Achille Campanile
Achille Campanile (Roma, 28 settembre 1899 – Lariano, 4 gennaio 1977) è stato uno scrittore, drammaturgo, sceneggiatore e giornalista italiano, celebre per il suo umorismo surreale e i giochi di parole.

Nacque da Gaetano Campanile Mancini (1868 – 1942), napoletano, soggettista, sceneggiatore[1] e regista di film ancora muti e poi redattore capo del quotidiano La Tribuna, e da Clotilde Fiore.[2]
Gli esordi
Per breve tempo impiegato di ministero, ancora giovanissimo divenne cronista, iniziando la carriera come giornalista de La Tribuna per passare poi all' Idea Nazionale[3] e al Travaso delle idee.
Vuole la leggenda (alla cui coloritura forse lo stesso Campanile potrebbe aver contribuito) che, dovendo raccontare della triste storia di una vedova che tutti i giorni, da molti anni, si recava in cimitero per portare dei fiori sulla tomba del marito e che un giorno ivi era stata trovata morta, riversa sulla tomba, Campanile abbia preparato il "pezzo" come di consueto, ma titolandolo "Tanto va la gatta al lardo". Responsabile della terza pagina del suo giornale era Silvio D'Amico (ma secondo altre versioni si sarebbe trattato di Emilio Cecchi) che, sconcertato, non sapendo se si avesse a che fare con un genio o con uno squilibrato, nel dubbio gli diede una possibilità, che Campanile non avrebbe deluso.
In qualche modo presentato ed introdotto, dunque, al mondo della cultura degli anni venti, non tardò Campanile a far notare una spiccata vocazione per una composizione anticonvenzionale ed incline alla ricerca dell'effetto.
Ammirato e sostenuto da Pirandello e Montale (col quale era anche in amicizia), Campanile cominciò dunque a presentare i suoi primi lavori (Centocinquanta la gallina canta del 1924, L'inventore del Cavallo del 1925).
Seguirono commedie e romanzi di notevole successo come Ma cos'è questo amore del 1927, Se la luna mi porta fortuna, Agosto moglie mia non ti conosco che gli diedero una notevole popolarità tanto che la sua immagine in abiti molto eleganti e col monocolo era molto nota. In quel periodo inizia anche la collaborazione con periodici letterari quali La Fiera Letteraria e Il Dramma.
Nel 1930, la rappresentazione della sua commedia in tre atti L'amore fa questo ed altro al Teatro Manzoni di Milano per la regia di Guido Salvini e l'interpretazione di Vittorio De Sica, Giuditta e Checco Rissone, ed altri famosi, destò un putiferio: il pubblico si divise in entusiasti estimatori e feroci denigratori. La commedia fu poi riproposta anche all'estero.
La sua popolarità aumentò ulteriormente nel 1932, quando seguì il Giro d'Italia per conto del quotidiano Gazzetta del Popolo di Torino. Inventò il personaggio di Battista, cameriere e gregario, e i suoi reportage furono raccolti nel libro Battista al Giro d'Italia. Poco dopo uscì Cantilena all'angolo della strada, raccolta di saggi e meditazioni pubblicate in precedenza sui quotidiani La Stampa e La Tribuna, che gli valse il suo primo Premio Viareggio (1933).
Dopo la guerra ebbe un calo di popolarità, ma nel 1953 la nascente televisione italiana, ancora in fase sperimentale, trasmise alcuni brani delle sue opere e lui stesso comparve sullo schermo. Dal 1959 e per alcuni anni, tenne una rubrica di critica televisiva su L'Europeo.[4] Fra le poche opere del periodo spicca Il Povero Piero del 1959, dove viene affrontato con molta ironia l'argomento della morte e, soprattutto, dei funerali e degli atteggiamenti di parenti e amici del caro estinto.
Nel 1963 curò la sceneggiatura di uno spot nella famosa trasmissione pubblicitaria di prima serata Carosello dal titolo Consiglio di famiglia, pubblicizzando lo shampoo DOP per la ditta italo-francese Saipo-L'Oréal[5].
Negli ultimi anni venne riscoperto e ritornò ad un grande successo con Manuale di conversazione (1973) e Gli asparagi e l'immortalità dell'anima (1974).
Nel 1973 ottenne il suo secondo Premio Viareggio, quarant'anni dopo il primo, per l'opera: Manuale di conversazione e nel 1976 vinse il Premio Forte dei Marmi con il romanzo L'Eroe.
Nel 1955 aveva sposato Giuseppina Bellavita (detta Nuccia, 1935-1996)[6], dalla quale ebbe l'anno successivo il figlio Gaetano.
Visse fra Roma e Milano ma negli ultimi anni si spostò a Lariano, vicino Velletri, dove morì nel 1977.
Tragedie e battute
Fra le prime sue opere, le Tragedie in due battute (rappresentate per la prima volta intorno al 1925) costituiscono certamente un contributo di grande innovazione ed un'opera in sé irripetuta.
Si tratta di piccoli atti, sceneggiati per il teatro, effettivamente composti da un numero irrisorio di battute (termine usato nel senso del gergo teatrale e non in quello umoristico).
La stella nell'imbarazzo
- La prima stella: Ma che vorrà da me quell'astronomo?
- La seconda stella: Perché?
- La prima stella: Mi sta fissando da un'ora con il cannocchiale.
Alcuni sono rimasti noti presso il pubblico, spesso senza che sia noto da dove provengano, come ad esempio il notissimo scambio di battute:
- «Dove vai?»
- «All'arcivescovado. E tu?»
- «Dall'arcivescovengo.»
Malgrado il nome con cui sono note, si tratta ovviamente di opere del genere della commedia, e destinate dallo stesso autore ad una prevista lettura libresca piuttosto che alla resa scenica. Questo anche in considerazione dei numerosi commenti inseriti nelle note di rappresentazione, e che talvolta costituiscono l'intero contenuto della "tragedia", come ad esempio in Una tragedia evitata in tempo, nella quale l'unico protagonista non recita una sola battuta. Anche questa chiave è portata al paradosso in Un dramma inconsistente, il cui unico personaggio è Nessuno: la scena, suggerisce la nota d'ambiente, "si svolge in nessun luogo" e Nessuno "(tace)". Come in molte di queste tragedie, infatti, Campanile parte dal titolo per costruire il suo atto unico in rigorosa deduzione dal titolo stesso, la tragedia è spiegazione del suo titolo. Meglio se in poche battute, con epigrammatica esplicitazione della potenziale pericolosità paradossale di un apparentemente innocente assunto.
È questa infatti una delle tecniche più caratteristiche di Campanile: recepire l'assunto esterno, sia esso il titolo, sia esso una battuta dei uno dei suoi protagonisti, con sospensione temporanea di giudizio, portandolo perfidamente alle sue estreme conseguenze di paradosso, implicitamente denunciando che nessun assunto è sufficientemente ristretto in una definizione unica, inequivoca ed incontrovertibile, insuscettibile di esiti perniciosi. In altri casi, la chiave è ribaltata e le tragedie riassumono in un titolo formalmente corretto situazioni di vaga eccezionalità, la cui racchiudibilità in un concetto banalmente consueto svilisce il contenuto di eccezionalità, o forse irride l'intento o l'istinto di considerare talune situazioni come eccezionali, come cioè non riconducibili a già esplorate categorie dell'ordinarietà.
Le Tragedie sono state raccolte da compilatori, in realtà non furono ordinate dall'autore. Furono anche più volte rappresentate a teatro, fra gli altri dalla compagnia Tieri Lojodice.
Battute:
- - Cosa ci fanno due maiali su un divano?
- - I porci comodi!
- - A New York c'è una via in cui ogni tre minuti viene investita una persona!
- - Poverino non ha neanche il tempo di rialzarsi!
Lo stile e le stilettate
Lo stile di Campanile, praticamente oggi riconoscibile ed inconfondibile al primo assaggio, si compone di una prosa curata, precisa, pignola, con costante (ma sottintesa) ricerca di impeccabilità linguistica.
Nella grande ed esperta conoscenza della lingua, e nel sapiente uso del lessico (solo apparentemente popolaresco, in realtà rigorosamente studiato e sofisticato), affonda la radice della non comune capacità di allestire spettacoli della logica che, in qualche assonanza (o piuttosto consonanza) con effetti tipici pirandelliani, ridicolizzano la più istintiva delle convenzioni sociali, la parola, ed attraverso questa le convenzioni stesse.
Critica
Molti critici hanno elevato lo scrittore a "classico" del Novecento, fra questi Carlo Bo (per il quale era "uno dei rarissimi inventori di un nuovo genere letterario") ed Enzo Siciliano, che ha evidenziato come in questo autore "il riso, nell'attimo in cui scocca, è anche empio".
Oltre che all'analogia con alcuni dei percorsi pirandelliani in tema di convenzioni, Campanile è stato variamente accostato alle ricerche sull'assurdo di Ionesco (accostamento che respinse) ed al surrealismo, ma secondo alcune visioni costituirebbe un unicum, un caso pienamente a sé e di non vantaggiosa comparazione.
Come tutti gli umoristi, Campanile fu sottovalutato per anni da tutta la critica ufficiale; la sua riscoperta da parte del pubblico e della critica negli anni settanta rese giustizia ad uno dei più grandi umoristi italiani. In particolare Umberto Eco ne analizzò lo stile e la modernità del suo umorismo paradossale e surreale. Fra gli altri ammiratori vanno menzionati Oreste Del Buono e Giovanni Arpino.
Le opere
La produzione di Achille Campanile è molto vasta e spazia fantasiosamente dal teatro al romanzo, dalla sceneggiatura cinematografica alla critica televisiva.
Narrativa
- 1927 Ma cos'è questo amore? (Corbaccio)
- 1928 Se la luna mi porta fortuna (Treves)
- 1929 Giovanotti, non esageriamo!, (Treves)
- 1930 L'umorismo dell'Ariosto, (Mondadori) (in AA.VV., L'ottava d'oro, celebrazioni ariostesche)
- 1930 Agosto, moglie mia non ti conosco, (Treves)
- 1931 In campagna è un'altra cosa (c'è più gusto) (Treves)
- 1932 Battista al Giro d'Italia (Treves) (Campanile al seguito del giro d'Italia del 1932)
- 1933 Cantilena all'angolo della strada (Treves)
- 1933 Amiamoci in fretta (Mondadori)
- 1934 Chiarastella (Mondadori)
- 1940 La Gifle du km. 40
- 1941 La moglie ingenua e il marito malato (Rizzoli)
- 1942 Il diario di Gino Cornabò (Rizzoli)
- 1942 Celestino e la famiglia Gentilissimi (Rizzoli)
- 1945 Avventura di un'anima (De Luigi)
- 1946 Viaggio di nozze in molti (Garzanti)
- 1949 Il giro dei miracoli (Sera)
- 1955 Trac Trac Puf - Fiaba per adulti e per piccini (Rizzoli)
- 1958 Codice dei fidanzati (Elmo)
- 1959 Il povero Piero (Rizzoli)
- 1961 Trattato delle barzellette (Rizzoli)
- 1967 Dormono sulla collina (Editalia) (presentazione al volume Umoristi Francesi 1860-1890)
- 1967 Togliamoci il cappello (Editalia) (presentazione al volume Umoristi Inglesi 1860-1890)
- 1973 Manuale di conversazione (Rizzoli)
- 1974 Gli asparagi e l'immortalità dell'anima (Rizzoli)
- 1975 Vite degli Uomini Illustri (Rizzoli)
- 1976 L'eroe (Rizzoli)
- postume:
- 1980 Benigno (Rizzoli)
- 1980 Paganini non ripete (Sansoni)
- 1984 L'umorista e l'atomica (conferenza al Circolo Ufficiali il 16 dicembre 1950, in Ridotto)
- 1989 La televisione spiegata al popolo (Bompiani)
- 1992 Poltroni numerati (Il Mulino)
- 2008 Autoritratto (Aragno)
- 2010 Urgentissime da evadere - lettere 1922/1976 (Aragno)
Opere per il Teatro
- 1924 Centocinquanta la gallina canta
- 1927 L'inventore del cavallo (Editrice d'Arte Fauno)
- 1931 L'amore fa fare questo e altro - Teatro completo 1 (Treves)
- 1936 Erano un po' nervosi
- 1937 Visita di condoglianze
- 1938 Uno Sciagurato
- 1938 Un esperimento riuscito
- 1939 Delitto a Villa Roung
- 1940 Aeroporto
- 1940 La Spagnola
- 1961 Il povero Piero
- 1966 Sogno (ad occhi aperti) di una notte di mezza estate
- 1971 L'inventore del cavallo e altre 15 commedie (Einaudi)
- 1978 Tragedie in due battute (Rizzoli)
Contributi cinematografici
- 1939 Animali pazzi[7] (soggetto e sceneggiatura), diretto da Carlo Ludovico Bragaglia e interpretato da Totò
- 1939 L'amore si fa così (soggetto e sceneggiatura)
- 1942 La zia di Carlo (riduzione e sceneggiatura)
- 1943 Senza una donna (soggetto, sceneggiatura e dialoghi)
- 1944 Il diavolo va in collegio (sceneggiatura, adattamento e dialoghi)
- 1952 Ho scelto l'amore (sceneggiatura)
- 1953 Martin Toccaferro (sceneggiatura)
- 1953 Tempi nostri (Zibaldone n.2) (soggetto, dal racconto Il bacio)
- 1954 Guai ai vinti (sceneggiatura)
- 1954 Ridere! Ridere! Ridere! (sceneggiatura)
- 1963 Gli Italiani e le vacanze (commento)
- 1966 Follie d'estate (soggetto e sceneggiatura)
Note
- ^ Tra le sue sceneggiature più famose, Assunta Spina, tratta dal dramma di Salvatore Di Giacomo, per la regìa di Roberto Roberti (1928).
- ^ In alcune recensioni e biografie si scrisse che Achille Campanile è il nom de plume di Gino Cornabò, che fu uno dei suoi personaggi, ma la realtà non è quella: il certificato di nascita ne attesta inequivocabilmente l'esatta denominazione anagrafica.
- ^ Sulla quale scriveva spesso con lo pseudonimo di Trappola
- ^ La raccolta dei suoi scritti sul settimanale fu pubblicata dall'editore Bompiani nel 1989 con il titolo La televisione spiegata al popolo, edizione curata da Aldo Grasso.
- ^ Marco Giusti, Il grande libro di Carosello, Sperling & Kupfer Editori, Milano, 1995, ISBN 88-200-2080-7.
- ^ http://www.campanile.it/web/biografia/famiglia_n.htm#moglie
- ^ Il titolo originale era Il neo col pelo
Bibliografia
- Achille Campanile, OPERE -Romanzi e racconti 1924 - 1933, a cura di Oreste del Buono, Gruppo Editoriale Fabbri, Sonzogno, Etas - Bompiani, Milano, 1989, ISBN 88-452-1472-9
- Achille Campanile, OPERE -Romanzi e scritti stravaganti 1932-1974, a cura di Oreste del Buono, RCS Libri - Bompiani, Milano, 1994, ISBN 88-452-2048-6
- Angelo Cannatà, Silvio Moretti, Gaetano Campanile, Umorista sarà lei, Napoli, 2005 (Edito in occasione della Mostra su Achille Campanile, tenutasi presso il Maschio Angioino di Napoli dal 5 al 17 settembre 2005)
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