Partito Socialista Democratico Italiano
Il Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI) è un partito politico italiano fondato nel 1947 e ispirato ai valori della socialdemocrazia.
Il partito si è sciolto nel 1998, quando la maggior parte di esso ha partecipato -insieme al partito dei Socialisti Italiani, a parte della Federazione Laburista e del Partito Socialista- alla creazione del partito dei Socialisti Democratici Italiani (SDI).
Storia
1947: la scissione dal PSI e le elezioni del 1948
Il partito fu fondato, con la denominazione di Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI), il 18 gennaio 1947 con la scissione dal PSI dell'ala democratico-riformista (situata all'estrema destra del partito) guidata da Giuseppe Saragat al termine di una riunione a Palazzo Barberini a Roma.
La scissione costa al PSIUP la trasmigrazione della metà dei parlamentari socialisti nel nuovo partito, ma anche una folta schiera di dirigenti.
In questo contesto il partito guidato da Giuseppe Saragat dimostrò che era possibile creare in Italia una forza di stampo socialista da declinare con la democrazia ed il riformismo e non già con il marxismo.
Intanto nel 1948 ci furono le elezioni politiche decisive per il futuro del Paese. Il PSLI, si presentò dunque alle elezioni del come forza "autenticamente socialista e democratica", schierata su un terreno di centrosinistra rispetto alla scena politica italiana, ma aperta anche al contributo di altre forze laico-riformiste di centro e di centrosinistra. L'apertura del partito ai laico-riformisti nonché naturalmente a qualunque spezzone socialista che avversasse il PCI e l'URSS, ebbe successo e tra gli altri adrì alla proposta anche il gruppo fuoriuscito dal PSI guidato da Ivan Matteo Lombardo. Tale operazione portò così alla costituzione della lista "Unità Socialista", che con il suo 7,1% fu fondamentale per impedire in Italia la vittoria delle sinistre e la formazione di un governo marxista e filo-sovietico. L'ottimo piazzamento del PSLI, situato al terzo posto dopo DC e Fronte Democratico Popolare (la lista unica social-comunista), consentì ai socialdemocratici di costituire in Parlamento un gruppo consistente, formato da una cinquantina di deputati ed una diecina di senatori.
Dal centrismo al centro-sinistra
La vittoria dei settori moderati del Paese (in particolare DC ed appunto US), consentì così la collocazione dell'Italia in area occidentale e favorì la costituzione di governi fondati sull'alleanza dei partiti di centro da quelli più moderati (PLI, destra DC) a quelli più riformisti (PSDI, centro e sinistra DC e PRI).
Inizialmente il governo si fondò su un bicolore di democristiani e liberali, in seguito ad un rimpasto però entrò nell'Esecutivo anche il PSLI, seguito a ruota dai laici del PRI. La compagine ministeriale dei governi di centro rimase dunque pressappoco sempre la stessa: fondata su una alleanza tra DC, PSDI, PLI e PRI.
Nell'arco di due anni però, tra il 1948 e il 1950, il PSLI tenne quattro congressi nei quali vi fu una continua uscita di militanti e dirigenti tra cui Giuseppe Faravelli, Ugo Guido Mondolfo, Mario Zagari.
Questi confluiscono, con Giuseppe Romita ed altri piccoli gruppi laico-socialisti, nel Partito Socialista Unitario (PSU), che tenne il suo primo congresso nel dicembre 1949. In quel tempo il PSLI contava ufficialmente 80.000 iscritti e il PSU circa 170.000, ma in realtà le continue fuoriuscite nonché le pressioni del PSI, che con l'aiuto del PCI e sotto la direzione di Rodolfo Morandi riorganizzava la sua presenza sociale, ridussero gli iscritti complessivamente al di sotto dei 50.000.
Dopo breve tempo però, nel PSU si fecero sentire le sue simpatie nei confronti del PSLI di G.Saragat e così al II Congresso del PSU venne trattata la tematica dell'unificazione PSU-PSLI. Su tale proposito si scontrarono due correnti: una guidata da Romita favorevole all'unificazione, la seconda guidata dalla sinistra di Mondolfo e Codignola contrari. Prevalse la prima e il 1 maggio 1951 i due partiti si unificarono dando vita al Partito Socialista - Sezione Italiana dell'Internazionale Socialista (PS-SIIS). L'unificazione venne poi sancita il 7 gennaio 1952 nel VII Congresso del partito, che assunse la denominazione di Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI) ed elesse segretario Giuseppe Saragat.
Nelle elezioni del 1953 intanto il PSDI scese al 4,5%. Tuttavia l'esistenza del sindacato UIL, a forte carattere socialdemocratico, e l'azione di governo consentirono di portare avanti anche in Italia gli ideali della socialdemocrazia. Il PSDI si identificava nel suo leader indiscusso, nonché fondatore Giuseppe Saragat.
Gli anni del centrismo andarono dal 1948-1960 e la coalizione di governo fu comunque sempre guidata dalla DC, partito "di centro che guarda a sinistra" come disse lo stesso Alcide De Gasperi, ruolo primario ebbe anche il PSDI, mentre PLI e PRI furono penalizzati a causa degli scarsi risultati elettorali. Gli anni del "centrismo" furono segnati dalla ricostruzione e da una maggioranza politicamente forte in cui l'azione politica era accompagnata da una forte ripresa economica e benessere sociale. Gli anni del centrismi furono quelli della ricostruzione, che negli anni '60 porterà poi al cosiddetto boom economico.
Dal centro-sinistra al Pentapartito
A partire dagli inizi degli anni '60, la Democrazia Cristiana (guidata da Amintore Fanfani ed Aldo Moro), stava maturando l'apertura verso il Partito Socialista Italiano di Pietro Nenni, il quale proprio all'ora stava affrancando il suo partito dal patto di unità d'azione che fino a quel momento aveva unito socialisti e comunisti. Il Partito Socialista Democratico Italiano dunque (da sempre alleato leale ed ascoltato della DC), dopo un iniziale periodo di titubanza, approva la svolta di centro-sinistra accelerandone il processo e conducendo un formidabile lavoro di mediazione tra socialisti e democristiani, per mezzo del suo fondatore e leader indiscusso Giuseppe Saragat.
L'apertura ai socialisti causò la fuoriuscita dalla compagine governativa del PLI, ma diede inizio ad una forte fase riformatrice nel Paese e migliorò anche la performance elettorale del partito socialdemocratico, che raggiunge il 6% alle elezioni politiche. L'esperienza governativa nel centro-sinistra nel frattempo, facilita il nuovo incontro tra socialdemocratici e socialisti e così il 30 ottobre 1966, il PSDI si riunificò con il PSI, dando vita al PSI-PSDI Unificati.
Il 5 luglio 1969 però -in seguito a scarsi risultati eletorali-, nel PSU le strade della componente socialista e di quella socialdemocratica si dividono nuovamente: la prima ritornò al PSI, mentre la seconda ricostituì un soggetto socialdemocratico chiamato Partito Socialista Unitario (PSU), che il 10 febbraio 1971 riprese la denominazione di Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI).
Successivamente poi, sul piano del governo, il centro-sinistra si rinnova riaprendo le porte al PLI, rappresentante tradizionale della borghesia moderata e per questo escluso dai precedenti "governi riformatori". Il nuovo ingresso dei liberali nella maggioranza parlamentare portò la coalizione di centro-sinistra a cambiare nome: nacque così il cosiddetto "Pentapartito".
Nel corso degli anni incominciano però a riscontrarsi nel PSDI i primi dissapori: il 15 febbraio 1989 una "miniscissione" capeggiata da Pietro Longo e Pier Luigi Romita, porta infatti alla costituzione del movimento di Unità e Democrazia Socialista (UDS). Questo movimento aveva come obiettivo esplicito facilitare il riavvicinamento tra PSDI e PSI, riavvicinamento che avrebbe dovuto inserirsi nel più ampio progetto del leader socialista Bettino Craxi di creare in Italia una grande famiglia ispirata al socialismo democratico europeo, comprendente anche i nuovi riformisti del neonato PDS. Il detto obiettivo di P. Longo e P. L. Romita di facilitare l'unificazione di PSDI e PSI per guardare verso una più ampia aggregazione social-riformista, si risolve però in un fallimento e perciò il 13 ottobre 1989 l'UDS finirà per confluire nel PSI.
Il declino
Tra il 1992 e il 1994 il Partito Socialista Democratico Italiano, vive il suo tracollo elettorale e si moltiplicano nel partito i fenomeni di scissioni: la maggior parte verso la costituenda forza di centro Patto per l'Italia. Nonostante tutto però alle elezioni politiche del 1994 il PSDI si presenta in molti collegi insieme con una parte craxiana e ribelle del PSI, dando origine alla lista "Socialdemocrazia per le Libertà". L'operazione non ha però successo ed il PSDI continua a scivolare lentamente verso la scomparsa dalla scena politica italiana, sorte che toccò simultaneamente anche alle altre forze che furono parte della coalizione "Pentapartito" (DC, PSI, PLI e PRI).
Inoltre la popolarità del partito subisce un grave tracollo a seguito di episodi di corruzione che vedono implicati diversi dei suoi esponenti di primo piano. L'ex segretario generale Pietro Longo viene arrestato il 30 aprile del 1992 per aver ricevuto una tangente di un miliardo e mezzo di lire dalla ditta milanese Icomec in relazione all’appalto di costruzione della centrale idroelettrica di Edolo, in provincia di Brescia, nel periodo in cui egli ricopriva anche l’incarico di consigliere di amministrazione dell’ENEL, e viene successivamente condannato per concussione a quattro anni e sei mesi di reclusione. L'11 giugno del 1992 Lamberto Mancini, assessore della Provincia di Roma ed ex Presidente della stessa Provincia, viene sorpreso dal Carabinieri nell'atto di intascare una tangente di 28 milioni di lire, ed arrestato in flagranza di reato. Questi furono i primi di una serie di arresti e di clamorosi rinvii a giudizio che contribuirono a screditare presso l'opinione pubblica l'immagine del PSDI.
Il PSDI, si ripresenta così, praticamente a brandelli, alle elezioni europee del 1994 e raccoglie lo 0,7% a livello nazionale, riuscendo ad eleggere il segretario Enrico Ferri al Parlamento europeo. Successivamente però proprio il segretario Ferri si candida alla presidenza della provincia di Massa-Carrara schierando l'ormai decimato PSDI con il centro-destra di Silvio Berlusconi (al quale aderisce anche Alleanza Nazionale). Ciò comporta ulteriori fratture dentro il partito e un richiamo ufficiale da parte dell'Internazionale Socialista e del Partito del Socialismo Europeo al quale il PSDI e Ferri aderivano. Anche per questo il 10 dicembre 1994 lo stesso Enrico Ferri insieme con Luigi Preti, fonda nel PSDI la corrente Socialdemocrazia Liberale Europea (SOLE).
Nel gennaio 1995, però, un regolare congresso mette in minoranza la corrente di Ferri e Preti, nominando segretario del partito Gianfranco Schietroma: la corrente di Ferri e Preti (SOLE) esce così dal PSDI e diviene partito autonomo. Il SOLE si avvicina così all'area di centro-destra, stringendo una collaborazione privilegiata prima con il Centro Cristiano Democratico e poi con Forza Italia. In realtà però, dopo poco tempo, molti e lo stesso E. Ferri lasceranno la CDL, avvicinandosi al centro-sinistra. Un altro gruppo invece si unirà ad una discreta pattuglia di ex-craxiani guidati da Enrico Manca e Fabrizio Cicchitto fondando il Partito Socialista Riformista, il quale avrà però vita breve. I seguaci di Manca aderiranno poi a La Margherita, mentre i seguaci di Fabrizio Cicchitto confluiranno invece in Forza Italia. La maggior parte dei vecchi socialdemocratici però, in seguito alla scomparsa del Patto per l'Italia (dove erano confluiti in massima parte fin dal 1993) aderirano poi all' Unione democratica (successivamente confluito ne i Democratici) oppure a Rinnovamento Italiano: entrambi partiti che poi nel 2001 parteciperanno alla fondazione del nuovo soggetto politico centrista de La Margherita.
La lunga storia di un PSDI che oramai esisteva solo in teoria si trascina stancamente fino a quando, sotto la guida di Gianfranco Schietroma, la parte maggioritaria di ciò che ne rimane dà vita, insieme ai Socialisti Italiani, ad una parte del Partito Socialista e della Federazione Laburista, al nuovo partito dei Socialisti Democratici Italiani (SDI).
La diaspora socialdemocratica
Già dal 1989 erano iniziate in seno al PSDI i primi fenomeni di scissione e le prime fratture, tale fenomeno divenne però insostenibile a partire dal 1993. Da allora infatti il PSDI non fu più presente unitariamente su tutto il territorio nazionale e ciò favorì il distacco dal partito di interi gruppi e di numerosi dirigenti sia locali che nazionali. Così, in uno scenario in cui i "nuovi partiti" erano ideologicamente trasversali, numerosi ex-socialdemocratici hanno portato la loro cultura centrista e laico-riformista in altri soggetti politici. Oggi elementi di cultura socialdemocratica, sono presenti nei seguenti partiti:
- La Margherita (DL), dove sono confliti attraverso i partiti fondatori del "fiorellino centrista" Rinnovamento Italiano ed i Democratici. DL è parte stabile della coalizione di centro-sinistra. Alcuni ex PSDI ed ax PSI (soprattutto del Nord Italia) hanno fondato l'associazione politico-culturale Socialisti democratici per il Partito Democratico, a forte carattere piemontese.
- Socialisti Democratici Italiani, aderente al centro-sinistra.
- Pur essendo un partito di centrodestra, alcuni socialdemocratici sono confluiti -anche grazie al fenomeno SOLE- in Forza Italia, dove sono culturalmente uniti grazie all'associazione politica Circoli d'Iniziativa Riformista.
- Nel 2004 un gruppo di ex-Psdi provenienti dallo Sdi, ha rifondato il partito: il Partito Socialista Democratico Italiano (Nuovo), che -in occasione delle elezioni politiche del 2006- sceglie di aderire alla coalizione di centro-sinistra.
Segretari
- Giuseppe Saragat (gennaio 1947)
- Alberto Simonini (febbraio 1948)
- Ugo Guido Mondolfo (maggio 1949)
- Ludovico D'Aragona (giugno 1949)
- Giuseppe Saragat (novembre 1949)
- Ezio Vigorelli (gennaio 1952)
- Giuseppe Romita (maggio 1952)
- Giuseppe Saragat (ottobre 1952)
- Gian Matteo Matteotti (febbraio 1954)
- Giuseppe Saragat (aprile 1957)
- Mario Tanassi (gennaio 1964 - ottobre 1966)
- unificazione socialista (ottobre 1966 - luglio 1969)
- Mauro Ferri (luglio 1969)
- Mario Tanassi (febbraio 1972)
- Flavio Orlandi (giugno 1972)
- Mario Tanassi (giugno 1975)
- Giuseppe Saragat (marzo 1976)
- Pier Luigi Romita (ottobre 1976)
- Pietro Longo (ottobre 1978)
- Franco Nicolazzi (ottobre 1985)
- Antonio Cariglia (marzo 1988)
- Carlo Vizzini (maggio 1992)
- Enrico Ferri (aprile 1993 - 1995)
- Gianfranco Schietroma (1995 - 2004)
Congressi
- I Congresso - Napoli, 1-5 febbraio 1948
- II Congresso - Milano, 23-26 gennaio 1949
- III Congresso - Roma, 16-19 giugno 1949
- IV Congresso (straordinario) - Napoli, 4-8 gennaio 1950
- V Congresso (straordinario) - Roma, 10-13 giugno 1950
- VI Congresso - Roma, 31 marzo - 2 aprile 1951
- VII Congresso - Bologna, 3-6 gennaio 1952
- VIII Congresso - Genova, 4-7 ottobre 1952
- IX Congresso - Roma, 6-9 giugno 1954
- X Congresso - Milano, 31 gennaio - 8 febbraio 1956
- XI Congresso - Milano, 16-18 ottobre 1957
- XII Congresso - Roma, novembre-dicembre 1959
- XIII Congresso - Roma, 22-25 novembre 1962
- XIV Congresso - Roma, 8-11 gennaio 1966
- XV Congresso - Roma, 6-9 febbraio 1971
- XVI Congresso - Genova, 2-6 aprile 1974
- XVII Congresso - Firenze, 11-15 marzo 1976
- XVIII Congresso - Roma, 16-20 gennaio 1980
- XIX Congresso - Milano, 24-30 marzo 1982
- XX Congresso - Roma, 30 aprile - 2 maggio 1984
- XXI Congresso - Roma, 10-14 gennaio 1987
- XXII Congresso - Rimini, 8-12 marzo 1989
- XXIII Congresso - Rimini, 13-16 maggio 1991
- XXIV Congresso - Bologna, 28-29 gennaio 1995
- XXV Congresso - Roma, 11-12 gennaio 2004
- XXVI Congresso - Roma,
- XXVII Congresso - Roma,