Pietro Manni
Pietro Manni (Terni, 8 ottobre 1778 – Roma, 18 marzo 1839) è stato un medico italiano.
Il Dott.Cesare Gnoli ne traccia un profilo biografico nel "Breve Commentario della vita e delle opere mediche del Cavaliere Professore Pietro Manni" pubblicato a Bologna nel 1839.
Lo descrisse con le seguenti parole :
L'infanzia, gli studi e la carriera
Nato a Terni, città dell'Umbria, da Angelantonio Manni e Teresa Sensini, Pietro fu il secondo di cinque figli. La sua famiglia gli trasmesse sin da bambino l'interesse e la devozione verso la religione, la giustizia e la virtù.[2]
Già durante il periodo dell'adolescenza, mostrò spiccata intelligenza ed attitudine all'apprendimento e decise di inizare a studiare Lettere. Imparò la retorica e il greco dall'ex Gesuita Giuseppe Petrucci, la matematica dal conte Andrea Saverio Salvatucci e la filosofia da Francesco Ventura. All'età di diciassette anni infatti, fu scelto per leggere la retorica nella sua città natale. Dopo tre anni, si rese conto che questa non era la sua strada e abbandonò gli studi iniziati
Si trasferì a Roma quando aveva ventuno anni e raccomandato all'illustre letterato Francesco Cancelleri, decise di iniziare a studiare medicina, forse grazie all'amicizia avuta a Terni con l'egregio Professor Santarelli che alla medicina accoppiava l'interesse per le lettere.
Invece di farsi distrarre dai divertimenti della grande Città, si fece conoscere dai suoi professori come ottimo studente, diligente e frequente all' Ospedale guadagnandosi la stima di molti, soprattutto del celebre Chirurgo Giuseppe Flajani. Entrò come giovane studente all' Archiospedale del S.Spirito e a ventitrè anni si laureò. Due anni dopo gli venne rilasciata la patente di libero esercizio, essendo medico assistente dell'Archiospedale e medico dell'Elemosineria Apostolica[4].
Tutte queste soddisfazioni lo spronarono ad uno studio più intenso e mirato interamente al conseguimento della laurea in chirurgia.
Nel 1805 ricevette una medaglia d'oro in ostetricia e l'anno seguente , riconosciute le sue straordinarie qualità, il Porporato Crivelli lo nominò medico primario in ostetricia a San Rocco. Entusiasta del nuovo incarico, continuò la specializzazione in ostetricia per altri sette anni sotto la direzione del Professor Francesco Asdrubali[5].
Il dilemma
Il suo percorso professionale fu così ricco di riconoscimenti e così brillante, che i suoi stessi concittadini lo invitarono ad accettare il posto di medico vacante a Terni. Questa proposta non lasciò indifferente il pensiero dell'ormai celebre medico che si trovava ad affrontare un grande dilemma: se da un lato infatti l'amore verso parenti ed amici lo costringeva a tornare nella sua città, dall'altro, galvanizzato dal successo, era spinto verso quella fama e quella gloria che avrebbe potuto ottenere solo con il conseguimento della sua ascesa personale lontano da Terni.
Fu il governo romano però a decidere, questo infatti vedeva in lui molto più di un semplice medico e lo promosse al grado di medico camerale.
Anche questo riconoscimento spinse Manni ad affrontare la sua grande sfida, quella della chirurgia che superò brillantemente nel 1819 con il raggiungimento della laurea[6] e la successiva pubblicazione di uno scritto di ostetricia dedicato al celebre Domenico Cotugno, che lo iscrisse all'Albo degli accademici d'incoraggiamento a Napoli[7].
I discorsi
In quello stesso periodo fece anche un discorso all'Accademia dei Lincei, a cui era già stato aggregato, dove discusse circa l'utilità e la precisione degli strumenti usati in ostetricia prendendo come esempio il forcipe di Levret e Smellie. Questo strumento che all'epoca era considerato completo, venne perfezionato da Manni che, proponendo ulteriori modifiche, lo rese più semplice e comodo all'uso[8]. Fu in questa occasione che affermò l'inutilità della maggior parte degli strumenti usati di routine, circoscrivendo di molto il numero di quelli necessari ad un bravo medico. Il suo operato venne riconosciuto con acclamazioni, congratulazioni ed accompagnato anche da una medaglia d'oro[9].
Il suo maestro, il Professor Asdrubali, considerato il migliore del tempo in quel campo, invece di essere mosso dall'invidia per il tanto successo del ragazzo, fu contento di lasciare dietro di se un degno successore ed infatti curò egli stesso la pubblicazione di un testo di Manni in cui raccontava le più importanti scoperte fatte fino ad allora in ostetricia[10].
Fece altri quattro discorsi nella stessa accademia ed essendo Assistente al S.Spirito, sotto bibliotecario della libreria Lancisana ed ottenuto il permesso del porporato Trajetto, organizzò un corso di ostetricia dove per due volte in mancanza del prof.Asdrubali, resse la cattedra[11]e nel 1819 "con decreto sovrano della gloriosa memoria di Papa Pio VII" venne nominato assistente e tre anni dopo, nel 1822, fu assunto come accademico. In seguito volle fondare lo stesso corso anche nell'Università romana ma la morte gli impedì di portare a termine quest'ultimo progetto, ripreso però dai suoi fratelli Alessio e Luigi, che si impegnarono a seguire la sua volontà depositando nell' università tutti gli oggetti da lui usati per dare vita ad un museo in suo nome[12].
Sempre in questi anni dimostrò affetto per la sua terra natale dove fece innalzare, a beneficio di tutti, ma soprattutto dei più poveri, un edificio balneare con tutte le comodità necessarie[13].
Le passioni
Si dedicò fino alla fine dei suoi giorni alla cura degli annegati, degli asfittici e dei morti seppelliti troppo velocemente[14]:
Nel 1806 decise di pubblicare a Roma il suo primo lavoro sull'argomento intitolandolo "Del trattamento degli annegati per uso della gioventù" e decise di dedicarlo al Cardinale Albani[15]
Nel 1833 pubblicò il "Manuale pratico per la cura degli asfittici" e lo dedicò al fratello Agostino che fu rapito troppo presto dallo studio delle scienze fisiche[16]. Il suo libro fu apprezzato in tutta l'Italia ed all'estero, tant'è che il professor Pietro Lupi, disse che i medici di allora non avrebbero potuto desiderare miglior manuale. Il reggente Papa Gregorio XVI gli donò un medaglione per il suo operato[17]. In pochissimo tempo il suo scritto divenne rarissimo e nel 1835 ne pubblicò a Firenze una seconda copia più estesa e rifinita della prima, sempre dedicata alla memoria del fratello Agostino e ne fece dono a tutti i comuni della Toscana. Il Gran Duca Leopoldo ammirava la sua figura e volle fargli dono della Croce al merito di S.Giuseppe e lo aggregò alla nobiltà di Arezzo.
Si recò a Napoli dove scrisse la terza edizione del libro che oltre a circolare nei dintorni, venne inserita nell'enciclopedia medica a Milano[18]. Nell'aprile del 1836 la Regina Isabella di Napoli decise di regarargli in segno di riconoscenza un'opera ascetica nella quale si legge " Maria Isabella regina di Napoli nell'aprile del 1836 al Cav.Pietro Manni"[19]. Visitò Salerno e venerò la celebre scuola di medicina e raggiunse anche la Sicilia dove soggiornò a Palermo, Catania e Messina.
All'estero
Nel 1836 arrivò a Parigi, dove la sua fama lo aveva già preceduto, e venne accolto così calorosamente che rimase estasiato, non era infatti una sorpresa che all'epoca gli scienziati stranieri non destavano particolari simpatie ai cittadini francesi. Egli strinse invece molte relazioni amichevoli con i dotti del tempo e il Re Luigi Filippo decise addirittura di regarargli una medaglia d'argento[20].
Dalla Francia si recò in Inghilterra, precisamente a Londra e proprio in questo momento il Re di Napoli lo mandò a insignire, sorprendendolo notevolmente, dell'ordine di Francesco I.
Da qui andò in Irlanda e poi in Scozia dove si commosse solo all'idea che lì sulle coste, verso la metà dell'ottavo secolo, il Vescovo di Durham aveva fatto erigere una casa di soccorso per gli annegati.
Tornato a Parigi si risvolse all'Istituto reale delle Scienze chiedendo di poter assegnare 1500 franchi a chi, nel modo più accurato e preciso possibile, fosse stato in grado di indicare i segni delle morti apparenti ed avesse illustrato i mezzi per prevenire i precoci sotterramenti[21].
Non mancò di visitare il Belgio e l'Olanda e visse oltre due anni in Svizzera prima di rientrare, con grande piacere a Roma[22].
Il ritorno in patria
Il ritorno in patria avvenne attraverso la chiamata del Sommo Pontefice desideroso di conoscere tutte le cose da lui viste e scoperte durante i suoi innumerevoli viaggi.
Pietro Manni fu un uomo sorprendente perché oltre agli intensi studi, riuscì a trovare il tempo per coltivare l'interesse sempre manifestato per la cultura e per l'arte, conosceva il greco ed il latino e quest'ultimo, oltre a recitarne i versi, lo parlava come fosse la sua prima lingua[23].
Nell'ultimo periodo della sua vita si interessò alle case penitenziarie e volle approfondire i suoi studi organizzando un viaggio che prevedeva come tappe la Germania, la Prussia e la Russia[24].
Purtroppo però, il 10 marzo di quell'anno ebbe un attacco apoplettico e morì otto giorni dopo[25], fu seppellito a Roma nel cimitero del Verano[26].
Fu aggregato a quasi tutte le Accademie d'Italia, alla Hunteriana di Londra, a quella di Liegi e ad altre ancora.
Note
- ^ Cesare Gnoli "Breve commentario della vita e delle opere mediche del Cavaliere Professore Pietro Manni".Bologna, 1839 pag.4
- ^ Cesare Gnoli, op cit., pag.5
- ^ Cesare Gnoli, op.cit., pag.6
- ^ Cesare Gnoli, op.cit., pag.7
- ^ Cesare Gnoli, op.cit., pag.8
- ^ Cesare Gnoli op.cit., pag.8-9
- ^ Cesare Gnoli op.cit., pag.10
- ^ Cesare Gnoli op.cit., pag.10-11
- ^ Cesare Gnoli op.cit., pag.12
- ^ Cesare Gnoli op.cit., pag.13
- ^ Cesare Gnoli op.cit., pag.13
- ^ Cesare Gnoli op.cit., pag.14
- ^ Cesare Gnoli op.cit., pag.15
- ^ Cesare Gnoli op.cit., pag.16
- ^ "Bullettino delle scienze mediche pubblicato per cura della società medico-chirurgica di Bologna" Serie 2.^ Vol: 7.° , 1839.
- ^ Cesare Gnoli op.cit., pag.19
- ^ Cesare Gnoli op.cit., pag.20
- ^ Cesare Gnoli op.cit., pag.21
- ^ Cesare Gnoli op.cit., pag.22
- ^ Cesare Gnoli op.cit., pag.22-23
- ^ Cesare Gnoli op.cit., pag.24
- ^ Cesare Gnoli op.cit., pag.25
- ^ Cesare Gnoli op.cit., pag.28
- ^ Cesare Gnoli op.cit., pag.26
- ^ Cesare Gnoli op.cit., pag.27
- ^ Cesare Gnoli op.cit., pag.30
Bibliografia
- "Breve commentario della vita e delle opere mediche del Cavaliere Professore Pietro Manni letto alla Società Medico-Chirurgica di Bologna nella seduta anniversaria il giorno 22 Luglio 1839 dal Socio Residente Dottor Cesare Gnoli".Bologna, 1839. Pel Nobili e Comp.
- "Bullettino delle scienze mediche pubblicato per cura della società medico-chirurgica di Bologna e redatto dai Soci Baroni.Cav.Prof. Paolo- Breventani dott.Ulisse- Daveri dott.Ubaldo- Gnoli dott.Cesare- Michelini dott.Vincenzo- Paolini dott.Marco- Sgarzi prof.Gaetano". Bologna, 1839.