Papa Zaccaria

91° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica dal 741 al 752

Zaccaria (Santa Severina, ... – Roma, 15 marzo 752) fu il 91º papa della Chiesa cattolica, che lo venera come santo, dal novembre 741 (consacrazione il 10 dicembre) alla sua morte[1].

Papa Zaccaria
91º papa della Chiesa cattolica
Elezionenovembre 741
Consacrazione10 dicembre 741
Fine pontificato15 marzo 752
Cardinali creativedi categoria
Predecessorepapa Gregorio III
Successorepapa Stefano II
 
NascitaSanta Severina, ?
MorteRoma, 15 marzo 752
SepolturaBasilica di San Pietro

Proveniente da una famiglia greca della Calabria, era stato diacono lavorando in stretta collaborazione con Gregorio III, al quale succedette nel novembre 741.

Biografia

Zaccaria fu un diplomatico saggio e sottile. Scoprendo che l'alleanza del suo predecessore con il duca longobardo di Spoleto non proteggeva le città papali dal re dei Longobardi, Zaccaria sospese l'alleanza con il duca di Spoleto Trasamondo II e si rivolse direttamente a Liutprando, incontrandolo a Terni nella primavera del 742, ove ottenne la restituzione di tutti i prigionieri, quella dei territori papali confiscati e di alcune città e una tregua ventennale fra Roma ed i longobardi. Fu soprattutto grazie al suo secondo intervento presso Liutprando a Pavia nel 743, che l'Esarcato di Ravenna venne risparmiato dal divenire un ducato longobardo. Questo intervento gli valse probabilmente la riconoscenza successiva dell'imperatore bizantino Costantino V nel 743, che al suo ritorno in trono dopo la parentesi del regno di Artavasde, donò al papa i possedimenti bizantini in Lazio di Norma e di Ninfa (oggi Cisterna di Latina), nonostante la fede iconoclasta dell'imperatore, fortemente contestata dal predecessore di papa Zaccaria, Gregorio III al predecessore (e padre) di Costantino, Leone III di Bisanzio.[2] Fonti storiche a lui contemporanee (come il Liber pontificalis) parlano principalmente della grande influenza personale di Zaccaria su Liutprando e sul suo successore Rachis.

Nel 745 papa Zaccaria convocò a Roma un concilio o sinodo provinciale, confermò la condanna, già espressa dal vescovo Bonifacio, e sospese Adalberto, arcivescovo di Magdeburgo[3]: costui era accusato di compiere opere di magia tramite l'invocazione di angeli e si riteneva che fosse aiutato da Uriel per produrre grandi fenomeni[4].

Una corrispondenza, ampia e di grande interesse, tra Zaccaria e il vescovo Bonifacio, l'apostolo in Germania, è sopravvissuta e mostra quanto grande fu l'influenza di questo papa sugli eventi che avvenivano all'epoca in Francia e in Germania: egli incoraggiò la deposizione dell'ultimo re merovingio dei Franchi, Childerico III, e fu con la sua sanzione che Bonifacio incoronò Pipino il Breve a Soissons nel 752.

Zaccaria morì a Roma il 15 marzo 752, e gli successe papa Stefano (II).

Opere civili

Abile amministratore, Zaccaria seppe controllare molto bene le milizie papali e l'amministrazione civile della città di Roma. Sviluppò inoltre il sistema della domus cultae, assegnazione di terre incolte ed abbandonate di proprietà della Chiesa, a fittavoli[5].

Fece restaurare ed abbellire inoltre numerose chiese ed in particolare il Palazzo del Laterano, ove riportò la residenza papale[5].

Uomo di grande erudizione, tradusse i Dialoghi di san Gregorio Magno per i monasteri greci di Roma e d'Italia.

Le lettere e i decreti di Zaccaria sono pubblicati in: Jacques Paul Migne, Patrologia latina, LXXXIX, pp. 917-960.

Culto

È celebrato come santo dalla Chiesa cattolica e la sua commemorazione liturgica ricorre il 15 marzo.

Note

  1. ^ Biagia Catanzaro, Francesco Gligora, Breve Storia dei papi, da San Pietro a Paolo VI, Padova 1975, p. 83.
  2. ^ John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, p. 248
  3. ^ Da non confondersi con l'omonimo vescovo vissuto due secoli dopo
  4. ^ In particolare, il motivo della condanna risiedeva in una preghiera "miracolosa", composta da Adalberto, che, accanto ai nomi già noti di Michele, Gabriele, Raffaele e Uriel, includeva nomi di angeli "sospetti": Raguel, Tubuel, Ineas, Tubuas, Sabaoc, Siniel. Negli atti del sinodo si ribadiva che nelle Sacre Scritture sono resi noti soltanto tre nomi di angeli: dunque, si riteneva che gli altri angeli invocati nella preghiera di Adalberto fossero autentici demoni.[senza fonte]
  5. ^ a b John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, p. 249

Bibliografia

  • John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, Casale Monferrato (AL), Edizioni Piemme S.p.A., 1989, ISBN 88-384-1326-6

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