Transustanziazione
In teologia, transustanziazione o transubstanziazione (lat. trans-substantiatio) è il termine indicante la conversione:
- della sostanza del pane nella sostanza del corpo di Cristo e
- della sostanza del vino nella sostanza del sangue di Cristo,
che avviene, durante la celebrazione eucaristica, dopo la pronuncia delle parole della consacrazione della preghiera eucaristica.
Origini e posizione della Chiesa cattolica
Secondo il Compendio al catechismo della Chiesa cattolica, con la consacrazione si opera
Il primo autore ad utilizzare il termine transubstantiatio fu Rolando Bandinelli, futuro papa Alessandro III. Successivamente fu ripreso da Tommaso d'Aquino e dalla scolastica che ne delinearono con precisione il significato. Sotto il regno di Carlo il Calvo fu oggetto di una polemica tra i teologi Ratramno di Corbie e Pascasio Radberto, circa la presenza simbolica o reale del Cristo nell'ostia. Nei documenti pontifici compare la prima volta con il Concilio Lateranense IV (1215); in seguito, con il Concilio di Trento (1545-1563) riceve la sua formulazione definitiva. Questa dottrina ricevette la sua più coerente formulazione in seno alla filosofia scolastica, che interpretava efficacemente la transustanziazione attraverso la ripresa della teoria dell'ilemorfismo aristotelico (ovvero l'unione inscindibile di forma sostanziale e di materia prima), facendo sì che ogni cosa riceva la sua propria determinazione grazie al principio formale (che crea, che fa sì che ciascuna cosa sia quello che è) concreto contenuto in ciascuna sostanza.
Il Concilio di Trento nella definizione dogmatica della XIII sessione dell'11 ottobre 1551, al capitolo IV dichiara:
Questa conversione, quindi, in modo conveniente e appropriato è chiamata dalla santa Chiesa cattolica transustanziazione.»
Secondo questa dottrina, il pane ed il vino consacrati conservano dunque solo gli accidenti, ovvero le apparenze, della materia precedente alla preghiera eucaristica, perché nel loro intimo la forma sostanziale o principio costitutivo è cambiato perché esso è diventato, per opera della Trinità, realmente il Corpo ed il Sangue del Signore.
Ultimamente la Chiesa cattolica ha precisato la propria interpretazione, secondo cui la filosofia neotomista (o neoscolastica), nonostante sia ancora la "preferita", non è che un modo per spiegare anche razionalmente le verità di fede e che di per sé la religione cristiana cattolica non ha nessuna filosofia particolare, ma accetta tutte quelle modalità di discernimento della fede che non vadano contro la Rivelazione. Perciò, nonostante la transustanziazione non sia stata assolutamente negata, anzi sempre ribadita dai Pontefici romani, è stata "liberata" da interpretazioni filosofiche a "senso unico"[non chiaro].[senza fonte]
In questa luce, la definizione dogmatica del Concilio di Trento sancisce la conversione eucaristica e propone la transustanziazione come valido (modo conveniente e appropriato) modello di interpretazione del mistero, senza impegnare la propria autorità in un riconoscimento dogmatico delle implicazioni filosofiche della transustanziazione.
Posizioni nel protestantesimo
Durante la Riforma la transustanziazione venne aspramente criticata:
The Body of Christ is given, taken, eaten in the Supper only after an heavenly and spiritual manner. And the mean whereby the Body of Christ is received and eaten in the supper is Faith»
«la transustanziazione nella cena del Signore non può essere provata dalle Sacre Scritture, ma è contraria alle parole inequivocabili della Bibbia, fraintende la natura del Sacramento ed ha fornito un pretesto per originare numerose superstizioni.
Il corpo di Cristo è donato, ricevuto e assunto nella Cena unicamente in maniera mistica e spirituale e il modo con il quale il Corpo di Cristo è donato, ricevuto e assunto nella Cena è solo materia di fede»
Nelle Chiese riformate il modo di concepire il sacramento eucaristico varia a seconda degli autori e delle chiese. Per Lutero vi è la cosiddetta consustanziazione, in quanto nel sacramento vi è la presenza reale, cioè il vero Corpo ed il vero Sangue di Cristo, ma allo stesso tempo il pane e il vino mantengono la loro natura. Per Calvino invece la presenza è solo spirituale, memoriale "sufficiente" dell'unico e perfetto sacrificio fatto una volta per tutte dal Cristo sulla croce. Perciò il cosiddetto carattere sacrificale della messa è negato, specialmente da Calvino ed i suoi seguaci. Ciò dette origine a numerose dispute intorno alla natura del sacramento fra le varie chiese riformate.
Il Concilio di Trento per reazione puntò tutta la sua energia nel rilancio dell'Eucarestia come vera presenza reale di Cristo ed anche le chiese vennero concepite in modo che fosse chiaro che il centro della vita liturgica e religiosa dei fedeli fosse il Tabernacolo (vedi controriforma).
Bibliografia
- (EN) The Real Presence of Christ in the Eucharist, in Catholic Encyclopedia, New York, Encyclopedia Press, 1913.