Il disagio della civiltà

saggio di Sigmund Freud
«La libertà non è un beneficio della cultura: era più grande prima di qualsiasi cultura, e ha subito restrizioni con l'evolversi della civiltà.»

Il disagio della civiltà è un libro di Sigmund Freud. Scritto nel 1929 e pubblicato la prima volta in tedesco nel 1930 come Das Unbehagen in der Kultur, è considerato una delle opere più importanti e più lette di Freud.

Copertina della prima edizione tedesca

Tratti generali

In questo saggio sociopolitico, Sigmund Freud, propone il suo punto di vista esplicando ciò che egli vede come la tensione fondamentale tra la civiltà e l'individuo. L'attrito principale, afferma, nasce dalla ricerca della persona della libertà istintiva mentre la civiltà tende a richiedere l'esatto contrario ovvero una limitazione della libertà istintuale degli individui che la compongono. Molti istinti primitivi e per nulla sopiti degli esseri umani quali: l'istinto assassino, il desiderio di appagamento sessuale ecc. sono chiaramente dannosi per il funzionamento di una comunità umana. Periò la società crea leggi che inibiscono tali desideri proibendo l'uccisione, lo stupro e l'adulterio, e implementa severe punizioni se tali norme sono rotti. Questo processo, sostiene Freud, è una caratteristica intrinseca e necessaria della civiltà che inevitabilmente però infonde sentimenti di insoddisfazione perpetua nei suoi cittadini.

La teoria di Freud esposta nel libro si basa quindi sulla nozione che gli esseri umani hanno certi istinti caratteristici che sono immutabili e la loro ostacolazione li rende civilmente conformi e insieme infelici poiché gli esseri umani sono governate dal principio di piacere, e il principio del piacere è soddisfatto dagli istinti.

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