Papa Pio XII

260º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica dal 1939 al 1958
«Nulla è perduto con la pace, tutto può essere perduto con la guerra.»

Template:Papa della chiesa cattolica Pio XII è stato il 260° papa della Chiesa cattolica.

Vita

Nacque a Roma il 2 marzo 1876 dalla Nobildonna Virginia Graziosi e dall'Avvocato Filippo Pacelli (1837-1916), Nobile di Acquapendente e Nobile di Sant’Angelo, decano del collegio degli avvocati vaticani. Il futuro Papa fu battezzato con il nome di Maria Giuseppe Giovanni Eugenio Pacelli. Era nipote di Marcantonio Pacelli, fondatore dell’Osservatore Romano.

Pacelli studiò presso il Collegio Capranica teologia a partire dal 1894 materia nella quale ottenne il dottorato nel 1901 nel 1902 divenne dottore pure in diritto in utroque iure. Egli non aveva tuttavia seguito la tradizione famigliare dell'avvocatura, in effetti, nell'aprile del 1899 era stato consacrato sacerdote. Il fratello Francesco proseguì invece la carriera legale e fu giurista per la Santa sede e uno dei principali negoziatori dei Patti Lateranensi.

A ventitre anni Pacelli entrò in curia nella Congregazione per gli Affari Ecclesiastici straordinari. In seguito ricoprì varie funzioni all’interno della Segreteria di Stato.Dal 1904 al 1916 Eugenio Pacelli fu assistente del Cardinale Gasparri. Egli fu inoltre attivo sia come professore di diritto canonico all’Istituto Pontificio Sant’Apollinare e dal 1909 al 1914 didiplomazia ecclesiastica all’Accademia Diplomatica Pontificia. All’epoca risalgono i suoi primi incarichi diplomatici nel 1916 Pacelli fu inviato speciale di Papa Benedetto XV per mediare tra le parti coinvolte nella Prima Guerra Mondiale.

Nel 1917, dopo avere consacrato Pacelli arcivescovo con il titolo in partibus infidelium di Sardi, Papa Benedetto XV lo nominò Nunzio Apostolico in Baviera e dal 1925 Pacelli fu anche nunzio in Prussia. In tale veste egli concluse i concordati con i due Länder: in Baviera nel 1924, in Prussia nel 1929. Contemporaneamente Pacelli era, inoltre, dal 1920 primo nunzio per l’intera Germania con sede nella nuova nunziatura di Berlino. Durante questi tredici anni Pacelli si avvicinò molto al mondo tedesco e conobbe bene la realtà politica della Repubblica di Weimar.

Pacelli Segretario di Stato

Papa Pio XI lo nominò cardinale il 16 dicembre 1929 e sarebbe divenuto Segretario di Stato il 7 febbraio 1930.

Al fine di regolare le relazioni tra la Santa Sede e gli altri stati e difendere le attività di scuole ed ospedali cattolici, negoziò diversi concordati con il Baden nel 1932, l'Austria nel 1933, la Iugoslavia nel 1935.

Il più discusso tuttavia fu quello firmato a Roma il 20 luglio 1933 con la Germania del cancelliere Adolf Hitler, il Reichskonkordat. Questo concordato, che seguiva di pochissimi giorni la sigla del Patto a quattro, avvenuta sempre a Roma, fu particolarmente discusso in quanto insieme all'altro dava - pochi mesi dopo l'ascesa di Hitler al potere (30 gennaio 1933), la fine di ogni vita democratica in Germania e la proibizione di tutti i partiti politici compreso quello cattolico della Zentrumspartei - ulteriore riconoscimento internazionale al regime nazista.

In ogni caso il concordato, malgrado le apparenti garanzie per la Chiesa e i fedeli tedeschi (che erano state soppresse nell'Ottocento per la kulturekampf) fu sistematicamente violato dai nazisti e la Chiesa cattolica nella Germania nazista avrebbe lamentato di dover agire in condizioni difficili. In effetti i rapporti tra nazismo e chiesa, peggiorarono rapidamente, tanto che Papa Pio XI, nel 1937, condannò pubblicamente l'ideologia neopagana dei nazisti con l'enciclica Mit Brennender Sorge.

Pacelli si dimostrò diplomatico capace e fedele alla linea di Pio XI e alla sua crescente opposizizione alla Germania nazista. Egli fu spesso in viaggio sia con una serie di importanti missioni diplomatiche come il viaggio negli Stati Uniti nel 1936 sia con la partecipazione a una serie di congressi eucaristici in Ungheria e Argentina o a manifestazioni religiose a Lourdes o Lisieux, viaggi che gli permisero, tra l'altro, di farsi conoscere dalle gerarchie cattoliche esterne alla Curia Romana.

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Pontificato

Alla morte di Pio XI, come Camerlengo, diresse il Conclave, ed il 2 marzo 1939 venne eletto Papa col nome di Pio XII. Nella sua prima enciclica Summi pontificatus dello stesso anno attaccò genericamente qualsiasi forma di totalitarismo, però nella seconda guerra mondiale tenne una posizione di neutralità, analogamente a quanto fatto nella prima guerra mondiale da Papa Benedetto XV, anche per salvaguardare l'operato della Chiesa nei vari stati.

Nel dopoguerra combatté l'affermarsi dell'ideologia comunista e in Italia sostenne apertamente sia l'Azione Cattolica sia il partito della Democrazia Cristiana, anche se non sempre condivise le scelte di Alcide De Gasperi, in specie per quanto riguarda il rifiuto dello statista democristiano a qualsiasi rapporto con i partiti di destra. Nel 1949 scomunicò i cattolici che intendessero iscriversi al Partito Comunista Italiano e, a seguito delle persecuzioni nei confronti della Chiesa nei paesi dell'Europa dell'Est, Pio XII scomunicò i capi dei governi di Iugoslavia, Ungheria, Cecoslovacchia, Romania e Polonia.

Nel 1950, la Bolla Papale Munificentissimus Deus definì il dogma dell'assunzione della Vergine Maria.

Nel 1957 con l'enciclica Fidei donum invitò la chiesa intera a riprendere lo slancio missionario soprattutto condividendo i sacerdoti con le giovani chiese.

Morì il 9 ottobre 1958 e gli succedette Papa Giovanni XXIII. Negli anni novanta è stato nominato venerabile, come primo passo nel processo di beatificazione proposto da Papa Giovanni Paolo II.

Critiche ed aspetti controversi

A partire dagli anni '50 comincia a svilupparsi in ambienti politico-culturali una critica al pontefice in netta controtendenza rispetto ai numerosi attestati di stima ricevuti precedentemente dagli ambienti ebraici, in seguito a questa critica anche alcuni esponenti autorevoli della comunità ebraica, hanno successivamente criticato Papa Pacelli per non aver denunciato pubblicamente il nazismo e le persecuzioni anti-ebraiche di cui risulta fosse a conoscenza, anche se durante il conflitto la Chiesa protesse le vittime delle persecuzioni razziali, in particolare ebrei, salvandoli dalla deportazione e facilitando la fuga dei rifugiati.

Nel 2005 il Corriere della Sera ha pubblicato un documento datato 20 novembre 1946, che ordinava che i bambini ebrei in Francia, che erano stati battezzati, dovessero essere tenuti in custodia dalla Chiesa; Il documento dichiarava che la decisione "era stata approvata dal Santo Padre". Angelo Roncalli (che sarebbe diventato Papa Giovanni XXIII) ignorò questa direttiva. Due studiosi italiani, Matteo Luigi Napolitano e Andrea Tornielli, hanno confermato l'autenticità del documento, sebbene l'articolo del quotifdiano fosse erroneo, perché il documento proveniva dagli archivi della chiesa cattolica francese, e non da quelli vaticani. Abe Foxman, il direttore nazionale della Lega anti-diffamazione (ADL), ha chiesto a seguito di questa scoperta l'immediata interruzione del processo di beatificazione fino a quando gli archivi segreti del Vaticano e i registri battesimali non verranno aperti allo studio libero. Foxman, un sopravvissuto all'Olocausto che era stato surrettizziamente battezzato dalla sua bambinaia cattolica polacca durante la guerra, ha dovuto subire dopo la guerra una battaglia per l'affidamento analoga a quelle a cui fa pensare il documento.

Secondo altri storici invece (Marco Aurelio Rivelli,"Dio è con noi!».La Chiesa di Pio XII complice del fascismo", Kaos Edizioni):

«l’atteggiamento di Pio XII verso il nazifascismo – affondava le radici nell’indole e nella formazione di Pio XII. Un papa più capo di Stato che pastore, radicalmente ostile al liberalismo, alla democrazia, alla “modernità”, e intenzionato a preservare il potere temporale della Chiesa su società e istituzioni statuali. Un papa dalle forti propensioni antigiudaiche, fiero avversatore del “démone comunista” e ossessionato dallo spettro di una minaccia ebraico-bolscevica capace di distruggere la cristianità. Un papa pronto a subordinare gli imperativi morali e spirituali della religione al pragmatismo e ai tatticismi della politica, pur di salvaguardare gli interessi della Chiesa. Un capo di Stato-sovrano pontefice risoluto a sostenere tutti i possibili baluardi contro il comunismo, nazifascismo compreso.»

L'antisemitismo della chiesa cattolica, in realtà non puntava alle persecuzioni e allo sterminio (su basi genetiche-materialistiche) ma ad una attenta discriminazione fondata su questioni di carattere prettamente religioso. Infatti se

«per Difesa della razza s'intendesse «totale risanamento della nazione dai germi che tentano corromperla» (anno I, fasc. 6, pag. 48), la dottrina e la religione cattolica non avrebbero nulla da opporre"»

Bibliografia sui rapporti con il nazismo e la questione ebraica

  • Andrea Tornielli, Pio XII. Il Papa degli ebrei, Piemme, 2001;
  • Pierre Blet sj, Pio XII e la seconda guerra mondiale negli archivi vaticani, San Paolo, 1999;
  • Matteo Napolitano - Andrea Tornielli, Il Papa che salvò gli ebrei, Piemme, 2004;
  • Giovanni Miccoli, I dilemmi e i silenzi di Pio XII, Rizzoli, Milano 2000;
  • Nel suo recente libro "Vincitori e vinti" Bruno Vespa sostiene che le critiche mosse a Pio XII da certi ambienti della sinistra non sarebbero dovute al fatto che il Pontefice non ha denunciato pubblicamente la barbarie nazista, ma alla durezza con cui papa Pacelli ha condannato il comunismo dopo la fine della guerra.
  • Marco Aurelio Rivelli. «Dio è con noi!». La Chiesa di Pio XII complice del nazifascismo, Kaos Edizioni 2002, ISBN 88-7953-104-2
  • Peter Goldmann, Der Vatikan und Hitler. Die geheimen Archive, Droemer, Ulm 2004
  • Gerhard Besier, Der heilige Stuhl und Hitler-Duetschland. Die Faszination des Totalitären, DVA, München 2004;


Alcune testimonianze dal mondo ebraico

Il 20 gennaio 1943, il rappresentante dell'Agenzia ebraica per la Palestina, Chaim Barlas, dichiarava a monsignor Gustavo Testa, delegato apostolico in Egitto e Palestina:
«L'atteggiamento altamente umanitario di Sua Santità che ha espresso la sua indignazione contro le persecuzioni, fu una sorgente di conforto notevole per i fratelli»
[senza fonte]. Il 24 settembre 1943 Alex Easterman, rappresentante britannico del Congresso mondiale ebraico, informa il delegato apostolico a Londra, monsignor William Godfrey, che 4.000 ebrei croati erano stati portati in salvo su un'isola del mare Adriatico:
«Sono certo che gli sforzi di Sua Grazia e del Santo Padre hanno permesso di raggiungere questo stupendo risultato»
. Il 18 febbraio 1944 Amleto Giovanni Cicognani, delegato apostolico a Washington, riceveva una lettera da parte del rabbino Maurice Perlzweig, direttore politico del Congresso mondiale ebraico. Vi si può leggere:
«I ripetuti interventi del Santo Padre in favore delle comunità ebraiche in Europa evocano un profondo sentimento di apprezzamento e gratitudine da parte degli Ebrei di tutto il mondo»
. Il 28 febbraio 1944, il Gran Rabbino di Gerusalemme Isaac Herzog - lo stesso che avrebbe in seguito trasmesso a Pio XII una speciale benedizione per suoi sforzi tesi a salvare vite mane fra gli Ebrei durante l'occupazione nazista in Italia inviava una lettera al delegato apostolico Angelo Roncalli nella quale scriveva:
«Il popolo d'Israele non dimenticherà mai i soccorsi apportati ai suoi sfortunati fratelli e sorelle da parte di Sua Santità ed i Suoi Eminenti Delegati, in uno dei momenti più tristi della nostra storia»
. Il 7 aprile 1944 il Gran Rabbino di Romani, Alezandru Safran aveva spedito al nunzio apostolico Andrea Cassulo la seguente lettera:
«Eccellenza, in questi tempi duri i nostri pensieri si volgono più che mai con rispettosa gratitudine a quanto è stato compito dal Sovrano Pontefice in favore degli Ebrei di Romania e della Transnistria. Nelle ore più difficili che noi, Ebrei di Romania, abbiamo passato, l'appoggio generoso della S. Sede, mediante la vostra alta personalità è stato decisivo e salutare. Non ci è facile trovare le giuste parole per esprimere la tenerezza e la consolazione che ci ha causato l'augusto gesto del Sommo Pontefice, che ha voluto offrire un largo sussidio per sollevare le sofferenze degli ebrei deportati che gli erano stati segnalati da Voi dopo la visita in Transnistria. Gli ebrei di Romania non dimenticheranno mai questi fatti di importanza storica. É per questo che ci permettiamo di mettere le nostre speranze in Vostra Eccellenza, che a molte riprese avete saputo trovare nel vostro amore di Dio e del prossimo, le vie più giuste per risparmiare sofferenze immeritate a una Comunità leale e ad esseri innocenti.»
. Il 4 giugno 1944, giorno della liberazione della capitale, il cappellano ebraico della quinta armata americana parlava così agli Ebrei:
«Se non fosse stato per il soccorso veramente concreto e sostanziale e l'aiuto dato agli Ebrei dal Vaticano e dalle autorità ecclesiastiche di Roma, centinaia di rifugiati e migliaia di ricercati ebrei sarebbero indubbiamente periti molto prima che Roma fosse liberata»
[senza fonte]. Il 7 luglio 1944 il Jewish News scrive:
«Risulta sempre più chiaro che gli Ebrei sono stati salvati dentro le mura del Vaticano durante l'occupazione tedesca di Roma»
. Il 29 luglio 1945, il segretario generale del Congresso mondiale ebraico, Leon Kubowitzky, mentre si trovava a Roma, ha voluto ringraziare personalmente il Papa dei suoi interventi offrendo un regalo simbolico (rappresentato da 20.000 dollari che Pio XII stabilisce di devolvere esclusivamente a persone bisognose di stirpe ebraica) al Vaticano in
«riconoscimento dell'opera svolta dalla Santa Sede per la salvezza degli Ebrei dalle persecuzioni fasciste e naziste»
[1]. Il 2 marzo 1946, il presidente delle Comunità israelitiche italiane Raffaele Cantoni, intervistato dal quotidiano L'indipendente, dichiarava:
«La gratitudine imperitura degli Ebrei per quanti si sono adoperati in favore della comunità israelitica italiana è stata solennemente dichiarata dal Congresso. In primo luogo nei riguardi di Pio XII per le prove di umana fratellanza fornite dalla Chiesa cattolica durante gli anni delle persecuzioni e poi in ricordo dei sacerdoti che patirono il carcere e i campi di concentramento e immolarono la loro vita per assistere, in ogni modo, gli Ebrei»
. il 6 maggio 1949 moriva Abramo Giacobbe Isaia Levi che era stato senatore del Regno d'Italia fino alla promulgazione delle leggi razziali. Nel testamento c'era scritto:
«Lascio al Pontefice regnante, Pio XII, villa Levi.[...] In segno di riconoscenza, per essere stato preservato dai pericoli della iniqua persecuzione razziale sovvertitrice di ogni rapporto della vita umana e grato della protezione concessagli in quel turbinoso periodo dalle Suore di Maria Bambina»
.[2] Nel giugno 1955 l'Orchestra Filarmonica d'Israele, in tournée nelle principali città europee, chiede di poter eseguire un concerto alla presenza di Pio XII
«in segno di riconoscimento e di gratitudine per l'immensa opera di assistenza umana prodigata da Sua Santità per salvare un gran numero di ebrei durante la seconda guerra mondiale»
. [senza fonte] Il 10 ottobre 1958, in seguito alla morte del Papa, Golda Meir, ministro degli esteri dello stato d'Israele, afferma:
«Durante il decennio del terrore nazista, il nostro popolo ha subito un martirio terribile. La voce del Papa si è alzata per condannare i persecutori e per invocare pietà per le vittime»
. Elio Toaff, nella stessa occasione, ricorda
«Più che in ogni altra occasione, abbiamo avuto l'opportunità di sperimentare la grande compassione e la grande generosità di questo papa durante gli anni della persecuzione e del terrore, quando sembrava non ci fosse per noi più alcuna speranza»
. [3] Il 18 ottobre 1961 Gideon Hausner, procuratore Generale israeliano nel processo contro Eichmann, dichiara:
«Il clero italiano aiutò numerosi israeliti e li nascose nei monasteri e il Papa intervenne personalmente a favore di quelli arrestati dai nazisti»
.[senza fonte] Il 28 febbraio 2001 il Rabbino David C. Dalin scrive sulle colonne di The Weekly Standard:
«Fare di Pio XII un bersaglio dei nostri attacchi morali contro i nazisti e presentare il cattolicesimo nelle istituzioni come delegittimato dall'orrore dell'Olocausto, rivela un errore di comprensione storica [...] Pio XII non fu il Papa di Hitler, ma fu il più vicino agli Ebrei nel momento in cui questa vicinanza era importante. [...] Nessun altro Papa è stato così ampiamente lodato dagli Ebrei, e coloro che lo hanno lodato non si erano sbagliati. La loro gratitudine, come quella dell'intera generazione dei sopravvissuti dell'Olocausto, testimonia che Pio XII era, genuinamente e profondamete, un "giusto" delle nazioni»
. Attestato delle Comunità israelitiche italiane che si trova al Museo della Liberazione in Via Tasso a Roma:
«Il Congresso dei delegati delle comunità israelitiche italiane, tenutosi a Roma per la prima volta dopo la liberazione, sente imperioso il dovere di rivolgere reverente omaggio alla Santità Vostra, ed esprimere il più profondo senso di gratitudine che anima gli ebrei tutti, per le prove di umana fratellanza loro fornite dalla Chiesa durante gli anni delle persecuzioni e quando la loro vita fu posta in pericolo dalla barbarie nazifascista»
.[senza fonte]
==L'opinione degli storici==

Secondo i moderni studi storici[1] si è a lungo contrabbandata l'idea che Pio XII avesse vissuto un "dramma interiore di grande intensità" "condannandosi" ad un volontario silenzio riguardo le vittime dello steminio nazista.

Invece la consultazione degli archivi degli anni trenta e quaranta rivela la virulenza dell'antisemitismo clericale. Quindi la domanda cui bisogna trovare risposta riguarda il motivo della participazione al massacro, del rifiuto di soccorso alle vittime così come dell'eventuale sacco dei beni degli ebrei. Inoltre bisogna prestare attenzione al salvataggio-riciclaggio dei boia nazisti, operazione in massa sulla quale si è incominciato a far luce dopo il 1969.

Encicliche di Pio XII

Successione apostolica

Riferimenti

  1. ^ Annie Lacroix-Riz, professore di storia contemporanea all’università Paris VII, atrice del libro Il Vaticano, l’Europa e il Reich dalla Prima guerra mondiale alla guerre fredda (1914-1955), Paris, Armand Colin, 1996, 540 p.

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