Campari
Campari è la bevanda di punta del Gruppo Campari. Si tratta di un bitter alcolico ottenuto dall'infusione di erbe amaricanti, piante aromatiche e frutta in una miscela di alcool e acqua, dall'aroma intenso e dal colore rosso rubino. E’ prodotta dalla Davide Campari-Milano S.p.A.
Campari è distibuita in oltre 190 paesi ed è tra i marchi più famosi al mondo.
Storia
La storia di Campari inizia in un piccolo bar di Novara: il "Caffè dell'Amicizia", acquistato da Gaspare Campari nel 1860 e dove, in quegli anni, nascerà e si perfezionerà la ricetta di Campari, rimasta invariata da allora.
Le sue origini risalgono all’arrivo di Gaspare Campari a Milano nel 1862. Dopo anni di alterne vicende economiche tra Torino e Novara, apre un Caffè che entra nella storia della città. Il Caffè Campari si trova prima sotto il "Coperto dei Figini" (oggi lato destro della piazza) poi all’angolo tra piazza Duomo e Galleria Vittorio Emanuele II. Nel retro bottega Gaspare allestisce subito un laboratorio in cui crea gli elisir che lo avrebbero reso famoso, primo fra tutti il Bitter all'uso d'Hollanda e successivamente il Cordiale. E mentre nel laboratorio Campari nascono amari ed elisir, nel bar sulla piazza si incontrano politici, intellettuali, musicisti, attori e la borghesia più illuminata. Il Caffè Campari diventa un luogo alla moda in cui si afferma il rito del momento aperitivo. La volontà di innovazione guida Gaspare quando, sempre alla ricerca di nuove opportunità, nel 1881 chiede di essere ammesso all’Esposizione Industriale Italiana con alcuni dei suoi prodotti. Al termine della manifestazione la Giuria gli assegna la medaglia di bronzo. Venticinque anni dopo, nel 1906, Davide Campari fa parte della Giuria e del comitato organizzatore per l’Esposizione Internazionale al Parco d’Armi, organizzata in occasione dell’inaugurazione del traforo del Sempione. Avanguardista è stata certamente la moglie di Gaspare Campari, Letizia Galli, che alla morte del marito, nel 1882, non curante delle formalità sociali dell’epoca, prende le redini dell’attività di famiglia e la conduce senza indugi per poi consegnarla in pieno vigore nelle mani del figlio. Dal sottile intuito imprenditoriale Davide Campari, figlio di Letizia e Gaspare, nel 1915 apre il Camparino, sull’angolo opposto rispetto al Caffè Campari. Nel 1919 cede il Campari e il Camparino, anche se i milanesi continueranno a chiamarli così. L’azienda si concentra sulla produzione di Campari e Cordial, i prodotti con la maggior penetrazione di mercato.
Storia della comunicazione Campari
Davide Campari intuisce che la pubblicità ha un ruolo strategico, vitale e che può rendere indimenticabile il marchio. Commissiona a vari artisti[1] dei cartelloni dove sia ben visibile la scritta Campari. E’ così che nascono i manifesti di Leonetto Cappiello con il "Doppio Pierrot" o uno "Spiritello" che esce da una scorza d’arancio, le conturbanti signore di Marcello Dudovich, le bottiglie cubiste di Marcello Nizzoli. I tre capisaldi della comunicazione Campari sono gettati: un logotipo vincente, un colore dal carattere deciso e accattivante, un prodotto di qualità. Ma l’incontro che segna un vero e proprio caso nella storia della pubblicità italiana è quello con Fortunato Depero, artista futurista che nel 1926 crea lo "Squisito al Selz", un bozzetto da mettere sopra i banconi dei bar, e nel 1931 scrive addirittura il "Numero Unico Futurista Campari", un trattato teorico e critico del fare pubblicità. Poi arrivano la guerra, la ricostruzione, la tivù, il boom economico. Nel 1948 la comunicazione di Campari punta sull’iperrealismo di bottiglie e calici enormi. Quando, con la tivù e Carosello, la pubblicità diventa anche spettacolo, Campari gira siparietti che restano nella memoria per brio e creatività accompagnati da slogan come "Campari. Questo è l’aperitivo". Nel 1964 Bruno Munari disegna un manifesto che è una declinazione grafica: il marchio è ripetuto in ordine sparso con diversi caratteri, diverse grandezze, diversi colori su uno sfondo rosso. Poi è la volta degli spot con camerieri in giacca bianca, simbolo di servizio prestigioso e di qualità, mentre inizia la collaborazione con il mondo sportivo: le Olimpiadi di Roma nel 1960, il golf, l’equitazione, il tennis fino ai mondiali di calcio del 1990 quando Campari commissiona a Ugo Nespolo, artista della Pop Art, un manifesto colorato e un po’ surreale con tante bottigliette che giocano a calcio. Negli anni Ottanta Campari inizia a collaborare con grandi registi. Federico Fellini nel 1984 gira il suo primo film pubblicitario e inserisce Campari in un onirico viaggio su un treno, mentre Franco Scepi nel 1986 vince il Tipps Ice Award, l’Oscar della pubblicità negli Usa, puntando su allegria e spettacolarità.
Alla fine degli anni Novanta inizia la campagna Red Passion: "Il duello" (2000) gioca con la gelosia; in "The secret" (2005) dopo un lungo scambio di sguardi seduttivi si scopre che lui è una lei e lei un lui. Gli ambienti sono lussuosi, misteriosi, opulenti, come l’hotel nel quale si muove altera e sensuale Salma Hayek, nella campagna del 2006: ma c’è anche lo spirito fantastico della fiaba reinterpretato da Eva Mendes che nel calendario 2008 entra nei panni di una Piccola Fiammiferaia bella e aggressiva, di una Cappuccetto Rosso capace di tenere testa a un lupo, di una fatina di Pinocchio volitiva, di una Cenerentola che a mezzanotte, invece di scappare, brinda con il suo principe. Nel 2009 l’avventura continua attraverso persiane rosse che introducono in Club Campari, un luogo sofisticato e sensuale, ricco di passione dove tutto può accadere, di cui Jessica Alba è l’ammaliante protagonista. Nell’anno del 150° anniversario del marchio, è stata, invece la magnetica Olga Kurylenko ad essere protagonista, immortalata dall’emergente fotogafo Simone Nervi. Il calendario , ambientato a Milano, ritrae la modella in momenti che appartengono ai riti più coinvolgenti della città. Piccola rivoluzione per l’anno 2011 per "The Red Affair", dove il protagonista è Benicio Del Toro, ritratto in 12 momenti diversi di un’avventura alla caccia di una banda di ladri di opere d’arte.
Campari e le grandi personalità
Campari, nel corso di varie epoche, ha accompagnato le vite di alcuni personaggi noti, i quali, ognuno a modo proprio, hanno contribuito ad alimentarne il mito. Giacomo Puccini, il musicista, era uno degli affezionati clienti di Gaspare Campari nel suo Caffè in Galleria. Assiduo frequentatore fu anche il Conte Camillo Negroni, soprannominato il Re degli aperitivi e a cui si deve la paternità di uno dei cocktail a base di Campari più famosi al mondo. Infine Ernest Hemingway non mancava di passare dal bar di Gaspare Campari per un Americano, il cocktail chiamato così proprio perché ere il preferito dei turisti americani in Italia. Alcuni fanno risalire la sua origine a un viaggio del pugile italiano Primo Carnera, che dopo una vittoria ottenuta a New York, chiede di poter gustare un Milano-Torino, diventato da allora un "Americano" per il soprannome dato all’atleta. Anche Vera Valli, cantante italiana, vincitrice di un concorso nazionale in RAI nell'immediato dopoguerra, famosa negli anni '50 in particolare nella "Versilia anni ruggenti", lavorava spesso al famoso ed elegante ritrovo "Campari" nel cuore di Milano e nei più noti locali e teatri milanesi.
Anche Andy Warhol non poteva fare a meno del suo Negroni quando era in vacanza a Montauk e amava a offrirlo ai suoi ospiti, tra i quali Liz Taylor, Mick Jagger e Jackie Kennedy.
Appassionati dei cocktail Campari sono anche Leonardo Di Caprio, che è un vero fanatico del Negroni, Madonna e Gisele Bündchen che bevono Campari con spremuta d’arancia e frutto della passione.
Il rito dell'aperitivo
Il rito dell’aperitivo, oggi diffusissimo, ha origini antichissime e risale ai tempi della Roma imperiale per poi svilupparsi nel diciottesimo secolo, prima in Francia e poi in Italia. La moda esplode negli anni Venti del secolo scorso, a Milano, proprio attorno al Caffè Campari che era il locale più frequentato dall’ intellighenzia milanese. Poi venne l’epoca dei banchieri e degli affari borghesi fino a che il Campari non dovette cedere al più giovane "Camparino". Più giovane perché più recente e perché frequentato soprattutto dalla gioventù dell’epoca. Ma il Camparino seppe conquistare i suoi clienti: "Il Camparino era famoso soprattutto perché i suoi Bitter erano ghiacciati al punto giusto, cosa rara in un tempo in cui i frigoriferi erano un’estrema rarità, […] e famoso perché nessuno sapeva dosare con tanta esattezza lo spruzzo di selz come sapevano farlo i giovani commessi che, dietro al banco del bar, muovevano bottiglie e bicchieri con agilità da giocolieri" scriveva Orio Vergani, scrittore e giornalista autenticamente milanese. Poi il secondo conflitto mondiale porta altro per la testa dei milanesi che tornano alle vecchie abitudini solo intorno agli anni Sessanta, epoca in cui ormai l’aperitivo diventa abituale in tutta Italia e addirittura motivo di interesse per i turisti stranieri. Alcuni sostengono che l’ Americano sia stato ribattezzato così proprio perché era il cocktail più ordinato dai turisti statunitensi. Come spesso capita alle mode, l’aperitivo Campari entra nell’immaginario collettivo grazie al grande schermo. Indimenticabile Lotte Lenya ne "La primavera romana della signora Stone" (1961), che nei panni di una dark lady sorseggiava Negroni mentre combinava incontri galanti tra il gigolò Warren Beatty e la malinconica Vivien Leigh. Sono gli anni del boom economico, che corrono veloci come il progresso che ha segnato la ripresa del dopo guerra. Dagli anni 60’ anche Campari prosegue la sua corsa fino agli anni Ottanta, anni della Milano da bere e Campari, perfettamente coerente con i tempi, incarna i valori di un'epoca nuova che si sta affacciando: cosmopolita, glamour, raffinata e affascinante. Il gusto dell’aperitivo è radicato a Milano, né più né meno della moda o del design e le evoluzioni gastronomiche hanno accompagnato il rito, passando dagli stuzzichini a portate sempre più raffinate. Campari è stato testimone di un’epoca e di tutte le sue trasformazioni: dalla dolce vita al sushi bar. Ma se a Milano il rito Campari è happening, a Torino e Trieste certamente è tradizione, a Genova è riscoperta, a Napoli e Roma piace anche prima di pranzo, complici le piazze assolate e il clima mite. Il resto dell’Italia non manca di adeguarsi.
L’aperitivo ormai non è più un fenomeno solo italiano. Da Berlino a Miami, da Parigi ad Hong Kong, da Bali a Dubai, Campari non manca mai. Poi, che nella mittel-europea Gendarmenmarkt lo si preferisca in versione Orange, (1/3 Campari, 2/3 succo d'arancia e ghiaccio), al Bound parigino in versione life-style e al Ku de ta sulla magnifica spiaggia balinese di Kuta con Soda, (Campari ghiacciato, goccio di soda, bicchiere ghiacciato), poco cambia. A Milano, in Italia e nel mondo oggi Campari è l’aperitivo.
Milano, la culla dell'innovazione
“[…] In più al Caffè Campari, il ritrovo preferito di Italo, si potevano gustare i nuovi liquori ideati da Gaspare Campari: dall’elisir di lunga vita all’olio di rum e liquore di rosa, fino al formidabile Fernet Campari, ritenuto febbrifugo, vermifugo e tonico, vero e proprio simbolo della nuova Milano. Tanta abbondanza, varietà e raffinatezza non potevano infatti che significare uno cosa sola: il progresso dell’umanità. Una città che arriva a mettere tanta cura e tanto savoir vivre negli aperitivi che beveva, una città così poteva tranquillamente guardare in faccia al futuro con il più franco ottimismo”. Da Una Storia Romantica di Antonio Scurati ed. Bompiani 2007.
Se l’origine dell’aperitivo non può dirsi esattamente milanese, è indubbio che la sua fama si debba al capoluogo lombardo che fin dall’inizio ne ha incarnato lo spirito più modaiolo e lo ha trasformato in un vero must per tutti coloro che vogliono stare al passo con i tempi. A ritroso: negli anni Ottanta da bere, i Sessanta da ballare al ritmo del Rock’n Roll e ancora più in fondo nel tempo, fino ai Cinematografi e alle Cinque Giornate di Milano. Insomma quando ancora non s’era fatta l’Italia, Milano era già motore di progresso e città in cui si creavano e diffondevano le mode, come il rito dell’aperitivo. In Galleria Vittorio Emanuele II si radunava l’intellighenzia dell’epoca: da Francesco Hayez a Carlo Cattaneo, da Giacomo Puccini ad Arrigo Boito, tutti s’incontravano ai caffè. Che si discutesse di arte, di affari o di politica, l’importante era farlo sorseggiando uno degli aperitivi di Gaspare Campari. Quando l’azienda Campari partecipa alle esposizioni internazionali del 1881 e del 1906, lo fa accanto a nomi di spicco dell’imprenditoria milanese e italiana come Pirelli, Cantoni, Breda. La Milano tra i due secoli è la culla di una risposta moderna alla sfida della trasformazione industriale e commerciale che si identifica prima con il Politecnico (allora Istituto Tecnico Superiore) poi con l’Università Commerciale Bocconi, inaugurata nel 1902. È laboratorio politico e sociale, tanto che proprio gli stessi industriali e imprenditori raccolgono gli stimoli di una società in evoluzione per dare risposte alle esigenze dei loro dipendenti e poi dei consumatori. Da questo fermento nascono nuovi modelli produttivi (lo sviluppo delle fabbriche), distributivi (le esportazioni) e nuovi consumi. Basti pensare che a Milano nel 1865 i fratelli Luigi e Ferdinando Bocconi aprono in via Santa Radegonda il primo negozio italiano di abiti già confezionati. Si tratta della Rinascente, ribattezzato così da Gabriele D’Annunzio nel 1917 dopo che un incendio lo distrusse. Ma anche la cultura e l’informazione tengono il passo e nel 1876 viene fondato il Corriere della Sera, il più letto quotidiano italiano.
Curiosità
- Ogni anno vengono vendute oltre 2.700.000 casse di Campari.
- Nei primi listini Campari una bottiglia costava 3 lire.
Cocktails
Americano
1 parte di Campari 1 parte di Vermouth rosso Top Soda
Versare tutti gli ingredienti nel bicchiere colmo di ghiaccio. Guarnire con una fetta d'arancia. Campari consiglia Cinzano Rosso.
Bicchiere ideale: highball.
Curiosità: il noto cocktail Americano nacque a Milano con il nome Milano-Torino, che richiamava l'origine dei due ingredienti principali. E' stato poi ribattezzato Americano in onore dei turisti americani estimatori del drink durante il proibizionismo.
- Cocktail ufficiale dell'I.B.A (International Bartending Association). I cocktail IBA vengono preparati in tutto il mondo secondo questa ricetta originale.
Negroni
1 parte di Campari 1 parte di Vermouth rosso 1 parte di gin
Versare tutti gli ingredienti in un bicchiere tumbler insieme al ghiaccio. Guarnire con una fetta d'arancia. Campari consiglia Cinzano Rosso.
Bicchiere ideale: highball.
- Cocktail ufficiale dell'I.B.A (International Bartending Association). I cocktail IBA vengono preparati in tutto il mondo secondo questa ricetta originale.
Negroni sbagliato
Si tratta di una variante che ha conquistato anche i fedelissimi del classico Negroni. Ideale per chi predilige qualche "bollicina" senza rinunciare a un gusto deciso e ricco di personalità.
3/4 di parte di Campari 3/4 di parte di Vermouth rosso Top Pinot Chardonnay
Versare tutti gli ingredienti in un bicchiere tumbler insieme al ghiaccio. Guarnire con una fetta d'arancia. Campari consiglia Cinzano Rosso e Pinot Chardonnay Cinzano.
Bicchiere ideale: highball.
Curiosità: il Negroni Sbagliato è la variante ormai altrettanto nota del più classico Negroni. La differenza sta nel sostituire il gin con vino spumante. Più leggero dell'originale è stato inventato a Milano nello storico locale "Bar Basso".
Campari shakerato
2 parti di Campari Ghiaccio
Shakerare Campari con ghiaccio e versare il tutto in una coppa da cocktail, meglio se precedentemente raffreddata.
Bicchiere ideale: coppa cocktail.
Campari on the rocks
2 parti di Campari
Versare Campari in un bicchiere colmo di ghiaccio.
Bicchiere ideale: rock.
Campari orange
1 1/4 parti di Campari 4 parti di succo d'arancia
Versare Campari e succo d'arancia direttamente nel bicchiere.
Bicchiere ideale: juice.
Curiosità: Campari Orange o Garibaldi è un cocktail tra i più semplici ma è altrettanto conosciuto quanto antico, a base di Campari e succo d'arancia. Può essere bevuto sia come aperitivo che come long drink. Il nome rende omaggio all'eroe dei due mondi: Giuseppe Garibaldi, in quanto il rosso di Campari ne ricorda la celebre giubba rossa e le arance lo sbarco in Sicilia.
Campari mojito
1 1/4 parti di Campari 1/2 lime Menta 2 cucchiai di zucchero di canna Spruzzo di soda
In un bicchiere mettere zucchero e mezzo lime tagliato a spicchi. Pestare fino a sciogliere lo zucchero. Aggiungere alcune foglie di menta e pestarle con un tocco leggero. Riempire il bicchiere con ghiaccio tritato. Versare Campari, uno spruzzo di soda e mescolare. Guarnire con un rametto di menta.
Bicchiere ideale: juice.
Curiosità: Campari Mojito è anche conosciuto come Italian Mojito.
Campari&Soda (o Campari seltz)
1 parte Campari 4 parti seltz
Preparare il cocktail direttamente in un bicchiere double rock e guarnire il tutto con una fetta d'arancia.
Bicchiere ideale: double rock.
Note
- ^ vari artisti
la Galleria Campari espone le opere citate nel pezzo.
Bibliografia
- Guido Vergani, trent'anno e un secolo di Casa Campari, Fotolitografia e stampa Arti Grafiche Amilcare Pizzi, Cinisello Balsamo; Legatura Legatoria Recalcati Sesto San Giovanni (MI) stampa nel 1990.
- Articolo di Repubblica sul ritorno del Camparino [1]
- Articolo del Corriere della Sera sul ritorno del Camparino [2]
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Campari
Collegamenti esterni
- Sito ufficiale di Campari
- Sito ufficiale del Gruppo Campari
- Spot Campari "Una favola moderna" diretto da Federico Fellini
- Spot Campari trilogia di Tarsem: Il graffio, Il duello, The secret
- Spot Campari con Salma Hayek
- Spot Campari con Jessica Alba
- Spot Campari cocktails Orange Passion e Americano
- Sito di Galleria Campari
- I calendari di Campari
- Immagini dei cocktails Campari