Gallia Narbonense

provincia romana
Versione del 8 dic 2011 alle 07:02 di Eumolpo (discussione | contributi) (ortografia)

Template:Provincia romana Con il termine Gallia Narbonense veniva indicata una provincia romana geograficamente corrispondente, all'incirca, alle odierne regioni amministrative francesi di Linguadoca-Rossiglione e Provenza-Alpi-Costa Azzurra, situate nella Francia meridionale. Precedentemente conosciuta come Gallia Transalpina (o Gallia meridionale), in epoca romana era chiamata anche Provincia Nostra o semplicemente Provincia. L'eco di questo termine ancora permane nel nome dell'attuale regione francese (Provence o Provenza).

Statuto

La regione divenne provincia romana nel 121 a.C., col nome originario di Gallia Transalpina (o Gallia ulterior o Gallia comata, ossia "Gallia al di là delle Alpi", in contrapposizione alla Gallia Cisalpina o Gallia citerior o Gallia togata, ossia "Gallia al di qua delle Alpi"). Dopo la fondazione della città di Narbo Martius, o Narbona, (l'attuale Narbonne), nel 118 a.C., la provincia fu rinominata Gallia Narbonensis, o Gallia bracata, con la nuova colonia costiera come capitale.

In età imperiale, la provincia fu affidata a un proconsole dell'ordine senatorio.

Con la riforma dioclezianea, la Gallia narbonese perse la sua parte più settentrionale, che assunse il nome di Gallia Viennensis. Poco dopo la provincia venne ulteriormente divisa, in Narbonensis prima (ad occidente del Rodano), e Narbonensis secunda (oriente del Rodano). Insieme all'Aquitania prima, all'Aquitania secunda, alla Novempopulania (da Novempopuli il resto del sud-ovest della Gallia) e alle Alpi Marittime andò a formare la Diocesi, denominata Septem Provinciae.

Storia

 
La confederazione edua alleata di Roma a fronte di Arverni e Sequani.
  Lo stesso argomento in dettaglio: Guerre romano-celtiche e Conquista della Gallia.

La Narbonense e la Repubblica romana

La prima apparizione delle insegne romane in Gallia si avrà intorno al 150 a.C., quando l'esercito di Roma sarà impegnato nel sud della Gallia ad ingaggiare la prima delle campagne contro le tribù celto-liguri dei Salluvii, spina nel fianco di Massalia,[1] l'odierna Marsiglia, colonia focea legata a Roma da amichevoli rapporti risalenti almeno all'inizio del IV secolo a.C.,[2] e meritevole della gratitudine di Roma per l'aiuto prestato nella seconda guerra punica.[3] I Salluvi, che gravitavano sulla loro capitale Entremont (presso l'attuale Aix-en-Provence), furono rapidamente sconfitti e le legioni romane poterono fare immediato ritorno in patria.[4] Una generazione dopo, Roma è costretta a intervenire di nuovo: i Salluvi sono definitivamente sconfitti intorno al 125-124 a.C. dal console Marco Fulvio Flacco.[5] L'oppidum di Entremont cade in mano romana mentre i superstiti beneficiano dell'ospitalità dei vicini e temibili Allobrogi[4] È solo l'inizio di un processo che, in alcuni decenni, porterà alla decadenza politica e al completo assoggettamento della Gallia transalpina al potere di Roma.[3]

L'ingerenza armata nei territori d'oltralpe, potrebbe aver fornito a Roma le prime occasioni per stringere inedite alleanze con popolazioni celtiche: fu probabilmente negli stessi anni dell'intervento contro i celto-liguri che Roma poté intessere i primi benevoli contatti con gli Edui,[2] dislocati in Gallia centrale, in un territorio controllato dalla capitale Bibracte (nei pressi dell'odierna Autun). Queste relazioni sedimentarono, in breve tempo in una vera e propria alleanza, fino al conferimento agli Edui di uno status privilegiato, quello di «amici et socii populi Romani» («amici ed alleati del popolo romano»): quest'alleanza doveva rivelarsi decisiva per le successive mire di Roma nella regione, dagli anni che immediatamente seguirono, fino alle campagne militari di Cesare:[2] poco dopo, probabilmente con la fondazione della provincia narbonense, si fecero ancor più stretti i vincoli di amicizia con gli Edui, ora promossi al grado di «fratres populi Romani».[6]

Negli anni immediatamente successivi alla sottomissione dei Salluvii e alla conquista di Entremont, si acuirono le tensioni con i popoli stanziati a est e a ovest del corso del Rodano, Allobrogi e Arverni.[3] Roma, forte anche della sua alleanza con gli Edui, si sentì pronta a lanciare una campagna di espansione nelle regioni meridionali della Gallia e a contrastare il risorgente egemonismo arverno portato avanti dal suo leader Bituito:[2][3] questi avrebbe radunato trecentomila uomini, ma i consoli che si avvicendarono in quegli anni, Quinto Fabio Massimo e Gneo Domizio Enobarbo, portarono a termine l'annessione di territori a sudest e a cavallo del Rodano. La vittoria di Enobarbo, presso la confluenza tra il Rodano e l'Isère decise definitivamente la contesa: nel 121 a.C. venne eretta la provincia romana della Gallia Narbonensis e, tre anni dopo, venne dedotta la colonia di Narbona, capitale provinciale con il suo porto:[7][4] le nuove acquisizioni territoriali rendevano possibile la frequentazione di un agevole collegamento con le province ispaniche, attraverso la Via Domitia, costruita da Gneo Domizio Enobarbo negli anni dal 121 al 117 a.C.[3]

 
Le donne dei Teutoni difendono la fortezza di carri durante la Battaglia di Aquae Sextiae (di Heinrich Leutemann, 1882).

Nel 102 a.C. le armate romane di Gaio Mario vendicarono dieci anni di disastri romani contro i Germani: Mario aveva, infatti, provveduto a riorganizzare nel migliore dei modi la propria armata. I soldati erano stati sottoposti ad un addestramento che mai in precedenza si era visto, ed erano abituati a sopportare senza lamentarsi le fatiche delle lunghe marce di avvicinamento, dell'allestimento degli accampamenti, tanto da meritarsi il soprannome di muli di Mario. Dapprima decise di affrontare i Teutoni, che si trovavano in quel momento nella provincia della Gallia Narbonense e si stavano dirigendo verso le Alpi. Mario li attirò su di un terreno a lui congeniale nei pressi di Aquae Sextiae (l'attuale Aix en Provence), dove avvenne la prima delle due battaglie determnanti. Alcuni contingenti di Ambroni, avanguardia dell'esercito dei Germani, si lanciarono avventatamente all'attacco contro le postazioni romane, senza attendere l'arrivo dei rinforzi, e 30.000 di essi rimasero uccisi. Mario schierò poi un contingente di 30.000 uomini per tendere un'imboscata al grosso dell'esercito dei Germani, che presi alle spalle e attaccati frontalmente, furono completamente sterminati e persero 100.000 uomini, e quasi altrettanti ne furono catturati.

Quarant'anni più tardi, durante il suo consolato (59 a.C.), Cesare, con l'appoggio degli altri triumviri (Pompeo e Crasso), ottenne con la Lex Vatinia del 1º marzo[8] il proconsolato delle province della Gallia Cisalpina[9] e dell'Illirico per cinque anni e il comando di un esercito composto da tre legioni[10]. Poco dopo un senatoconsulto aggiunse anche quella della Gallia Narbonense[11], il cui proconsole era morto all'improvviso, e il comando della X legione.[12]

A fornire a Cesare il pretesto per entrare in armi in Gallia fu la migrazione degli Elvezi, stanziati tra il Lago di Costanza, il Rodano, il Giura, il Reno e le Alpi Retiche. Nel 58 a.C. Cesare si trovava ancora a Roma quando venne a sapere che gli Elvezi si stavano preparando a migrare verso le regioni occidentali della Gallia, con l'intento di attraversare il territorio della Gallia Narbonense. Il passaggio di un intero popolo all'interno della provincia romana avrebbe senza dubbio procurato enormi danni e avrebbe potuto spingere gli Allobrogi, che vivevano in quell'area, a ribellarsi contro il dominio romano.[13] Inoltre, i territori abbandonati dagli Elvezi avrebbero potuto essere occupati da popoli germanici, che sarebbero così divenuti pericolosi e bellicosi vicini dei possedimenti romani.

Gli Elvezi, pur senza sapere quale sarebbe stata la reazione dei Romani alla loro richiesta di trasferire l'intero popolo sul suolo romano, una volta raggiunto il Rodano indissero un'assemblea lungo la sua riva destra per decidere il da farsi. Era il 28 marzo.[14] Cesare, informato delle loro intenzioni, si precipitò da Roma nella Gallia Narbonense, percorrendo fino a 140-150 chilometri al giorno e raggiungendo Ginevra il 2 aprile. Come prima misura il proconsole romano diede l'ordine di distruggere il ponte sul Rodano presso Ginevra così da rendere più difficoltoso l'attraversamento del fiume.[15] Nella Narbonense arruolò truppe ausiliarie e reclute, oltre a disporre che le tre legioni di stanza ad Aquileia lo raggiungessero, oltre a predisporre la formazione di due nuove legioni (la XI e la XII) nella Gallia Cisalpina.[16]

Riuscito a dissuaderli a non passare attraverso la provincia, Cesare desiderava però la guerra per fama, ricchezze e maggior potere a Roma. Il pretesto fiu che, poiché gli Elvezi volevano stanziarsi nel territorio dei Santoni, non molto distante dal territorio dei Tolosati, la cui città si trova nella provincia, ciò avrebbe causato un grave pericolo per l'intera provincia Narbonense ed anche della vicina Tarraconense.[17] Da qui lo scontro inevitabile con gli Elvezi nella battaglia del fiume Arar ed in quella di Bibracte. La vittoria romana fu completa, determinando l'inizio della conquista dell'intera Gallia negli otto anni successivi (58-50 a.C.).

La Narbonense fu determinante anche nell'anno in cui Cesare si confrontò con Vercingetorige nel 52 a.C., quando, venuto a sapere dei piani del capo dei Galli e delle nuove alleanze che Lucterio era riuscito ad ottenere con Ruteni, Nitiobrogi e Gabali, si affrettò a raggiungere la Narbonense. Qui Cesare arruolò i suoi legionari nel corso degli otto anni di guerra gallica, sia tra i transpadani che abitavano a nord del Po (e godevano di diritto latino), sia tra i cispadani (muniti di cittadinanza romana) a sud del fiume padano e della Gallia cisalpina. Importante fu anche la novità apportata agli inizi del 52 a.C., quando fu costretto ad arruolare una milizia di 22 coorti tra la popolazione nativa della Gallia Narbonense, che in seguito costituì la base della legio V Alaudae[18]. Dispose quindi presidi armati tra i Ruteni stessi, i Volci Arecomici, i Tolosati e nei dintorni della capitale, Narbona (tutti luoghi che confinavano con i territori del nemico). Ordinò, infine, che la parte rimanente delle truppe di stanza nella provincia, unitamente alle coorti dei complementi che aveva arruolato durante l'inverno in Italia e condotto con sé, fossero riuniti nel Paese degli Elvi, che confinavano con gli Arverni.[19]

File:GalliaNarbonensis En.jpg
Mappa della Gallia narbonense nel 20 a.C. al tempo di Augusto.

All'inizio della guerra civile c'erano ben tre legioni nella Narbonsnese. La prima si trovava nei pressi della capitale Narbona, la legio IX, che poco dopo fu inviata da Cesare in Hispania sotto il comando del suo legato, Gaio Fabio, prendendo parte alla vittoriosa campagna di Lerida del 49 a.C.[20] Rientrata in Italia, si ammutinò a Piacenza e fu in un primo tempo "sciolta", per essere poi riabilitata dallo stesso Cesare, in seguito alle suppliche dei suoi soldati.[21] E dopo la battaglia di Tapso del 46 a.C.[22] sempre la legio IX fu sciolta ed i suoi veterani inviati in Africa proconsolare, Illirico,[23] Gallia Narbonense a Forum Iulii,[24] Campania e Piceno ad Ancona. Sembra invece che la seconda legione, la legio VIII, prese parte prima all'assedio di Marsiglia e poi alla successiva campagna in Hispania del 49 a.C.[25] La terza, la legio XI si trovava, anc'essa, nei pressi di Narbona[26] e fu inviata da Cesare in Hispania sotto il comando del suo legato, Gaio Fabio,[27] prendendo parte alla vittoriosa campagna di Lerida del 49 a.C..[28]

Al tempo dell'Impero romano

Con la riforma augustea dell'esercito romano, la flotta fu riorganizzata (tra il 27 ed il 23 a.C.) grazie al valido collaboratore di Augusto, Marco Vipsanio Agrippa. Inizialmente fu dislocata nella Gallia Narbonense a Forum Iulii,[29][30] in seguito fu divisa in nella due flotte, le cui basi erano a Miseno (Classis Misenensis), per la difesa del Mediterraneo occidentale, e Ravenna (Classis Ravennatis) per la difesa di quello orientale;[31] ognuna delle due "squadre navali" era poi sottoposta ad un prefetto, dove il praefectus classis Misenis risultava più alto in grado del praefectus classis Ravennatis.[30]

Verso gli inizi del III secolo qui governò come proonsole, il futuro imperatore, Marco Clodio Pupieno Massimo. A partire dal 260 entrò a far parte dell'Impero delle Gallie, staccandosi dal potere "centrale" di Gallieno. Tornò nella sfera d'influenza di Roma, quasi dieci anni più tardi, al tempo dell'Imperatore Claudio il Gotico (268-270). L'Imperatore Marco Aurelio Caro era originario della Narbonense. E ad Arelate fu posta una zecca che qui batté moneta dal 313 al 475.

Geografia politica ed economica

 
La Maison Carrée, tempio di I secolo d.C. a Nemasus.

La Gallia Narbonensis ricoprì, fin dalla sua costituzione, un ruolo di primo piano nella struttura economica e militare della Repubblica, sia a protezione delle comunicazioni via terra con le province iberiche, conquistate dopo la seconda guerra punica, sia come presidio contro le incursioni dei Galli.

Vi fu realizzata, ancora nel secondo secolo a.C., la via Domizia, una grande strada costiera tra l'Italia e l'Hispania. Nel 118 a.C. fu la volta della Via Aquitania, che congiungeva dopo 400 km, la colonia romana di Narbo Martius (Narbona) con l'Oceano Atlantico passando per Tolosa e Burdigala (Bordeaux).

Nel territorio della provincia, inoltre, scorreva il tratto terminale del fiume Rodano, importante via di commercio fluviale da tutto l'interno della Gallia fino al Mar Mediterraneo, con il porto di Massilia, l'attuale città di Marsiglia. Al termine della conquista della Gallia le merci trasportate erano, principalmente, vetro e ceramica da Ledosus (Lezoux), Vienna (Vienne) e Lugdunum (Lione) a cui si aggiungono, nel periodo imperiale, metalli quali argento, piombo, bronzi dal nord della Gallia e dalla Renania. Le produzioni della provincia stessa vennero anch'esse esportate verso Roma (soprattutto cuoio e frumento).

I maggiori centri della provincia erano:

Note

  1. ^ Zecchini, p. 6.
  2. ^ a b c d Zecchini, p. 7.
  3. ^ a b c d e Demandt, p. 87.
  4. ^ a b c Christiane Eluère, p. 80.
  5. ^ Livio, Periochae, LX, 125
  6. ^ Zecchini, p. 10-11.
  7. ^ Demandt, p. 88.
  8. ^ La Lex Vatinia fu proposta dal tribuno della plebe Publio Vatinio, che poi sarà luogotenente di Cesare in Gallia
  9. ^ La Gallia Cisalpina corrispondeva ai territori della pianura padana compresi tra il fiume Oglio e le Alpi piemontesi
  10. ^ Le tre legioni affidate a Cesare dalla Lex Vatinia erano la VII, l'VIII e la VIIII)
  11. ^ La provincia della Gallia Narbonense era stata costituita nel 121 a.C. e comprendeva tutta la fascia costiera e la valle del Rodano, nelle attuali Provenza (che proprio da provincia deriva il proprio nome) e Linguadoca
  12. ^ Lawrence Keppie (in The making of the roman army, from Republic to Empire, Oklahoma 1998, pagg. 80-81) suppone che la X legione fosse posizionata nella capitale della Gallia Narbonense, Narbona.
  13. ^ Cesare, De bello Gallico, I, 6
  14. ^ Cesare, De bello Gallico, I 6,4.
  15. ^ Cesare, De bello Gallico, I, 7.
  16. ^ Cesare, De bello Gallico, I 10.
  17. ^ Cesare, De bello Gallico, I, 10,2.
  18. ^ Lawrence Keppie, The Making of the roman army, From Republic to Empire, University of Oklahoma 1998, p. 98
  19. ^ Cesare, De bello Gallico, VII, 5-7.
  20. ^ Cesare, De Bello civili, I, 35-45.
  21. ^ Svetonio, Cesare, 69.
  22. ^ Aulo Irzio, Bellum Africum, 60 e 62.
  23. ^ CIL V, 8197.
  24. ^ CIL XII, 249; CIL XII, 260; CIL XII, 261; AE 1979, 397; ILN-1, 125.
  25. ^ Cesare, De Bello civili, I, 18 e 25.
  26. ^ J.R.Gonzalez, Historia del las legiones romanas, p.308.
  27. ^ Cesare, De Bello civili, I, 37.
  28. ^ Cesare, De Bello civili, I, 18 e 25.
  29. ^ Y.Le Bohec, L'esercito romano da Augusto alla fine del III secolo, Roma 2008, p. 38.
  30. ^ a b L.Keppie, The Making of the Roman Army, from Republic to Empire, 1984, pp. 152-153.
  31. ^ Svetonio, Augustus, XLIX, 1.

Bibliografia

  • Helga Botermann: Wie aus Galliern Römer wurden. Leben im Römischen Reich. Klett-Cotta, Stuttgart 2005. ISBN 3-608-94048-0
  • Raymond Chevallier: Römische Provence. Die Provinz Gallia Narbonensis. Atlantis-Verl., Luzern u.a. 1985 (Edition Antike Welt, 2) ISBN 3-7611-0568-1
  • Bert Freyberger|Bert Freyberger: Südgallien im 1. Jahrhundert v. Chr. Phasen, Konsequenzen und Grenzen römischer Eroberung (125–27/22 v. Chr.). Steiner, Stuttgart 1999 (Geographica historica, 11) ISBN 3-515-07330-2
  • Albert L. F. Rivet: Gallia Narbonensis. Southern France in Roman Times. London 1988.
  Portale Antica Roma: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Antica Roma