Utente:Vito Calise/Sandbox 6
Alexandrina Maria da Costa (Balasar, 3 marzo 1904 – Balasar, 13 ottobre 1955) è stata una mistica portoghese, venerata come beata dalla Chiesa cattolica.
Biografia
Nata a Balasar, in provincia di Oporto, il 30 marzo 1904, fu educata cristianamente dalla madre insieme alla sorella Deolinda. A sette anni, per poter frequentare la scuola elementare che a Balasar mancava, fu mandata a Pòvoa do Varzim. Tornata a Balasar, andò ad abitare con la madre e la sorella nella località “Calvario”, dove rimase fino alla morte.
A dodici anni si ammalò gravemente, rischiando di morire: si salvò, ma il suo fisico ne rimase segnato per sempre. A quattordici anni, il Sabato Santo del 1918, un tragico episodio modificò la sua vita: alcuni uomini riuscirono, forzando la porta, a entrare nella stanza dove era intenta a cucire, insieme alla sorella Deolinda e a una terza ragazza; per sfuggire a un tentativo di violenza, si gettò dalla finestra da un'altezza di quattro metri. Le conseguenze furono gravissime anche se si manifestarono gradualmente: fino a diciannove anni, anche se tutta rattrappita, riuscva ancora trascinarsi in chiesa, poi le articolazioni peggiorarono, tra atroci dolori, fino alla completa paralisi, che la costrinse a letto dal 14 aprile 1925 fino alla morte, per trent'anni[1].
Dopo aver chiesto inizialmente la grazia della guarigione, successivamente si «offrì come vittima a Cristo per la conversione dei peccatori e per la pace nel mondo»[2]. Risalgono a questo periodo i primi fenomeni mistici, che visse in unione spirituale con Gesù presente nel Tabernacolo, per mezzo di Maria.
Dal 3 ottobre 1938 al 24 marzo 1942, visse ogni venerdì le sofferenze della Passione[1]. Dal 1934, su invito del padre gesuita Mariano Pinho, suo direttore spirituale fino al 1941, mise per iscritto quello che riteneva Gesù le dicesse, chiedendo anche nel 1936 al Papa, per mezzo di padre Pinho, la consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria, come Gesù le avrebbe richiesto.
Dal 27 marzo 1942 cessò di alimentarsi, assumendo ogni giorno soltanto l'Eucaristia. Nel 1943, per quaranta giorni, ne furono strettamente controllati dai medici il digiuno praticamente assoluto e l'anuria, nell'ospedale della Foce del Duro presso Oporto[1].
Nel 1944 si iscrisse all’Unione dei Cooperatori Salesiani, iniziando a pregare per la santificazione dei Cooperatori di tutto il mondo. Nonostante le sofferenze, continuò a interessarsi al bene spirituale dei fedeli della sua parrocchia, specialmente i poveri, promuovendo inoltre nella stessa iniziative come i tridui e le Quarantore.
Il 7 gennaio 1955 le sarebbe stato preannunciato che quello sarebbe stato l’anno della sua morte[1]. Il 12 ottobre volle ricevere l’Estrema unzione. Morì alle 19.30 del 13 ottobre 1955.
Il culto
Il 25 aprile 2004 è stata proclamata beata da papa Giovanni Paolo II. La memoria liturgica è il 13 ottobre.
Note
- ^ a b c d Dal sito del Vaticano
- ^ [http://www.sdb.org/index.php?ids=12&sott=18&detsot=17&ty=2 Dal sito dei Salesiani di don Bosco
Scritti
- Croce di trionfo. Un amore che non ha né condizioni né limiti!, Mimep-Docete, 2011
- Il sorriso nella croce. Breve biografia di un'anima vittima, Gamba Edizioni, 2010
- Quei due cuori, Gamba Edizioni, 2010
- Zampilli incandescenti. Alexandrina mediatrice, Mimep-Docete, 2007
- Solo per amore, Mimep-Docete, 2006
- «L'amor che muove il sole e l'altre stelle», Mimep-Docete, 2008
- Ho sete di voi, Mimep-Docete, 2004
- ...Come l'ape di fiore in fiore...L'opera di amore e di riparazione a Gesù eucaristico., Elledici, 1999
Bibliografia
- Gabriele Amorth, Dietro un sorriso. Beata Alexandrina Maria da Costa, Elledici, 2006
- P. Luigi Cameroni, Sui passi di Alexandrina, Elledici, 2006
Voci correlate
Collegamenti esterni
- Sito ufficiale
- [1] Dal sito del Vaticano
- Scheda sul sito santiebeati.it