Cappella Vespucci

dipinto di Domenico Ghirlandaio, Cappella Vespucci, Ognissanti

La Cappella Vespucci si trova lungo la parete destra della navata della chiesa di Ognissanti a Firenze. Contiene affreschi che sono tra i più antichi lavori conosciuti di Domenico Ghirlandaio, databili al 1472 circa.

Cappella Vespucci

Storia

I Vespucci erano la famiglia più importante nella zona di Borgo Ognissanti, composta da ricchi banchieri alleati dei Medici, di cui fece parte anche il celebre navigatore Amerigo.

La cappella funeraria della famiglia venne completata nel 1471-1472 nella chiesa da essi patrocinata, Ognissanti, e decorata immediatamente dopo dal giovane Ghirlandaio, allora circa ventitreenne, da poco iscritto alla Compagnia di San Luca. Anticamente la cappella si trovava in altra posizione, venendo poi spostata durante la ristrutturazione della chiesa nella seconda nicchia a destra dove si trova oggi. Nel 1878 gli affreschi vennero riscoperti sotto una vernice di scialbatura. In tale occasione gli affreschi subirono notevoli danni, che distrussero gran parte dei bordi. Le parti centrali sono invece ben conservate.

Descrizione e stile

La decorazione ad affresco mostra un riquadro centrale con la Deposizione o Pietà, un tempo pala d'altare, su uno sfondo con una città murata e affiancato da due santi quasi illeggibili entro nicchie con piccole storie alla base, molto rovinate. Il corpo di Cristo, pallido per effetto della morte e segnato dalle ferite della crocifissione, è contratto e accorciato dalla prospettiva, con le gambe tenute in avanti da un personaggio biondo, probabilmente Maria Maddalena. Dietro di lui lo stringe una Madonna commossa, mentre san Giovanni gli tiene un braccio. Intorno si trova un gruppo variegato di santi, tra cui Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo. Sullo sfondo si vede la collinetta del Golgota, dove spunta la base della Croce, attorno a un'apertura paesistica.

 
Madonna della Misericordia

In alto si trova una Madonna della Misericordia sotto il cui largo mantello, tenuto da due angeli, stanno inginocchiati una serie di personaggi, in cui Ghirlandaio mise a frutto, per la prima volta conosciuta, la sua straordinaria capacità nel ritratto. La Vergine è ritratta frontalmente, con le braccia distese e il corpo leggermente inclinato, con una cinta alta che la fa sembrare incinta. Attento è lo studio della luce, come si vede bene dai piedi di Maria che escono dall'ombra della gonna sporgendo oltre un gradino su cui si trova l'iscrizione "MISERICORDIA DOMINI PLENA EST TERRA" ("La Terra è piena della misericordia del Signore"). Le pieghe del manto della Vergine sono pesanti e profonde, come scanalature, ricordando la maniera di Verrocchio. Si vede l'orlo posteriore della sua veste per effetto dello scorcio prospettico da sott'in su.

I personaggi in ginocchio appartengono alla famiglia Vespucci, le donne a destra e gli uomini a sinistra, tra cui si riconosce il giovane Amerigo, secondo la testimonianza di Vasari, nel giovane subito a sinistra della Vergine. I suoi tratti fisiognomici sono perfettamente sovrapponibili a quello del volto invecchiato rappresentato nel mappamondo realizzato nel 1507 in Lorena dal matematico e geografo Martin Waldseemuller. Non esistono altre immagini del navigatore fiorentino con gli stessi identici tratti identificativi[1].

In primo piano, quasi di spalle a profil perdu si trovano un anziano vestito di rosso, probabilmente il capostipite della famiglia, e una donna vestita di nero, forse sua moglie. Segue una nobildonna col manto rosa, con la fronte rasata secondo la moda dell'epoca, talvolta indicata come la moglie di Ghirlandaio, Costanza di Bartolomeo Nucci, anche se appare improbabile poiché i due si sposarono solo nel 1493 e non faceva parte della famiglia Vespucci. L'uomo di profilo, dalla bocca sdentata, sembrerebbe l'arcivescovo di Firenze, che in quegli anni era Giovanni de' Diotisalvi; indossa un ricco mantello in broccato dorato. Accanto a lui si trovano un monaco con il cappello bianco, che dovrebbe essere Simone Vespucci, benefattore che fece fondare l'Ospedale di San Giovanni di Dio nei suoi possedimenti. Segue un personaggio vestito di nero che guarda direttamente lo spettatore, che però non è un autoritratto. Chiude il gruppo un mercante anziano, con lo sguardo acuto e indossante un vistoso chaperon rosso.

Note

  1. ^ Claudio Piani, Diego Baratono, L'origine del Sacro manto geografico, in L'UNIVERSO, n°2 anno 2010, pp.167-181,Istituto Geografico Militare di Firenze, Firenze.

Bibliografia

  • Andreas Quermann, Ghirlandaio, serie dei Maestri dell'arte italiana, Könemann, Köln 1998. ISBN 3-8290-4558-1
  • Emma Micheletti, Domenico Ghirlandaio, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004. ISBN 88-8117-099-X

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