A Singapore incontrò l'esploratore Giovanni Battista Cerruti di Varazze, e a Tientsin arrivò, al tempo della rivolta dei boxer, insieme al corpo di spedizione inviato in difesa del protettorato italiano in Cina.

1906: la spedizione al Ruwenzori

Nel 1906 esplora le maggiori vette del Ruwenzori, assegnandole i nomi "Margherita", "Umberto" e "Alessandra".

1909: la spedizione nel Karakorum

Nel 1909 partecipa alla spedizione in Pakistan, sul massiccio del Karakorum, verso la vetta del K2.

All'inizio degli anni venti, il Duca ebbe una relazione molto seguita dalla stampa italiana e d'oltreoceano, sempre attenta agli scandali che riguardavano le teste coronate, con una ricca ereditiera americana, Katherine Elkins figlia del re del carbone e dell'acciaio, il senatore americano Davis Elkins, ma il cugino del Duca, il Re Vittorio Emanuele III (e soprattutto la regina madre Margherita) non gli concesse il permesso di sposarla per motivi mai ben chiariti ed oggetto di varie illazioni sulla stampa dell'epoca. Fondamentalmente per non destare il sospetto che un principe di casa Savoia potesse contrarre matrimonio con una donna non di sangue blu per ipotetici motivi di interesse economico.

1914-1918: la Prima guerra mondiale

Allo scoppio della prima guerra mondiale diviene comandante in capo delle Forze Navali Riunite con insegna sulla nave da battaglia Conte di Cavour distinguendosi nell'organizzazione dell'evacuazione di 185.000 profughi civili e militari serbi dalla costa albanese di cui 115.000 grazie alla flotta italiana. Viene in seguito rimosso dall'incarico per tensioni all'interno dello stato maggiore dovute a pressioni delle potenze alleate che volevano utilizzare la marina italiana a scopi puramente difensivi contrariamente a quelle che erano le intenzioni del Duca. La notizia della "rimozione" dall'incarico fu celata adducendo problemi di salute seguiti alla spedizione polare[11]. Nel febbraio del 1918 viene promosso ammiraglio ma di fatto esautorato da incarichi operativi.

1919-1933: gli anni africani

Intraprende in seguito una operazione di una grande bonifica agricola in Somalia lungo la valle del fiume Uebi Scebeli di cui, nel 1928, nel corso della sua ultima esplorazione, scoprirà le sorgenti. Muore il 18 marzo 1933 nel villaggio "Duca degli Abruzzi", in Somalia, senza figli. Sembra che negli ultimi anni della sua vita, il Duca avesse una relazione con una giovane principessa somala di nome Faduma. Secondo le sue volontà viene lì sepolto, sulle sponde del fiume Uebi Scebeli.

«Preferisco che intorno alla mia tomba s'intreccino le fantasie delle donne somale, piuttosto che le ipocrisie degli uomini civilizzati.»

Dopo la sua morte la Regia Marina ha intitolato alla sua memoria un incrociatore che nel dopoguerra avrebbe anche ricoperto l'incarico di ammiraglia della Marina Militare Italiana.

Nel 1992 la missione militare Restore Hope di supporto ai civili, tentò di recuperare i resti del Duca per sottrarli al rischio di profanazione ma infine, su richiesta della popolazione locale (cui acconsentì anche Amedeo d'Aosta), ancora molto legata al ricordo di un uomo che portò loro una vita dignitosa, la tomba fu lasciata in Somalia.

Giovanni Pascoli e l'avventura al Polo Nord

Giovanni Pascoli condivise fortemente l'emozione che pervase l'opinione pubblica italiana per la spedizione al Polo del Duca degli Abruzzi. Ad essa dedicò due poesie, ora in "Odi e Inni": una fu dedicata "A Umberto Cagni", secondo nella spedizione con la "Stella Polare", l'altra espressamente "Al Duca degli Abruzzi e ai suoi compagni".

Nella poesia "Al Re Umberto", che rievoca l'assassinio, ritornò sull'argomento con questi versi: "Va... all'Ideale la barra!/ Va!... all'Ideale che è un punto/ ch'è un nulla; e la morte lo sbarra;/ ma quando sei giunto... sei giunto!/ Va, principe giovane e giovane/ Italia! Nel pelago eterno,/ va, cerca il tuo Polo; va, trova/ nel mondo infinito il tuo perno!/ Va, in mezzo alla grigia bufera,/ va, dove s'incontra e s'indora/ con questa che sembra una sera/la subita aurora!".

Onorificenze

Albero genealogico

Luigi Amedeo di Savoia, duca degli Abruzzi Padre:
Amedeo di Savoia, primo duca d'Aosta, re di Spagna
Nonno paterno:
Vittorio Emanuele II, re d'Italia
Bisnonno paterno:
Carlo Alberto, re di Sardegna
Bisnonna paterna
Maria Teresa d'Asburgo-Toscana
Nonna paterna:
Maria Adelaide d'Asburgo-Lorena
Bisnonno paterno:
Ranieri d'Asburgo, viceré del Lombardo-Veneto
Bisnonna paterna:
Maria Elisabetta di Savoia-Carignano
Madre:
Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna
Nonno materno:
Carlo Emanuele dal Pozzo della Cisterna
Bisnonno materno:
Giuseppe Alfonso dal Pozzo, Principe della Cisterna
Bisnonna materna:
Maria Anna Balbo Bertone, dei Conti di Sambuy
Nonna materna:
Luisa Carolina Ghislaine di Merode
Bisnonno materno:
Conte Werner de Merode-Westerloo
Bisnonna materna:
Victoire de Spangen d'Uyternesse

Note

  1. ^ Mirella Tenderini e Michael Shandrick, Vita di un esploratore gentiluomo. Il Duca degli Abruzzi. Milano, Corbaccio, 2006. ISBN 88-7972-832-6 p. 14
  2. ^ Mirella Tenderini e Michael Shandrick, op. cit., p. 19
  3. ^ Mirella Tenderini e Michael Shandrick, op. cit., p. 21
  4. ^ Mirella Tenderini e Michael Shandrick, op. cit., p. 31
  5. ^ a b Mirella Tenderini e Michael Shandrick, op. cit., p. 33
  6. ^ Mirella Tenderini e Michael Shandrick, op. cit., p. 25
  7. ^ Mirella Tenderini e Michael Shandrick, op. cit., p. 7
  8. ^ Mirella Tenderini e Michael Shandrick, op. cit., p. 37
  9. ^ Mirella Tenderini e Michael Shandrick, op. cit., p. 35
  10. ^ Mirella Tenderini e Michael Shandrick, op. cit., p. 34
  11. ^ Giuseppe Borghetti, Il Duca Degli Abruzzi, in La Tribuna illustrata, Anno XI, 26 marzo 1933, pag. 4: "Alla fine del febbraio 1917. costrettovi da gravi sofferenze fisiche dipendenti dal logorio che la sua forte fibra aveva subito durante la spedizione polare, Luigi di Savoia lasciava il comando dell'Armata"
  12. ^ Vittorio Mazzonis, I silenzi del Duca degli Abruzzi, su Historia n° 58, Settembre 1962 pag. 61
  13. ^ a b c Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.

Bibliografia

  • Louis Amédée de Savoie (Duc des Abruzzes), Expédition de l'Étoile Polaire dans la Mer Arctique 1899-1900, Paris, coll. Polaires, Économica, 2004 (Préface de Giulia Bogliolo Bruna).
  • Mirella Tenderini e Michael Shandrick, Vita di un esploratore gentiluomo. Il Duca degli Abruzzi. Milano, Corbaccio, 2006. ISBN 88-7972-832-6
  • Vito Cosimo Basile, Uebi Scebeli, Diario di tenda e cammino della spedizione del Duca degli Abruzzi in Etiopia (1928-1929), Bari, Stilo Editrice, 2010
  • Pablo Dell'Osa, Il principe esploratore. Luigi Amedeo di Savoia, duca degli Abruzzi, Milano, Mursia, 2010

Collegamenti esterni