Basilica inferiore di San Francesco d'Assisi
La basilica inferiore di San Francesco d'Assisi è una delle due strutture che compongono la basilica di San Francesco ad Assisi, assieme con la Basilica superiore. Dotata di cripta (in cui si trovano le spoglie del santo e dei suoi più stretti confratelli) e affrescata splendidamente da alcuni dei più grandio artisti del Trecento italiano, vi si accede dalla piazza inferiore di San Francesco, attraverso un portale che immette, a causa della pendenza del colle, nel lato sinistro della navata.

Descrizione
L'ingresso nella chiesa avviene mediante un elegante portale gemino della seconda metà del Duecento, sormontato da un rosone e preceduto da un protiro rinascimentale opera dello scultore Francesco di Bartolomeo da Pietrasanta. È composto da un arcone sorretto da due colonne con attico decorato da mosaici (San Francesco benedicente) e da un fregio a due festoni. Il portale gotico venne ultimato prima del 1271[1].
Le ante lignee sono di Niccolò Ugolinuccio da Cagli (sinistra, 1550) e Pompeo Scurscione da Foligno (la destra, 1573)[1].
L'interno è a forma di croce egizia a navata unica a cinque campate coperte da basse arcate con volte a crociera costolonate, mentre il transetto è chiuso da volte a botte. Sebbene il lessico sia per lo più gotico, la gravità della struttura rimanda ancora allo stile romanico. La prima campata venne allungata lateralmente quasi a formare un lungo nartece dalle forme più decisamente gotiche, in fondo al quale, sul lato opposto al portale, si trova l'abside poligonale della cappella di Santa Caterina (o del Crocifisso) e quella, parallela alla navata, della cappella di Sant'Antonio Abate[1].
L'accesso alle cappelle laterali è scandito lungo loa navata da grandi archi a sesto acuto[1].
La campata d'ingresso
La campata d'ingresso alla basilica inferiore fu edificato nel 1271, quando furono aggiunte alla chiesa originaria del 1230 due campate. Questa parte della Basilica inferiore è oggi destinata alle celebrazioni ordinarie della messa ed è decorata con pitture di maestri seicenteschi.
Subito a sinistra del portale si trova la piccola cappella di San Sebastiano, affrescata da Girolamo Martelli che dipinse anche la pala d'altare (1646). Nella parete attigua a destra si trova l'affresco della Madonna della Salute di Ottaviano Nelli (1462) e altri affreschi di Cesare Sermei e Girolamo Martelli (1646-1647). Sul lato opposto un monumento sepolcrale, opera trecentesca con edicola a baldacchino in stile gotico, ospita la sepoltura di Giovanni dei Cerchi sormontato da un vaso di porfido a due manici dono di una regina di Cipro, forse Isabella d'Ibelin morta nel 1267, relizzato all'inizio del XV secolo. Dall'isola greca proverrebbe anche la mensa d'altare fatta con un unico lastrone di pietra[1].
Vicino al centro della campata, quasi in asse con l'altare maggiore, si vede il pulpito-cantoria, eretto su un monumento sepolcrale trecentesco ad opera della famiglia Nepis nel 1458. Opera di un artista locale, presenta ornature in maiolica e un parapetto seicentesco. Il davanzale ha tarsie marmoree in bianco e rosso del Subasio (rifatte nel 1657) in cui si trovano specchiature con sopra scolpiti, a caratteri dorati, i testi di tre bolle papali che elencano i privilegi della basilica[1]. La lunetta ha un affresco (Incoronazione della Vergine e l'Eterno) di Girolamo Martelli[1].
Poco oltre segue il monumento sepolcrale a Giovanni di Brienne, re titolare di Gerusalemme e imperatore di Costantinopoli (come ricorda lo stemma), opera di uno sculòtore della fine del Duecento fortemente influenzato dal gotico francese. Vi si trovano illustrati un personaggio incoronato sul letto di morte e uno a cavallo di un leone con le gambe accavallate, dalle vaghe fattezze femminee. Gli affreschi in questa parte della campata sono di Cesare Sermei (1645)[2].
Cappella di Sant'Antonio Abate
La cappella di Sant'Antonio Abate si trova nbella parte più a nord della campata d'ingresso ed ha forma poligonale. Vi sono presenti due monumenti sepolcrali, uno a Blasco Fernandez e l'altro al figlio Garcia, uccisi mentre erano in visita nel Ducato di Spoleto, nel 1367. I monumenti sono opera di un artigiano locale del secolo XIV[2].
Da una porta nella parete sinistra si può raggiungere il cimitero, un tempo chiostrino, composto da un doppio ordine di logge su progetto dei lapicini lombardi Pietro e Ambrogio nel 1492-1493. Sul pavimento e alle pareti si trovano tombe trecentesche[2].
Cappella di Santa Caterina
Di fronte all'ingresso si trova la cappella di Santa Caterina, o del Crocifisso, costruita prima del 1343, in cui venne sepolto il cardinale Egidio Albornoz, prima che la salma fosse traslata in Spagna nel 1372. La cappella, pure dalla forma poligonale e rivestita in basso da marmi bianchi e rossi, è decorata con un ciclo di affreschi dedicati a santa Caterina, opera del bolognese Andrea Bartoli (1368)[2]. Lo stesso autore eseguì il Ritratto del cardinale Albornoz in ginocchio davanti a tre santi. Spiccano le bifore, con le vetrate trecentesche che ritraggono diciotto santi, disegnate probabilmente dallo stesso Andrea da Bologna ed eseguite da Giovanni di Bonino e collaboratori[2].
Il crocifisso ligneo policromo sull'altare è della fine del Quattrocento[2].
La navata
L'interno della basilica inferiore ha una pianta a forma di croce commissa (o egizia) che ricorda un Tau, simbolo caro a Francesco. Alla fine del XIII secolo viene modificata l'iniziale struttura romanica (un'unica navata scandita da quattro campate) e vi vengono aggiunte sia le cappelle lungo le pareti laterali sia l'atrio d'ingresso. L'introduzione delle cappelle ha costretto la chiusura delle finestre lungo la navata creando una penombra che induce al raccoglimento. Il pavimento pende leggermente verso l'altare maggiore[2].
Sulle pareti della navata centrale sono dipinti alcuni brani di affreschi raffiguranti Storie della vita di san Francesco e Storie della passione di Cristo, andati perduti per la maggior parte a seguito dell'apertura delle cappelle laterali. Il ciclo di affreschi è il più antico del complesso basilicale e risale al 1253 circa. È attribuito ad un maestro umbro, influenzato dalla pittura di Giunta Pisano (denominato dalla critica d'arte il Maestro di San Francesco), e riveste un particolare interesse dal punto di vista iconografico, per tracciare lo sviluppo delle storie del santo di Assisi prima delle celebri scene della basilica superiore[2].
Gli affreschi superstiti mostrano:
- Storie di Cristo (parete destra)
- Apparecchio della Croce
- Crocifissione
- Deposizione
- Compianto
- Apparizione di Cristo in Emmaus
- Madonna col Bambino e un angelo (di fronte al trono papale)
- Storie di san Francesco (parete sinistra)
- Rinuncia ai beni terreni
- Innocenzo III vede in sogno san Francesco che sorregge il Laterano
- Predica agli uccelli
- Miracolo delle stimmate
- Morte di san Francesco
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Maestro di San Francesco, frammento della Crocifissione
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Maestro di San Francesco, Deposizione dala croce
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Maestro di San Francesco, Compianto sul cristo morto
Le volte a crociera sono decorate da un cielo azzurro punteggiato da grandi stelle. Sui costolonila decorazione geometrica a colori vivaci risale pure alla metà del Duecento e riveste un particolare interesse per la sua rarità[2].
Cappelle laterali di destra
Proseguendo lungo la navata, sul lato destro, si trovano la Cappella di Santo Stefano (affrescata intorno al 1570 dall'assisano Dono Doni), la Cappella di Sant'Antonio di Padova (dipinta da Cesare Sermei nel 1610) e la Cappella della Maddalena, affrescata da Giotto nel 1307-1308 su commissione di Teobaldo Pontano, vescovo di Assisi dal 1296 al 1329.
A sinistra della terza campata si trova la Tribuna di San Stanislao, proclamato Santo ad Assisi nel 1253 da papa Innocenzo IV.
Cappella di S. Stefano
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Cappella di S. Antonio da Padova
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Cappella della Maddalena
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la cappella della maddalena si trova nella basilica inferiore di san Francesco di Assisi. Gli affreschi, rappresentanti le storie di Maria Maddalena, sono stati iniziati da Giotto e dalla sua bottega intorno al 1307/08. Le storie però non interessano tutta la parete. Sono presenti raffigurazioni di paesaggio e qui, diversamente dalle storie di San Francesco o dal ciclo pittorico della Cappella degli Scrovegni a Padova, non c'è l'idea della "scatola spaziale". Si osservi la Resurrezione di Lazzaro in cui Giotto si discosta dall'idea del paesaggio roccioso. Le cappelle nelle Basiliche hanno la funzione di regolare l'afflusso dei pellegrini, sono anche luogo di sepoltura.
Cappelle laterali di sinistra
Cappella di S. Martino
La prima cappella del lato sinistro della navata è la Cappella di san Martino. Fu costruita per il cardinale Gentile Partino da Montefiore e affrescata tra il 1313 circa e il 1318 circa dal senese Simone Martini con le storie della vita del Santo.
La cripta e la tomba del santo
A metà della navata centrale, attraverso due rampe, si scende alla cripta in cui è custodito il corpo di san Francesco[2]. Questo luogo, il più spoglio e povero di arte, è il "cuore" della basilica. In seguito alla scoperta della tomba del santo sotto tre lastre di travertino (dicembre 1818), venne scavato questo ambiente, realizzato in stile neoclassico, su progetto dell'architetto romano Pasquale Belli. Ma lo stile contrastava troppo con il resto della basilica e quindi, tra il 1925 e il 1932, la cripta fu radicalmente modificata su progetto dell'architetto Ugo Tarchi secondo lo stile neoromanico. Oltre un piccolo vano rettangolare, zona di preghiera, si accede a un ambiente circolare con al centro la tomba di Francesco inserita in una specie di pilastro: vi si può girare attorno proprio come nel deambulatorio del Santo Sepolcro. La semplice tomba è composta da quattro rozzi muri che contengono un'urna di pietra rinchiusa da sbarre tra due griglie di ferro[3]. A illuminare la tomba del Poverello d'Assisi c'è una lampada votiva, sempre progettata da Ugo Tarchi (1939), il cui olio che la alimenta viene donato, a rotazione, dalle venti Regioni d'Italia in occasione del 4 ottobre.
Agli angoli, entro nicchiette chiuse da grate, si trovano le tombe dei più stretti compagni di Francesco: i beati fra' Leone, fra' Rufino, fra' Masseo e frate Angelo[3].
Nella cripta vi è l'organo a canne Mascioni opus 1085[4], costruito nel 1987. Lo strumento è a trasmissione integralmente meccanica, con 13 registri suddivisi fra l'unica tastiera (di 58 note) e la pedaliera (di 20). Di seguito la sua disposizione fonica in base alla posizione dei pomelli che comandano i vari registri nelle due colonne, poste alla sinistra e alla destra del leggio:
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Il presbiterio e il transetto
Percorrendo la navata si giunge al presbiterio che ha al centro il solenne altare papale in stile gotico, situato proprio in corrispondenza della tomba di Francesco. In alto, al centro del presbiterio, nella crociera all'incrocio tra navata e transetto, sono rappresentati Francesco d'Assisi in gloria e l'Allegoria dei tre voti: obbedienza, povertà, castità, opera di un pittore molto vicino a Giotto, chiamato Maestro delle Vele (1315-20 ca.).
Gli stalli lignei del coro sono opera di artisti di area umbro-toscana e datati 1471.
Le pareti del presbiterio sono ricoperte da una ricca decorazione pittorica, nella quale sono intervenuti i massimi artisti della pittura italiana: Cimabue, Giotto, Simone Martini, Pietro Lorenzetti: la Crocifissione, nella parete sinistra, è attribuita a Giotto; nella destra, l'affresco di Cimabue la Vergine in Maestà, con Bambino, quattro angeli e san Francesco, parzialmente decurtato per far posto agli altri affreschi; le Storie dell'infanzia e della passione di Cristo sono di Pietro Lorenzetti.
Le cappelle di S. Nicola di Bari e di S. Giovanni Battista
Nella testata del transetto destro si apre la Cappella di San Nicola, costruita alla fine del XIII secolo, con affreschi attribuiti a Giotto e ai suoi collaboratori. Accanto all'ingresso della cappella sono dipinti da Simone Martini cinque santi identificabili con Francesco, Ludovico da Tolosa, Elisabetta d'Ungheria, Margherita ed Enrico d'Ungheria. Sempre al Martini è attribuita la Madonna col Bambino tra i santi Stefano e Ladislao nella parete ad angolo.
Sul lato sinistro del transetto si entra nella Cappella di San Giovanni Battista, costruita alla fine del XIII secolo su commissione del cardinale Napoleone Orsini.
Organi
Organo maggiore
Nella basilica vi è l'organo a canne Mascioni opus 1074[5], costruito nel 1985. A trasmissione elettrica, conta 33 registri suddivisi fra le tre tastiere e la pedaliera. Le canne, senza mostra, sono tutte collocate nello spazio fra la parete dell'abside e gli schienali degli stalli del coro, che le celano completamente alla vista; la consolle, invece, si trova generalmente nel transetto destro. Di seguito la disposizione fonica dell'organo:
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Organo positivo
Nella basilica, collocato a pavimento a destra dell'altar maggiore, vi è un organo positivo ad ala[6], costruito nel 1788 da Luigi Galligari e restaurato nel 2000. Esso è costituito da 6 registri comandati da un'unica tastiera di 45 note con prima ottava scavezza. Di seguito la disposizione fonica:
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Edifici e strutture correlate
Il cimitero dei frati
Attraverso una porta nella Cappella di Sant'Antonio (chiamata anche del Sacramento) si passa al piccolo chiostro del Cimitero; il pavimento e le pareti del portico sono rivestite di lastre tombali tra le quali, la più antica, risale al 1295.
La cappella delle reliquie
Dal transetto destro della Basilica inferiore si giunge alla Cappella delle reliquie, realizzata nella Sala capitolare del primo convento dei frati. Nella sala, in stile romanico, sono custodite le reliquie di san Francesco: il saio, il calice con la patena, il corno del Sultano, la benedizione con l'autografo ed altri oggetti legati alla sua vita. Nella lunetta, di fronte all'ingresso, è dipinta una Crocifissione, con Maria, Giovanni, Pietro e Paolo, affresco giottesco dell'assisano Puccio Capanna.
Il chiostro di Sisto IV
Salendo due scale ai lati dell'abside della Basilica inferiore, si esce su una terrazza che dà sul Chiostro grande. Il chiostro, decorato e affrescato, venne costruito nel 1476 per volontà del francescano papa Sisto IV. Nelle lunette, tra il 1564 e il 1570, Dono Doni dipinse le Storie di san Francesco. Dalla terrazza del chiostro si accede al Museo del Tesoro, che raccoglie opere e suppellettile liturgica legati alla storia della Basilica. Vi si trova anche la collezione di dipinti, soprattutto fiorentini e senesi, dello storico dell'arte statunitense Frederick Mason Perkins, che donò la sua collezione ai frati nel 1955.
Note
Bibliografia
- Bonelli R., Francesco d'Assisi. Chiese e conventi, Milano 1982.
- Miklos Boskovits, Pittura umbra e marchigiana tra Medioevo e Rinascimento, Firenze 1973.
- Rusconi R. (a cura di), Francesco d'Assisi. Storia e arte, Milano 1982.
- Bonsanti G., La volta della Basilica superiore di Assisi, Modena 1997.
- Lunghi E., La Basilica di San Francesco d'Assisi, Antella 1996.
- Rocchi G., La Basilica di San Francesco ad Assisi, Firenze 1982.
- Miklos Boskovits, Studi recenti sulla Basilica di Assisi, in "Arte cristiana", 71, 1993, pp. 203-214.
- Milizia U., Struttura di una Leggenda, Roma 2002.
- AA.VV., Umbria ("Guida rossa"), Touring Club editore, Milano 1999. ISBN 88-365-1337-9
Voci correlate
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