Western all'italiana
Il western all'italiana (noto anche come spaghetti western o Italo-western in inglese) è il nome di un genere di film western di produzione italiana negli anni sessanta e settanta con la partecipazione spesso di attori di valore, ancora agli albori della loro carriera, e che successivamente sarebbero divenuti star internazionali. Tali film erano girati generalmente in Italia o in Spagna ed in rari casi, in altri paesi del Mediterraneo.
Grazie a questo prolifico filone, per circa un quindicennio (compreso grosso modo fra il 1964 e il 1978) il western conobbe una rinnovata popolarità in Italia dopo un periodo di decadenza. Questo genere di western ha avuto successo anche fuori dall'Italia, influenzando successivamente anche i temi e le convenzioni del genere western di produzione non europea.
Al genere è stato reso omaggio nel corso della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia del 2007, con una retrospettiva di 32 titoli.
Nascita e sviluppo del genere
Inizialmente il termine Spaghetti western, nato negli Stati Uniti, voleva solamente indicare dei lungometraggi girati in italiano, con budget ridotti e povertà di mezzi, secondo le convenzioni dei primi western, in parte intenzionalmente, in parte come conseguenza della limitatezza delle risorse finanziarie. Nonostante un'iniziale diffidenza, il genere si andò sempre più imponendo presso il grande pubblico, mentre la critica si limitò per lungo tempo a riconoscere unicamente il valore di quello che fu il massimo esponente e maestro indiscusso del genere, il regista Sergio Leone (e di un pugno di attori impegnati nei suoi film). Costui, fin dai suoi primi lungometraggi, si era guadagnato infatti la stima e il rispetto dei propri "colleghi" americani e una crescente popolarità presso le platee statunitensi e internazionali.
Non vi è dubbio comunque che lo Spaghetti western, per il tipo di personaggi e di situazioni rappresentate, abbia dato una ulteriore spinta, anche negli Stati Uniti, verso un revisionismo del western. Già dalla fine degli anni sessanta gli stessi americani infatti dovettero fare i conti col nuovo stile rimbalzato dall'Europa e imposto da Sergio Leone, tanto che già dalla prima metà degli anni settanta in molti western prodotti negli Stati Uniti si nota una diversa impostazione di personaggi e situazioni, che si fa via via più vicina a quella dello spaghetti-western di qualità, piuttosto che al western classico alla John Ford.
Dagli anni ottanta, poi, si è avuta una sorta di riabilitazione ufficiale, a livello di critica, anche di alcuni film a torto considerati "minori". Tale rivalutazione, che si è estesa con gli anni anche a molti altri film ascrivibili al genere, ha trovato ultimamente la sua espressione più significativa in una celebre mostra retrospettiva organizzata nell'ambito della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia del 2007.
Molte produzioni di spaghetti-western erano a basso costo e gli esterni venivano perciò girati in luoghi che ricordavano il lontano west americano ma erano meno dispendiosi di esso, spesso nel sud della Spagna, nel Lazio, in Sardegna o, più raramente, nell'Africa mediterranea.
Il primo western italiano fu Il terrore dell'Oklahoma (1959), di Mario Amendola. I film più conosciuti, e probabilmente gli archetipi del genere, sono quelli della cosiddetta trilogia del dollaro, diretti proprio da Sergio Leone, con Clint Eastwood (che diede vita al ruolo dell'Uomo senza nome) e le famosissime colonne sonore di Ennio Morricone (tre nomi che ormai oggi sono sinonimi del genere stesso): Per un pugno di dollari (1964), Per qualche dollaro in più (1965) ed infine Il buono, il brutto, il cattivo (1966). Quest'ultimo è senza dubbio uno dei western più famosi di tutti i tempi, ed ebbe, relativamente agli altri film, un bilancio atipicamente alto: quasi un milione di dollari. A questa trilogia Leone aggiunse poi il capolavoro monumentale C'era una volta il West (1968), un affresco nostalgico sull'epopea del West al tramonto, in cui i personaggi acquistano un maggiore spessore umano e la magistrale abilità tecnica e narrativa del regista si fonde con un soggetto ricco di significati, incontrandosi idealmente con le tematiche crepuscolari del nuovo western statunitense.
Molti spaghetti-western alla loro uscita furono considerati dei film di serie B, cioè opere di bassa qualità. In realtà, come abbiamo avuto modo di vedere, accanto a produzioni di carattere esclusivamente commerciale e senza pretese artistiche figurano opere, come la già citata trilogia del dollaro e C'era una volta il West, considerate concordemente dalla critica delle pietre miliari della storia del cinema. Oltre a Sergio Leone, altri noti registi (fra cui Florestano Vancini, Duccio Tessari, Sergio Corbucci, Lucio Fulci e Sergio Sollima) si cimentarono nel genere, spesso con buoni risultati qualitativi.
Tra le varianti più significate ricordiamo il western gotico che vanta titoli come I quattro dell'apocalisse e Joko invoca Dio... e muori dove alla solarità degli scenari western si contrappongono scenari cupi e cimeteriali. In Sentenza di morte di Mario Lanfranchi (1968) appare addirittura uno sorta di "cowboy zombie" (ben prima del romanzo e del romanzo grafico Dead in the West di Joe R. Lansdale). Anche il western peplum e il thriller western hanno avuto il loro momento d'oro durante la grande stagione di uno dei generi più prolifici della storia del cinema.
Daniele D'Anza nel 1968 sceneggiò per la RAI Non cantare, spara una parodia western musicale con il Quartetto Cetra.
Va ricordato anche il fortunato filone che ha avuto come protagonisti Bud Spencer e Terence Hill, con i quali, a partire dagli anni settanta, si inaugurò una sorta di divertente parodia degli spaghetti-western.
Il genere, dopo l'esplosione incredibile degli anni sessanta e settanta, scomparve repentinamente quasi del tutto, dando vita a pochissimi film negli anni ottanta e novanta, destino d'altronde non diverso da quello del film western in senso lato, anche statunitense, ormai quasi del tutto scomparso dalle nuove produzioni.
In un certo senso, l'ultimo grande film del genere può essere considerato, con le giuste considerazioni, Gli spietati (Unforgiven) del 1992, che vede l'icona del genere Clint Eastwood dietro la macchina da presa. Nei titoli di coda appare la significativa dedica: "a Sergio [Leone]" (la stessa che più di dieci anni dopo, nel 2003, Quentin Tarantino ha inserito nei titoli di Kill Bill vol. 1 e Kill Bill vol. 2).
Alcuni film di caratteristiche similari e di produzione spagnola prendono il nome di chorizo-western o paella-western, mentre una pubblicità per la commedia giapponese Tampopo coniò la definizione di noodle-western (noodle sono proprio gli spaghetti giapponesi) per descrivere la parodia di un ristorante di noodle. I moderni film western di Robert Rodriguez sono stati soprannominati burrito-western.
Segni distintivi
Nel 1971 Franco Ferrini pubblicò sulla rivista Bianco e Nero un articolo in cui individuava nove situazioni-tipo che distinguevano il western all'italiana da quello classico. Queste situazioni riguardavano l'uso diverso che negli spaghetti-western viene fatto dell'alcol, dei nomi, della banca, delle armi, della legge, del cimitero e del duello.
Al di là di questo, si può dire che nei western all'italiana il protagonista non è quasi mai un eroe, ma più spesso un antieroe mosso da interesse invece che da motivazioni idealistiche. Il western italiano non è, poi, ottimista né tantomeno moralista come quello classico, e presenta quasi sempre il denaro come unico vero interesse dei personaggi. Le storie e le scene sono in genere più cruente, i personaggi più cinici, "niente più storie d'amore e lunghe e noiose chiacchierate dal tono moraleggiante ma tantissima violenza e azione a volte spinta ai livelli più estremi".[1]
Nei western all'italiana la classica distinzione fra il "buono" e il "cattivo" viene così a sfumarsi notevolmente rispetto al western americano: specie dalla rivoluzione stilistica imposta da Sergio Leone in poi, tutti i personaggi, anche quelli "positivi", appaiono in genere più cinici, trasandati, sporchi, ma in fondo più realistici; le stesse ambientazioni più inospitali, i villaggi appaiono desolati e polverosi.
Ne esce, in definitiva, una immagine certamente meno epica e in generale molto più dura dell'Ottocento americano nelle regioni del west. Da questo punto di vista, il fatto che gli autori dei film (e il pubblico a cui erano destinati principalmente) non fossero americani, ha senza dubbio consentito di distaccarsi con maggiore libertà dagli stereotipi più tradizionali e nostalgici del West, viceversa sentito ancora dagli statunitensi come una epopea nazionale.
Anche per questo motivo, inizialmente, il genere fu visto con diffidenza dagli americani (il termine stesso spaghetti-western aveva infatti anche un sottinteso vagamente dispregiativo): alle differenze stilistiche si aggiungeva infatti una sorta di dissacrazione del mito del west, che aveva l'aggravante, dal loro punto di vista, di provenire da autori non americani.
Gli spaghetti-western venivano talvolta girati nel deserto spagnolo di Almería, ma molti di essi furono ambientati in locazioni dell'Italia centrale e del Lazio. Spesso le riprese hanno avuto luogo in zone di alta quota, dove è facile la formazione di fenomeni nuvolosi: ciò spiega come mai in molti film il sole sia poco o per nulla visibile, elemento che finiva per accrescere il carattere 'desolato' delle scenografie. Le locazioni più usate erano la piana carsica di Camposecco, presso Camerata Nuova (ai confini fra Lazio e Abruzzo), il parco della Valle del Treia fra Roma e Viterbo, le zone di Bassano Romano e Formello (all'epoca scarsamente urbanizzate), le cave di travertino presso Tivoli Terme e la campagna di Lunghezza alla periferia di Roma, e ancora i Piani di Castelluccio, nei pressi di Norcia, i rilievi dell'Amiata e del Gran Sasso. Temi ricorrenti dei western girati in Spagna (dove si ricorreva a comparse locali) erano la Rivoluzione messicana, i banditi messicani e la zona "calda" del confine tra il Messico e gli USA. Scarsa o nulla invece fu invece negli italowestern la presenza dei pellirosse e dei nativi, particolarità dovuta anche alla evidente difficoltà nel reperire in Europa attori e comparse che avessero una fisionomia adatta.
Tipici del genere sono anche i titoli, particolari e quasi "parlanti", delle vere e proprie frasi che rispecchiano gli stereotipi delle pellicole (vedi filmografia a fondo pagina), al pari dei nomi e soprattutto dei soprannomi dei personaggi: Trinità, Alleluja, il Magnifico...
Altrettanto caratterizzante è la presenza ricorrente di alcuni personaggi, Django, Sartana, Sabata giusto per citare i più famosi, a creare delle saghe a volte lunghe anche una decina di film, che puntavano molto sul richiamo del personaggio già noto al pubblico, oppure creando ogni volta nuovi protagonisti molto simili tra loro (ci sono svariati Joe ed altrettanti Colt, vedi anche qui la filmografia).
Un elemento caratteristico è la presenza di molte sparatorie e l'uccisione di molte persone, soprattutto da parte del buono che si fa giustizia da solo. In questo contesto rientra anche la presenza costante del duello, spesso alla fine del film, vero apice di tutta la vicenda.
Analisi critica
- Nel western americano, così come nel poema epico o nel racconto d’avventura, l’evento, la prova qualificante o glorificante, è unico e posto in una posizione forte, a conclusione della vicenda. Nel western al’italiana la tensione non ha un vero e proprio climax: ad ogni unità di narrazione sono connessi scontri ed ogni unità produce una carica di emozioni equivalente, anche se, come negli spettacoli pirotecnici, il gran finale racchiude i botti più spettacolari e la carneficina risulta più carica di effetti (Gian Piero Brunetta[2]).
Il western all'italiana nella cultura popolare
È dei primi anni '70 l'infatuazione di molti produttori giamaicani di musica reggae, ed in particolare del più folle di tutti: Lee "Scratch" Perry, per il western all'italiana; infatuazione che li porta a pubblicare molti brani ispirati da film e da personaggi di questo genere cinematografico.
In particolare Lee Perry pubblica addirittura alcuni album ispirati al genere: l'album del 1969 Return of Django contenente l'omonima (e famosa) canzone, dove il titolo è un esplicito riferimento al film Django di Sergio Corbucci del 1966; l'album del 1970 Clint Eastwood con brani quali For A Few Dollars More (dal film Per qualche dollaro in più di Sergio Leone) e Clint Eastwood , l'album del 1970 The Good, the Bad and the Upsetters (chiaramente ispirato dal film di Sergio Leone, Il buono, il brutto, il cattivo); l'album del 1970 Eastwood Rides Again. Sulle copertine di molti di questi dischi Perry e i componenti degli Upsetters (backing band di Perry) appaiono addirittura vestiti da cowboy con tanto di cappello, speroni, pistola e cavallo.
Anche altri produttori (Joe Gibbs) subiscono tale fascino, che li porta a pubblicare canzoni incredibilmente intitolate Lee Van Cleef e Franco Nero.
Alcune raccolte hanno recentemente cercato di testimoniare la grande influenza degli spaghetti-western sulla musica reggae delle origini:
- VV.AA. - For A Few Dollars More (28 Shots Of Western Inspired Reggae)[3] (pubblicato da Trojan Records nel 1998)
- VV.AA. - The Big Gundown (Reggae Inspired By Spaghetti Westerns)[4] (pubblicato da Trojan Records nel 2004)
La retrospettiva della Mostra di Venezia
Come si è già avuto modo di indicare, nel 2007 si è svolta una retrospettiva, nell'ambito della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, che ha voluto rendere omaggio al genere. L'iniziativa si proponeva non solo di fornire allo spettatore una veduta d'insieme del western italiano, ma anche e soprattutto di rivalutare molti film stroncati o trascurati in passato dalla critica. In tale ottica va vista l'assenza dalla manifestazione dei capolavori di Sergio Leone, la cui fama e il cui prestigio internazionale erano, e sono, fuori discussione. La retrospettiva, curata da Manlio Gomarasca e Marco Giusti includeva ben 32 titoli:
- I sette del Texas di Joaquín Luis Romero Marchent
- 100.000 dollari per Ringo di Alberto De Martino
- Il ritorno di Ringo di Duccio Tessari
- Ringo del Nebraska di Mario Bava e Antonio Román
- Un dollaro bucato di Giorgio Ferroni
- Django (versione integrale) di Sergio Corbucci
- The Bounty Killer di Eugenio Martín
- La resa dei conti di Sergio Sollima
- Navajo Joe di Sergio Corbucci
- Sugar Colt di Franco Giraldi
- Un fiume di dollari di Carlo Lizzani
- Yankee di Tinto Brass
- 10.000 dollari per un massacro di Romolo Guerrieri
- El Desperado di Franco Rossetti
- Il tempo degli avvoltoi di Nando Cicero
- La morte non conta i dollari di Riccardo Freda
- Se sei vivo spara (versione integrale) di Giulio Questi
- Ognuno per sé di Giorgio Capitani
- Preparati la bara! di Ferdinando Baldi
- Tepepa di Giulio Petroni
- Una lunga fila di croci di Sergio Garrone
- E Dio disse a Caino di Antonio Margheriti
- La taglia è tua... l'uomo l'ammazzo io di Edoardo Mulargia
- Lo chiamavano Trinità di Enzo Barboni
- Matalo! di Cesare Canevari
- Vamos a matar compañeros di Sergio Corbucci
- La vendetta è un piatto che si serve freddo di Pasquale Squitieri
- Il grande duello di Giancarlo Santi
- Il mio nome è Shangai Joe di Mario Caiano
- Una ragione per vivere e una per morire di Tonino Valerii
- I quattro dell'apocalisse di Lucio Fulci
- Keoma di Enzo G. Castellari
Protagonisti
Registi
- Sergio Leone
- Sergio Corbucci
- Sergio Sollima
- Giulio Petroni
- Tonino Valerii
- Enzo G. Castellari
- Antonio Margheriti
- Lucio Fulci
- Giulio Questi
- Florestano Vancini
- Giuliano Carnimeo
- Duccio Tessari
- Mario Bava
- Mario Caiano
- Cesare Canevari
Compositori
- Luis Enríquez Bacalov
- Francesco De Masi
- Ennio Morricone
- Bruno Nicolai
- Riz Ortolani
- Piero Piccioni
- Carlo Savina
- Armando Trovaioli
- Piero Umiliani
Attori
- Clint Eastwood
- Gian Maria Volontè
- Lee Van Cleef
- Eli Wallach
- Henry Fonda
- Charles Bronson
- Bud Spencer (Carlo Pedersoli)
- Terence Hill (Mario Girotti)
- Klaus Kinski
- Franco Nero
- Giuliano Gemma
- Mario Brega
- Gianni Garko
- Jack Palance
- George Eastman (Luigi Montefiori)
- Fernando Sancho
- Tomas Milian
- Fabio Testi
- George Hilton
- John Philip Law
- Anthony Steffen (Antonio de Teffé)
- William Berger
Personaggi principali
- Uomo senza nome (Clint Eastwood)
- Django (Franco Nero)
- Banjo (William Berger)
- Armonica (Charles Bronson)
- Tuco (Eli Wallach)
- Sabata (Lee Van Cleef)
- Sentenza (Lee Van Cleef)
- Colonnello Douglas Mortimer(Lee Van Cleef)
- Sartana (Gianni Garko)
- Cheyenne (Jason Robards)
- Predicatore (Lou Castel)
- Silenzio (Jean-Louis Trintignant)
- Cuchillo (Tomas Milian)
- Ringo (Giuliano Gemma)
- Indio (Gian Maria Volontè)
- Ramón Rojo (Gian Maria Volontè)
- Jack (Henry Fonda)
- Hallelujah (George Hilton)
- Nessuno (Terence Hill)
- Trinità (Terence Hill)
- Bambino (Bud Spencer)
- Mannaja (Maurizio Merli)
- Keoma (Franco Nero)
- Tresette (George Hilton)
- Tigrero (Klaus Kinski)
- Clint il solitario (George Martin)
Filmografia essenziale
Anni sessanta
- 1963 - Duello nel Texas, regia di Ricardo Blasco e Mario Caiano
- 1964 - Per un pugno di dollari, regia di Sergio Leone
- 1964 - Minnesota Clay, regia di Sergio Corbucci
- 1965 - All'ombra di una colt, regia di Giovanni Grimaldi
- 1965 - Per qualche dollaro in più, regia di Sergio Leone
- 1965 - Una pistola per Ringo, regia di Duccio Tessari
- 1965 - Il ritorno di Ringo, regia di Duccio Tessari
- 1965 - Un dollaro bucato, regia di Giorgio Ferroni
- 1965 - Una bara per lo sceriffo, regia di Mario Caiano
- 1966 - Le colt cantarono la morte e fu... tempo di massacro, regia di Lucio Fulci
- 1965 - Adiós gringo, regia di Giorgio Stegani
- 1966 - Texas addio, regia di Ferdinando Baldi
- 1966 - The Bounty Killer (El precio de un hombre), regia di Eugenio Martín
- 1966 - Django, regia di Sergio Corbucci
- 1966 - 10.000 dollari per un massacro, regia di Romolo Guerrieri
- 1966 - Perché uccidi ancora, regia di José Antonio de la Loma
- 1966 - I lunghi giorni della vendetta, regia di Florestano Vancini
- 1966 - Sette dollari sul rosso, regia di Alberto Cardone
- 1966 - Requiescant, regia di Carlo Lizzani
- 1966 - I crudeli, regia di Sergio Corbucci
- 1966 - Arizona Colt, regia di Michele Lupo
- 1966 - Gli uomini dal passo pesante, regia di Albert Band e Mario Sequi
- 1966 - Per pochi dollari ancora, regia di Giorgio Ferroni
- 1966 - Ringo, il volto della vendetta (Los cuatro salvajes), regia di Mario Caiano
- 1966 - Il buono, il brutto, il cattivo, regia di Sergio Leone
- 1966 - Pochi dollari per Django, regia di León Klimovsky
- 1966 - Johnny Oro, regia di Sergio Corbucci
- 1966 - 1000 dollari sul nero, regia di Alberto Cardone
- 1966 - Quien sabe?, regia di Damiano Damiani
- 1967 - Navajo Joe, regia di Sergio Corbucci
- 1967 - ...E divenne il più spietato bandito del sud (El hombre que mató a Billy el Niño), regia di Julio Buchs
- 1967 - Il pistolero segnato da Dio, regia di Giorgio Ferroni
- 1967 - L'uomo, l'orgoglio, la vendetta, regia di Luigi Bazzoni
- 1967 - Dio perdona... io no!, regia di Giuseppe Colizzi
- 1967 - Il figlio di Django, regia di Osvaldo Civirani
- 1967 - La resa dei conti, regia di Sergio Sollima
- 1967 - La più grande rapina del West, regia di Maurizio Lucidi
- 1967 - Da uomo a uomo, regia di Giulio Petroni
- 1967 - Professionisti per un massacro, regia di Nando Cicero
- 1967 - I giorni dell'ira, regia di Tonino Valerii
- 1967 - Un poker di pistole, regia di Giuseppe Vari
- 1967 - Per 100.000 dollari ti ammazzo, regia di Giovanni Fago
- 1967 - Vado... l'ammazzo e torno, regia di Enzo G. Castellari
- 1967 - Ballata per un pistolero, regia di Alfio Caltabiano
- 1967 - Se sei vivo spara, regia di Giulio Questi
- 1967 - Sette pistole per un massacro, regia di Mario Caiano
- 1968 - C'era una volta il West, regia di Sergio Leone
- 1968 - Il grande Silenzio, regia di Sergio Corbucci
- 1968 - Faccia a faccia, regia di Sergio Sollima
- 1968 - Al di là della legge, regia di Giorgio Stegani
- 1968 - I quattro dell'Ave Maria, regia di Giuseppe Colizzi
- 1968 - Uno di più all'inferno, regia di Giovanni Fago
- 1968 - I vigliacchi non pregano, regia di Mario Siciliano
- 1968 - Gentleman Jo... uccidi, regia di Giorgio Stegani
- 1968 - Preparati la bara!, regia di Ferdinando Baldi
- 1968 - T'ammazzo! - Raccomandati a Dio, regia di Osvaldo Civirani
- 1968 - Il mercenario, regia di Sergio Corbucci
- 1968 - I morti non si contano (¿Quién grita venganza?), regia di Rafael Romero Marchent
- 1968 - Oggi a me... domani a te!, regia di Tonino Cervi
- 1968 - ...Se incontri Sartana prega per la tua morte, regia di Gianfranco Parolini
- 1968 - ...e per tetto un cielo di stelle, regia di Giulio Petroni
- 1969 - Tepepa di Giulio Petroni
- 1969 - Sono Sartana, il vostro becchino, regia di Giuliano Carnimeo
- 1969 - Un esercito di cinque uomini, regia di Don Taylor e Italo Zingarelli
- 1969 - Garringo, regia di Rafael Romero Marchent
- 1969 - Gli specialisti, regia di Sergio Corbucci
- 1969 - Corri uomo corri, regia di Sergio Sollima
- 1969 - Django il bastardo, regia di Sergio Garrone
- 1969 - Il prezzo del potere, regia di Tonino Valerii
- 1969 - La collina degli stivali, regia di Giuseppe Colizzi
- 1969 - Vivi o, preferibilmente, morti, regia di Duccio Tessari
- 1969 - Ehi amico... c'è Sabata, hai chiuso!, regia di Gianfranco Parolini
Anni settanta
- 1970 - Matalo!, regia di Cesare Canevari
- 1970 - Lo irritarono... e Sartana fece piazza pulita (Un par de asesinos), regia di Rafael Romero Marchent
- 1970 - Lo chiamavano Trinità, regia di Enzo Barboni
- 1970 - Arizona si scatenò... e li fece fuori tutti, regia di Sergio Martino
- 1970 - Un uomo chiamato Apocalisse Joe, regia di Leopoldo Savona
- 1970 - Anda muchacho, spara! (El sol bajo la tierra), regia di Aldo Florio
- 1970 - Django sfida Sartana, regia di Pasquale Squitieri
- 1970 - C'è Sartana... vendi la pistola e comprati la bara, regia di Giuliano Carnimeo
- 1970 - Vamos a matar, compañeros, regia di Sergio Corbucci
- 1970 - Buon funerale, amigos!... paga Sartana, regia di Giuliano Carnimeo
- 1970 - Arriva Sabata!, regia di Tulio Demicheli
- 1970 - Una nuvola di polvere... un grido di morte... arriva Sartana, regia di Giuliano Carnimeo
- 1970 - Shango, la pistola infallibile, regia di Edoardo Mulargia
- 1970 - Quel maledetto giorno d'inverno... Django e Sartana all'ultimo sangue, regia di Demofilo Fidani
- 1970 - La collera del vento, regia di Mario Camus
- 1970 - Indio Black, sai che ti dico: Sei un gran figlio di..., regia di Gianfranco Parolini
- 1971 - Giù la testa, regia di Sergio Leone
- 1971 - ...continuavano a chiamarlo Trinità, regia di Enzo Barboni
- 1971 - Gli fumavano le Colt... lo chiamavano Camposanto, regia di Giuliano Carnimeo
- 1971 - ...e lo chiamarono Spirito Santo, regia di Roberto Mauri
- 1971 - Blindman, regia di Ferdinando Baldi
- 1971 - È tornato Sabata... hai chiuso un'altra volta, regia di Gianfranco Parolini
- 1971 - E continuavano a fregarsi il milione di dollari (Bad Man's River), regia di Eugenio Martín
- 1971 - W Django!, regia di Edoardo Mulargia
- 1971 - Tara Pokì, regia di Amasi Damiani
- 1971 - Testa t'ammazzo, croce... sei morto... Mi chiamano Alleluja, regia di Giuliano Carnimeo
- 1971 - Acquasanta Joe, regia di Mario Gariazzo
- 1972 - Si può fare... amigo, regia di Maurizio Lucidi
- 1972 - ...E poi lo chiamarono il Magnifico, regia di Enzo Barboni
- 1972 - Il West ti va stretto, amico... è arrivato Alleluja, regia di Giuliano Carnimeo
- 1972 - Viva la muerte... tua!, regia di Duccio Tessari
- 1972 - Il grande duello, regia di Giancarlo Santi
- 1972 - La vita, a volte, è molto dura, vero Provvidenza?, regia di Giulio Petroni
- 1972 - Una ragione per vivere e una per morire, regia di Tonino Valerii
- 1972 - La banda J. e S. cronaca criminale del Far West, regia di Sergio Corbucci
- 1972 - Amico, stammi lontano almeno un palmo, regia di Michele Lupo
- 1972 - Il mio nome è Shangai Joe, regia di Mario Caiano
- 1972 - Pancho Villa - I tre del mazzo selvaggio (Pancho Villa), regia di Eugenio Martín
- 1972 - Los amigos, regia di Paolo Cavara
- 1973 - Campa carogna... la taglia cresce, regia di Giuseppe Rosati
- 1973 - Ci risiamo, vero Provvidenza?, regia di Alberto De Martino
- 1973 - Spirito santo e le cinque magnifiche canaglie, regia di Roberto Mauri
- 1973 - Il mio nome è Nessuno, regia di Tonino Valerii
- 1973 - Lo chiamavano Tresette... giocava sempre col morto, regia di Giuliano Carnimeo
- 1973 - Tequila! (Uno, dos, tres... dispara otra vez), regia di Tulio Demicheli
- 1974 - Di Tresette ce n'è uno, tutti gli altri son nessuno, regia di Giuliano Carnimeo
- 1974 - Il bianco, il giallo, il nero, regia di Sergio Corbucci
- 1974 - Giubbe rosse (film 1974), regia di Joe d'Amato
- 1975 - Il mio nome è Scopone e faccio sempre cappotto, regia di Juan Bosch
- 1975 - I quattro dell'apocalisse, regia di Lucio Fulci
- 1975 - La parola di un fuorilegge... è legge! (Take a Hard Ride), regia di Antonio Margheriti
- 1975 - Un genio, due compari, un pollo, regia di Damiano Damiani
- 1975 - Cipolla Colt, regia di Enzo G. Castellari
- 1976 - Keoma, regia di Enzo G. Castellari
- 1977 - California, regia di Michele Lupo
- 1977 - El Macho, regia di Marcello Andrei
- 1977 - Mannaja, regia di Sergio Martino
- 1978 - Sella d'argento, regia di Lucio Fulci
Dagli anni ottanta ad oggi
- - Occhio alla penna, Michele Lupo 1981
- - Comin' at Ya!, Ferdinando Baldi 1981
- - Tex e il signore degli abissi, Duccio Tessari 1985
- - Bianco Apache, Bruno Mattei e Claudio Fragasso (con lo pseudonimo Vincent Dawn) 1987
- - Django 2 - Il grande ritorno, Nello Rossati 1987
- - Scalps, Bruno Mattei 1987
- - Lucky Luke, Terence Hill 1991
- - Botte di Natale, Terence Hill 1994
- - Jonathan degli orsi, Enzo G. Castellari 1995
- - Trinità & Bambino... e adesso tocca a noi!, Enzo Barboni 1995
- - Il mio West, Giovanni Veronesi 1998
- - Inferno Bianco, Stefano Jacurti e Emiliano Ferrera 2007
Note
- ^ da: Dark side il lato oscuro del cinema - SPAGHETTI WESTERN, su http://www.camionusati.org/western.html, sito rilevato il 9/8/2011
- ^ Gian Piero Brunetta, Storia del cinema italiano dal 1945 agli anni ottanta, Roma, Edit. Riuniti, 1982, pag. 779
- ^ For A Few Dollars More (28 Shots Of Western Inspired Reggae) su roots-archives.com
- ^ il disco The Big Gundown (Reggae Inspired By Spaghetti Westerns) su roots-records.com
Bibliografia
- Marco Giusti, Dizionario del Western all'italiana, Milano, Arnoldo Mondadori, 2007, ISBN 978-88-04-57277-0.
- Roger A. Fratter (a cura di), Ai confini del western, Pozzo D'Adda, 2005.
- Roberto Curti, Il mio nome è Nessuno. Lo spaghetti western secondo Tonino Valerii, Unmondoaparte, Roma 2008. - ISBN 978-88-89481-17-2
- Autori vari, Nocturno Dossier n.31 "Ai confini del western. Zone d'ombra del genere all'italiana".
Voci correlate
Collegamenti esterni