Basilica di San Petronio

edificio religioso di Bologna

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«La facciata di san Petronio sembra un campo arato e i ruvidi solchi dei mattoni

sporgenti hanno il colore delle zolle emiliane, appena ribaltate dal vomere.»

La basilica di San Petronio è la chiesa più famosa e maestosa di Bologna: domina l'antistante, vasta Piazza Maggiore, ed è la sesta chiesa più grande d'Europa, dopo San Pietro in Vaticano, Saint Paul a Londra, la cattedrale di Siviglia, il Duomo di Milano e il Duomo di Firenze[1]. Le sue imponenti dimensioni (132 metri di lunghezza e 66 di larghezza, con un'altezza della volta di 45 metri, mentre sulla facciata tocca i 51 metri) ne fanno la quarta chiesa più grande d'Italia (la terza, se si esclude San Pietro in Vaticano[2]).

La facciata incompiuta
La Porta Magna
Sullo sfondo: la facciata della chiesa; in primo piano: la fontana del Nettuno
Il grandioso interno
L'altar maggiore
File:Gli organi della basilica.jpg
Gli organi della basilica: a destra l'organo Lorenzo da Prato del 1471-'75; a sinistra l'organo Malamini del 1596
File:Lorenzo Costa - Madonna and Saints - WGA05422.jpg
L'altare della Madonna in trono di Lorenzo Costa, 1492

Nel 1387 il Consiglio dei Seicento del Comune, in riconoscimento dell'impegno speso dal Vescovo Petronio (V secolo) nella crescita della città e per attestare la fede del popolo in Cristo e nella libertà, decise di iniziare la costruzione di un tempio, sotto la direzione di Antonio di Vincenzo e la consulenza di padre Andrea Manfredi di Faenza. Nel 1514 il nuovo architetto Arduino Arriguzzi approntò un nuovo progetto a croce latina, che avrebbe dovuto portare la chiesa a 224 metri di lunghezza, e 150 metri di larghezza. Per impedire che la nuova chiesa superasse le dimensioni di S. Pietro in Vaticano, nel 1650 il governo pontificio iniziò i lavori di costruzione dell'Archiginnasio, prima sede stabile dello Studio bolognese, ora sede della maggiore Biblioteca comunale italiana, bloccando di fatto la realizzazione dell'ambizioso progetto.

Storia

Dedicata a Petronio, il santo patrono della città, la sua fondazione risale al 7 giugno 1390. Il 31 gennaio 1390 il Consiglio degli Anziani della città di Bologna scelse come architetti del costruendo tempio di San Petronio padre Andrea da Faenza (Priore generale dell'Ordine dei Servi di Maria) e maestro Antonio di Vincenzo. Il primo fu l'ideatore, il secondo l'esecutore dell'opera[3].

Si tratta dell'ultima grande opera gotica d'Italia, iniziata poco dopo il Duomo di Milano (1386) ma la facciata rimase incompiuta e le dimensioni ridotte rispetto al grandioso progetto originario: all'inizio concepita per diventare la più grande Basilica della Cristianità, superiore anche a San Pietro di Roma[senza fonte], le sue dimensioni furono accorciate perché, dopo l'improvvisa morte di Antonio di Vincenzo, avvenuta nel 1401, il Papa decise espressamente di lasciare il primato alla nuova Basilica vaticana[non chiaro].

Dal progetto originario di p. Andrea da Faenza si apprende che la Basilica al completo avrebbe dovuto essere lunga 183 metri e con un transetto largo 137 metri. San Petronio è a croce latina a tre navate con cappelle laterali, munita di ampio transetto con cupola (a tiburio esterno) e profondo coro (non si conoscono le dimensioni reali del primo progetto).[non chiaro]

I lavori ebbero inizio con le complesse operazioni di esproprio e abbattimento di numerose insulae della città medievale prospicienti piazza Maggiore, e si protrassero per secoli: intanto, contrariamente alla prassi costruttiva del tempo, il cantiere si sviluppò dalla facciata verso l'abside; inizialmente vennero realizzate le prime due campate (le sole navate laterali) e sul paramento in mattoni grezzi della facciata fu realizzato un basamento marmoreo, con formelle a bassorilievo (I Santi protettori, secondo la prima versione del progetto 1393) eseguite da maestranze della bottega dei fratelli Dalle Masegne.

Dopo la morte di Antonio di Vincenzo, i lavori rallentarono per oltre cento anni. Nel 1514 i Fabbricieri di san Petronio incaricarono l'architetto Arduino Arriguzzi di continuare i progetti originari e i lavori della Basilica, ma nel 1524 il Pontefice sollevò Arriguzzi dall'incarico, perché decise di dare la priorità alla costruzione di edifici circostanti, fra cui l'Archiginnasio.

Nel 1425 lo scultore senese Jacopo della Quercia fu incaricato di decorare la facciata con rilievi, che nel 1438 furono però interrotti dalla sua morte.


Una prima fase dei lavori si concluse nel 1479, lasciando la basilica priva delle volte della navata centrale. Furono ridefiniti i progetti (un nuovo più ampio progetto di Arduino Arriguzzi del 1515 che nelle dimensioni avrebbe surclassato l'antica basilica di San Pietro in Vaticano a Roma), la definizione della decorazione del paramento marmoreo di facciata (disegno di Domenico da Varignana) e la realizzazione dei portali minori (tra il 1518 e il 1530). Nel Cinquecento, a causa dei mutati gusti artistici, furono studiate numerose varianti al progetto della facciata: importanti architetti del tempo (Giacomo Ranuzzi, il Vignola, Baldassarre Peruzzi, Giulio Romano e poi Domenico Tibaldi e il Palladio) hanno lasciano interessanti disegni, oggi custoditi nel Museo di San Petronio.

Nel 1530 la Basilica godette di un momento di grande notorietà: fu scelta da Carlo V come sede per l'incoronazione a imperatore da parte di Clemente VII il 24 febbraio di quell'anno. A seguito del sacco dei lanzichenecchi, avvenuto nel 1527, l'ipotesi di una incoronazione a Roma era stata scartata e la neutrale Bologna, con la magnifica (per quanto largamente incompiuta) basilica di San Petronio, era parsa la scelta più opportuna.

Nello stesso tempo il cantiere andò incontro ad una lunga stasi, dovuta alla cronica mancanza di finanziamenti, alla difficoltà di realizzare le arditissime volte gotiche e alla delusione causata dalla mancanza dello spazio necessario per realizzare l'enorme transetto con cupola previsto nel progetto.

Solo a metà Seicento i lavori accelerarono, e fu conferito l'incarico ad un architetto forestiero, il romano Girolamo Rainaldi. Furono risolti i problemi relativi alla realizzazione delle volte della navata maggiore (1646 - 1658), elevate rispettando il disegno originale di età gotica, e fu alzata un'abside a conclusione delle navate senza proseguire i lavori del transetto.

Scrive Luigi Vignali alla fine del suo libro (La basilica di San Petronio):

"La realizzazione nella nordica Bologna della Basilica petroniana segna la fine di un'era, di un indirizzo stilistico, di una filosofia progettuale, dell'egemonia culturale gotica e quindi del mondo esoterico."


La facciata rimase incompleta. Nel 1887 fu istituito un concorso per la progettazione della facciata della basilica, a cui parteciparono numerosi architetti ma che non ebbe seguito. Neppure successive proposte nel 1933-35 per completare la decorazione marmorea del tempio furono prese in seria considerazione.

La basilica, voluta e compiuta dal libero Comune di Bologna, fu trasferita alla diocesi solo nel 1929 e consacrata nel 1954; dal 2000 conserva le reliquie del santo patrono, fino ad allora conservate nella basilica di Santo Stefano.

La facciata

  Lo stesso argomento in dettaglio: Porta Magna.

La facciata incompiuta di San Petronio misura 60x51 metri, ed è divisa in due fasce orizzontali: quella inferiore, con le specchiature marmoree quattro-cinquecentesche, e quella superiore, con materiale laterizio a vista e dal profilo sfaccettato, che avrebbe dovuto consentire l'ancoraggio del rivestimento decorativo.

La parte inferiore è rivestita di pietra d'Istria e marmo rosso di Verona e vi si aprono tre portali.

Quello centrale è opera dello scultore Jacopo della Quercia per la realizzazione del portale maggiore, rimasto parzialmente incompiuto (è privo della cuspide): Jacopo scolpì le formelle a bassorilievo sugli stipiti del portale che raffigurano Storie della Genesi (studiate attentamente da Michelangelo, che dimostrò di avere appreso la lezione nelle pose di alcune figure della Cappella Sistina), l'architrave istoriato con Scene del Nuovo Testamento e il gruppo a tutto tondo della lunetta con una Madonna col Bambino e i santi Petronio e Ambrogio (Michelangelo la definì "la più bella Madonna del Quattrocento"). I profeti nell'arco al centro sono invece opera di Antonio del Minello e Antonio da Ostiglia, tranne il Mosé al centro, opera di Amico Aspertini.

I due portali laterali furono disegnati tra il 1524 e il 1530 da Ercole Seccadenari e sono decorati da formelle di numerosi autori, tra i quali il Tribolo, Alfonso Lombardi, Girolamo da Treviso, Amico Aspertini, Zaccaria da Volterra e lo stesso Saccadenari. I pilastri ospitano Scene bibliche, e gli architravi Storie del Nuovo Testamento. La lunetta del portale di sinistra è decorata dalla Resurrezione del Lombardi, e quella destra presenta un Cristo deposto dell'Aspertini, una Vergine del Tribolo e un San Giovanni del Saccadenari.

Agli spigoli si trovano due piloni che danno slancio alla facciata.

Fiancate, campanile e campane

Le fiancate della basilica sono decorate dall'alternanza tra contrafforti e finestroni in marmo traforato, dove all'interno si vedono le vetrate delle cappelle. I mattoni delle fiancate sono "sagramati", cioè a vista nonostante l'intonaco. Sul fianco sinistro, in corrispondenza del transetto incompiuto, si trova oggi una bifora a libro.

All'altezza dell'undicesima cappella di destra si innalza il campanile di Giovanni da Brensa (1481-1495), alto 65 metri. Nella torre campanaria è installato un concerto di 4 campane risalente al XV secolo, di diversi anni e fonditori. La "grossa", MIb3, e la "mezzanella", SIb3, sono state fuse nel 1492 da Michele e Giovanni Garelli(Garèl)fonditori provenzali. La "piccola", DO4, è stata fusa da Anchise Censori, bolognese del 1578. Infine la "mezzana", LAb3, è stata fusa nel 1584 da Antonio Censori,figlio di Anchise. Le campane sono suonate manualmente dalle associazioni campanarie cittadine, secondo l'antica tecnica tradizionale bolognese, nata probabilmente nel campanile stesso. Una delle quattro campane (la "mezzanella") è detta "la scolara", perché scandiva l'inizio delle lezioni universitarie all'Archiginnasio.

Interno

L'interno della basilica si presenta maestoso con le sue tre ampie navate corredate di profonde cappelle. Notevoli sono il gioco di colori degli intonaci e le vetrate policrome.

In controfacciata è un monumento sepolcrale in cotto eseguito da Zaccaria Zacchi (1526). Sui robusti pilastri alcuni pannelli ad affresco con Santi della prima decorazione pittorica del tempio (prima metà del secolo XV).

Sul pavimento della chiesa è possibile ammirare la linea meridiana tracciata nel 1655 su progetto dell'astronomo Giovanni Domenico Cassini: le sue misure ne fanno la più grande meridiana al mondo in cui l'ora, per esempio mezzogiorno, è segnata non da una linea d'ombra ma da un cono di luce che disegna sull'impiantito l'immagine del sole (lunghezza m. 67,72; foro di luce a m. 27 dal suolo, distanza fra i solstizi m. 56). È stata anche verificata nel 1776 da Eustachio Zanotti.

Le ventidue cappelle che si aprono nelle navate laterali conservano interessati opere d'arte:

  • I. Cappella di S. Abbondio, già dei Dieci di Balia, restaurata in falso gotico nel 1865: nel 1530 vi fu incoronato imperatore Carlo V dal Papa Clemente VII.
  • II. Cappella di S. Petronio, già Cospi e Aldrovandi, progettata da Alfonso Torreggiani, destinata a contenere la reliquia del capo di San Petronio.
  • III. Cappella di S. Ivo, già di S. Brigida dei Foscherari: statue di Angelo Piò e i dipinti Madonna di S. Luca e santi Emidio e Ivo di Gaetano Gandolfi e Apparizione della Vergine a S. Francesca Romana di Alessandro Tiarini (1615).

Sul pilastro, due orologi, tra i primi in Italia fatti con la correzione del pendolo (1758).

  • IV. Cappella dei Re Magi, già Bolognini: transenna marmorea gotica disegnata da Antonio di Vincenzo (1400); sull'altare Polittico ligneo con ventisette figure intagliate e altre dipinte, opera di Jacopo di Paolo. Le pareti furono affrescate da Giovanni di Pietro Falloppi con un ciclo raffigurante Episodi della vita di San Petronio, nella parete di fondo; nella parete destra, Storie dei Re Magi; nella parete sinistra, in alto, Il giudizio universale con l'Incoronazione della Vergine in mandorla, Il Paradiso e in basso l'Inferno, raffigurazione di tipo dantesco, con una gigantesca figura di Lucifero.
  • V. Cappella di S. Sebastiano, già Vaselli.
  • VI. Cappella di S. Vincenzo Ferrer, già Griffoni, Cospi e Ranuzzi: monumento bronzeo del cardinale Giacomo Lercaro eseguito da Giacomo Manzù (1954).
  • VII. Cappella di S. Giacomo, già Rossi e Baciocchi: sull'altare Madonna in Trono, capolavoro di Lorenzo Costa (1492); allo stesso autore sono attribuiti i disegni della vetrata policroma. Monumento funebre con le spoglie del principe Felice Baciocchi e di sua moglie Elisa Bonaparte (1845);
  • VIII. Cappella di S. Rocco, già Ranuzzi: San Rocco del Parmigianino (1527).
  • IX. Cappella di S. Michele già Barbazzi e Manzoli: dipinto l'Arcangelo Michele che scaccia il demonio di Donato Creti (1582).
  • X. Cappella di S. Rosalia, già dei Sedici del Senato, ora del Municipio: tela Gloria di S. Barbara di Alessandro Tiarini.
  • XI. Cappella di S. Bernardino: ante della cassa dell'organo quattrocentesco di Lorenzo da Prato dipinte nel 1531 da Amico Aspertini con Quattro storie di san Petronio.
  • Cappella Maggiore: sull'altare, Crocifisso ligneo quattrocentesco. Sul fondo dell'abside affresco Madonna con san Petronio di Marcantonio Franceschini e Luigi Quaini, su cartoni del Cignani (1672). Il ciborio dell'altare maggiore fu eretto nel 1547 dal Vignola. Di rilievo anche il coro ligneo quattrocentesco di Agostino de' Marchi.
  • XII. Cappella delle Reliquie, già Zambeccari, sulla quale è impostato il campanile.
  • XIII. Cappella di S. Pietro Martire, già della Società dei Beccari, con transenna marmorea di Francesco di Simone (fine secolo XV);
  • XIV. Cappella di S. Antonio da Padova, già Saraceni e Cospi: statua di S. Antonio da Padova attribuita a Jacopo Sansovino.
  • XV. Cappella del Santissimo, Malvezzi Campeggi, rifatta nell'Ottocento.
  • XVI. Cappella dell'Immacolata, già Fantuzzi: decorazioni art nouveau di Achille Casanova.
  • XVII. Cappella di San Girolamo, già Castelli: sull'altare San Girolamo attribuito a Lorenzo Costa.
  • XVIII. Cappella di S. Lorenzo, già Garganelli, Ratta e Pallotti: famosa Pietà di Amico Aspertini.
  • XIX. Cappella della Croce, già dei Notai: affreschi devozionali con Santi di Francesco Lola, Giovanni di Pietro Falloppi e Pietro Lianori (secolo XV). La vetrata fu realizzata dal beato frate Giacomo da Ulma su disegno di Michele di Matteo.
  • XX. Cappella di S. Ambrogio, già Marsili: affresco nello stile del Vivarini (metà Quattrocento).
  • XXI. Cappella di S. Brigida, già Pepoli: polittico di Tommaso Garelli (1477).
  • XXII. Cappella della Madonna della Pace: Madonna in pietra d'Istria di Giovanni Ferabech (1394).

Organi

Ai due lati dell'altar maggiore, sopra delle apposite cantorie, si trovano i due organi a canne della basilica, tra i più antichi in Italia.

Il più antico è quello situato sulla cantoria in cornu Epistualae, sul lato destro del presbiterio: venne costruito tra il 1471 e il 1745 da Lorenzo di Giacomo da Prato ed è il più antico fra i grandi organi giunti fino a noi ed è il primo a registri indipendenti. L'organo in cornu Evangelii, sul lato opposto, venne costruito invece, più tardi, nel 1596, da Baldassarre Malamini.

Nel corso dei secoli, entrambi gli strumenti hanno subito alcune modifiche: quello di destra venne ampliato nel 1852 da Alessio Verati; quello di sinistra, invece, una prima volta da Francesco Traeri nel 1691 e da Vincenzo Mazzetti nel 1812. Nel 1986 è stato effettuato dalla ditta Tamburini un restauro dei due organi.

Organo in cornu Epistulae

L'organo costruito da Lorenzo da Prato ha un'unica tastiera di 54 note (Fa-1-La4) mancante delle prime due note cromatiche ed una pedaliera a leggio di 20 note (Fa-1-Re2) mancante delle prime due note cromatiche e costantemente unita al manuale. La trasmissione è quella meccanica originaria. Di seguito, la sua disposizione fonica:

Manuale
Principale 24'
Principale I 12'
Principale II 12'
Ottava
Duodecima
Decimaquinta
Decimanona
Vigesimaseconda
Vigesimasesta
Flauto in VIII
Flauto in XII

Organo in cornu Evangelii

L'organo costruito da Baldassarre Malamini ha un'unica tastiera di 60 note (Do-1-Do5) con prima ottava scavezza ed una pedaliera a leggio di 18 note (Do-1-La1) con prima ottava scavezza e costantemente unita al manuale. La trasmissione è quella meccanica originaria. Di seguito, la sua disposizione fonica:

Colonna di sinistra
Principale I [16']
Ottava
Quintadecima
Decimanona
Vigesimaseconda
Vigesimasesta
Vigesimanona
Colonna di destra
Principale II
Flauto in VIII
Flauto in XII
Voce Umana

Le quattro croci

La Basilica di S.Petronio custodisce inoltre il più antico o uno dei più antichi simboli della fede cristiana in Bologna. Questi sono rappresentati dalle storiche "Quattro Croci" che secondo una verosimile tradizione, furono poste su antiche colonne di epoca romana, da S.Ambrogio e/o S.Petronio fra il IV e il V secolo, appena fuori dalle porte della I° cerchia di mura di selenite, a spirituale difesa della Città. Le Croci, in seguito racchiuse in piccole cappelle e rimaste in tali luoghi per oltre 1300 anni e assai venerate da generazioni di bolognesi, furono trasferite nel 1798 unitamente alle preziose reliquie rinvenute ai piedi delle colonne, all'interno della Basilica lungo le pareti delle navate laterali, rispettando la loro originaria collocazione che avevano nel piccolo tessuto urbano della città per essere ancora oggetto di culto.

Entrando in Basilica, a sinistra, la prima è la Croce dei Santi Apostoli ed Evangelisti (rinnovata nel 1159 era collocata a metà dell'attuale via Rizzoli), quella di fronte è la Croce dei santi Martiri (era collocata a metà dell'attuale via Monte Grappa). In corrispondenza dell'Altare Maggiore si trovano la Croce delle sante Vergini (era collocata all'incrocio dell'attuale via Farini con via Castiglione) e di fronte la Croce di tutti i Santi (era collocata alla confluenza delle attuali via Carbonesi con via Barberia). Ovviamente le croci ora visibili non sono quelle dell'epoca petroniana: furono rinnovate nel corso dei secoli passati e le attuali risalgono ad un periodo compreso fra i secoli X e XII. Sopra la Croce dei Santi Martiri vi è una grande lapide in marmo che ricorda la loro antica originaria collocazione nella città e il trasferimento in Basilica per interessamento dell' Arcivescovo di quel tempo, Card. Andrea. Gioannetti, mentre nei luoghi della città, ove si trovavano precedentemente, vi sono altrettante lapidi poste a cura del Comitato per Bologna storica e artistica nel 1999.

Dimensioni

Lunghezza : 132 m
Altezza delle volte: circa 45 m
Altezza della facciata: 51 m
Larghezza totale esterna: 60 m
Superficie dell'edificio : circa 7.800 m²

Bibliografia

  • Angelo Gatti. La basilica di S. Petronio ed il concorso per la sua facciata: rassegna critica con illustrazioni dell'autore Bologna: 1887.
  • Angelo Gatti. La fabbrica di S. Petronio: indagini storiche, Bologna: Regia Tipografia, 1889.
  • Ludwig Weber. San Petronio in Bologna: Beitrage zur Baugeschichte, Leipzig: E.A. Seemann, 1904.
  • Francesco Filippini. Gli affreschi della Cappella Bolognini in San Petronio in "Bollettino d'arte", n. 7-8, 1916.
  • Francesco Cavazza. Finestroni e cappelle in San Petronio di Bologna: restauri recenti e documenti antichi, in "Rassegna d'arte", n. 11, 1905.
  • Francesco Cavazza. I restauri compiuti nella basilica di San Petronio dal 1896 ad oggi Bologna: Stabilimenti poligrafici riuniti, 1932. (Estratto dalla rivista Il Comune di Bologna, n. 7, luglio 1932-X).
  • Guido Zucchini, Guida della basilica di San Petronio; a cura della Fabbriceria di S. Petronio. Nuova ed. illustrata. Bologna: 1953
  • Angelo Raule. La Basilica di San Petronio in Bologna, Bologna: A. Nanni, 1958.
  • Anna Maria Matteucci. La porta magna di San Petronio in Bologna Bologna: R. Patron, 1966.
  • James H. Beck. Jacopo della Quercia e il portale di San Petronio a Bologna: ricerche storiche, documentarie e iconografiche, Bologna: Alfa, 1970.
  • Mario Fanti. Il concorso per la facciata di San Petronio nel 1933-1935 , in "Il carrobbio: rivista di studi bolognesi", 2 (1976), pp. 159-176.
  • Mario Fanti. La Fabbrica di S. Petronio in Bologna dal 14. al 20. secolo: storia di una istituzione Roma: Herder, 1980.
  • Jacopo della Quercia e la facciata di San Petronio a Bologna: contributi allo studio della decorazione e notizie sul restauro Bologna: Alfa, 1981.
  • La basilica di San Petronio in Bologna, testi di Luciano Bellosi et al. Bologna: Cassa di Risparmio, 1983-1984. 2 voll.
  • La basilica di San Petronio in Bologna: guida a vedere e a comprendere, di Mario Fanti e Carlo Degli Esposti. Bologna 1986.
  • Il tramonto del Medioevo a Bologna: il cantiere di San Petronio, catalogo della mostra (Bologna, Pinacoteca Nazionale e Museo Civico Medievale, ottobre-dicembre 1987) a cura di Rosalba D'Amico e Renzo Grandi; Bologna: Nuova Alfa, 1987. ISBN 88-7779-021-0
  • Giovambattista Bossio e Maria Cristina Suppi, I concorsi per il restauro della facciata di San Petronio: il dibattito sul metodo, in "Il carrobbio: rivista di studi bolognesi", 13 (1987), pp. 65-84.
  • Giovambattista Bossio e Maria Cristina Suppi, I concorsi per il restauro della facciata di San Petronio: i valori in gioco e le occasioni mancate in "Il carrobbio: rivista di studi bolognesi", 14 (1988), pp. 53-74
  • Sesto centenario di fondazione della basilica di San Petronio: 1390-1990. Documenti per una storia, a cura di Rosalba D'Amico; coordinamento di Mario Fanti, Carlo De Angelis; introduzione di Gina Fasoli. Bologna: Nuova Alfa, [1990].
  • Anna Laura Trombetti Budriesi, I primi anni del cantiere di San Petronio (1390-1397) in Una Basilica per una città: sei secoli in San Petronio, atti del Convegno di studi per il Sesto Centenario di fondazione della Basilica di San Petronio 1390-1990; a cura di Mario Fanti e Deanna Lenzi. Bologna: Tipoarte, 1994.
  • Luigi Vignali. La basilica di San Petronio, Bologna: Grafis, 1996. ISBN 88-8081-049-9
  • La basilica incompiuta. Progetti antichi per la facciata di San Petronio, catalogo della mostra a cura di Marzia Faietti e Massimo Medica, Ferrara, Edisai, 2001. ISBN 88-88051-09-0
  • Petronio e Bologna, il volto di una storia. Arte, storia e culto del Santo Patrono, catalogo della mostra (Bologna, Palazzo Re Enzo e del Podesta, 24 novembre 2001 - 24 febbraio 2002), a cura di Beatrice Buscaroli e Roberto Sernicola. Ferrara: SATE, stampa 2001. ISBN 88-88051-09-0
  • Il museo di San Petronio in Bologna, a cura di Mario Fanti; prefazione di Jadranka Bentini. Bologna: Costa, 2003.
  • Giovanni Paltrinieri. La meridiana della Basilica di San Petronio in Bologna, Bologna 2001.
  • Mario Fanti. L'Archivio della Fabbriceria di San Petronio: Inventario, Bologna: Costa, 2008 ISBN 978-88-89646-38-0
  • Franco Bergonzoni, Roberta Budriesi. Le Quattro Croci, in La Basilica di San Petronio; testi di Luciano Bellosi et al., Bologna, Cassa di Risparmio (Cinisello Balsamo, Amilcare Pizzi), 1983
  • C. Moretti, L'Organo italiano, Casa musicale eco, Monza 1989, pp. 593-596

Note

  1. ^ AA.VV., Guida all'Italia, Vol. 3, Oscar Mondadori, Verona 1971, pag. 148.
  2. ^ Che territorialmente, dal 1929, fa parte del territorio dello Stato della Città del Vaticano.
  3. ^ Archivio di San Petronio, Bologna: Convenzioni e composizioni, armadio 3, vol. 186 f. 2r e 3r

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