Low (David Bowie)

album di David Bowie del 1977

Low è il titolo di un album del 1977 di David Bowie.

Low
album in studio
ArtistaDavid Bowie
Pubblicazione1977
Durata38 min : 48 s
Dischi1
Tracce11
GenereMusica elettronica
New wave
EtichettaRCA Records
ProduttoreDavid Bowie,
Tony Visconti
RegistrazioneChatéau d'Herouville in Francia,
Hansa Studios a Berlino ovest
Note
  1. 11 Stati Uniti (bandiera)
    #2 Gran Bretagna (bandiera)
David Bowie - cronologia
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Low è il primo album della cosiddetta "trilogia berlinese" composta da, per l'appunto, Low, "Heroes" e Lodger. Dei tre album, però, solo "Heroes" venne registrato effettivamente a Berlino. La definizione data a questa trilogia non è infatti di natura geografica, ma più probabilmente la città europea è il luogo dove Bowie, lasciatosi alle spalle le trasgressioni del glam rock, ritrovò nell'arte lo sfogo che i suoi tormenti gli rendevano necessario, e si reinventa dando vita (insieme a Brian Eno) a tre album seminali per la musica degli anni ottanta. Low fonde le fredde e sofisticate atmosfere europee ai ritmi caldi e febbrili del rhythm 'n' blues che risuona da molto più a sud, creando così un lavoro altamente ispirato.

Il disco

Origine e storia

La genesi dell'album, uno dei più alti picchi artistici della carriera di Bowie secondo gran parte della critica odierna,[1] è da ricercarsi nelle composizioni originariamente scritte per la colonna sonora del film L'uomo che cadde sulla Terra interpretato da Bowie stesso nella parte del protagonista. A causa degli incalzanti tempi di lavorazione della pellicola e alle pressanti scadenze imposte dalla casa produttrice, Bowie non ebbe il tempo di terminare i brani e la colonna sonora del film venne affidata a John Phillips dal regista Nicolas Roeg. Affascinato ed influenzato dalla musica elettronica d'avanguardia di gruppi tedeschi come Kraftwerk, Neu!, e Tangerine Dream, Bowie decise di conservare i pezzi per il suo prossimo album discografico. Nell'estate del '76, l'artista decise di abbandonare Los Angeles, città dove la sua tossicodipendenza dalla cocaina aveva raggiunto proporzioni inquietanti, partendo per l'Europa insieme all'amico Iggy Pop, anch'egli reduce da disavventure varie.

Bowie si stabilì a Hérouville, nei pressi di Parigi, dove iniziò la lavorazione del nuovo disco.

Originariamente per l'album era stato considerato come titolo New Music: Night and Day.[2] Questa scelta avrebbe voluto evidenziare la palese divisione in due parti dell'album: una più "pop", con brani ancora riconciliabili alla struttura della "canzone", ove la depressione è ancora trattata con apatia, rassegnazione, ironia, e l'altra prevalentemente strumentale, più sperimentale, con musiche e strutture straripanti al di fuori di qualsiasi schema, dove troviamo finalmente rivelate le atmosfere cupe, straziate, deserte, che fanno da sfondo all'intero album. Successivamente però, si decise di optare per il più succinto titolo Low.

La scelta della parola "low" ("depresso") come titolo dell'opera dice molto sul conto della stessa: la musica dell'album è palesemente triste, sebbene tanta depressione è raccontata in molti brani con la peculiare ironia di Bowie, e inoltre "low" va anche a identificarsi con il low profile ("basso profilo") voluto dall'artista, attraverso il quale il duca bianco voleva adesso mostrarsi al pubblico dopo tanti "eccessi mediatici".

La copertina dell'album, come quella del precedente Station to Station, è ancora un fotogramma ricavato dal film L'uomo che cadde sulla Terra.[3]

Registrazione

Chatéau d'Herouville

Le sedute di registrazione ebbero luogo al Chatéau d'Herouville a partire dal 1° settembre 1976, nello stesso luogo dove tre anni prima era stato inciso Pin Ups e dove era stato appena terminato l'album The Idiot di Iggy Pop. Incontro fondamentale per le sorti dell'opera, fu quello tra Bowie e Brian Eno, avvenuto nel maggio precedente. A Eno era piaciuto molto Station to Station, il precedente disco di Bowie, mentre David ammirava sinceramente le nuove sonorità esplorate dall'ex membro dei Roxy Music con Discreet Music, e la propensione di quest'ultimo verso compositori minimalisti come John Cage e Philip Glass. Così, David contattò Eno invitandolo a prendere parte alle sessioni per l'album, che, a suo dire, sarebbe stato un "disco puramente sperimentale".[4]

Le "strategie oblique"

Quando Eno si unì agli altri musicisti, la band aveva già provato e registrato le basi dei brani. Uno dei contributi più innovativi e significativi apportati da Eno nella lavorazione in studio, fu l'implementazione della tecnica delle carte di "strategie oblique" da lui ideata nel 1975 insieme a Peter Schmidt. Le carte venivano girate a caso dai musicisti in studio, che ne ricavavano di volta in volta nuove ed enigmatiche indicazioni su come portare a termine il lavoro. Alcuni esempi delle surreali istruzioni che potevano capitare ai musicisti erano: "enfatizza gli errori", "riempi ogni battuta con qualcosa", o "usa un colore inaccettabile".[5] Ne risultò per Bowie un approccio compositivo del tutto inedito. Anche per i testi, David decise di adottare una concezione impressionista, non lineare, utilizzando una nuova idea di elaborazione del concetto astratto di comunicazione. In confronto agli album precedenti, infatti i testi dei brani di Low sono molto scarni, minimali, e frammentari, se non del tutto assenti come nei numerosi pezzi solo strumentali del disco (ben 6 su 11).

La maggior parte dei musicisti fu presente in studio solo per i primi cinque giorni, dopo di che rimasero solamente Bowie, Eno, Alomar e Gardiner per suonare le varie sovraincisioni. Quando poi Bowie incise le tracce vocali, erano rimasti solo Visconti e i tecnici del suono. Furono proprio le sessioni di Low ha stabilire il modus operandi tipico dei futuri album di David Bowie. Esso consisteva nel registrare prima le tracce base dei brani, poi gli interventi degli ospiti e gli assolo, infine la stesura dei testi e l'incisione delle parti vocali, che a volte poteva avvenire anche molto tempo dopo la conclusione delle sedute. Tale procedimento era stato già impiegato dall'artista ai tempi di The Man Who Sold the World, ma da Low in poi avrebbe costituito la norma.

A fine settembre, Bowie e Visconti lasciarono il Chatéau per trasferirsi agli Hansa Studios a Berlino ovest per rifinire il materiale inciso.

Berlino: 155 Hauptstrasse, Schönenberg

Berlino venne presto eletta da Bowie come sua nuova residenza ufficiale per i seguenti due anni. Dopo un breve soggiorno all'Hotel Gerhus, David prese in affitto un appartamento di sette stanze al 155 di Hauptstrasse nel distretto di Schönenberg. Dopo anni passati incessantemente sotto la luce dei riflettori, David Bowie potè godersi l'anonimato che offriva la città.

Agli studi Hansa Bowie incise le tracce finali del disco, Weeping Wall e Art Decade, ed aggiunse le parti cantate ad alcuni brani registrati in Francia ma rimasti ancora incompleti.

Tematiche

La prima facciata di Low contiene i brani più personali circa la situazione esistenziale di Bowie all'epoca. In essi le tematiche principali che risaltano sono le nevrosi, l'agorafobia, l'isolamento, la violenza, il nichilismo, e l'apatia. Vice versa, il lato due dell'album è un'osservazione in termini musicali delle sensazioni provate dall'artista nel vedere il blocco dell'est e come Berlino ovest riuscisse a sopravvivere all'interno della cortina di ferro.

Dei cinque brani dell'album ai quali collaborò Brian Eno, celebre "inventore" della ambient music, il brano migliore partorito dalla collaborazione di Eno e Bowie è probabilmente Warszawa, lungo e lugubre strumentale dedicato all'omonima città polacca sede durante la seconda guerra mondiale del ghetto ebraico annientato dai nazisti durante il tentativo di rivolta dei suoi occupanti, che contiene in nuce accenni di world music in anticipo sui tempi. Importante è anche la collaborazione di Ricky Gardiner, la febbrile chitarra in Always Crashing in the Same Car (la richiesta era stata inizialmente fatta a Michel Dinger dei Neu!, che però aveva rifiutato).

Tracce

  • Tutte le tracce, tranne quando diversamente specificato, sono opera di David Bowie.
  1. Speed of Life - 02:47
  2. Breaking Glass - 01:52
  3. What in the World - 02:23
  4. Sound and Vision - 03:03
  5. Always Crashing in the Same Car - 03:33
  6. Be My Wife - 02:56
  7. A New Career in a New Town - 02:53
  8. Warszawa (Bowie, Eno) - 06:23
  9. Art Decade (Bowie, Eno) - 03:47
  10. Weeping Wall - 03:28
  11. Subterraneans - 05:39

Bonus tracks ristampa CD 1991

  1. Some Are - 03:24
  2. All Saints - 03:35
  3. Sound and Vision (1991 Remix) - 04:43

Musicisti

  • David Bowie: voce, basso sintetizzato, sax, violoncello, xilofono, chitarra, armonica, pianoforte, vibrafono, percussioni, sintetizzatori, suoni ambientali.
  • Brian Eno: sintetizzatori, chitarre trattate, voce in Sound and Vision
  • Carlos Alomar: chitarra
  • Dennis Davis: batteria, percussioni
  • Ricky Gardiner: chitarra
  • Eduard Meyer: violoncello in Art Decade
  • George Murray: basso
  • Roy Young: piano, organo Farfisa
  • Iggy Pop: voce in What in the World
  • Mary Visconti: voce in Sound and Vision
  • Peter and Paul: piano e ARP in Subterraneans

Accoglienza

All'epoca della pubblicazione, le recensioni di Low furono alquanto discordanti. Robert Christgau di The Village Voice, diede al disco una B+,[6] giudicandolo "un buon disco, con una facciata interessante e l'altra con almeno un brano valido".[7] Christgau giudicò positivamente i pezzi sul primo lato dell'album, ma annotò che "la musica da film sul secondo lato era abbastanza noiosa e banale".[8] John Milward su Rolling Stone notò che "Bowie manca dell'autoironia necessaria per esprimere le sue ambizioni sperimentali" e trovò la seconda facciata dell'album molto peggiore della prima, affermando: "Il lato 1, dove Bowie esegue rock più convenzionali, è superiore agli esperimenti del lato 2 semplicemente perché la disciplina e professionalità della band argina la scrittura e l'esecuzione di Bowie". Il giornalista del Los Angeles Times Robert Hilburn espresse una posizione simile sul disco asserendo: "Per 12 minuti, questo è il miglior album di Bowie sin dai tempi di Ziggy. Ma nei rimanenti 26 minuti, inclusa tutta la seconda facciata dell'LP, stanca con uno stile "rock spaziale" artistico che è semplicemente troppo lontano dal pubblico di massa per suscitare entusiasmo nell'ascoltatore".[9]

In contrasto, Billboard definì il secondo lato dell'album "più avventuroso e migliore dei brani hard rock distorti del lato 1" aggiungendo che Low "enfatizza il serio tentativo di scrittura colta da parte di Bowie, familiare alle persone che lo hanno visto passare attraverso tutte le sue varie fasi musicali".[10] John Rockwell del The New York Times scrisse che nell'album "ci sono pochissimi testi, e quelli presenti sono per lo più filastrocche senza senso. E gli strumentali sono strani e misteriosi. Tuttavia, tutto ciò colpisce notevolmente l'ascoltatore, in maniera seducente e bellissima". Rockwell descrisse il sound di Low come "uno strano incrocio tra i Roxy Music, i lavori solistici di Eno, i Talking Heads, e la musica indonesiana. Ma ancora riconoscibile come un album di David Bowie", e concluse definendo Low "uno dei migliori dischi della sua carriera".

Nonostante le critiche discordanti, l'album fu un notevole successo commerciale, raggiungendo la posizione numero 2 in classifica nel Regno Unito e la posizione numero 11 della Billboard Pop Albums negli Stati Uniti. Sound and Vision e Be My Wife furono i brani pubblicati come singoli promozionali. Sound and Vision raggiunse la terza posizione in classifica in Gran Bretagna.

Riconoscimenti

In anni recenti, Low è stato enormemente rivalutato dalla critica, che ha inserito l'album in diverse classifiche di merito come opera di notevole influenza per gli sviluppi musicali futuri. Il disco è stato posizionato al primo posto nella classifica dei migliori album degli anni settanta da Pitchfork Media.[11] Nel 2000, la rivista Q mise l'album alla posizione numero 14 della lista dei 100 migliori album britannici di sempre da loro redatta.[12] Nel 2003, l'album è stato inserito alla posizione numero 249 dalla rivista Rolling Stone nella loro "lista dei 500 migliori album di tutti i tempi".[13]

Adattamento sinfonico

Philip Glass basò la sua composizione di musica classica del 1992 intitolata Low Symphony proprio sull'album di Bowie, con citazioni letterali di temi provenienti dall'opera, e dichiarando l'ispirazione ricevuta da Bowie e Eno.[14]

Curiosità

  • Nick Lowe ironizzò sul titolo dell'album ("Low") e sul suo cognome ("Lowe"), intitolando Bowi un suo EP del 1977.
  • Prima di adottare definitivamente il nome Joy Division, la band di Manchester si chiamava "Warsaw" in onore alla canzone Warszawa presente su Low.[15]

Note

  1. ^ Pegg, Nicholas. David Bowie - L'enciclopedia, Arcana, 2002, pag. 291
  2. ^ Roy Carr & Charles Shaar Murray (1981). Bowie: An Illustrated Record: pp.87–90
  3. ^ David Buckley (1999). Strange Fascination – David Bowie: The Definitive Story: pp.299–315
  4. ^ Pegg, Nicholas. David Bowie - L'enciclopedia, Arcana, 2002, pag. 288
  5. ^ Pegg, Nicholas. David Bowie - L'enciclopedia, Arcana, 2002, pag. 288
  6. ^ Christgau, Robert. Consumer Guide: Grades 1969–89. Robert Christgau.
  7. ^ Christgau, Robert. Consumer Guide: Grades 1969–89. Robert Christgau.
  8. ^ Christgau, Robert. Consumer Guide: Grades 1969–89. Robert Christgau.
  9. ^ Hilburn, Robert (16 January 1977). Review: Low. Los Angeles Times.
  10. ^ Columnist (15 January 1977). "Review: Low". Billboard: 80.
  11. ^ Pitchfork Feature: Top 100 Albums of the 1970s, su pitchforkmedia.com. URL consultato il 30 April 2007.
  12. ^ Q – End of Year Lists, su rocklistmusic.co.uk. URL consultato il 30 April 2007.
  13. ^ The RS 500 Greatest Albums of All Time, in Rolling Stone. URL consultato il 30 April 2007.
  14. ^ Philip Glass: Music: "Low" Symphony, su philipglass.com, www.philipglass.com. URL consultato il 18 February 2011.
  15. ^ Deborah Curtis, Touching from a Distance, London, Faber and Faber, 2007, pp. 43–44, ISBN 978-0-571-23956-6.

Collegamenti esterni

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