Diocesi di Como

diocesi della Chiesa cattolica in Italia

La diocesi di Como (in latino: Dioecesis Comensis) è una sede della Chiesa cattolica suffraganea dell'arcidiocesi di Milano appartenente alla regione ecclesiastica Lombardia. Nel 2006 contava 523.000 battezzati su 533.000 abitanti. È attualmente retta dal vescovo Diego Coletti.

Diocesi di Como
Dioecesis Comensis
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Milano
Regione ecclesiasticaLombardia
 
Mappa della diocesi
 
VescovoDiego Coletti
Presbiteri593, di cui 417 secolari e 176 regolari
881 battezzati per presbitero
Religiosi208 uomini, 850 donne
Diaconi9 permanenti
 
Abitanti533.000
Battezzati523.000 (98,1% del totale)
StatoItalia
Superficie4.244 km²
Parrocchie338 (31 vicariati)
 
ErezioneIV secolo
Ritoromano
CattedraleCattedrale di Santa Maria Assunta
IndirizzoPiazza Grimoldi 5, 22100 Como, Italia
Sito webwww.diocesidicomo.it
Dati dall'Annuario pontificio 2007 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia

Il patrono della diocesi è Sant'Abbondio, celebrato il 31 agosto.

Territorio

La diocesi è molto estesa, è una tra le dieci diocesi italiane più grandi in termini di superficie e comprende parte della provincia di Como, tranne la Brianza, l'antica pieve di Appiano Gentile, e quella di Porlezza, appartenenti invece all'arcidiocesi di Milano, fanno parte della diocesi anche alcuni comuni della provincia di Lecco, l'intera provincia di Sondrio e due valli (Valcuvia e Val Marchirolo) appartenenti alla provincia di Varese.

 
Cartina della diocesi e delle zone pastorali

Il territorio, fino a poco tempo fa, era suddiviso in 16 zone pastorali, a loro volta suddivise in 338 parrocchie. Le parrocchie di Lomazzo San Vito e di Montorfano erano ambrosiane sia dal punto di vista del rito sia della diocesi fino al 1981 e al 1982, successivamente passarono alla diocesi comense e al rito romano, viceversa la parrocchia di Saltrio cambiò in senso contrario e da romana fu resa ambrosiana.[1]

Vicariati

Dal 2011, la diocesi di Como ha adottato il sistema di suddivisione del territorio diocesano in vicariati, in sostituzione delle precedenti zone pastorali, per coordinare al meglio gli obiettivi delle varie comunità. Il vicariato nasce dall'aggregazione di un numero più o meno ampio di parrocchie (10-15 per le parrocchie piccole, 4-7 per quelle maggiori) a partire da condizioni territoriali favorevoli.

La diocesi si presenta dunque suddivisa nei seguenti 31 vicariati[2]:

Storia

La missione evagelizzatrice di Ambrogio

Ambrogio, vescovo di Milano dal 374 al 397, consacrò Felice vescovo il 1º novembre 386 e si presume, considerando il rapporto epistolare tra i due, che l'abbia inviato ad evangelizzare il vasto municipium di Como. Solo in questo senso si può affermare che la Chiesa di Milano sia la "Chiesa Madre" della Chiesa di Como, poiché per il resto, vale a dire liturgia, organizzazione delle comunità e rapporti di dipendenza non abbiamo altre notizie, infatti le prime documentazioni di un'autorità metropolitica a cui facesse riferimento la Chiesa comense risalgono all'epoca dello scisma tricapitolino, quando chiaramente Como riconobbe la propria dipendenza da Aquileia

La protocomunità cristiana di Como

La missione di Felice ricalcava quella affidata, alla fine del III secolo, dal predecessore di Ambrogio, Materno a San Fedele. Questi doveva aver conseguito qualche successo, tanto che attorno al 303, allorché giunsero a Milano alcuni sopravvissuti alla decimazione della Legione Tebea, Fedele li aveva fatti fuggire con sé a Como. Qui Alessandro era stato arrestato, mentre Carpoforo, Cassio, Essanto, Severo, Secondo e Licinio vennero martirizzati, seguiti, a breve distanza dallo stesso Fedele.

La confidenza di Fedele, comunque, sembra testimoniare la presenza di una comunità locale, già ai tempi delle persecuzioni di Diocleziano e Massimiano Erculeo del 303-305. La pressione repressiva, d'altra parte, si sarebbe esaurita di lì a pochi anni, nel 313 con l'editto di Milano. Ma si dovette trattare di una mera comunità di fedeli, addirittura priva di diaconi, come sembrano suggerire le considerazioni di Ambrogio, nelle due conservate lettere a Felice, relative incontrate dal nostro nel far celebrare adeguatamente la messa.

Lo scisma Tricapitolino

Nel 554 molti vescovi occidentali compreso quello di Milano e quello di Aquileia non accettarono le conclusioni del Concilio di Costantinopoli II a cui il papa Vigilio fu a forza costretto ad intervenire e a sottoscrivere la condanna di alcuni scritti di tre autori che avevano avuto parte attiva al Concilio di Calcedonia, chiamati i "Tre Capitoli". Implicitamente con questa mossa l'imperatore Giustiniano I voleva ingraziarsi i monofisiti già condannati a Calcedonia. A questo punto si delineò il cosiddetto "Scisma tricapitolino", poiché i vescovi occidentali non volevano smentire Calcedonia, rifiutarono la condanna dei Tre Capitoli. A motivo di questa fedeltà furono dedicate, a Grado sede del patriarca di Aquileia e nella diocesi di Como, alcune chiese a sant'Eufemia, patrona di Calcedonia.

Intorno al 570 il vescovo di Milano (il titolo di arcivescovo risale al 777[3]) ricompose lo scisma con Roma. Tra il 606 e il 608 Como si mantenne nella sua posizione di rifiuto della condanna dei Tre Capitoli ed entrò, quindi, a far parte della provincia ecclesiastica di Aquileia della quale adottò il rito particolare conosciuto come patriarchino, che restò in vigore fino al 1598, quando con difficoltà papa Clemente VIII impose il rito romano.

Lo scisma di Como fu ricomposto nel 698, grazie all'intervento del re longobardo Cuniperto.

La diocesi di Como venera come santo un vescovo, Sant'Agrippino (vescovo dal 607 al 617), che sarebbe rimasto fedele al Concilio di Calcedonia e avrebbe continuato ad opporsi anche alla Sede romana, che ormai aveva accettato il compromesso di papa Vigilio e del suo successore. Anche se fortemente sospetto di essere stato scismatico, è da sempre considerato santo, insieme agli altri primi vescovi della sede comense.

Nel corso del medioevo i vescovi di Como intrattennero rapporti con re e imperatori, da cui ottennero numerosi privilegi e regalie (specialmente in Valtellina e nell'attuale Canton Ticino) tra cui il titolo di Conte; i vescovi di Como governarono anche civilmente la maggior parte del territorio diocesano come feudatari (vescovo-conte) dell'imperatore.

 
Suddivisione ecclesiastica storica della Svizzera e delle zone adiacenti. In rosa è quindi disegnato il territorio storico della diocesi di Como, quando comprendeva ancora terre ora appartenenti alle diocesi svizzere di Lugano e Coira

Rimase suffraganea del patriarcato di Aquileia fino alla soppressione di questo (1751), quindi passò sotto la giurisdizione di Gorizia ed, infine, approdò alla provincia ecclesiastica milanese (1789).

Fino al 1870 apparteneva alla diocesi pure parte dell'attuale Cantone Ticino (anche qui tuttavia alcuni distretti, ad esempio le tre valli superiori di Blenio, Riviera e Leventina appartenevano alla diocesi di Milano e seguono tuttora il rito ambrosiano). Infine - sempre nella stessa epoca - i comuni del Grigioni italiano di Poschiavo e di Brusio - appartenenti in precedenza alla diocesi di Como - furono incorporati nella diocesi di Coira con l'accordo tra Svizzera e Santa Sede del 23 ottobre 1869, entrato in vigore il 29 agosto 1870.

Durante il Risorgimento, il governo impedì al vescovo Luigi Nicora di prendere possesso della diocesi, non concedendogli l'exequatur.

Attività pastorale

Pastorale dei Giovani

Molo 14

 
Il vescovo Diego Coletti, travestito da pirata, mentre approda al Molo 14 (edizione 2008).
 
I ragazzi del Molo 14 (2008) in un'attività di gruppo.

Dal 1989[4], una delle più importanti proposte pastorali rivolte dalla diocesi ai giovani è il "Molo 14", un raduno di tutti i quattordicenni per una Messa e delle attività di gruppo, pensato come momento di verifica del percorso cristiano individuale e collettivo.

La formula si è negli anni consolidata: dal 2004[4] il Molo 14 si tiene a Bellagio (in centro lago), la prima (o la seconda) domenica di maggio, nella frazione di San Giovanni, che dispone di un autentico molo con approdo fruibile, una grande piazza per la celebrazione, con vista sul lago, e un parco pubblico poco distante. La diocesi ha scelto Bellagio come sede per quest'evento plausibilmente perché si trova in posizione mediana rispetto al territorio della diocesi, che si estende, sì, sulla più parte della provincia di Como, ma raccoglie anche tutta la Valtellina e la Valchiavenna.

L'ambientazione di fondo è una metafora lacustre-marinaresca, che coinvolge tutta la giornata, per cui i giovani sono suddivisi in gruppi come "rematori", "mozzi", "cambusieri" e si devono "vaccinare" contro le varie malattie (in realtà i peccati) che possono compromettere la salute degli uomini di mare, le varie parrocchie partecipanti portano con sé il proprio "diario di bordo" e il vescovo è semi-travestito da "pirata" (del male?), con tanto di benda nera e uncino. All'interno di questa atmosfera, i giovani, che hanno ricevuto la cresima di norma un anno prima, sono chiamati a vivere la loro fede per una giornata in stretta comunione con i coetanei e il pastore della Chiesa locale: e dunque giungono a Bellagio su traghetti e battelli, partecipano a una Messa celebrata all'aperto dal vescovo stesso, pranzano, si svagano, pregano e cantano insieme.

La giornata non è però conclusa in sé stessa: se, da un lato, nelle loro comunità, i giovani si preparano spiritualmente (con incontri catechistici) e materialmente (con la costruzione dei "diari di bordo") al Molo 14, d'altronde, al termine dell'evento, il vescovo usa consegnare ai ragazzi dei simboli, e/o dei libri, su cui lavorare insieme anche in futuro, lasciando come momento successivo di verifica e di incontro la "Due giorni giovani", tenuta ogni anno in diversi luoghi della diocesi.

Cronotassi dei vescovi

Personalità legate alla diocesi

Statistiche

La diocesi al termine dell'anno 2006 su una popolazione di 533.000 persone contava 523.000 battezzati, corrispondenti al 98,1% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 379.321 380.000 99,8 718 562 156 528 219 2.013 360
1970 455.000 459.885 98,9 730 500 230 623 275 2.285 374
1980 502.700 506.800 99,2 676 476 200 743 220 1.900 374
1990 500.000 501.000 99,8 659 469 190 758 232 1.524 341
1999 518.272 525.460 98,6 630 436 194 822 5 242 1.268 341
2000 510.000 518.000 98,5 619 429 190 823 7 237 1.251 341
2001 510.000 518.000 98,5 637 456 181 800 7 224 1.037 341
2002 518.000 525.000 98,7 606 425 181 854 9 223 1.010 341
2003 518.000 525.000 98,7 598 420 178 866 8 220 1.000 341
2004 518.000 525.000 98,7 581 418 163 891 9 204 881 338
2006 523.000 533.000 98,1 593 417 176 881 9 208 850 338

Note

  1. ^ cfr. "Guida della diocesi di Como 2008" e precedenti
  2. ^ cfr.: Guida della Diocesi di Como, 2012
  3. ^ cfr. S.Monti, La Chiesa Comense, 1901, p. 39
  4. ^ a b Fonte: http://www.cgdcomo.org/chi_siamo/storia.html

Bibliografia

  • Siro Borrani, Il Ticino Sacro. Memorie religiose della Svizzera Italiana raccolte dal sacerdote Siro Borrani prevosto di Losone, Tip. e Libreria Cattolica di Giovanni Grassi, Lugano 1896.
  • Rodolfo Maiocchi, Storia dei vescovi di Como, Società editrice Vita e pensiero, Milano, 1929.
  • Annuario pontificio del 2007 e precedenti, riportati su www.catholic-hierarchy.org alla pagina [1]
  • (EN) Como, in Catholic Encyclopedia, New York, Encyclopedia Press, 1913.
  • Giuseppe Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, Venezia 1856, vol. XI, p. 307 e sgg.
  • (latino) Konrad Eubel, Ab anno 1431 usque ad annum 1503 perducta, in Hierarchia Catholica Medii ævi: sive, Summorum Pontificum, S[anctæ] R[omanæ] E[cclesiæ] Cardinalium, Ecclesiarum Antistitum Series. E Documentis Tabularii Præsertim Vaticani Collecta, Digesta, Edita, [vol. II], Patavii : Il Messaggero di s. Antonio, 1968 [1901], p. 140. Lingua sconosciuta: latino (aiuto)
  • Adriano Caprioli, Antonio Rimoldi, Luciano Vaccaro (a cura di), Diocesi di Como, Editrice La Scuola, Brescia 1986.
  • Luciano Vaccaro, Giuseppe Chiesi, Fabrizio Panzera, Terre del Ticino. Diocesi di Lugano, Editrice La Scuola, Brescia 2003.

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