Società Sportiva Calcio Napoli

club calcistico italiano di Napoli

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La Società Sportiva Calcio Napoli S.p.A., (SSC Napoli). Squadra di calcio italiana nota come Napoli, è la principale squadra della città di Napoli

Dopo il fallimento sancito nel 2004 e la perdita del titolo sportivo, era stata sostituita dalla Napoli Soccer SpA. Dal maggio 2006 la società è tornata alla denominazione già acquisita negli anni '60


Storia

Dal Naples al Napoli

Le origini del calcio a Napoli risalgono al 1904 quando, ad opera dell'inglese James Poths, impiegato in un'agenzia marittima della città, e dell'ingegnere napoletano Emilio Anatra, venne fondato il Naples Foot-Ball & Cricket Club, la prima squadra calcistica cittadina, che nel 1906 prese il nome di Naples Foot-Ball Club.

Nel 1912 la componente napoletana si staccò da quella inglese dando vita all'Unione Sportiva Internazionale Napoli.

Nel 1922, dalla fusione delle due società, resa necessaria da esigenze di carattere finanziario, nacque il Foot-Ball Club Internazionale-Naples, meglio noto come FBC Internaples.

Il 1° agosto 1926 l'assemblea dei soci dell'Internaples decise di cambiare il nome della società costituendo l'Associazione Calcio Napoli; primo presidente fu nominato Giorgio Ascarelli.

Cessata l'attività nel 1943 a causa della difficoltà incontrate per gli eventi bellici in corso, nel 1944 nacquero due distinte società, la Società Sportiva Napoli, promossa dal giornalista Arturo Collana, e la Società Polisportiva Napoli, fondata dal dott. Gigino Scuotto, dalla cui fusione nel gennaio 1945 si costituì l'Associazione Polisportiva Napoli, con presidente Pasquale Russo.

Nel 1947 la società riprese la denominazione di A.C. Napoli e il 25 giugno 1964 si trasformò in Società Sportiva Calcio Napoli, nome tuttora in vigore. Dal 2004 al 2006, a seguito del fallimento, il titolo sportivo è stato Napoli Soccer Spa).

I primi anni: Ascarelli, Vojak e Sallustro

Prima del 1926 le imprese più importanti del calcio campano erano legate al Savoia di Torre Annunziata che aveva addirittura sfiorato il titolo nazionale fermandosi solo nella finale disputata nel 1924 contro il Genoa.

Giorgio Ascarelli, giovane industriale napoletano e presidente dell'Internaples, si era reso conto che ormai il football stava diventando un fenomeno che avrebbe appassionato le folle come null'altro fino ad allora ed il 1° agosto del 1926 fondò la nuova squadra di Napoli cui il nome di Associazione Calcio Napoli.

I progetti furono subito ambiziosi, si partì da mister Garbutt, classico allenatore inglese che aveva vinto due scudetti con il Genoa nel 1923 e nel 1924 e - soprattutto da Attila Sallustro soprannominato "il Veltro". Sallustro proveniva da un'agiata famiglia e suo padre - quando seppe che avrebbe giocato a calcio in Italia - gli impose l'obbligo di non guadagnare nulla dall'attività sportiva.
Sallustro mantenne la promessa fin che fu possibile; il Napoli lo gratificò regalandogli una lussuosa vettura, cosa che all'epoca destò un enorme scalpore.

Fu edificato - finalmente - uno stadio vero il "Vesuvio" in grado di accogliere le migliaia di sostenitori della squadra che intanto decisero - viste le modeste prestazioni dei ragazzi in maglia azzurra - di togliere dallo stemma della società l'originario cavallo rampante sostituendolo con un modesto somaro. Da allora "'o ciucciariello" divenne per Napoli e per il mondo del calcio l'emblema della squadra partenopea.

Ascarelli morì in giovane età senza poter raggiungere i traguardi ambiziosi che si era prefissato, lo stadio gli fu intitolato a furore di popolo ma le leggi razziali gli tolsero anche quella "soddisfazione postuma". l'Italia entrava nel baratro della guerra e ben pochi avevano ancora voglia di pensare al pallone in una città squarciata dai bombardamenti che non risparmiarono neanche lo stadio sotto le cui macerie rimase anche la storia avventurosa di quei primi anni di grande calcio a Napoli.

Tornando alle cose prettamente sportive è da ricordare che l'esordio del Napoli nel Campionato italiano fu quanto meno disastroso: un solo punto contro il Brescia in tutta la stagione, ma Ascarelli riuscì a convincere i dirigenti nazionali a non rinunciare al patrimonio che il Napoli e Napoli rappresentavano per il calcio italiano.
Nel campionato 1928/29 Sallustro segnò ventidue reti portando il Napoli all'ottavo posto della classifica a pari merito con la Lazio. Purtroppo però solo le prime otto squadre di ogni girone (all'epoca il campionato italiano di calcio era basato su due gironi) avrebbero partecipato al primo campionato di Serie A a girone unico. Il Napoli dovette giocare uno spareggio con la Lazio che finì in parità per due a due.
Ascarelli riuscì a convincere l'allora Presidente della FIGC, Leandro Arpinati ad allargare il campionato di Serie A a diciotto squadre in modo che anche le none classificate potessero accedervi.

Alla vigilia del primo campionato di serie A a girone unico il Napoli si rinforzò ingaggiando Vojak e il già citato "mister" William Garbutt chiudendo il torneo al quinto posto.
Nel campionato 1932/33 Sallustro segnò diciannove reti e Vojak ventidue; Il Napoli arrivò terzo a pari merito col Bologna e nel campionato succesivo fu ancora terzo qualificandosi per la Mitropa Cup, la massima competizione europea di quei tempi. Al primo turno il Napoli incontrò l'Admira Wien: A Vienna finì 0-0 a Napoli 2-2. Alla "bella" vinsero gli austriaci per cinque a zero.

Nel 1936 la società fu rilevata da Achille Lauro che svendette subito tutti i giocatori più importanti. Sallustro da centravanti diventò ala segnando sempre meno reti. Al termine del campionato 1936/37 il Napoli cedette Sallustro alla Salernitana.
Senza più campioni il Napoli retrocesse in Serie B al termine del campionato 1941/42.


Gli anni 50: Jeppson e Vinicio

Nel 1945 con la fine della guerra riprese il campionato di Serie A che venne suddiviso in due gironi: al primo parteciparono le squadre di Serie A del Nord e nel secondo le squadre di Serie A e B del centro/sud. Il Napoli, nonostante fosse una squadra di Serie B riuscì a vincere il proprio girone a pari merito col Bari qualificandosi per il girone finale a otto squadre in cui arrivò quinto alle spalle di Torino, Juventus, Milan e Inter.
Nella stagione successiva il campionato di Serie A tornò al girone unico, il Napoli venne ripescato insieme al Bari in serie A in quanto le due formazioni, nonostante fossero squadre di Serie B, erano riuscite a qualificarsi al girone finale. Il Napoli tornò così nella massima serie ma al termine del campionato 1947/48 retrocesse ancora in Serie B per via di un illecito sportivo.
Ci vorranno due anni per risalire la china.
Nella stagione 1949/50 gli azzurri allenati da Eraldo Monzeglio vinsero il campionato di Serie B venendo promossi in A. Il Napoli in vista della stagione 1950/51 si rinforzò prelevando dalla Roma Amedeo Amadei che militò nel Napoli per sei stagioni segnando in tutto quarantasette reti. Il Napoli nelle due successive stagioni arrivò per due volte sesto in classifica.
Lauro in vista della stagione 1952/53 acquistò dall'Atalanta il centroavanti svedese Hasse Jeppson.

Jeppson si era messo in mostra ai mondiali del 1950 svolti in Brasile, pareva dovesse finire all'Inter, ma per l'allora stratosferica di centocinque milioni di lire fu ingaggiato dal Napoli col quale disputò quattro campionati; I tifosi coniarono per lui il soprannome (scontato) di "'o Banco 'e Napule".

Nel 1955 arrivò Luis Vinicio ('o Lione) che affiancando Jeppson in attacco diede vita alla coppia "H-V" che fu schierata per la prima volta in campo nella partita contro la Pro Patria vinta per 8-1 dagli azzurri con tripletta di Vinicio e doppietta di Jeppson. Purtroppo questo eccelso binomio non diede al Napoli i frutti sperati, anche perché poche furono le occasioni nelle quali i due campioni vennero schierati insieme in formazione. Il Napoli in quella stagione deluse arrivando solo quattordicesimo in classifica.

Tra le poche "imprese" del Napoli di quegli anni ci sono le due vittorie contro la Juventus nella stagione 1957/58: all' andata a Torino finì 3-1 per il Napoli grazie alle parate fenomenali di Bugatti, sceso in campo con trentotto gradi di febbre. Charles dopo la partita disse se non fosse stato per Bugatti avremmo vinto 7-3. Al ritorno, comunque, il Napoli vinse 4-3. In quella stagione il Napoli arrivò quarto in campionato dietro a Juventus, Fiorentina e Padova.
Un altro indimenticabile campione di quei tempi fu il "petisso" Pesaola che anche come allenatore ha lasciato una traccia indelebile nella storia della società.

Nel 1960 quando Vinicio sembrava a fine carriera ed ormai in decadenza, il Napoli cedette il brasiliano al Bologna; a smentire quella "decadenza" ci pensò Vinicio stesso vincendo la classifica dei marcatori del 1965/1966 con il Vicenza.
Nella stagione 1960/61 dopo un buon avvio - (8 punti in 5 partite) - il Napoli crolla e retrocede nuovamente in serie B.

1962: La prima Coppa Italia

Per ritornare in A, Lauro pretese di costruire una formazione in grado di competere con le migliori: "un grande Napoli per una grande Napoli" fu il suo slogan, ma il campo gli diede torto; la squadra non sembrava essere in grado di raggiungere la meta della promozione fino a quando fu chiamato ad allenarla Bruno Pesaola il "petisso" che da "Mister" rimase famoso anche per il suo immancabile cappotto di cammello e per l'inimitabile sagacia tattica. Con lui in panchina il Napoli risalì la china fino a raggiungere la promozione.
La stagione si chiuse trionfalmente con la conquista della Coppa Italia ottenuta battendo in finale la S.P.A.L. di Ferrara. Il Napoli passò subito in vantaggio con Corelli al 12°; la Spal pareggiò al 15° con Micheli ma Ronzon al 79° portò definitivamente in vantaggio gli azzurri regalandogli così il loro primo trofeo. Il Napoli resta l'unica squadra nella storia del calcio italiano ad aver vinto la Coppa Italia militando in serie B.

Gli anni 60: Sivori, Altafini e Juliano

Nel 1962/63 il Napoli riesce a raggiungere i quarti di Coppa delle Coppe ma viene eliminato alla "bella" dall' OFK Belgrado per 3-1. In campionato la squadra retrocede ancora, Dovrà attendere due anni per tornare in Serie A al termine del campionato 1964/65.

Per lo spregiudicato armatore Achille Lauro il Napoli era un fiore all'occhiello da mostrare con orgoglio, specie in periodo elettorale, e per costruire una buona squadra in vista del campionato di A 1965/66 prelevò Omar Sivori della Juventus e Josè Altafini dal Milan; insieme a loro cominciò a distinguersi il giovanissimo centrocampista Antonio Juliano, che per i successivi 18 anni sarà l'indiscussa bandiera del Napoli.

I risultati sono lusinghieri: nel 1965/66 è terzo, vincendo la Coppa delle Alpi, nel 1966/67 quarto e nel 1967/68 secondo ma, nonostante l'impegno di quei campioni e dei tanti ottimi giocatori che furono in squadra con loro, il titolo di Campioni d'Italia restò un sogno nel cassetto.
Altri giocatori da ricordare di quel periodo furono Angelo Benedicto Sormani, Faustino Jarbas Canè, Kurt Hamrin, e Dino Zoff, subito soprannominato l'angelo azzurro.

Gli anni 70: Ferlaino, Vinicio e Savoldi

Gli anni della Presidenza di Lauro regalarono ai tifosi più illusioni e delusioni che risultati degni di nota.
Nel 1969 con grande abilità e poca spesa Corrado Ferlaino assunse la presidenza di una società sull'orlo del dissesto finanziario. Nei suoi primi anni di dirigenza, pur dimostrando carattere e testardaggine fuori dal comune, Ferlaino non poté garantire al Napoli la possibilità di lottare per grandi traguardi badando in fase di calciomercato più alla cessione di pezzi pregiati che all'acquisto di giocatori di prima scelta, emblematico il caso di Claudio Sala ceduto senza aver potuto dimostrare il proprio valore. Il pubblico però ripagava la società garantendole incassi impensabili anche per le squadre più titolate e questo fattore fu determinante per invertire la rotta.

Quando sulla panchina del Napoli arrivò Luis Vinicio, la società cominciò ad investire acquistando giocatori di buon livello e valorizzando giovani talenti (Bruscolotti, Vavassori, La Palma, Salvatore Esposito ed altri) e i risultati non si fecero attendere, nel 1975 il Napoli arrivò al secondo posto dietro la Juventus per soli due punti, perdendo la sfida decisiva di Torino grazie ad un gol in zona Cesarini dell'ex Altafini, da allora soprannominato "Core 'ngrato"

Il colpo di mercato che ingigantì le speranze di gloria dei tifosi azzurri arrivò nell'estate del 1975 quando per l'allora stratosferica somma di due miliardi di lire fu ingaggiato dal Bologna il centravanti Beppe Savoldi detto "BeppeGoal".

La squadra, reduce dall'amaro secondo posto, non fece meglio nelle stagioni successive, ma nel 1976 conquistò la seconda Coppa Italia battendo in finale per 4 a 0 l'Hellas Verona nella finale dell'Olimpico, poi battendo il Southampton il Napoli si aggiudicò anche la Coppa di Lega Italo-inglese.
Nella stagione successiva l'obiettivo del raggiungimento della finale di Coppa delle Coppe (allenatore Pesaola) fallì dopo un'immeritata sconfitta in semifinale contro l'Anderlecht in una gara pilotata letteralmente a senso unico dall'arbitro Matthewson.

Gli anni settanta si chiusero senza altri sussulti né grandi soddisfazioni. La parola "Scudetto" continuava ad essere solo una chimera per i sostenitori azzurri ma il decennio successivo li avrebbe appagati con trionfi ancor oggi irripetibili.


I primi anni 80: Krol, Bertoni e Diego

All'inizio degli anni ottanta, con la riapertura delle frontiere ai giocatori stranieri, giunsero in Italia fior di campioni (ed anche qualche "bidone"). Il Napoli, tradizionalmente, aveva avuto nelle sue file ottimi giocatori non italiani (Sallustro, Vojak, Sivori, Jeppson, Hamrin, Cané, Clerici); per mantenere viva la tradizione fu ingaggiato dal Vancouver Ruud Krol.
Già campione d'Europa con l'Ajax e pilastro difensivo della grande Olanda dei primi anni settanta, Krol era un libero sopraffino capace di aprire il gioco con lanci lunghissimi e di estrema precisione.
L'entusiasmo attorno alla squadra portò nuovamente i tifosi a sognare la "grande impresa" ma a parte un terzo posto nella stagione 1980/81 (allenatore Rino Marchesi) e un quarto posto nella stagione 1981/82 lo Scudetto restò lontano da Napoli nonostante Krol e altri stranieri di valore quali Ramon Diaz, José Dirceu e Daniel Bertoni.

I due campionati successivi furono coronati da "batoste" e delusioni e la serie B fu evitata in modo quasi rocambolesco. Ma il 27 maggio del 1984 la prima pagina della Gazzetta dello Sport mandò in visibilio i supporters azzurri: "Maradona, sì al Napoli". Quel titolo accese le fantasie di una intera città. Fantasie che presto si trasformarono in stupenda realtà.

L'epoca di Maradona

Oltre un mese di febbrili trattative che tennero col fiato sospeso un'intera città, poi la favola si trasformò in realtà: Diego Armando Maradona era ufficialmente del Napoli ed il 5 luglio del 1984 si presentò allo stadio Stadio "San Paolo" gremito in ogni ordine posti. Quell'entusiamo popolare fu più forte della valanga di polemiche suscitata dalla cifra allora enorme che fu sborsata dal Napoli per avere in squadra il campione argentino (circa tredici miliardi di lire), la riscossa tanto sognata potva finalmente avere inizio.

Nella prima stagione, però i sogni andarono in gran parte delusi, mal supportato da una squadra di mediocre valore Maradona dimostrò quasi esclusivamente le proprie doti di funambolo ma il suo contributo non poté essere utile per raggiungere grandi traguardi.

Il Napoli disputò un girone di andata mediocre e solo nel finale riuscì a raggiungere una tranquilla posizione di centro classifica.
Era chiaro che da solo Maradona non avrebbe portato il Napoli a grandi risultati e la società dovette subito correre ai ripari, arrivarono in azzurro rinforzi del calibro di Bruno Giordano, Salvatore Bagni e poi Antonio Careca, Andrea Carnevale, Ricardo Alemao ed altri giocatori che in pochi anni diedero ai sostenitori azzurri soddisfazioni enormi.

Il primo scudetto arrivò nel 1987 con Maradona condottiero assoluto del Napoli come già lo era stato per l'Argentina nei Campionati Mondiali dell'anno precedente, accompagnato dalla terza Coppa Italia conquistata vincendo tutte le gare, comprese le due finali disputate contro l'Atalanta.

La rosa Campione d'Italia comprendeva: Garella, Bruscolotti, Ferrara, Bagni, Ferrario, Renica, Carnevale I, De Napoli, Giordano, Maradona, Romano F., Volpecina, Caffarelli, Sola, Muro, Marino, Bigliardi, Di Fusco; Allenatore: Ottavio Bianchi.

L'anno successivo 1987/88 il Napoli domina il campionato fino alla ventesima giornata mantenendo cinque punti di vantaggio sulla seconda, ma improvvisamente - a dispetto di ogni più scontato pronostico - gli azzurri crollarono facendosi superare dal Milan allenato da Sacchi.
Si sospettò subito di infiltrazioni criminali e di scommesse clandestine, quattro titolari vennero "epurati" ma per i tifosi quel campionato resta ancor oggi come una ferita aperta.

Nel (1989) giunse la prima affermazione in campo europeo con la conquista della Coppa Uefa raggiunta eliminando tra le altre, Juventus e Bayern Monaco per poi chiudere con la doppia finale contro lo Stoccarda.

La formazione Campione comprendeva: Giuliani, Ferrara, Francini, Corradini, Alemão, Renica, Fusi, De Napoli, Careca, Maradona, Carnevale I; Allenatore: Ottavio Bianchi

Al secondo posto alle spalle dell'Inter dei record allenata da Trapattoni, nel campionato (1988/89), seguì il secondo titolo di Campione d'Italia nella stagione (1989/90) e la vittoria nella Supercoppa Italiana del (1990) ottenuta battendo la Juventus allenata da Maifredi per 5-1.

Si chiude così il primo importante ciclo del Napoli in coincidenza con il declino di Maradona a seguito delle vicende personali che lo costrinsero a lasciare Napoli e l'Italia in modo amaro.

La crisi

Dal 1991, dopo che Maradona lasciò Napoli la squadra si avviò verso un inesorabile declino. Inizialmente il Napoli, anche grazie all'apporto di giocatori del calibro di Gianfranco Zola, Ciro Ferrara e Fabio Cannavaro, ottenne dei discreti risultati come il 4° posto nella stagione 1991/92, il sesto posto nella stagione 1993/94 e il settimo posto nella stagione 1994/95. Poi a partire dal 1995 con la cessione delle sue stelle (Ferrara andò alla Juventus e Cannavaro al Parma) iniziò il declino.

Nella stagione 1996/97 la formazione azzurra allenata da Gigi Simoni è la vera rivelazione del campionato e a Natale è addirittura al secondo posto a pari merito con il Vicenza e dietro la Juventus; nel girone di ritorno, crolla e per poco non retrocede.
Nella stessa stagione arriva alla finale di Coppa Italia che perde contro il Vicenza (1-0 al San Paolo, 0-3 a Vicenza dopo i supplementari). La stagione successiva è disastroso: gli azzurri terminano ultimi in campionato (con solo quattordici punti) e retrocedono in serie B, nonostante un'intelaiatura costruita per puntare alla qualificazione alla Coppa Uefa.
Il primo anno in cadetteria è mediocre, la squadra allenata da Renzo Ulivieri annovera nell'organico fuoriclasse sul viale del tramonto come Igor Shalimov e fallisce il ritorno in A che avverrà solo l'anno dopo grazie all'allenatore Novellino e agli oltre venti gol di Stefan Schwoch. Nonostante i meriti e l'affetto dei tifosi, proprio i due protagonisti del ritorno in A, non ottengono la riconferma e nel successivo campionato il Napoli subisce un'altra retrocessione, nonostante l'arrivo del brasiliano Edmundo, e la presenza in squadra di giovani promettenti come Matuzalem e Jankulovski. Nel campionato successivo di serie B il Napoli sfiora la promozione arrivando quinto.

Nella stagione 2002/03 la squadra viene affidata all'allenatore Franco Colomba ma, senza un organico competitivo si ritrova al penultimo posto ed all'esonerato Colomba subentra Franco Scoglio. La squadra risale al quintultimo posto ma poi va di nuovo in crisi e Scoglio viene esonerato. In panchina torna Colomba e il Napoli salva solo all'ultima giornata di campionato.
Nella stagione 2003/04 la squadra sembra sulla carta in grado di vincere il campionato ma sul campo delude ottenendo un mediocre quattordicesimo posto.

Alla crisi di risultati si è aggiunta una crisi finanziaria che ha portato la SSC Napoli al fallimento ed alla perdita del titolo sportivo sostituito dalla "Napoli Soccer", fondata dall'imprenditore Aurelio De Laurentiis. A seguito di tali eventi il Napoli è stato costretto a ripartire dalla Serie C1.

Nella stagione 2004/05 il Napoli arriva terzo alla fine del campionato, ma perde la finale play-off contro l'Avellino, pareggiando 0-0 in casa e perdendo 2-1 ad Avellino.

Il ritorno in B

Nella stagione 2005/06, il Napoli ha un ottimo avvio sia in campionato che in Coppa Italia, competizione nella quale viene eliminato solo agli ottavi di finale dalla Roma e riconquista un posto nella serie cadetta con tre giornate d'anticipo sulla fine della stagione regolare.

Il presidente Aurelio de Laurentiis per celebrare sia la promozione che l'ottantesimo anniversario della fondazione del Calcio Napoli, ha riacquistato il vecchio titolo sportivo: Società Sportiva Calcio Napoli.

L'ultimo atto della stagione è stata la finale di Supercoppa di Serie C1 persa contro lo Spezia; nella doppia finale ha prevalso la squadra ligure grazie al pareggio esterno per uno a uno e a quello interno per zero a zero.

Attualità

Dal 23 maggio 2006 la società è tornata alla denominazione di Società Sportiva Calcio Napoli.

Per il campionato 2006/07 la dirigenza ha allestito una squadra in grado di puntare al salto di categoria in un torneo reso interessante e difficile dalla presenza di squadre di ottimo valore, prima fra tutte la Juventus (retrocessa per illecito).
Per puntare alla promozione si è già provveduto all'acquisto di calciatori come Paolo Cannavaro (fratello minore di Fabio Cannavaro) e Samuele Dalla Bona che vantano molte esperienze in club di ottima levatura e giocatori di sicura affidabilità come Maurizio Domizzi, Christian Bucchi (capocannoniere della serie B 2005/06) ed il trequartista Roberto De Zerbi.

Nella stagione 2006/07 il Napoli ha avuto un ottimo avvio in Coppa Italia superando i primi tre turni, battendo prima il Frosinone per 3-1, poi l'Ascoli 1-0 (dopo supplementari) ed infine la Juventus, 8-7 ai calci di rigore dopo una gara emozionante chiusa sul 3-3.

La stagione 2006/2007

Cronistoria

  • 1904: Viene fondato ilNaples.
  • 1912: Viene fondato l'Internazionale Napoli.
  • 1912-13: Naples eliminata nel girone campano, l'Internazionale Napoli eliminata al girone finale centro-sud.
  • 1913-14: Naples eliminata nel girone campano, l'Internazionale Napoli eliminata al girone finale centro-sud.
  • 1914-15: non furono completati i gironi.
  • 1919-20: Internazionale Napoli eliminata nel girone campano, Naples eliminata nelle semifinali interregionali.
  • 1920-21: Internazionale Napoli e Naples eliminate nel girone campano.
  • 1922: Viene fondato l'Internaples.
  • 1921-22: Internaples eliminato nelle semifinali lega sud.
  • 1922-23: Internaples eliminato nelle semifinali lega sud.
  • 1923-24: Internaples eliminato nelle semifinali lega sud.
  • 1924-25: Internaples eliminato nel girone campano.
  • 1925-26: Internaples eliminato nella finale lega sud.
  • 1926: Viene fondata l'Associazione calcio Napoli.




Campioni in maglia azzurra

  Italia

 

  Argentina

  Brasile

 

  Svezia


  Uruguay

  Paraguay

[[File:Template:Naz/the Netherlands|class=noviewer|Template:Naz/the Netherlands (bandiera)|20x16px]] Olanda

Presidenti e allenatori

Lista Presidenti SSC Napoli

Lista Allenatori SSC Napoli


Gli stadi

I Tifosi

Il Napoli è la quarta squadra in Italia per numero di tifosi (alle spalle di Juventus, Inter e [[Associazione Calcio Milan|Milan], ne conta infatti più di due milioni (secondo fonti non ufficiali circa tre). Da sempre il Napoli è seguìto da una delle tifoserie più calde e colorite d'Italia; i tifosi azzurri (patuti) sia nei periodi più belli che in quelli più oscuri, hanno sempre dimostrato un'affezione incommensurabile per la squadra, affetto o amore che per molti si pone al di sopra di ogni limite immaginabile.
Nonostante il periodo negativo, ancor oggi il Napoli vanta un'affluenza di spettatori superiore anche a quella di molte squadre della massima serie; questo è uno dei fattori che storicamente ha dato al Napoli la possibiltà di essere sempre fra le grandi del calcio italiano, almeno fino a quando la vendita dei biglietti era la maggior voce in attivo nel bilancio delle società calcistiche.
Non era raro, fino pochi anni fa, incontrare tifosi del Napoli disposti a qualsiasi rinuncia pur di acquistare un abbonamento, e subito dopo i colpi di mercato come gli acquisti di Giuseppe Savoldi o Maradona, il San Paolo era quasi completamente occupato da abbonati.
Notevole anche il seguito che da sempre la squadra ha in paesi esteri e principalmente in quelli dove è più forte il tasso di immigrati dall'Italia: i Napoli Club fuori dai confini nazionali si contano a centinaia anche nelle località più sperdute.

Palmarés

Prima Squadra

Palmares Giovanili

Trofei estivi pre-stagionali

Le finali

Data Competizione Stadio Ospitante Ospite Risultato Marcatori
21 giugno 1962 Coppa Italia
Finale
Stadio Olimpico,
Roma
Napoli Spal 2-1 Corelli (N), Micheli (S), Ronzon (N)
Luglio 1966 Coppa delle Alpi
Mini campionato

Classifica
1970 Trofeo Anglo-Italiano
Finale
Stadio "San Paolo",
Napoli
Napoli Swindon Town 0-3 Noble (2), Horsefield
29 giugno 1976 Coppa Italia
Finale
Stadio Olimpico,
Roma
Napoli Verona 4-0 Ginulfi, Braglia, Savoldi (2)
1976 Coppa di Lega Anglo-italiana
Finale d'andata
The Dell,
Southampton
Southampton Napoli 1-0 Williams
1976 Coppa di Lega Anglo-italiana
Finale di ritorno
Stadio "San Paolo",
Napoli
Napoli Southampton 4-0 Chiarugi, Bruscolotti, Speggiorin (2)
8 giugno 1978 Coppa Italia
Finale
Stadio Olimpico,
Roma
Napoli Inter 1-2 Restelli (N), Altobelli (I), Bini (I)
7 giugno 1987 Coppa Italia
Finale di andata
Stadio "San Paolo",
Napoli
Napoli Atalanta 3-0 Renica, Muro, Bagni
13 giugno 1987 Coppa Italia
Finale di ritorno
Stadio "Atleti Azzurri d'Italia",
Bergamo
Atalanta Napoli 0-1 Giordano
3 maggio 1989 Coppa_UEFA
Finale di andata
Stadio "San Paolo",
Napoli
Napoli Stoccarda 2-1 Gaudino (S), Maradona (N), Careca (N)
17 maggio 1989 Coppa_UEFA
Finale di ritorno
Gottlieb-Daimler-Stadion,
Stoccarda
Stoccarda Napoli 3-3 Alemão (N), Klinsmann (S), Ferrara (N), Careca (N), De Napoli aut. (S), Schmäler (S)
7 giugno 1989 Coppa Italia
Finale di andata
Stadio "San Paolo",
Napoli
Napoli Sampdoria 1-0 Renica
28 giugno 1989 Coppa Italia
Finale di ritorno
Stadio "Luigi Ferraris",
Genova
Sampdoria Napoli 4-0 Vialli, Cerezo, Vierchowod, Mancini
1 settembre 1990 Supercoppa italiana
Finale
Stadio "San Paolo",
Napoli
Napoli Juventus 5-1 Silenzi (2) (N), Crippa (N), Careca (2) (N), Baggio (J)
8 maggio 1997 Coppa Italia
Finale di andata
Stadio "San Paolo",
Napoli
Napoli Vicenza 1-0 Pecchia
29 maggio 1997 Coppa Italia
Finale di ritorno
Stadio "Romeo Menti",
Vicenza
Vicenza Napoli 3-0 dts Maini, Rossi M., Iannuzzi
14 maggio 2006 Supercoppa di Lega Serie C1
Finale di andata
Stadio "Alberto Picco",
La Spezia
Spezia Napoli 0-0
18 maggio 2006 Supercoppa di Lega Serie C1
Finale di ritorno
Stadio "San Paolo",
Napoli
Napoli Spezia 1-1 Pelatti (S), Bogliacino (N)

I record

Record
  • Vittoria più larga

Napoli-Pro Patria 8-1 (Serie A 1955-56)

  • Vittoria più larga in trasferta

Modena-Napoli 0-5 (Serie A 1929-30)

  • Sconfitta più larga

Alessandria-Napoli 11-1 (Campionato Nazionale 1927-28)

  • Sconfitta più larga in casa

Napoli-Bologna 1-6 (Serie A 1938-39)

Record in Serie A
  • Vittoria più larga

Napoli-Pro Patria 8-1 (Serie A 1955-56)

  • Vittoria più larga in trasferta

Modena-Napoli 0-5 (Serie A 1929-30)

  • Sconfitta più larga

Roma-Napoli 8-0 (Serie A 1958-59)

  • Sconfitta più larga in casa

Napoli-Bologna 1-6 (Serie A 1938-39)

Date da ricordare

  • 1 Agosto 1926 - Fondazione del Napoli
  • 6 dicembre 1959 - Inaugurazione dello Stadio San Paolo
  • 21 giugno 1962 - Vittoria della prima Coppa Italia gara Napoli-Spal 2-1
  • 29 giugno 1976 - Vittoria della seconda Coppa Italia gara Napoli-Verona 4-0
  • 16 settembre 1984 - Esordio di Maradona in Serie A con la maglia del Napoli gara Verona - Napoli 3-1
  • 10 maggio 1987 - Matematica conquista del primo scudetto gara Napoli - Fiorentina 1-1
  • 13 giugno 1987 - Vittoria della terza Coppa Italia gara Atalanta-Napoli 0-1
  • 17 maggio 1989 - Vittoria della Coppa UEFA gara Stoccarda-Napoli 3-3
  • 29 aprile 1990 - Conquista del secondo scudetto gara Napoli-Lazio 1-0
  • 1 settembre 1990 - Conquista della Supercoppa Italiana gara Napoli-Juventus 5-1
  • 2 Agosto 2004 - Fallimento della SSC Napoli, riparte dalla C1 con il nome di "Napoli Soccer"
  • 23 maggio 2006 - Riprende la denominazione Società Sportiva Calcio Napoli, nome che era stato abbandonato a causa del fallimento.

Curiosità

  • Il Napoli è la squadra italiana che nelle competizioni europee ha giocato avvicinandosi più di ogni altra al Polo Nord nella gara di coppa delle coppe del 1976 contro il Bodø Glimt. Anche in quell'occasione non mancarono i supporters al seguito della squadra, anche se si trattava di un gruppo di sole quattordici persone.
  • Negli anni Quaranta militava nel Napoli l'albanese Riza Lushta; ebbe un periodo di appannamento durante il quale si diffuse in città il detto:"Quanno segna Lushta se ne care 'o stadio" (Quando segnerà Lushta cadrà lo stadio). Si narra che quando Lushta interruppe il suo digiuno una parte di tribuna ebbe un cedimento, per fortuna senza gravi conseguenze
  • Il Napoli è l'unica squadra che ha vinto la Coppa Italia militando in Serie B (1962)
  • Il primo e l'ultimo goal di Maradona in serie A furono segnati entrambi su rigore ed entrambi alla Sampdoria.
  • Il Napoli vanta il record dei punti (33 su 34) ottenuti nelle gare interne in un campionato a 18 squadre (16 vittorie ed 1 pareggio in 17 partite) nel torneo 1989/90. L'unica squadra che riuscì a strappare un pareggio al S. Paolo in quella stagione fu la Sampdoria.
  • Il Napoli è l'unica squadra ad essersi aggiudicata la Coppa Italia vincendo tutte le partite giocate (13) comprese le due finali (Coppa Italia 1986/87).
  • In due occasioni ad uno scudetto della Roma è corrisposta una retrocessione del Napoli (1941/42 e 2000/01.


Bandiere azzurre

in grassetto i giocatori in attività e nella rosa del Napoli (i dati sono aggiornati alla fine della stagione 2005-2006)

Presenze in A (oltre 240 presenze)
  Giuseppe Bruscolotti 387
  Antonio Juliano 355
  Moreno Ferrario 310
  Ottavio Bugatti 256
  Ciro Ferrara 247
  Comaschi 241
  Bruno Pesaola 240
Goleador in A (oltre 40 gol)
  Antonio Vojak 103
  Diego Armando Maradona 81
  Attila Sallustro 78
  Antonio Careca 73
  José Altafini 71
  Luis Vinicio 62
  Giuseppe Savoldi 55
  Hasse Jeppson 52
  G. Vitali 47
  Amedeo Amadei 47
Presenze in Europa (oltre 25 presenze)
  Antonio Juliano 36
  Ciro Ferrara 28
  Giuseppe Bruscolotti 26
  Antonio Careca 25
  Diego Armando Maradona 25
Goleador in Europa (oltre 5 reti)
  Faustino Jarbas Canè 8
  Antonio Careca 7
  José Altafini 6
  Daniel Fonseca 6
  Diego Maradona 5



Rosa stagione 2006-07

Portieri
1   Gennaro Iezzo
22   Matteo Gianello
Difensori
6   Ruben Maldonado
23   David Giubilato
2   Gianluca Grava
19   Mirko Savini
16   Andrea Cupi
26   Maurizio Domizzi
  György Garics
28   Paolo Cannavaro
Centrocampisti
3   Cataldo Montesanto
4   Francesco Montervino
5   Fabio Gatti
21   Nicolas Amodio
18   Mariano Bogliacino
7   Ivano Trotta
25   Luigi Vitale
17   Marco Capparella
24   Samuele Dalla Bona
20   Roberto De Zerbi
Attaccanti
9   Roberto Sosa
8   Inacio Pià
11   Emanuele Calaiò
29   Cristian Bucchi
  Gerardo Schettino
Allenatore
  Edoardo Reja


Bibliografia

  • Francesco Caremani, Napoli 2000 - l'album azzurro dalle origini a oggi, Sagep, Genova 2000
  • Giuseppe Pacileo e Pietro Gargano, 80 anni di passione - La storia del Napoli dal 1926 al 2006, Il Mattino, 2006

Voci correlate

collegamenti esterni

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