Lingua italiana
Italiano | |
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Parlato in | ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
Parlanti | |
Totale | 70 milioni madrelingua[1].
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Classifica | 11 |
Altre informazioni | |
Tipo | SVO flessiva - sillabica |
Tassonomia | |
Filogenesi | Lingue indoeuropee Italiche Romanze Italiano |
Statuto ufficiale | |
Ufficiale in | ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() altre nazioni |
Codici di classificazione | |
ISO 639-1 | it
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ISO 639-2 | ita
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ISO 639-3 | ita (EN)
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Glottolog | ital1282 (EN)
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Linguasphere | 51-AAA-q
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Estratto in lingua | |
Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1 Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. | |
![]() Distribuzione geografica dell'italiano | |
L'italiano (/itaˈljano/[2] ) è una lingua romanza, basata sul fiorentino letterario usato nel Trecento e su altri 13 dialetti parlati nella penisola italiana, appartenente al gruppo italico della famiglia delle lingue indoeuropee.
L'italiano modello[3] convive anche in Italia con un gran numero di idiomi neo-romanzi e ha diverse varianti regionali, per via dell'influenza che su di esso esercitano le lingue regionali. Le lingue regionali tuttavia vengono parlate parallelamente alla lingua standard.
L'italiano è lingua ufficiale dell'Italia[4], di San Marino[5], della Svizzera[6] (insieme al tedesco, al francese e al romancio), della Città del Vaticano (insieme al latino) e del Sovrano Militare Ordine di Malta. È seconda lingua ufficiale, dopo il croato, nella Regione Istriana (Croazia) e, dopo lo sloveno, nelle città di Pirano, Isola d'Istria e Capodistria in Slovenia.
L'italiano è una delle ventitré lingue ufficiali dell'Unione europea. È inoltre diffuso in alcune aree dei paesi mediterranei e nelle comunità di origine italiana nei diversi continenti.
Storia
L'italiano è una lingua neolatina, cioè derivata dal latino. Più in particolare, deriva dal latino volgare parlato in Italia nell'antichità e trasformatosi profondamente nei secoli.
L'italiano moderno ha come base il fiorentino letterario usato nel Trecento da Dante, Petrarca e Boccaccio, a sua volta influenzato dalla lingua siciliana letteraria elaborata dalla Scuola siciliana di Jacopo da Lentini (1230-1250) e dal modello latino.
Dal latino volgare ai volgari italiani
Pensare all'italiano come ad una filiazione diretta dal latino può risultare semplicistico e approssimativo: l'italiano è di fatto la stessa "lingua parlata" dei Romani, che attraverso una lunga evoluzione, è diventata l'italiano odierno. In altre parole, già in epoca classica esisteva un latino "volgare", pervenutoci attraverso testi non letterari, graffiti, iscrizioni non ufficiali o testi letterari attenti a riprodurre la lingua parlata, come accade spesso nella commedia.[7]
Esisteva poi un latino "letterario", quello adottato dagli scrittori classici e legato alla lingua scritta, ma anche alla lingua parlata dai ceti socialmente più rilevanti e più colti.[7]
A partire dal III secolo d.C., il Cristianesimo introdusse nella lingua latina nuovi significati e nuove esigenze pratiche. Queste nuove prospettive significarono anche un deciso passo verso l'incontro di lingua parlata e lingua scritta: autori come Ambrogio, Girolamo e Agostino adottarono nei loro scritti la lingua del popolo, la lingua di uso quotidiano, introducendo così, e con maggiore forza che in passato, altri elementi dialettali.[8]
Con la caduta dell'Impero romano e la formazione dei regni romano-barbarici, si assiste ad una sorta di sclerotizzazione del latino scritto (che diviene lingua amministrativa e scolastica), mentre il latino parlato si fonde sempre più intimamente con i dialetti dei popoli latinizzati, dando vita alle lingue neolatine, tra cui l'italiano.[8]
Gli storici della lingua etichettano le parlate che si svilupparono in questo modo in Italia durante il Medioevo come volgari italiani, al plurale, e non ancora lingua italiana. Le testimonianze disponibili mostrano infatti marcate differenze tra le parlate delle diverse zone mentre manca un comune modello volgare di riferimento.
Il primo documento di uso di un volgare italiano è invece un placito notarile, conservato nell'abbazia di Montecassino, proveniente dal principato longobardo di Capua e risalente al 960: è il Placito cassinese (detto anche Placito di Capua), che in sostanza è una testimonianza giurata di un abitante circa una lite sui confini di proprietà tra il monastero benedettino di Capua afferente al Benedettini dell'abbazia di Montecassino e un piccolo feudo vicino, il quale aveva ingiustamente occupato una parte del territorio dell'abbazia: Sao ko kelle terre per kelle fini que ki contene trenta anni le possette parte Sancti Benedicti. È una frase soltanto, che tuttavia per svariati motivi può essere considerata ormai volgare e non più latina: i casi (salvo il genitivo Sancti Benedicti, che riprende la dizione del latino ecclesiastico) sono scomparsi, sono presenti la congiunzione ko ("che") e il dimostrativo kelle ("quelle"), morfologicamente il verbo sao (dal latino sapio) è prossimo alla forma italiana ecc. Questo documento è seguito a brevissima distanza da altri placiti provenienti dalla stessa area geografico-linguistica, come il Placito di Sessa Aurunca e il Placito di Teano.
Uno dei primi casi di diffusione sovraregionale della lingua è la poesia della scuola siciliana, scritta verosimilmente in volgare siciliano da numerosi poeti (non tutti siciliani) attivi prima della metà del Duecento nell'ambiente della corte imperiale. Alcuni tratti linguistici con questa origine vennero adottati anche dagli scrittori toscani delle generazioni successive e si sono mantenuti per secoli nella lingua poetica italiana: dalle forme monottongate come core e loco ai condizionali in -ia (saria per sarebbe).
Dal volgare fiorentino all'italiano
L'assetto attuale dell'italiano discende in sostanza da quello del volgare fiorentino trecentesco, ripulito dei tratti più marcatamente locali.[9] Tra i numerosi tratti che l'italiano riprende dal fiorentino trecentesco, e che erano invece estranei a quasi tutti gli altri volgari italiani, si possono citare per esempio, a livello fonetico, cinque elementi discriminanti individuati da Arrigo Castellani:
- i "dittonghi spontanei" ie e uo (piede e nuovo invece di pede e novo);
- l'anafonesi (tinca invece di tenca);
- la chiusura di e protonica (di invece di de);
- l'evoluzione del nesso latino -RI- in i invece che in r (febbraio invece di febbraro);
- il passaggio di ar atono a er (gambero invece di gambaro).
Già dalla fine del Trecento la lingua parlata a Firenze si distacca però da questo modello, che successivamente viene codificato da letterati non fiorentini (a cominciare da Pietro Bembo) e usato come lingua comune per la scrittura in tutta Italia a partire dalla seconda metà del Cinquecento. Secondo Bruno Migliorini, «Se leggiamo una pagina di prosa, anche d'arte, degli ultimi anni del Quattrocento o dei primi del Cinquecento, ci è di solito abbastanza facile dire da quale regione proviene, mentre per un testo della fine del Cinquecento la cosa è assai malagevole».[10] A partire da questo periodo tutti gli storici della lingua parlano quindi ormai di lingua italiana in senso moderno, e non più di volgare fiorentino.
Diffusione dell'italiano nell'uso quotidiano
L'italiano rimase lingua di uso quotidiano per fasce molto ridotte della popolazione almeno fino alla seconda metà dell'Ottocento. A questo punto si deve a un altro pioniere della lingua italiana, Alessandro Manzoni, l'aver adottato il fiorentino come lingua ufficiale dell'Italia, che proprio allora stava nascendo come nazione. La sua decisione di donare una lingua comune alla nuova patria, da lui riassunta nel celebre proposito di «sciacquare i panni in Arno»,[11] fu il principale contributo di Manzoni alla causa del Risorgimento.[12]
In seguito, fattori storici quali l'unificazione politica o la Prima guerra mondiale hanno contribuito a renderne l'uso molto più comune. Nella seconda metà del Novecento in particolare, la diffusione della lingua è stata rapida anche grazie al fondamentale contributo della televisione.
Uso nell'età contemporanea
L'italiano è oggi usato in Italia in tutte le situazioni comunicative, sia informali (conversazione in famiglia o tra amici) sia formali (discorsi pubblici, atti ufficiali). Gli italiani che non si servono dell'italiano fanno parte di una delle minoranze linguistiche; molto più limitato è l'uso di una lingua straniera. Secondo i dati del Ministero dell'Interno il 95% degli italiani ha come lingua madre l'italiano e il 5% degli italiani non ha come lingua madre l'italiano ma una lingua minoritaria: essi sono le minoranze linguistiche.
La diffusione dell'italiano nella comunicazione informale è avvenuta soprattutto nella seconda metà del Novecento, e l'uso effettivo è quindi strettamente collegato all'età dei parlanti. Le persone che nel 2006 parlavano "solo o prevalentemente italiano" sono per esempio state stimate da un'indagine ISTAT pari al 72,8 % con gli estranei e al 45,5 % in famiglia, con questa distribuzione nelle fasce d'età estreme[13]:
- da 6 a 10 anni: 68,2%
- da 11 a 14 anni: 62,4%
- da 65 a 74 anni: 31,9%
- 75 e più: 28,2%
L'uso dell'italiano è generalizzato nei mezzi di comunicazione di massa (giornali, radio, cinema, televisione). In Italia i film stranieri sono di regola presentati con un doppiaggio in lingua italiana e le trasmissioni televisive in lingua diversa dall'italiano sono molto rare.
Varietà di italiano
L'italiano non è una lingua del tutto uniforme. Il linguista Gaetano Berruto ha distinto per esempio nove varietà di italiano[14]:
- 1. italiano standard letterario
- 2. italiano neo-standard (= italiano regionale colto medio)
- 3. italiano parlato colloquiale
- 4. italiano regionale popolare
- 5. italiano informale trascurato
- 6. italiano gergale
- 7. italiano formale aulico
- 8. italiano tecnico-scientifico
- 9. italiano burocratico
Lessico
Il lessico della lingua italiana è descritto oggi da numerosi dizionari, impostati secondo criteri moderni, che includono circa 160.000 parole di uso consolidato. Alcuni dizionari includono fino a 800.000 lemmi (Treccani); d'altro lato, secondo gli studi di Tullio De Mauro, la lingua di comunicazione quotidiana è fondata su una base di circa 7.000 parole. Il Corpus lip (Lista Italiano Parlato) contiene un elenco delle parole che vengono comunemente utilizzate nella comunicazione verbale.
Nel corso dei secoli il lessico dell'italiano ha accolto numerosi prestiti e calchi linguistici da altre lingue e culture.
Prestiti da lingue prelatine
Alcune parole dell'italiano derivano da lingue parlate in Italia prima dell'avvento del latino. Hanno questa origine, per esempio, persona (proveniente dall'etrusco) e bufalo (proveniente dall'osco-umbro). Attraverso la mediazione del latino, queste parole sono entrate nell'italiano ed in altre lingue e dialetti d'Italia.
Latinismi
Il lessico italiano deriva in massima parte dal latino volgare. Il lessico con questa origine non è quindi considerato prestito; in alcuni casi, però, parole modellate su parole del latino letterario sono state reintrodotte nei volgari italiani prima e nell'italiano poi, fino all'età contemporanea. Questo a volte ha creato coppie di parole con la stessa origine ma significato diverso. Dal latino VITIUM hanno origine per esempio sia la parola vezzo, per tradizione ininterrotta, che la parola vizio, reintrodotta sulla base dell'uso latino classico. Altri latinismi sono stati reintrodotti anche attraverso la mediazione di altre lingue.
Grecismi
Dal greco sono entrati in italiano molti termini tecnici scientifici (come aritmia, pneumologia, nosocomio), politici e religiosi, questi ultimi dovuti alla diffusione della Vulgata (la traduzione della Bibbia dalla versione in greco detta Septuaginta, da cui parabola, angelo, chiesa, martire etc.); dai bizantini deriva lessico marinaresco (galea, gondola, molo, argano) o botanico (basilico, bambagia).
Ebraismi
Dall'Ebraico derivano parole usate nei riti cristiani come sabato, satana, cabala, osanna, alleluia, pasqua e altre come manna, sacco.
Arabismi
Numeroso il lessico che proviene da parole arabe, tra cui vegetali (arancia, limone, spinaci), animali o di caratteristiche d'essi (ubara, ubèro), alimentari (sciroppo, zucchero, caffè), di suppellettili (materasso, zerbino), o di prodotti (garbo, coffa, ghirba, probabilmente valigia), termini commerciali, amministrativi e giuridici (dogana, fondaco, magazzino, tariffa, sultano, califfo, sceicco, ammiraglio, alfiere, harem, assassino), ludici (azzàrdo), scientifici (alchimia, alambicco, elisir, calibro), matematici (algebra, algoritmo, cifra, zero), altri aggettivi o sostantivi (meschino, tarsia, intarsiato) e recentemente termini come intifada, burqa e kefiah.
Persiano
Dal persiano derivano parole come scacchi (da cui anche il matto di "scacco matto"), mago, pasdaran.
Francesismi
Dal francese medievale o dal provenzale provengono moltissimi termini, ad esempio: burro, cugino, giallo, giorno, mangiare, manicaretto, saggio, savio, cavaliere, gonfalone, usbergo, sparviere, levriere, dama, messere, scudiero, lignaggio, liuto, viola, gioiello...; oltre il Medioevo i prestiti dall'area francese si riducono, per riprendere in occasione dell'occupazione della Lombardia nel XV secolo (maresciallo, batteria, carabina, ma anche bignè, besciamella, ragù).
In epoca illuministica e quindi con Napoleone si insedieranno ad esempio rivoluzione, giacobino, complotto, fanatico, ghigliottina, terrorismo.
Nell'Ottocento entrano ancora parole come: ristorante, casseruola, maionese, menù, paté, purè, crêpe, omelette, croissant (cucina); boutique, décolleté, plisse, griffe, prêt-à-porter, fuseaux (moda); boulevard, toilette, sarcasmo, cinema, avanspettacolo, soubrette, boxeur (anglismo passato al francese), chassis.
Il termine informatica entra rapidamente dopo la nascita del neologismo informatique nel 1962.
Germanismi
In larga parte di origine longobarda o franca, in minor misura dal gotico sono diversi termini comuni in italiano. Per esempio: guerra, guernìre-guarnìre, zanna, grinfia, stambecco, sapone, vanga, banda, guardia, elmo, albergo, spola, guercio, stanga, schiena, banca. Alcuni prestiti sono scandinavi come per esempio renna.
Anglismi
I prestiti dall'inglese sono relativamente recenti, indicativamente dalla fine del Settecento, ma considerevoli. Secondo Tullio De Mauro gli anglismi entrati nell'italiano si attestano attorno all'8% del lessico complessivo.
Dopo la seconda guerra mondiale, si insediano stabilmente termini relativi allo sviluppo tecnologico ed economico; alcuni sono prestiti di necessità, ovvero non traducibili con lemmi già esistenti: kit, jeans, partner, okay, puzzle, scout, spray, west, punk, rock; lessico finanziario come budget, marketing, meeting, business; informatico come click, cliccare, computer, formattare, hardware, software, mouse, blog (da web-log); sportivi come goal, corner, cross, assist, baseball, basket.
Iberismi
Tramite lo spagnolo, prima e durante l'occupazione asburgica, sono giunti nell'italiano termini esotici quali amaca, ananas, brio, cacao, cioccolata (originariamente nahuatl), condor (originariamente quechua), creanza, etichetta, guerriglia, lama (originariamente quechua), lazzarone, mais (originariamente taino), parata, patata (originariamente quechua),nonche' parole queste si' catigliane quale posata, puntiglio, sfarzo, sussiego, zaino ...
Dal portoghese derivano parole come, banana, cocco, mandarino (originariamente cinese), pagoda (originariamente cinese)...
Tra questi, molti hanno origine dai nuovi referenti provenienti dalla scoperta dell'America.
Fra le lingue iberiche minoritarie che ebbero una certa influenza sull'italiano, va senz'altro menzionato il catalano, parlato, insieme al toscano[senza fonte] od alle lingue e dialetti locali, in alcune corti medievali (in Sicilia, fra il XIII e il XV secolo, in Sardegna fra la prima metà del XIV e la prima metà del XVII secolo, e a Napoli nel corso del XV secolo).
Tutela della lingua italiana
In Italia, la lingua italiana è attualmente priva di organismi a tutela, normazione e promozione della stessa. Nonostante vi siano numerose istituzioni dedicate al suo studio, alla redazione di numerosi dizionari e alla consulenza storico-linguistica, non esistono organismi ufficialmente deputati alla elaborazione attiva di regole linguistiche, per esempio una grammatica normativa, sul modello della Real Academia Española, dell'Académie française, delle accademie portoghesi (lusitana e brasiliana) o altre. Non vi sono nemmeno organismi linguistici semi-ufficiali, sul modello svedese[15]. A differenza di questi e altri paesi, inoltre, non si trovano riferimenti alla lingua italiana nei princìpi fondamentali della Costituzione nazionale[16]: l'unico riferimento esplicito nella carta costituzionale emerge all'articolo 99, a cui si aggiungono riferimenti normativi di fonti subordinate (L.482/99 art.1, codici di procedura civile e penale)[17].
Accademia della Crusca
L’Accademia della Crusca è il più importante centro di ricerca scientifica dedicato allo studio dell’italiano[18]. Essa si propone in particolare l’obiettivo di fare acquisire e diffondere nella società italiana, specialmente nella scuola, e all’estero, la conoscenza storica della lingua nazionale e la coscienza critica della sua evoluzione attuale nel quadro degli scambi interlinguistici del mondo contemporaneo[senza fonte]. È inoltre membro fondatore della Federazione Europea delle Istituzioni Linguistiche Nazionali - EFNIL.
Come evidenziato nello statuto, l'accademia si occupa di promuovere lo studio della lingua italiana a fini storico-linguistici, lessicografici ed etimologici. L'attività scientifica dell'Accademia si svolge in tre campi principali:
- il Centro studi di filologia italiana, che promuove lo studio e l'edizione critica degli antichi testi e degli scrittori italiani;
- il Centro di studi di lessicografia italiana, che si occupa di studi sul lessico italiano e della compilazione di opere lessicografiche;
- il Centro di studi di grammatica italiana, addetto allo studio della grammatica storica, descrittiva e normativa della lingua italiana.
Nel documento non appare alcun riferimento a compiti normativi o di indirizzo linguistico[19].
Istituto Opera del Vocabolario Italiano
L'Opera del Vocabolario Italiano è l'Istituto del CNR che ha il compito di elaborare il Vocabolario Storico Italiano. È membro fondatore della Federazione Europea delle Istituzioni Linguistiche Nazionali - EFNIL.
Diffusione nel mondo della lingua italiana
Le stime della Società di Linguistica Internazionale valutano che al mondo esistano circa 61,7 milioni di persone in grado di parlare italiano: 55 milioni di questi sono residenti in Italia e 6,7 sono residenti all'estero[20]. Stime simili hanno un certo grado di arbitrarietà per quanto riguarda la definizione (più o meno rigorosa) del "parlare italiano".
In alcuni paesi l'italiano è lingua ufficiale; in altri ha un uso relativamente diffuso, anche se privo di riconoscimento giuridico. È inoltre fra le cinque lingue più studiate al mondo (come lingua non madre).[21]
Secondo Ethnologue, la lingua italiana è la 19a lingua parlata come prima lingua per dimensione; essa è parlata in complessivamente 34 paesi da 61,7 milioni di persone.[22]
- L'italiano come lingua ufficiale:[23]
- Italia
- Svizzera
- San Marino
- Città del Vaticano
- Slovenia (a livello regionale)
- Croazia (a livello regionale)
- Ordine di Malta
- Europa
- L'italiano come lingua nazionale o altra lingua parlata:[23]
- Albania (lingua straniera più conosciuta e insegnata nelle scuole)
- Arabia Saudita
- Argentina (lingua minoritaria di peso)
- Australia (parlato da comunità consistenti)
- Belgio (parlato dai discendenti di immigrazione italiana)
- Bosnia ed Erzegovina
- Brasile (usato come lingua regionale e etnica negli stati di Espírito Santo - a Santa Teresa e Vila Velha - e Rio Grande do Sul)
- Canada (parlato da comunità consistenti)
- Cile (lingua minoritaria)
- Egitto
- Emirati Arabi Uniti
- Eritrea (lingua amministrativa e commerciale)
- Etiopia (lingua amministrativa e commerciale)
- Filippine
- Francia (usato a livello regionale in Corsica e a Nizza)
- Germania
- Israele
- Libia (lingua ufficiale fino al 1943; ora lingua commerciale)
- Liechtenstein
- Lussemburgo
- Malta (lingua ufficiale fino al 1934; ora parlato al livello L2 e commerciale)
- Monaco (lingua storica)
- Montenegro (lingua straniera più conosciuta e insegnata nelle scuole)
- Paraguay
- Porto Rico
- Regno Unito
- Romania
- Somalia (lingua ufficiale fino al 1963, ora è usato come lingua commerciale e amministrativa)
- Stati Uniti (lingua usata dagli emigrati nella Nuova Inghilterra e negli stati di New York e New Jersey come lingua regionale)
- Sudafrica
- Tunisia
- Uruguay
- Venezuela (parlato da comunità consistenti)
Lingua ufficiale
L'italiano è lingua ufficiale in Italia, a San Marino, in Città del Vaticano (la lingua ufficiale della Santa Sede è il latino), in Svizzera (insieme a tedesco, francese e romancio), in tre comuni della Slovenia e nella Regione istriana (Croazia). Fu lingua ufficiale a Malta fino al 1934 ed in Corsica e Nizza fino al 1859. L'italiano è inoltre una delle 23 lingue ufficiali dell'Unione europea.
Italia
In Italia l'italiano è considerato lingua ufficiale in quanto lo Statuto di Autonomia della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige (DPR n. 670 del 31 agosto 1972), che ha valore di legge costituzionale, prevede all'art. 99 che «[...] quella italiana [...] è la lingua ufficiale dello Stato». La dicitura viene ripetuta dall'art. 1 del DPR n. 574 del 15 luglio 1988 "Norme di attuazione dello Statuto Speciale per la Regione Trentino-Alto Adige" e richiamata dalla Legge ordinaria n. 482 del 15 dicembre 1999 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche" che stabilisce all'art. 1 che "la lingua ufficiale della Repubblica è l'italiano". Tuttavia la Costituzione della repubblica italiana non indica l'italiano come lingua ufficiale. Una proposta di legge costituzionale approvata dalla Camera il 28 marzo 2007 prevede la modifica dell'art. 12 della Costituzione in «L'italiano è la lingua ufficiale della Repubblica nel rispetto delle garanzie previste dalla Costituzione e dalle leggi costituzionali.»: la proposta però non è ancora stata approvata dal Senato e in quanto modifica costituzionale necessita di doppia deliberazione da parte di ogni ramo del Parlamento.
Svizzera
La lingua italiana in Svizzera è una delle quattro lingue ufficiali insieme al tedesco, al francese e al romancio. Secondo i dati del censimento dell'anno 2009, l'italiano è la lingua principale di 525.000 persone residenti nella Confederazione (pari al 6,8 % della popolazione), di cui 332.950 residenti nel Canton Ticino, dove l'italiano, oltre a essere lingua ufficiale, è considerato la lingua principale dal 83,1% della popolazione. Già la prima Costituzione moderna (quella che nel 1848 fa della Svizzera uno stato federale), assegna all’italiano lo statuto di lingua nazionale. Il territorio di lingua tradizionalmente italiana (la cosiddetta Svizzera italiana) è costituito dal Canton Ticino e dalle quattro valli italofone del Cantone trilingue dei Grigioni (da Est a Ovest, si tratta delle valli Poschiavo, Bregaglia, Mesolcina e Calanca; le altre lingue di questo Cantone nel Sud-Est della Svizzera sono il tedesco e il romancio). L'italiano è considerato lingua principale dal 10,2 % della popolazione nel Canton Grigioni. L'italiano è diffuso infine nell'uso per ragioni turistiche nell'alta Engadina. L'unico comune svizzero sul versante settentrionale delle Alpi di lingua italiana, Bivio, è invece oggi ormai sostanzialmente germanizzato. In questo comune la lingua italiana è ora parlata solamente dal 29% degli abitanti (erano ancora l'80% nel 1860). Il censimento del 2000 ha tracciato una mappa svizzera delle diffusione delle lingue in Svizzera[24][25]. I risultati sono riportati di seguito:
Cantone | Parlanti italiano | % | Diffuso come | Cantone | Parlanti italiano | % | Diffuso come |
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Ticino | 332.950 | 83,1 | 1ª lingua | Zugo | 2.525 | 2,5 | 3ª lingua |
Grigioni | 19.106 | 10,2 | 3ª lingua | San Gallo | 10.640 | 2,4 | 3ª lingua |
Basilea Città | 9.409 | 5,0 | 2ª lingua | Vallese | 5.987 | 2,2 | 4ª lingua |
Glarona | 1.689 | 4,4 | 2ª lingua | Berna | 18.908 | 2,0 | 3ª lingua |
Zurigo | 49.750 | 4,0 | 2ª lingua | Lucerna | 6.801 | 1,9 | 3ª lingua |
Ginevra | 15.191 | 3,7 | 4ª lingua | Svitto | 2.447 | 1,9 | 4ª lingua |
Basilea Campagna | 8.979 | 3,5 | 2ª lingua | Giura | 1.210 | 1,8 | 3ª lingua |
Argovia | 17.847 | 3,3 | 2ª lingua | Appenzello Esterno | 905 | 1,7 | 3ª lingua |
Neuchâtel | 5.407 | 3,2 | 3ª lingua | Nidvaldo | 533 | 1,4 | 2ª lingua |
Soletta | 7.678 | 3,1 | 2ª lingua | Uri | 462 | 1,3 | 3ª lingua |
Vaud | 18.713 | 2,9 | 3ª lingua | Friburgo | 3.100 | 1,3 | 4ª lingua |
Turgovia | 6.317 | 2,8 | 2ª lingua | Canton Obvaldo | 329 | 1,0 | 4ª lingua |
Sciaffusa | 1.897 | 2,6 | 2ª lingua | Canton Appenzello Interno | 134 | 0,9 | 4ª lingua |
Slovenia
È lingua ufficiale (con lo sloveno) nei tre comuni costieri di Capodistria, Isola d'Istria e Pirano.
Croazia
Nella Regione Istriana, in Croazia, l'italiano è lingua ufficiale a livello regionale insieme al croato (parlata dal 7,69% della popolazione secondo il censimento ufficiale del 2001), e a livello comunale a: Buie, Castellier-Santa Domenica, Cittanova, Dignano, Fasana, Grisignana, Lisignano, Montona, Orsera, Parenzo, Portole, Rovigno, Torre-Abrega, Umago, Valle d'Istria, Verteneglio, Visignano, Visinada. Secondo fonti non ufficiali (Ethnologue e Dieta Istriana ) i parlanti italiano in Istria arebbero almeno il 25%, e pure gran parte della popolazione croata della costa lo conosce.Anche in Dalmazia molti sono coloro che comprendono l'italiano.
San Marino
Nella Repubblica di San Marino è lingua nazionale dello Stato.
Città del Vaticano
Nella Città del Vaticano è usata correntemente ed è la lingua coufficiale della Santa Sede assieme al latino. Per tale motivo è diventata "lingua franca" della Santa Sede e le gerarchie ecclesiastiche spesso la utilizzano per comunicare tra di loro.
Sovrano Militare Ordine di Malta
L'italiano è lingua ufficiale del Sovrano Militare Ordine di Malta.
Diffusione nei paesi in cui l'italiano non è lingua ufficiale
L'italiano ha una diffusione significativa in diversi paesi in cui non è lingua ufficiale. Questa diffusione è legata a vicende storiche di vario genere: presenza coloniale, diffusione per emigrazione o immigrazione, annessione in altri paesi di territori in cui la popolazione faceva riferimento all'italiano.
Albania
La buona conoscenza dell'italiano in Albania è principalmente dovuta alle tv e radio italiane, che possono essere viste attraverso una antenna televisiva, oltre che ai continui spostamenti, per questioni economiche, di albanesi sul suolo italiano.[26]
Argentina
Firmato per la prima volta nel 1997, e rinnovato nel 2010, l'accordo di cooperazione tra le autorità cittadine di Buenos Aires e il Consolato d'Italia della capitale garantisce l'insegnamento dell'italiano come lingua curricolare in 62 scuole della metropoli. I corsi sono attualmente frequentati da oltre 7.500 studenti, della cui istruzione si occupa la locale Società Dante Alighieri, ente esecutore dell'accordo[27].
Secondo le stime di Ethnologue ci sarebbero in Argentina 1.500.000 italofoni[28], che rendono l'italiano la seconda lingua più parlata in Argentina dopo lo spagnolo.
Esistono inoltre nel paese diverse associazioni culturali italiane (tra queste 126 sedi della Società Dante Alighieri[29]) e un cospicuo numero di periodici in lingua italiana.
Bulgaria
Nell'ultimo ventennio in questo paese, così come in generale in tutta l'area dei Balcani, la lingua italiana sta assistendo a una diffusione esponenziale, le cui ragioni travalicano le tradizionali motivazioni culturali: l'italiano viene infatti appreso principalmente per ragioni di lavoro[30]. Dalla caduta del Muro di Berlino, nel 1989, si è verificata una progressiva intensificazione delle relazioni commerciali, accompagnata da un costante aumento degli investimenti diretti delle piccole e medie imprese italiane sul suolo bulgaro: la natura medio-piccola delle imprese investitrici, che a differenza delle multinazionali non ricorrono all'uso dell'inglese, dello spagnolo o del francese, ma usano l'italiano come lingua veicolare, ha contribuito a incrementare la domanda di insegnamento della lingua italiana già dimostrata dagli istituti scolastici e universitari del paese[30]. Di fondamentale importanza si è rivelato anche il supporto del Ministero degli Affari Esteri, che dalla metà degli anni '90 ha concluso numerosi accordi bilaterali con scuole e università, e la Società Dante Alighieri, principale formatore degli insegnanti di italiano dell'Est Europa[30].
L'offerta di insegnamento della lingua italiana in Bulgaria è attualmente ricca e variegata, benché la concentrazione quasi esclusiva dell'offerta nei maggiori centri del paese - principalmente Sofia, Varna e Filippopoli- penalizzi la domanda localizzata nelle aree rurali del paese. Gli enti culturali italiani rispondono alla crescente domanda lavorativa di apprendimento dell'italiano organizzando corsi specifici: l'Istituto Italiano di Cultura di Sofia è attualmente l'unico dell'Est Europa ad aver istituito corsi per il settore bancario e finanziario, e la Dante Alighieri ha ideato corsi a distanza per raggiungere più facilmente le aree rurali, organizzando dal 2008 corsi di italiano aziendale[30].
Nel campo della cooperazione scolastica tra il MAE e il Ministero dell'istruzione bulgara, iniziata nel 1992 e rinnovata nel 2006, le iniziative a favore dell'insegnamento della lingua italiana a tutti i livelli sono aumentate in modo rilevante, raggiungendo, nel complesso, circa 13.000 studenti, in 54 istituti, grazie a una rete di 250 insegnanti. In 48 di questi istituti, l'italiano è insegnato come seconda o terza lingua, mentre nei restanti 6 è attivo l'indirizzo specialistico con lo studio dell'italiano come prima lingua[30]. Nel 2005, presso l'Ambasciata d'Italia in Bulgaria, è stato istituito l'Ufficio Scuole per gestire e migliorare il complesso dell'offerta di insegnamento dell'italiano nel settore dell'istruzione. L'Ufficio controlla:
- l'andamento delle sezioni di lingua italiana;
- il coordinamento tra MAE e le singole scuole, nonché per l’invio di professori di ruolo dall’Italia e per i finanziamenti annuali;
- il rilascio delle Dichiarazioni di valore, documenti ufficiali per la convalida del titolo di studio che ne permettono la spendibilità in Italia, sia per motivi di lavoro che di studio. Attualmente sono rilasciate circa 600 dichiarazioni di valore all’anno: di cui 250 sono utilizzate per studio e 350 per lavoro;
- verifica dell'applicazione degli accordi culturali e scolastici stipulati[30].
Particolarmente attiva è poi anche la collaborazione interuniversitaria, definite da diversi protocolli di intesa e convenzioni stipulate tra i singoli atenei dei due paesi. Le tre università bulgare attivi su questo fronte sono l’Università San Clemente d’Ocrida di Sofia, la Nuova Università Bulgara e l’Università Paisii Hilendarski di Plovdiv, che hanno stipulato accordi, tra gli altri, con La Sapienza di Roma, l'ateneo Siena, con le università di Modena e Reggio Emilia, di Bari, di Torino, di Milano e di Firenze[30].
Francia
In Francia l'italiano è compreso da buona parte della popolazione della Corsica (anche grazie alla notevole similitudine tra i dialetti del còrso e i dialetti toscani, e quindi all'italiano stesso). In Corsica infatti (ceduta alla Francia dalla Repubblica di Genova con il trattato di Versailles del 15 maggio 1768), fino alla fine della Seconda Guerra d'Indipendenza nel 1859, l'italiano fu di fatto lingua coufficiosa dell'isola, assieme al francese. A Bastia si stampava un'edizione locale del quotidiano Il Telegrafo di Livorno e buona parte della borghesia locale si formava presso l'Università di Pisa. In seguito, i titoli accademici conseguiti in Italia non furono più riconosciuti.Obbligando cosi' i corsi a rompere i loro atavici legami con la Toscana. L'italiano è pure compreso, se pur non parlato, nel Nizzardo (in cui, oltre al francese che è la lingua ufficiale, si parlano il nizzardo e, in alcuni paesi, anche il ligure). L'area di Nizza fu ceduta alla Francia in periodi diversi: la gran parte nel 1860, Tenda, Briga Marittima e alcune frazioni furono ceduti al termine della Seconda guerra mondiale.
Malta
L'italiano è diffuso anche a Malta dove è parlato e compreso dalla maggior parte della popolazione[31][32] grazie ai programmi televisivi e all'insegnamento scolastico e universitario. In queste isole l'italiano fu lingua ufficiale assieme all'inglese fino al 1934, anno in cui fu sostituito dal maltese. Tuttavia, oggi non gode di alcun riconoscimento ufficiale e viene utilizzato dalla popolazione maltese soprattutto in ambito turistico e commerciale con gli italofoni. Tuttavia è sempre piu' utilizzato, tanto che ben il 2% dei Maltesi, son tornati a dichiararsi madrelingua italiani [33].
Montenegro
In Montenegro, precisamente presso Cattaro, ha sede la Comunità Nazionale Italiana del Montenegro che raccoglie oltre 500 abitanti presso le Bocche del Cattaro di lingua italiana o veneta da mar[34]. A partire dal 1995 l'italiano è stato inserito come lingua straniera nel secondo ciclo della scuola dell'obbligo, ed è oggi insegnato in tutte le scuole superiori della costa e nelle maggiori città dell'interno, quali la capitale Podgorica, Cettigne e Nikšić. Le maggiori difficoltà riguardano attualmente il reperimento di docenti di lingua preparati, data la crescente domanda di insegnamento[35].
Principato di Monaco
Nel Principato di Monaco, anche grazie all'immigrazione dall'Italia, la comunità italiana costituisce il 16% dei residenti del Paese[36], (ma secondo gli ultimi dati del Ministero degli Affari Esteri italiano, relativi alla fine del 2004, i cittadini italiani costituirebbero ben il 21%). Nonostante non abbia un riconoscimento ufficiale, l'italiano è la seconda lingua madre del Principato dopo il francese, unico idioma ufficiale dello Stato, e subito prima del monegasco, una variante del ligure, che invece gode dello status di lingua nazionale e come tale viene tutelato e insegnato in alcune scuole.
Serbia
A partire dal 2001 la lingua italiana è stata inserita nei programmi didattici delle scuole primarie e secondarie, e dal 2007 è uno degli idiomi inclusi nel "Concorso nazionale di lingue straniere", mentre a Belgrado la scuola "Terzo Liceo" ha istituito una intera sezione sezione bilingue serbo-italiana.[37]. Dal 2009, poi, l'italiano è stato introdotto anche a livello universitario[38].
Tunisia
Negli ultimi anni si è assisto a un consistente incremento dell'interesse verso la lingua e la cultura italiana in tutta la Tunisia, sia a livello di scuola secondaria di secondo grado che a livello universitario. Secondo i dati forniti dall'Istituto Italiano di Cultura (IIC) tunisino, l'italiano è insegnato in 290 licei, distribuiti su tutto il territorio, dove viene offerto come lingua opzionale negli ultimi due anni del ciclo secondario. Nel 2007 è stato scelto come lingua straniera da 56.000 studenti, di cui 28.000 hanno affrontato e superato la prova di lingua italiana nell'ambito dell'esame di maturità. Attualmente vi sono più di 500 docenti tunisini laureati e abilitati all'insegnamento dell'italiano, per i quali ogni anno l'IIC organizza specifici corsi di aggiornamento, in collaborazione con il Ministero dell'Educazione e della Formazione tunisino[39].
In campo accademico, l'insegnamento della lingua italiana è impartito in sei delle dieci università presenti nel paese: nel 2008-2009 il numero di iscritti ai corsi era pari a circa 3.500 unità. L'università La Manouba ha inoltre attivato, da alcuni anni, un Master e un Dottorato in italianistica[39].
Corsi di italiano sono organizzati anche dall'IIC e dalla Società Dante Alighieri, attiva nel paese dal 1892. L'apprendimento attivo e il perfezionamento della lingua sono favoriti anche dai numerosi partenariati tra i due paesi in campo mediatico: grazie a un accordo tra RAI e governo tunisino, risalente agli anni'60, i programmi della rete pubblica sono ricevuti in tutto il territorio nazionale. A questo si aggiungono il programma radiofonico "Tunisi internazionale radiofonica" e Il Corriere di Tunisi, giornale quindicinale disponibile anche in linea[39][40].
Venezuela
In Venezuela la lingua più diffusa, dopo quella ufficiale (lo spagnolo), è l'italiano, insegnato anche in molte scuole del paese e sostenuto dalla presenza della Società Dante Alighieri, con sede, per il Venezuela, a Caracas. Tale lingua è anche intesa, se non parlata, da molti venezuelani che non hanno ascendenze italiane ma che per ragioni familiari, di studio o di lavoro sono entrati in contatto con la comunità italiana, massicciamente presente soprattutto in alcune importanti città della zona centro-settentrionale del paese (Caracas, Valencia, Maracay, ecc.).
Attualmente la lingua italiana nel Venezuela sta influenzando con modismi e prestiti lo spagnolo venezuelano e viene studiata con interesse sempre maggiore da molti italo-venezuelani delle nuove generazioni.
L'insegnamento della lingua italiana è garantito dalla presenza di un numero consistente di scuole ed istituzioni private venezuelane, presso le quali sono attivi corsi di lingua e letteratura italiana. Analoghi corsi sono organizzati con il finanziamento del Ministero degli Affari Esteri e delle Associazioni Regionali[41].
Dall'anno scolastico 2001-2002 la disciplina Lingua Italiana è obbligatoria nelle scuole italovenezuelane. Il numero massimo di ore settimanali fissato per l'italiano è di cinque, e non vi è nessun'altra materia presente in tutti gli ordini e gradi di scuola venezuelana per la quale l'ordinamento locale preveda un orario superiore, nemmeno lo spagnolo; inoltre, fatto ancora più eccezionale, la disciplina viene integrata organicamente in tutte le tappe della formazione scolastica pre-universitaria, dal prescolar (scuola materna) all'ultimo anno del bachillerato, o Ciclo Difersificado (media superiore)[42].
Il Governo Italiano si è reso promotore nel 2002 di un provvedimento normativo che ha imposto l'obbligatorietà dell'insegnamento dell'italiano come seconda lingua in un consistente numero di Istituti Scolastici pubblici e privati del Paese[41].
Ex colonie africane
Fuori d'Europa, l'italiano era diffuso anche nelle ex-colonie italiane in Africa: Libia, Eritrea, Etiopia e Somalia (in quest'ultimo Paese è stato lingua ufficiale fino al 1963 ed è stato usato nell'insegnamento universitario fino al 1991, allo scoppio della guerra civile), ma ha sperimentato un costante calo già dalla fine della Seconda guerra mondiale e attualmente solo in alcune aree della Somalia e nella capitale dell'Eritrea, Asmara, viene parlato come seconda lingua prevalentemente da fasce di popolazione di età avanzata. È utilizzato in Libia come lingua commerciale al pari dell'inglese e del francese.
Diffusione per emigrazione
In altre nazioni, a causa della forte e prolungata emigrazione italiana nel mondo, esistono importanti comunità italiane, che hanno mantenuto una presenza significativa principalmente negli Stati Uniti, negli Stati Uniti Messicani, in Brasile, in Argentina, in Venezuela, in Uruguay, in Australia, in Canada, in Francia, in Germania, in Svizzera, in Belgio, in Cile e nel Regno Unito.
Per quanto riguarda gli Stati Uniti uno studio relativo al censimento del 2000 colloca l'italiano al 6º-7º posto tra le lingue più parlate in casa (1.008.370 parlanti)[43][44]. Nel Massachusetts (dove gli Italoamericani sono il 14,2% della popolazione) l'1% della popolazione al di sopra dei 5 anni parla abitualmente italiano a casa[45], mentre nel Rhode Island (19% di italoamericani) la percentuale sale all'1,39%[46], nel New Jersey (17,9% di italoamericani) all'1,48%[47], nel Connecticut (19,3% di italoamericani) all'1,59%[48] e nello stato di New York (14,4% di italoamericani) all'1,65%[49].
In Australia, il censimento del 2006 colloca l'italiano al secondo posto (dopo l'inglese) tra le lingue più parlate in casa, con 316.893 parlanti[50] (nel 2001 erano 353.605 gli Italo-australiani che parlavano italiano a casa, l'1,9% della popolazione[51]).Gli italo-australiani secondo il censimento del 2006 sono il quarto gruppo etnico australiano (con 850.000 persone, dei quali 199.124 sono emigrati della prima generazione) dopo inglesi, scozzesi e irlandesi[52].
Secondo l'ultimo censimento del 2009 in Canada l'italiano è al terzo posto (dopo l'inglese, il francese) come lingua madre (660.945 parlanti)[53].
L'italiano ha in parte influenzato lo spagnolo parlato in Argentina e in Uruguay grazie alla forte immigrazione, anche se molti italianismi diffusisi in Argentina e Uruguay soprattutto nel lunfardo, il peculiare argot di Buenos Aires e Montevideo, sono ormai considerati arcaicismi in castigliano, oppure hanno mutato il loro significato rispetto alla voce italiana che li ha originati. Simile influenza, ma meno accentuata e limitata ad alcuni aspetti fonetici, viene registrata anche nel portoghese parlato a San Paolo e nel Brasile meridionale (in Rio Grande do Sul una varietà della Lingua veneta chiamata talian è diffusa nella regione montuosa dello stato).
Recentemente in Brasile l'italiano è stato riconosciuto "lingua etnica" della popolazione di Santa Teresa e di Vila Velha, due comuni dello stato dell'Espírito Santo, e come tale è insegnato come seconda lingua obbligatoria in tutte le scuole comunali.[54]
Posizione dell'italiano tra le lingue europee
Secondo un sondaggio dell'Unione europea a 15, relativo al 2001, l'italiano è al secondo posto per numero di parlanti madrilingua in ambito comunitario (16%), dopo il tedesco (24%) e accanto a francese e inglese, ma è quarta (18%) come lingua parlata. Un sondaggio più recente dell'Unione europea a 25, effettuato su un campione di 28.694 cittadini europei e relativo al 2006, ha confermato la seconda posizione dell'italiano quanto a numero di madrelingua comunitari, preceduta solo dal tedesco (18%), a pari merito con l'inglese (13%), e davanti al francese (12%), mentre lo colloca al sesto posto fra gli idiomi più parlati come lingua straniera (3%), preceduto da inglese (38%), francese (14%), tedesco (14%), spagnolo (6%) e russo (6%)[31].
Studio dell'italiano all'estero
Dati del 2000 pubblicati nell'indagine Italiano 2000, promossa dal ministero degli Affari esteri e diretta dal linguista Tullio De Mauro dell'Università "La Sapienza" di Roma, evidenziano come l'italiano sia la quinta lingua straniera più studiata nel mondo[55].
Nel Canada anglofono l'italiano è la seconda lingua più studiata dopo il francese, mentre negli Stati Uniti e in Regno Unito è la quarta lingua straniera più studiata dopo francese, spagnolo e tedesco[56].
Nell'Europa dell'Est l'italiano risulta essere studiato con alte percentuali; in Ungheria è la seconda lingua studiata dopo l'inglese, in Russia contende la seconda piazza a francese e tedesco, mentre in Ucraina un'indagine dell'Accademia delle Scienze di Kiev la colloca al primo posto tra le lingue straniere studiate. A Vienna l'italiano è, dopo l'inglese, la lingua straniera più studiata. Caso notevole è il Montenegro, dove la lingua italiana è stata introdotta nel 1995 nel secondo ciclo della scuola dell'obbligo[57], ma anche come lingua facoltativa in alcune scuole elementari. Attualmente ben 30.000 studenti di tre facoltà universitarie hanno scelto l'italiano, su una popolazione nazionale di appena 600.000 abitanti[58].
Oltre a ciò, il Ministero degli Affari Esteri censisce, nella propria rete, 90 istituti di cultura, 179 scuole italiane all'estero e 111 sezioni italiane presso scuole straniere[59].
Cittadini italiani residenti all'estero
Dal sito del Ministero degli esteri,[60] aggiornato al dicembre 2007, risultano presenti forti comunità di cittadini italiani residenti all'estero; queste cifre indicano solo i cittadini italiani residenti (presumibilmente tutti, o quasi, italofoni) e non tutti gli italofoni presenti nei diversi paesi:
- Uruguay 83.646
- Cile 46.203
- Paesi Bassi 31.346
- Sud Africa 30.648
- Perù 29.273
- Lussemburgo 23.422
- Austria 15.935
- Ecuador 14.430
- Messico 13.350
- Colombia 12.731
- Repubblica Ceca 12.304
- Israele 11.288
- Grecia 10.522
- San Marino 9.476
- Croazia 8.840
- Repubblica Dominicana 8.543
- Paraguay 7.652
- Svezia 7.216
- Repubblica d'Irlanda 7.042
- Principato di Monaco 6.554
- Danimarca 4.220
In particolare è significativo il dato del Principato di Monaco e di San Marino, dove i cittadini italiani costituiscono oltre il 20% della popolazione residente totale.
In totale, i cittadini italiani all'estero sono 3.803.551 in particolare, 2.166.655 in Europa, 322.353 in Nordamerica, 1.203.947 in Centro e Sudamerica, 84.038 in Africa, 31.977 in Asia e 119.234 in Oceania.
Strumenti di promozione della lingua italiana nel mondo
Comunità Radiotelevisiva Italofona
Costituita il 3 aprile 1985 quale collaborazione istituzionale tra radiotelevisioni di servizio pubblico – Rai, Rtsi, TV Koper-Capodistria, Radio Vaticana e San Marino Rtv – la Comunità radiotelevisiva italofona nasce come strumento di valorizzazione della lingua italiana. Oggi la sua struttura articolata può essere illustrata da uno schema in tre cerchi: il primo cerchio è formato dai soci fondatori; il secondo comprende tutti i media “osservatori”, registrati; il terzo cerchio, infine, include gli “amici”, cioè quel quadro ambientale che favorisce l’humus di crescita della Comunità.
Società Dante Alighieri
La Società Dante Alighieri nasce nel 1889 grazie a un gruppo di intellettuali guidati da Giosuè Carducci e viene eretta Ente Morale con R. Decreto del 18 luglio 1893, n. 347; con d.l. n. 186 del 27 luglio 2004 è assimilata, per struttura e finalità, alle ONLUS. Il suo scopo primario, come recita l’articolo 1 dello Statuto sociale, è quello di “tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiane nel mondo, ravvivando i legami spirituali dei connazionali all’estero con la madre patria e alimentando tra gli stranieri l’amore e il culto per la civiltà italiana”. Per il conseguimento di queste finalità, la “Dante Alighieri” si è affidata e si affida tuttora all’aiuto costante e generoso di oltre 500 Comitati, di cui più di 400 attivi in Africa, America, Europa, Asia e Oceania.
Fonetica
Oltre alla sua gradevolezza e la sua cantabilità, alcuni studi hanno dimostrato che l'italiano è la lingua più chiara da sentire in caso di disturbi telefonici o in ambienti rumorosi[61].
Vocali
fonema | parole |
---|---|
[a] | nave, galassia |
[e] | pianéta, réte |
[ɛ] | sfèra, lèttera |
[i] | mito, riso |
[o] | órdine, scóntro |
[ɔ] | òrca, bucòlico |
[u] | numero, nulla |
Consonanti
Tra parentesi quadre gli allofoni secondari di /n/ ([ɱ] e [ŋ]), /k/ ([c]) e /ɡ/ ([ɟ]).
Bilabiali | Labiodentali | Alveolari | Postalveolare | Palatali | Velari | Labiovelari | |
---|---|---|---|---|---|---|---|
Nasali | m | [ɱ] | n | ɲ | [ŋ] | ||
Occlusive | p b | t d | [c] [ɟ] | k ɡ | |||
Affricate | ʦ ʣ | ʧ ʤ | |||||
Fricative | f v | s z | ʃ | ||||
Approssimanti | j | w | |||||
Vibranti | r | ||||||
Laterali | l | ʎ |
Alfabeto
La lingua italiana usa l'alfabeto italiano costituito da 21 lettere; al quale si aggiungono 5 lettere, tradizionalmente definite straniere, 'j' 'k', 'w', 'x', 'y', con cui forma l'alfabeto latino. X e j erano lettere utilizzate nell'italiano antico soprattutto nei toponimi (Jesi, Jesolo) e in alcuni cognomi come Lo Jacono e Bixio, o come varianti grafiche di scrittura (ad es. in Pirandello gioja invece di gioia). Esistono accenti grafici sulle vocali: in particolare quello acuto (´) solo sulla e e raramente sulla o (una grafia ricercata li esigerebbe anche su i e u dal momento che sono sempre "vocali chiuse") e quello grave (') su tutte le altre. Il circonflesso (^) serve per indicare la contrazione di due vocali, in particolare due /i/. Si è soliti indicarlo soprattutto nei (pochi) casi in cui vi possa essere ambiguità di tipo omografico. Per esempio la parola "geni" può riferirsi sia a delle menti brillanti (al singolare: "genio") sia ai nostri caratteri ereditari (al singolare: "gene"). Scritta "genî" non può che riferirsi al primo significato. L'accento grafico è obbligatorio sulle parole tronche (o ossitone o meglio ancora "ultimali"), che hanno cioè l'accento sull'ultima sillaba e finiscono per vocale. Altrove l'accento grafico è facoltativo, ma utile per distinguere parole altrimenti omografe (àncora - ancóra).
Lingue e dialetti d'Italia
In Italia pressoché tutti gli idiomi parlati insieme all'italiano sono impropriamente chiamati "dialetti italiani", essendo però molti di essi lingue romanze a tutti gli effetti, linguisticamente distinte dall'italiano[62]; risulta perciò importante distinguere fra dialetti d'Italia (ovvero lingue non ufficialmente riconosciute come tali) e dialetti dell'italiano (ovvero varianti dell'italiano diverse rispetto a quella modello). Al di fuori degli ambiti delle lingue romanze riconosciute dallo Stato italiano (sardo, catalano, francese, occitano, francoprovenzale, friulano e ladino), il primo gruppo include lingue non riconosciute dallo Stato italiano, come il piemontese, il napoletano, il ligure, il siciliano, il veneto, il lombardo e le rispettive varianti regionali. Il secondo gruppo invece include tutte le varianti dell'italiano modello, spesso chiamate con l'appellativo di "italiano popolare", le quali si distinguono almeno su due dimensioni, ovvero quella geografica e quella sociale[63].
La distinzione tra lingue e dialetti è stata talvolta utilizzata dagli studiosi (come Francesco Bruni) per discernere tra la lingua che costituiva la koinè italiana, e quelle che hanno avuto poca o nessuna parte nella sua formazione, quali albanese, greco, tedesco, ladino, occitano, sardo e catalano, che sono parlate dalle minoranze.
La maggior parte delle lingue minoritarie citate (fanno eccezione alcuni dialetti o varietà linguistiche che si ricollegano a idiomi che godono di una diffusione e di un prestigio internazionali quali il francese e il tedesco[64]) non sono generalmente usate nella comunicazione di massa e sono usualmente limitate ai parlanti nativi in contesti informali, mentre numerose varianti regionali dell'italiano sono discernibili all'interno dei canali di comunicazione, con prevalenza delle varietà lombarda (tipicamente in Mediaset) e romana.
Parlare in un dialetto italiano o in una lingua minoritaria era spesso deprecato come segno di scarsa istruzione. Per quanto riguarda le varianti dell'italiano, le differenze fra varianti regionali possono essere dimostrate da vari fattori: l'apertura della vocali, la lunghezza delle consonanti, e l'influenza della parlata locale (per esempio, annà può rimpiazzare andare nell'area di Roma, anche nell'uso di chi parla abitualmente italiano).
Premi Nobel per la letteratura di lingua italiana
- Giosuè Carducci (1906, Italia)
- Grazia Deledda (1926, Italia)
- Luigi Pirandello (1934, Italia)
- Salvatore Quasimodo (1959, Italia)
- Eugenio Montale (1975, Italia)
- Dario Fo (1997, Italia)
Note
- ^ Baker ed Eversley (2000), citato in Bullettin vals-alsa n.73, B. Moretti, F. Roncoroni, Institut de linguistique de l'Université de Neuchâtel, 2001.
- ^ La trascrizione fonemica (tra barre oblique) non prevede che sia segnalata la lunghezza della vocale ([ː]); quella fonetica (tra parentesi quadre: [itaˈljaːno]) sì.
- ^ Si indica con questo termine la lingua "ideale", caratterizzata dall'uso della grammatica e dei tempi verbali classici, in maniera omogenea e senza variazioni regionali, provinciali, o sociali della pronuncia. Recentemente questo italiano è stato spesso definito standard.
- ^ Questo ruolo non gli è affidato direttamente dalla Costituzione, ma dalla legge ordinaria (art. 1 l. 15 dicembre 1999 n. 482). Cfr. Claudio Marazzini, Breve storia della lingua italiana, ed. il Mulino, 2004, Bologna, ISBN 88-15-09438-5, p. 221.
- ^ http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=45
- ^ Claudio Marazzini, Breve storia della lingua italiana, ed. il Mulino, 2004, Bologna, ISBN 88-15-09438-5, p. 221.
- ^ a b Villa, cit., p. 7.
- ^ a b Villa, cit., p. 9.
- ^ Il ruolo del fiorentino trecentesco nella formazione dell'italiano è tanto importante che in alcuni casi gli storici della lingua descrivono questa fase già come "italiano antico" e non come "volgare fiorentino". In particolare, sceglie questa soluzione fin dal titolo la Grammatica dell'italiano antico a cura di Giampaolo Salvi e Lorenzo Renzi (Bologna, il Mulino, 2010), che «descrive il fiorentino del Duecento, prima fase documentata della lingua italiana, e dei primi del Trecento» (p. 7).
- ^ Bruno Migliorini, Storia della lingua italiana, Firenze, Sansoni, 1960, p. 303.
- ^ Espressione utilizzata dal Manzoni nell'introduzione alla sua ultima stesura de I promessi sposi, a indicare il suo intento di ripulire il proprio linguaggio dalle forme dialettiali e provinciali.
- ^ Biografia di Alessandro Manzoni. URL consultato il 12-12-2010.
- ^ Sintesi riportata in Mari D'Agostino, Sociolinguistica dell'Italia contemporanea, Bologna, il Mulino, 2007, p. 58. Documento completo nel sito ISTAT.
- ^ Gaetano Berruto, Sociolinguistica dell'italiano contemporaneo, Roma, Carocci, 1987, pp. 19-27.
- ^ Concilio della lingua svedese-Språkrådet, Sito ufficiale (svedese)
- ^ Costituzione della Repubblica Italiana
- ^ Testo della Legge 482/99
- ^ Sulla Treccani
- ^ Accademia della Crusca: statuto ufficiale
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- ^ Dati del Ministero degli Affari Esteri
- ^ Anagrafe Consolare
- ^ Studi citati sul sito di Piron, sezione in italiano. Si riporta inoltre che la seconda lingua per chiarezza è l'esperanto, mentre l'inglese, a causa delle sue numerose vocali e suoni poco chiari rimane dopo le prime 10 lingue
- ^ Roberto Bolognesi, Matteo Incerti, Le Lingue parlate nel territorio dello Stato italiano, su homolaicus.com.
- ^ Carla Marcato, Dialetto, Dialetti, Italiano. Bologna: Il Mulino, 2002.
- ^ Fra questi vanno segnalati soprattutto il francoprovenzale, parlato nella Valle d'Aosta e i dialetti tirolesi dell'Alto Adige. Va comunque rilevato che coloro che utilizzano tali varietà idiomatiche hanno rispettivamente il francese e il tedesco come lingue di cultura e di comunicazione di massa, non le parlate più propriamente autoctone
Bibliografia
- Derek Rogers, Luciana d'Arcangeli, "Illustrations of the IPA: Italian". In Journal of the International Phonetics Association, Cambridge, Cambridge University Press, June 2004, pp. 117–121.
- Franco Villa, Nuovo maiorum sermo, Paravia, Torino, 1991, ISBN 8839501703
Voci correlate
- Italofonia
- Grammatica italiana
- Storia della lingua italiana
- Italianistica
- Varianti regionali della lingua italiana
- Lingua volgare
- Lingue romanze
- Indovinello veronese
- Placiti cassinesi
- Scuola siciliana
- Dialetto toscano
- Lingua italiana in Svizzera
- Italiano regionale della Sardegna
- Lingue della provincia autonoma di Bolzano
- Lingua italiana semplificata
- Lingue parlate in Italia
- Lingua siciliana e lingua italiana
Altri progetti
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- Wikisource contiene un saggio di Francesco Algarotti: Sopra la ricchezza della lingua italiana ne' termini militari
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- Wikinotizie contiene l'articolo Scontro alla Camera sulla lingua italiana, 13 dicembre 2006
Collegamenti esterni
- Ministero degli Affari Esteri - La rete degli Istituti Italiani di Cultura
- Accademia della Crusca
- Istituto Opera del Vocabolario Italiano
- Comunità Radiotelevisiva Italiana
- Società Dante Alighieri
- ITALIAN: a language of Italy, da Ethnologue
- Osservatorio linguistico della Svizzera italiana