Utente:Maurizio leonardi/Sandbox
===== «Il punto di vista umano è la prospettiva che lascia cogliere, dietro l’attualità del dominio, la possibilità della liberazione» Sebastiano Isaia =====
Sebastiano Isaia (Catania, 17 Dicembre 1962), è un ex Ufficiale di Macchine della Marina Mercantile Italiana, oggi freelance della ricerca sociale.
Si definisce un «militante del punto di vista umano». Il suo pensiero è radicalmente anticapitalista, e la sua originalità consiste soprattutto nella negazione di qualsiasi «socialismo reale» passato (Russia, Cina, ecc.) e presente. Egli è infatti antistalinista (e antimaoista) da sempre, ossia da quando, da giovanissimo, ha conosciuto la storia della Sinistra Comunista Europea (da Amadeo Bordiga a Karl Korsch, da Anton Pannekoek a Herman Gorter); e da sempre ha criticato il PCI da Gramsci a Togliatti, da Longo A Berlinguer, fino agli attuali comunisti e post comunisti, che lui considera esponenti politici della classe dominante italiana alla stregua di tutti gli altri. Proprio per non essere associato alla sinistra italiana, rigettata in blocco come espressione, più o meno ortodossa, dello stalinismo internazionale e dello statalismo, Isaia ha preferito ricusare ogni etichetta tradizionale, del tipo: marxista, comunista, e così via. «Non voglio partecipare all’inflazione di parole svuotate di qualsiasi contenuto autentico. Pratico la lontananza dal nome delle cose, per meglio penetrarne e sviscerarne i concetti», ha scritto Isaia. Ecco perché in luogo di Comunismo egli parla di «Comunità Umana», anziché al marxismo preferisce riferirsi alla «Teoria critico-radicale», e via di seguito. Scrive Isaia: «La teoria critico-radicale è il pensiero-prassi che coglie la società capitalistica nella sua essenza storica e sociale. Le radici del vigente regime sociale mondiale affondano nel rapporto di dominio e di sfruttamento Capitale-lavoro salariato. Il luogo di sfruttamento immediato della capacità lavorativa è certamente la fabbrica, ma la reale dimensione del Dominio Capitalistico è la società colta nella sua complessa e sempre più compatta totalità». Di qui un altro importante concetto: «Ancor prima che espandersi geograficamente, il Capitale si espande socialmente, penetrando in ogni sfera dell’esistenza “umana”, fino a conquistare gli stessi corpi degli individui, ridotti a merci che producono, consumano e sognano merci. Penso che sia questo il corretto concetto di “globalizzazione”». Da questa prospettiva sociale, costruita tra l’altro con materiale dottrinario tratto dalla psicoanalisi freudiana e dalla teoria critica di Adorno e Horkheimer, Isaia fa scaturire un importante concetto filosofico: il non-ancora-uomo. «Dove non c’è autentica libertà, non può esservi reale umanità. Per l’essenziale oggi gli individui non controllano nulla, mentre sono controllati e dominati da potenze sociali oggettive, che prendono corpo a partire dal processo che crea e distribuisce la ricchezza sociale nella sua attuale forma capitalistica. Dove esiste il Capitale, nella sua ricca fenomenologia (merce, denaro, tecnologia, scienza, lavoro, mercato, ecc.), non può esistere l’Uomo, e viceversa». Per questo, osserva Isaia, la democrazia politica non è che una forma politico-istituzionale-ideologica del Domino sociale capitalistico, per l’essenziale non diversa dai regimi totalitari. «La democrazia italiana del secondo dopoguerra non è che la continuazione del fascismo con altri mezzi, nelle mutate circostanze interne e internazionali». Anche questa tesi lo distingue radicalmente dalla sinistra italiana di ogni tendenza politica e ideologica. Alla categoria di totalitarismo politico, egli preferisce quella di totalitarismo sociale, avente al centro le impellenti e sempre più stringenti necessità che fanno capo, immediatamente e mediatamente, alla sfera economica. Per Isaia non si tratta dunque di conquistare la «vera democrazia», o una società «più equa e più giusta», quanto piuttosto una Comunità libera dalla dimensione classista, e quindi non bisognosa di nessuna organizzazione statuale né di alcuna politica. Egli, infatti, teorizza «l’eutanasia del Dominio in tutte le sue manifestazioni sociali». L’attualità del Dominio e la possibilità della Liberazione dà luogo, secondo Isaia, a una eccezionale tensione storico-sociale che chiama «tragedia dei nostri tempi», per sottolinearne la problematicità e persino la paradossalità: «Siamo sempre più immersi nel Dominio a un passo dalla Liberazione!» Di qui, osserva Isaia, l’urgenza di «spalancare gli occhi della coscienza sull’orrore di una realtà che pure è feconda di straordinarie possibilità». La rivoluzione sociale come ostetrica della nuova storia è forse il concetto politico più forte presente nell’elaborazione teorica di Sebastiano Isaia, che lo collega direttamente a Karl Marx.
Sebastiano Isaia ha pubblicato per i tipi del miolibro.it: Tutto Sotto il Cielo – Sul boom economico cinese, 2011. L’Angelo Nero – Appunti di Filosofia Politica, 2011. Lo Scoglio e il Mare – Riflessioni sulla sconfitta della Rivoluzione d’Ottobre (1917-1924).