Montecarotto (Montigarò in dialetto locale) è un comune italiano di 2.083 abitanti[4] della provincia di Ancona nelle Marche.

Montecarotto
comune
Montecarotto – Stemma
Montecarotto – Veduta
Montecarotto – Veduta
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Marche
Provincia Ancona
Amministrazione
SindacoMirco Brega (centro sinistra) dall'8-6-2009
Territorio
Coordinate43°31′35.15″N 13°03′51.62″E
Altitudine380 m s.l.m.
Superficie24,07 km²
Abitanti2 083[1] (31-12-2010)
Densità86,54 ab./km²
Comuni confinantiArcevia, Belvedere Ostrense, Ostra, Ostra Vetere, Poggio San Marcello, Rosora, Serra de' Conti
Altre informazioni
Cod. postale60036
Prefisso0731
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT042026
Cod. catastaleF453
TargaAN
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona E, 2 168 GG[3]
Nome abitantimontecarottesi
Patronosan Placido martire
Giorno festivo5 ottobre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Montecarotto
Montecarotto
Montecarotto – Mappa
Montecarotto – Mappa
Posizione del comune di Montecarotto nella provincia di Ancona
Sito istituzionale

Geografia fisica

Territorio

 
Colline della campagna di Montecarotto al tramonto del sole

Posto a 380 m s.l.m., Montecarotto appartiene al promontorio orientale della zona subappeninica della provincia di Ancona, a 18 km da Jesi e a cavallo tra le vallate dell'Esino e del Misa. Caratterizzato da un'ampia vista panoramica, che nelle giornate serene consente di scorgere sia il mare Adriatico che i monti dell'Appennino umbro-marchigiano, il suo territorio copre un'area di km² 24,07 e confina a nord con i comuni di Ostra Vetere e Ostra, a nord-est con Belvedere Ostrense, a est e a sud con Poggio San Marcello, a ovest con Serra de' Conti e Arcevia e a sud-ovest con Rosora. Il territorio ha le sue origini geologiche agli inizi del terziario, quando le rocce del versante orientale subappenninico subirono la pressione della catena montuosa degli Appennini in fase di innalzamento. La vasta campagna montecarottese si estende soprattutto a nord-est e a sud-ovest del centro abitato e si suddivide in 23 contrade:Acquaviva, Bacucco, Bagnolo, Busche, Canapina, Coppari, Colle, Coste, Cupo delle Lame, Fonte Cisterna, Fonte del Coppo, Fonte San Giovanni, Fossato, Montali, Piandole, Romita, Sabbionare, Sant'Angelo, San Lorenzo, San Nicola, San Pietro, Selvettine, Taragli.

 
Il colle del centro storico, sulla cui sommità svetta la chiesa parrocchiale SS. Annunziata

Idrografia

Nel territorio comunale non vi sono corsi d'acqua consistenti, se non a carattere torrentizio come il fosso del Fossato, che da Poggio San Marcello sfocia nel fiume Esino, il fosso di San Fortunato che termina nel fiume Misa e torrenti minori come il fosso della Canepina, il fosso delle Lame, il fosso delle Coste, il fosso di San Lorenzo e il fosso delle Selvettine. Tutti raccolgono le acque di scolo data la scarsità delle sorgenti.

Dati climatologici 1975-2011

Classificazione climatica: Secondo la classificazione climatica il centro abitato è situato in "zona E", 2168 GR/G 380 ALT[5].

I dati registrati dalla Stazione meteorologica di Frontone (PU), in base al periodo di riferimento (1975-2011), indicano che la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta attorno a +4,4 °C; quella del mese più caldo, luglio, raggiunge i +23,8 °C. Le precipitazioni annue sono superiori ai 994 mm, mediamente distribuite in 97 giorni, e presentano un picco primaverile ed autunnale, con un minimo relativo invernale[6].

Per le statistiche, il mese più freddo resta gennaio 1981, con una media di +0,9 °C; il mese più caldo è invece agosto 2003, con +28,3 °C. I valori estremi di temperatura sono per le massime +44 °C del 6 luglio 1982 (con 39% di umidità) e per le minime -11,2 °C, temperatura registrata l'8 gennaio 1985 e il 7 febbraio 1991. I primi quindici giorni del 1985 si confermano in assoluto i più rigidi del periodo esaminato, con una media delle minime di -5,9 C°. I quindici giorni più caldi vanno dal 5 al 19 agosto 2003, con una media delle massime di +35,11 C°.

 
Piazza della Liberazione sotto la neve - febbraio 2012

L'anno più freddo resta il 1980 con +11,62 °C; il più caldo è il 2000, con una media di +15,23 °C. Il 1976 risulta il più piovoso dal 1975, con oltre 1.667 mm di pioggia, contro i 438 mm dell'anno più siccitoso, il 1998. Al 2010 va il primato per numero di giorni di pioggia, ben 142; all'ultimo posto ancora il 1998, con soli 57 giorni di precipitazioni. Oltre la media stagionale si posiziona il 2003 per numero di giorni di calura estiva (≥ +30 °C), ben 73; niente a che vedere con il 1976, con soli 7 giorni di caldo torrido.

L'altitudine, l'esposizione alle correnti balcaniche e a quelle siberiane fanno sì che le precipitazioni nevose diventino facilmente eccezionali, ben oltre cioè i 50 cm (ma possono arrivare anche a 150 cm). Negli ultimi cento anni vi sono state molte nevicate "storiche" e, tra queste, spiccano quelle degli inverni 1929 (l'anno del nevone), 1956, 1963, 1985, 2005[7] e 2012, superiori alla media per abbondanza e per durata del fenomeno nevoso.

MONTECAROTTO
(1975-2011)
Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic InvPriEst Aut
T. max. media (°C) 6,67,411,415,120,724,927,627,722,616,811,07,47,115,726,716,816,6
T. min. media (°C) 2,22,45,07,812,416,118,718,514,711,06,53,42,78,417,810,79,9
T. max. assoluta (°C) 19
(1977)
18,2
(1988)
24,4
(1989)
27,0
(2003)
31,4
(1994)
35,3
(2003)
44,0
(1982)
38,0
(2000)
42,0
(1987)
27,0
(2009)
20,0
(1992)
20,0
(1979)
20,031,444,042,044,0
T. min. assoluta (°C) −11,2
(1985)
−11,2
(1991)
−8,0
(2005)
−3,6
(2003)
2,8
(1987)
5,8
(2001)
7,0
(1991)
5,6
(1980)
5,8
(1975)
−2,0
(1980)
−4,2
(1988)
−9,4
(1996)
−11,2−8,05,6−4,2−11,2
Giorni di calura (Tmax ≥ 30 °C) 000004121010000026127
Giorni di gelo (Tmin ≤ 0 °C) 3420000000131020113
Precipitazioni (mm) 58,470,984,384,677,974,261,778,086,294,5115,6107,9237,2246,8213,9296,3994,2
Giorni di pioggia 7791197567101092329182797
Giorni di nebbia 875421112688231131653
Umidità relativa media (%) 73,971,266,464,662,157,651,054,765,075,379,377,674,264,454,473,266,6

Storia

Il Basso Medioevo

Attraverso la diffusione reticolare delle Pievi nel territorio della Vallesina si può individuare una chiave di lettura attendibile sulle origini di Montecarotto, ma non certamente esaustiva. L'evoluzione di questa forma insediativa, che si espresse attraverso l'istituzione di una "comunità di fedeli", si realizzò tra il X secolo e l'XI secolo in una duplice forma: quella dell'incastellamento e quella della signoria territoriale. Delle due forme, la prima risultò più adeguata alle caratteristiche del luogo, facilmente votato ad accogliere arroccamenti difensivi. Insieme ad altre 6 Pievi, il Plebanatus S. Marie Montis Arcis Ruptae divenne parte integrante del Contado di Jesi nella metà del secolo XIII[9], godendo di un'estensione territoriale che risultò la più vasta tra i castelli del Contado, in grado di controllare gli attuali Comuni di Poggio San Marcello, Rosora, e Castelplanio[10].

La prima chiesa plebana era posta fuori del Castello, a metà strada tra il Misa e l'Esino ed è probabile che le primitive mura del Castello fossero di dimensioni inferiori rispetto a quelle attuali. Solo dalla seconda metà del XIV secolo la chiesa venne edificata all'interno del Castello sui ruderi della rocca distrutta, dotandola di diritti e funzioni tipiche di una parrocchia. Appartenente in origine al Comune di Senigallia, secondo una bolla di Onorio III del 1223 che inquadrava tra i possedimenti del vescovo di Senigallia anche Turris Rupte[11] - arcaico toponimo che si presume identifichi Montecarotto -, è certo che il Castello venne ceduto il 13 febbraio 1248 dal cardinale Raniero, vicario del papa, al Comune di Jesi[12]. La cessione dipendeva dalla volontà del vicario, nonostante le perplessità del papa, di premiare Jesi per aver rinunciato alla causa ghibellina sostenuta da Federico II.

L'ingresso ufficiale di Montecarotto nel Contado di Jesi non negò — almeno per ora – l'esercizio dei privilegi feudali ancora in mano al vescovo di Jesi e gravanti sul Castello. Le cose cambiarono mezzo secolo dopo, quando la giurisdizione civile si sostituì in pieno al controllo ecclesiastico su Montecarotto, dopo un contrasto risoltosi con la fine di ogni privilegio feudale da parte del vescovo Leonardo[13]. La restaurazione del potere papale nei confronti delle autonomie comunali non si fece attendere, favorendo una spinta autonomista dei Comuni periferici contro la forza accentratrice di Jesi. Lo smembramento della Pieve senigalliese di Scorzalepore sul finire del XIII secolo aggiunse alla giurisdizione territoriale di Montecarotto due nuove contrade: San Lorenzo e San Fortunato, concessioni confermate dal rettore della Marca Pontificia, Gerardo de Tastis, il 2 maggio 1307[14].

La Signoria di Nicolò Buscareto, arrivato al potere di Jesi nel 1342, espose il territorio di Montecarotto ad un decennio drammatico quando, alla tirannia e alle devastazioni che portarono alla scomparsa di castelli e ville come Colmontano e Tessenaria, si aggiunse la piaga della Peste nera[15]. Probabilmente in questo terribile decennio avvenne il trasferimento della chiesa plebana all'interno del Castello[16]. L'arrivo nella Marca Pontificia del cardinale Albornoz mise a tacere le aspirazioni egemoniche dei Malatesta, ai quali si erano legati diversi signori, come i Simonetti di Jesi. La vittoria dell'esercito fedele a Innocenzo VI a Paterno di Ancona il 20 aprile 1355 impresse alla politica di Albornoz uno slancio significativo per le pretese del papa residente ad Avignone. Seguì una politica di rafforzamento difensivo che coinvolse diversi comuni della Vallesina, facilmente esposti a incursioni e minacce delle signorie locali. Non si può escludere che anche Montecarotto ricevette nei mesi successivi disposizioni del cardinale Albornoz in favore di un potenziamento del Castello. L'emanazione delle Costituzioni egidiane nel 1357 pose Montecarotto sotto la diretta giurisdizione di Jesi, al pari degli altri Castelli della Vallesina. La comitatinanza attribuì a Montecarotto il rango di comunità immediate subiectae, il cui demanuem (demanio) apparteneva al sovrano, cioè alla Chiesa, mentre il dominium (dominio) apparteneva a Jesi[17].

Le divisioni politiche e religiose create dallo Scisma d'Occidente, spinsero il pievano di Montecarotto, forse su impulso dei Simonetti di Jesi, ad appoggiare inizialmente l'antipapa Clemente VII. Il 12 giugno 1381 avvenne il ripensamento in favore del legittimo papa Urbano VI, non senza conseguenze che tramutarono Montecarotto da Pieve in parrocchia, fermo restando la giurisdizione su Castelplanio, Rosora e Poggio San Marcello, neopromosse comunità parrocchiali[18].

Alla cacciata dei Simonetti nel 1408[19] fecero seguito le scorribande di Braccio da Montone che occupò il Contado di Jesi per poi cederlo ai Malatesta nel 1410 che nominarono per ogni Castello un fiduciario, detto Capitano. Con l'elezione di Martino V nel 1417 e la fine dello scisma, Montecarotto ricadde nuovamente sotto il controllo di Braccio da Montone fino al 1424, quando venne ripristinato il potere papale. Rimasto fuori dalla diffusione ereticale dei Fraticelli, che al contrario imperversavano nella Vallesina, Montecarotto passò nel 1427 sotto la giurisdizione dei conti di Urbino, i Montefeltro e il cui territorio si estendeva sino a Senigallia. L'azione normalizzatrice di Martino V riportò in poco tempo Montecarotto sotto lo Stato della Chiesa ma a sconvolgere il quadro politico della Marca Pontificia fu il conte Francesco Sforza che nel 1433 entrò indisturbato a Jesi, ottenendo da Eugenio IV la nomina di vicario. L'egemonia dello Sforza si fece sentire anche sui Castelli, con vessazioni, distruzioni e ogni sorta di usurpazioni tiranniche che durarono fino al 1446, quando il condottiero di Milano, verificando l'impossibilità di continuare sulla strada della conquista forzata, vendette il Contado di Jesi a Eugenio IV per 35.000 scudi.

Con il ritorno alla normalità sotto Niccolò V si assistette alla riaggregazione del territorio di Jesi e il 23 ottobre 1447 Francesco Martini di Montecarotto e Domenico Tecchi di Poggio San Marcello ottennero la carica di priori del Contado[20]. Si chiuse allora la stagione delle Signorie, seguita da una fase di pace che consentì una ricostruzione amministrativa e giuridica grazie al rinnovo degli statuti cittadini.

Sul finire del XV secolo prese vita l'arte organara a partire dal primo costruttore, Giacomo Oliviero, a cui va attribuito il primo organo grande della Basilica della Santa Casa di Loreto tra il 1511 e il 1513[21].

Il Cinquecento

Con la fine delle Signorie, le espressioni di potere iniziarono a premiare quelle famiglie di estrazione nobiliare nella forma del consolidamento politico oligarchico. Il ritorno nel 1504 delle ostilità tra Jesi e Ancona, dopo l'Atto di Concordia del 1483[22], fece crescere l'allarme nel Contado per le incursioni della soldatesca dorica, divenute più frequenti dopo la sospensione dell'Armata di Chiaravalle[23]. L'intervento del Legato della Marca Sigismondo Gonzaga nel febbraio del 1513 privava Jesi della giurisdizione sul Contado; sentenza confermata il 16 maggio seguente da Leone X che aggiunse una multa di 25.000 scudi d'oro da versare alla Camera Apostolica. Montecarotto e tutti Castelli del Contado assunsero per breve tempo lo status di immediate subiecta, sciolti quindi dal dominio di Jesi e soggetti all'autorità del Legato Apostolico.

Il desiderio di vendetta di Francesco Maria I della Rovere, espropriato del Ducato di Urbino nel 1517, non risparmiò il Contado con ruberie e violenze. Al sacco di Jesi fece seguito la «Congiura dei Notai»[24], nata per avversare la politica ottusa della città che pretendeva di scaricare sui Castelli le proprie disavventure economiche, attraverso tasse e l'imposizione del prezzo del grano per il fabbisogno cittadino. Ne scaturì una tensione nel Contado che si concluse con il rispetto da parte dei ribelli, tra i quali Montecarotto, degli obblighi economici e politici verso Jesi. L'atto di sottomissione fu all'origine di una lunga stagione di pace nel Contado. Nuove minacce giunsero perlopiù dalle incursioni sulla costa dei turchi, che impegnarono nella difesa del territorio tutti i Castelli fino al Fabrianese, e dal banditismo, fenomeno mai del tutto sopito e destinato ad affacciarsi con intensità nei periodi di maggiore crisi economica. L'organizzazione militaresca delle bande guidate da Alfonso Piccolomini, duca di Montemarciano, spinse Sisto V ad adottare misure contro il fenomeno. Oltre a ciò, nell'ultimo quarto di secolo iniziarono a scarseggiare le raccolte di grano. Particolarmente grave fu la carestia a cavallo tra il 1590 e 1591, a cui si aggiunse il dramma della peste con i suoi 279 morti nella sola Montecarotto[25].

Il Seicento

Superata la carestia, la popolazione di Montecarotto conobbe un'apprezzabile crescita demografica, agevolata anche dal flusso migratorio dei centri vicini[26]. Miglioramenti si registrarono anche in agricoltura, grazie all'istituzione dell'enfiteusi «a terza generattione» del 1624. Contro il contrabbando e la speculazione vennero introdotte «le assegne», dichiarazioni giurate di coltivatori e produttori relative ai raccolti. Sul piano sanitario si adottarono provvedimenti contro gli erranti e i vagabondi, sospettati di diffondere la piaga della peste, che riesplose nel 1636. Furono istituiti i "Monti di Pietà" e il "Monte Frumentario", cui si rivolgevano gli «abbondanzieri» nei momenti di emergenza. Si decise anche per il divieto di esportare cereali fuori dai propri confini territoriali, contro le spinte dei proprietari terrieri desiderosi di nuovi mercati. Le vessazioni di Jesi sul Contado scatenarano la reazione di Montecarotto per voce dell'avvocato Francesco Maria Ridolfi a favore di una più equa tassazione, nota come Causa Aesina Collectarum (1671-1683) dopo il «Catasto Negroni» del 1669; una lotta vinta in ultimo da Jesi che approfittò del momento favorevole per irrobustire la sua egemonia nel Contado[27].

Crebbe l'ampliamento urbanistico, grazie anche ai «casanolanti» (i contadini caduti in disgrazia) con i loro primi insediamenti oltre le mura lungo i due assi principali: il borgo di San Rocco e quello di San Giuseppe. Nel 1612 il Consiglio generale decise per la fondazione della chiesa conventuale di San Francesco dei Frati Minori Osservanti. Seguirono la chiesa di San Filippo e nel 1670 il complesso conventuale delle Carmelitane. Il 5 ottobre 1686 dalla Catacomba di Calepodio arrivarono a Montecarotto le reliquie attribuite al martire San Placido, il cui culto si sovrappose presto alla venerazione di San Pietro apostolo, protettore del Castello dal 1568 e di San Francesco d'Assisi, protettore del paese dal 1617[28].

Il Settecento

Con il nuovo secolo Montecarotto venne insignito del titolo di «Terra», superiore a «Castello». Ripresero nel frattempo i contrasti tra Jesi e periferia, motivati sia dal peso onorifico del patriziato cittadino contro quello paesano, escluso dalla carica di Gonfaloniere, che dalla «Tassa Quinquennale» 1749-1750 per ridurre il debito dello Stato, un problema urticante dopo la «Tassa del Milione» del 1712. Vicende che si chiusero ancora una volta con sentenze a favore della città con due «Brevi» del 1752: il «Laudabile» e l'«Inter Multiplices» di Benedetto XIV. A spazzare via le logiche discriminatorie nel Contado – seppure temporaneamente — ci pensò il Trattato di Tolentino del 1797. Montecarotto salì al rango di «Comune Capo Cantone», alla guida cioè di 15 comunità fuori dal controllo jesino e il 15 maggio 1798 entrò a far parte della Prima Repubblica Romana. La soppressione delle confraternite (febbraio 1799) e la messa in vendita dei beni requisiti furono gli ultimi atti della municipalità giacobina.

Lungo il XVIII secolo diversi furono gli interventi urbanistici all'interno delle mura, a partire dal palazzo comunale, già da tempo bisognoso di solidità strutturale, come suggerì Virginio Bracci nel 1771. Opere di ampliamento riguardarono anche il convento delle Carmelitane, le suore che dal 1737 avevano ricevuto la «clausura pontificia». Non meno urgenti furono l'impietrata delle strade contro i dissesti idrogeologici nel 1717 e i lavori della nuova chiesa della Santissima Annunziata.

Monumenti e luoghi d'interesse

Architetture civili

Mura Castellane

 
Torrioni e lato orientale della mura
 
Torrione cilindrico coperto dell'angolo nord-ovest delle mura
 
Dettaglio di un torrione lato orientale delle mura castellane di Montecarotto

Montecarotto vanta una significativa cinta muraria a partire dal 1509, edificata su disegno dell'architetto Albertino di Giacomo da Cremona che ampliò il precedente impianto medievale. La cinta corre per 625,50 m secondo una pianta a quadrilatero trapezoidale allungato nella direzione Est-Ovest, delimitando la parte più alta del colle dedicata alla Chiesa Parrocchiale della S.S. Annunziata. Le mura hanno subito negli anni numerosi interventi, il più marcato dei quali è stato l'allargamento dell'ingresso principale per agevolare il passaggio dei carri nei giorni del mercato, senza danneggiare dignità monumentale e valenza decorativa dell'intorno. Di questa parte, nel 1893 venne demolito il tratto che univa ortogonalmente il torrione dell'orologio (all'epoca meno ornato) al lato che volge a Mezzogiorno. In questo tratto si accedeva al paese attraverso la porta che per anni è stato unico ingresso (le altre due aperture, una a Nord e l'altra ad Ovest, sono frutto di interventi successivi) con la torre civica (su cui erano originariamente collocati l'orologo e le campane) e l'antico palazzo priorale. Della cinta muraria è ancora visibile la scarpata, mentre le cortine sono state coperte da abitazioni. Restano ancora visibili cinque torrioni, tra i quali spiccano per bellezza quelli del lato orientale; uno cilindrico con base appena scarpata doppio ordine di beccatelli e sporto merlato alla ghibellina, l'altro pentagonale con scarpa evidente e sporto non merlato su robusti beccatelli. Notevole è anche il torrione cilindrico coperto dell'angolo nord-ovest con alta scarpa, doppio cordone e tracce di beccatelli. Ben conservata è la porta del lato Ovest; abbattuta invece quella del lato orientale che fiancheggiava a breve distanza verso Sud il torrione dell'orologio, visibile nel quadro del 1865 conservato in municipio del pittore fabrianese Antonio Bonci. Interessante dal punto di vista architettonico è l'ingresso del lato Nord, di cui si conserva ancora l'antico portone in legno.

Teatro comunale

  Lo stesso argomento in dettaglio: Teatro comunale (Montecarotto).
 
Teatro Comunale di Montecarotto
 
Interno del Teatro Comunale

La primo sede di un teatro a Montecarotto fu la grande sala del vecchio palazzo Priorale, ora perduto, adibita anche a spettacoli e che si rese inagibile quando nei primi decenni del XVIII secolo precipitò il soffitto del palazzo. Documenti dell'archivio comunale del comune di Montecarotto del 1809 attestano la presenza poi di un altro locale adibito a pubblico teatro usato durante le principali ricorrenze, specialmente Carnevale per spettacoli di dilettanti locali e piccole compagnie di professionisti. Tale edificio era ubicato secondo le mappe del catasto gregoriano nel cuore del centro storico presso l'attuale piazza del mercato nella piazzetta sottostante la chiesa parrocchiale. Nella seconda metà del 800 venne poi realizzato l'attuale Teatro comunale su progetto dell'architetto jesino Raffaele Grilli. L'impianto venne inaugurato l'8 settembre del 1877 con "l'opera in musica Maria di Rohan" del maestro Donizetti, al prezzo di lire una. Costretto ad un lungo restauro per dichiarata inagibilità, il teatro è stato riaperto al pubblico il 9 settembre del 2001 con uno spettacolo tenuto in occasione del Festival Pergolesi Spontini[29]. Nei locali sottostanti il teatro, recuperati anche essi con un importante lavoro di restauro, nel 2006 è stato trasferito il Museo Civico e della Mail Art.

Torrione dell'orologio

 
Orologio di Pietro Mei del Torrione dell'orologio di Montecarotto

Il torrione dell'orologio resta il monumento più in vista del paese ed, anche, sua immagine più ricorrente. Posta nel lato orientale della cinta muraria, la torre è di forma cilindrica, con base appena scarpata e doppio ordine di beccatelli con sporto merlato alla ghibellina. Venne integralmente rivestita nel 1903, quando si decise di unire la piazza esterna (oggi Piazza della Vittoria) all'area interna (l'odierna Piazza del Teatro). Al piano superiore della torre, con accesso attraverso il camminamento di ronda, è custodito il quadrante dell'orologio, l'asta di collegamento, il pendolo e i pesi che consentono la ricarica manuale delle lancette fin dal 1849, come volle il progettista e costruttore Pietro Mei. Da questo primo locale, una scala in legno conduce a una piccola stanza che custodisce il “cuore” dell'orologio. Si può ancora leggere la matricola punzonata nella Ruota dentata di scappamento: «P. Mei 1849 Montecarotto n° 22». Continuando nella salita si arriva all'esterno della torre e alle campane, chiamate a ricevere l'urto del battente su comando dell'orologio ogni quindici minuti. Quotidianamente un addetto del Comune provvede alla sua ricarica per non interromperne la funzione pubblica originaria.

Palazzo Baldoni

 
Monumento ai caduti della grande guerra di Vito Pardo
 
Monumento ai caduti di tutte le guerre di Montecarotto, scalinata

Palazzo nobiliare situato nel centro storico che racchiude all'interno delle sue mura un giardino pensile costruito su una parte delle mura castellane.

Complesso Monumentale dedicato ai caduti delle guerre Italiane

Il complesso Monumentale dedicato ai caduti delle guerre Italiane è stato costruito in periodi diversi del novecento ammalgamando architetture preesistenti e scenografie naturali e conferendo ad esso un’ unità fisica e ideale. La parte più recente che è anche quella che compare per prima agli occhi del visitatore è costituita dal Monumento ai caduti di tutte le guerre ed è stata realizzata a partire della fine degli anni 60 sfruttando il pendio che porta alla sommità del colle della chiesa di San Francesco e in modo da usare come scenografia di sfondo la facciata del tempio su cui è posto il primo monumento realizzato: il monumento ai caduti della prima guerra mondiale realizzato dal Pardo. L’accesso al complesso è dato da una scalinata monumentale, che partendo dal basso unisce e collega fisicamente e idealmente i due monumenti, posti a quote diverse del colle, che ricordano i soldati italiani che hanno combattuto in periodi diversi della storia italiana: nel Risorgimento, nelle guerre coloniali, nella Prima guerra mondiale e seconda guerra mondiale.

Il Monumento ai caduti della prima guerra mondiale è opera dello scultore veneziano Vito Pardo, autore anche del celebre Monumento nazionale delle Marche a Castelfidardo; si trova ubicato sulla facciata della chiesa di San Frncesco.

Monumento ai caduti di tutte le guerre

Sotto il piazzale della Chiesa di San Francesco, utilizzando la scarpata che dal colle porta al pianoro sottostante è stato realizzato nel secondo dopoguerra, negli anni settanta, l'altro monumento ai caduti di Montecarotto: il Monumento ai caduti di tutte le guerre. L'opera è stata realizzata su disegno del professor Schiavoni di Arcevia che riprende l'idea originale del Pardo di costruire una grande scalinata che abbracci tutta la collina sulla cui sommità è posta la chiesa. Vi si ascende per un'ampia scalinata monumentale lastricata che porta ad un'ampia ara su cui si erge un'alta stele di bronzo che poggia su un parallepido di marmo. Ai lati vi sono altri due volumi realizzati anche essi in marmo su cui sono posti dei pannelli fusi in bronzo. Sui pannelli laterali dell'ara sono rappresentati in bronzo i combattenti di tutte le guerre, da quelli delle guerre dell'indipendenza italiana del Risorgimento, ai soldati italiani della Seconda guerra mondiale.

Architetture religiose

 
Chiesa Collegiata della Santissima Annunziata di Montecarotto, vista dalla Chiesa di San Francesco di Montecarotto
 
Chiesa di San Francesco di Montecarotto e Monumento ai caduti della Grande guerra di Vito Pardo
 
Chiesa del Crocifisso di Montecarotto
 
Chiesa di Santa Maria del Popolo di Montecarotto

Nel territorio e dipendenti dalla Parrocchia Santissima Annunziata di Montecarotto esistono numerose chiese ricche di arte e di storia a testimonianza della profonda fede e devozione della popolazione montecarottese.

  Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa della Santissima Annunziata (Montecarotto).

Situata nella parte alta del paese, venne ricostruita a partire dal 1779 su progetto dell’architetto domenicano Pietro Belli, che ideò la chiesa di San Domenico di Ancona. La chiesa, a croce latina, è realizzata in un sobrio ma elegante stile neoclassico con alcuni elementi barocchi al suo interno, come le due belle cappelle ai lati del transetto. Al suo interno, la parte più spettacolare è quella del presbiterio, dove si ammira un maestoso altare maggiore, che fu realizzato da Michele Rusconi da Lugano e, sopra il coro in noce, la tela dell’Annunciazione della Vergine (XVII secolo).

  Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di San Francesco (Montecarotto).
  Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di San Filippo (Montecarotto).
 
Chiesa di Santa Maria delle Grazie anticamente Chiesa di Santa Maria delle Grazie

Chiesa del Crocifisso

Chiesa di costruzione settecentesca a navata unica, con all'interno un pregevole crocefisso opera del Bornoni (secolo XVII).

Chiesa di Santa Maria del Popolo

Della chiesa di Santa Maria del Popolo si hanno notizie per la prima volta negli Atti delle visite pastorali della seconda metà del secolo XVI. Tali documenti ci dicono anche che era posta fuori dal castello e di giuspatronato di Gerolamo Gasparini. La chiesa venne poi probabilmente ricostruita in epoca settecentesca; è ad unica navata e conserva all'interno di una nicchia dietro l'altare una pregevole e antica statua lignea della Madonna (secolo XVII - XVIII) molto venerata dalla popolazione. Nei secoli scorsi per tradizione il cappellano della chiesa veniva eletto mediante estrazione ogni anno tra i parroci della parrocchia. L'interno, di dimensioni contenute e a pianta rettangolare con la copertura costituita da una volta a botte decorata con stucchi. Le pareti laterali sono ornate con lesene alla cui sommità sono posti capitelli corinzi sormontati da archi, stucchi e da una bella cornice che corre per tutto il perimetro interno.

Chiese Rurali

  Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di San Lorenzo (Montecarotto).
 
Chiesa di San Lorenzo in contrada San Lorenzo di Montecarotto

Chiesa di San Pietro

 
Chiesa di San Pietro in contrada San Pietro di Montecarotto

Della chiesa di San Pietro si hanno le prime notizie nella prima metà del '400. Sorgeva nel fondo omonimo, nella contrada di San Pietro così titolata per la presenza della chiesa, molto vicina al tempio tuttora esistente limitrofa al trivio Montecarotto, Moie, Ostra. L'attuale costruzione è dei primi dell'Ottocento, di dimensioni contenute ed a pianta rettangolare, ha una sola navata e la copertura è sostenuta da un'unica capriata in legno. L'interno è di semplice fattura con pareti intonacate; sulle pareti laterali a destra e a sinistra dell'altare si aprono due finestre monofore. In una nicchia alle spalle dell'altare si conserva una statua lignea di San Pietro. Sulla facciata sul culmine del tetto a capanna è posto un piccolo campanile a vela con una sola campana comandata tramite delle funi dall'interno della chiesa.

Chiesa di Santa Maria della Neve

 
Chiesa di Santa Maria della Neve in contrada Taragli di Montecarotto

Della chiesa di Santa Maria della Neve si hanno notizie certe per la prima volta nei resoconti della vista pastorale effettuata dai delegati del cardinale Giacomo Corradi nel 1653. I delegati la menzionano come chiesa ben tenuta ed a un solo altare e vi si celebrava messa solo nei giorni festivi. La chiesa si trova in contrada Taragli di Montecarotto.

La chiesa ha pianta rettangolare ad un'unica navata, è di dimensioni contenute e ha la facciata a capanna, Il tetto è sorretto da un'unica capriata lignea. L'interno è semplice con pareti intonacate, sulle pareti laterali si aprono due piccole finestre rettangolari. Sulla parte posteriore al culmine del tetto è posto un piccolo campanile a vela con due campane che vengono comandate tramite funi da un locale con funzioni di sagrestia attiguo alla chiesa.

Chiese scomparse

Nel corso dei secoli molte altre chiese sia rurali che situate entro le mura o nei borghi prossimi sono scomparse. Di esse sappiamo quanto ci dicono i documenti d'archivio.

  • Chiesa parrocchiale di San Maurizio dei Marroni, sorgeva nella contrada anticamente detta dei Marroni dove i territori di Montecarotto, Poggio San Marcello e Belvedere Ostrense sono contigui. L'ubicazione attuale può essere identificata nella contrada di Sant'Angelo di Montecarotto. Se ne hanno notizie dal XIII al XV in vari documenti sia civili che ecclesiastici.
  • Chiesa di San Biagio di Montecarotto, viene menzionata in documenti della prima metà del secolo XV, ma esisteva precedentemente poiché viene ricordato un insediamento di San Biagio. Sorgeva nella attuale contrada San Biagio, esisteva sicuramente nel XVIII ed è andata distrutta nello scorso secolo.
  • Chiesa di Sant'Angelo dei Marroni sorgeva vicino ai confini di Poggio San Marcello dove anche oggi esiste la contrada di Sant'Angelo. Viene menzionata in documenti del XIII secolo. La chiesa nel 500 era già in rovina.
  • Chiese di San Giovanni Scorzoso e di San Giovanni di Scorzalepore (o Scortalepore) già appartenenti alla pieve senigalliese scomparsa di Scorzalepore non più esistenti in tempi molto antichi.

Edicole votive

Numerose sono le edicole dedicate ai santi protettori di contrade che nei secoli sono state costruite a testimonianza della devozione popolare.

Aree naturali

Percorso del Trabocco

I giardini e i parchi urbani

  • Parco pubblico di via Amendola.
  • Parco pubblico dell'Avvenire in via Circonvallazione.

Società

Evoluzione demografica

Abitanti censiti[30]

Montecarotto è stato definito da molti "vecchio paese", dato che è un comune in cui la maggior parte della popolazione, addirittura 7 abitanti su 10, ha più di 65 anni. Infatti i giovani e molte famiglie si recano nelle vicine cittadine (Jesi, Osimo, Maiolati Spontini, Serra de' Conti) per lavoro.

Cultura

Dialetto

  Lo stesso argomento in dettaglio: Dialetti marchigiani.

Il dialetto montecarottese risente di influssi derivanti dai dialetti umbro-laziali e anche dal dialetto toscano.

Musei

 
Interno del museo civico e della mail art di Montecarotto

Museo civico e della mail art

  Lo stesso argomento in dettaglio: Museo civico e della mail art.

Il Museo civico e della mail art, dopo anni di chiusura per carenza di spazi adeguati è stato riaperto e trasferito nel 2006 nei locali che ospitavano un tempo le cantine del Teatro comunale. Un prestigioso ed efficace intervento di restauro ha riportato i locali all'antico splendore: le volte a botte, le vecchie pietre della muratura e le arcate che sostengono il teatro soprastante donano alla nuova sede un apprezzabile fascino. La raccolta inaugurata nel 1985, ed esposta precedentemente presso il Palazzo Baldoni e il foyer del teatro, è incentrata sull'arte destinata ad essere trasmessa per posta. Le prime forme di arte postale risalgono agli inizi del XX secolo, praticate dal movimento Futurista, dal Dada e da quello Surrealista. Nel secondo dopoguerra l'espressione artistica riprese a "viaggiare" grazie a Ray Johnson e alla sua Scuola per Corrispondenza sull' arte concettuale, fondata a New York nel 1962.

Il prof. Bugatti, in rapporto di collaborazione con importanti artisti italiani e stranieri ed anche con Ernesto Treccani, si attivò per la raccolta del materiale da collezioni di incisioni e di grafica dei maestri contemporanei da mettere a disposizione del museo, creando una sensibile corrispondenza artistica con le menti più ricettive all'arte postale. Anche Treccani, di passaggio a Montecarotto, realizzò un’incisione da inviare ai principali artisti del mondo perché fossero stimolati a fare altrettanto con le loro opere, desideroso di tramutare Montecarotto in un luogo di convergenza dinamica delle espressioni artistiche internazionali. Oggi il museo possiede importanti incisioni di artisti marchigiani, come quelle di Orfeo Tamburi con i paesaggi di Roma e di Parigi, di Pericle Fazzini relativa alla scultura del Cristo della sala Nervi in Vaticano e le Carte Lauretane di Arnoldo Ciarrocchi, Umberto Mastroianni, Sepo, Zauli, Cesare Zavattini, Aldo Borgonzoni.

Archivi

  • Archivio Storico Comunale.
  • Archivio Storico della Parrocchia Santissima Annunziata.

Istruzione

Biblioteche

La Biblioteca Comunale[31][32] è ubicata presso la Scuola Media Statale Gallo Galli, in Piazza della Vittoria n.3. La dotazione comprende un ricco catalogo di libri, videocassette, di DVD e CD musicali. È inoltre possibile consultare via internet l'elenco dei titoli a disposizione tramite il sito web istiuzionale del Comune.

Scuole

Sono presenti sedi scolastiche per la formazione di base: Scuola dell'infanzia, scuole primarie e secondarie di primo grado. Le scuole fanno parte dell'Istituto Comprensivo di Arcevia[33] di cui fanno parte oltre a Montecarotto anche i comuni di Arcevia e di Serra de' Conti e sono:

  • Scuola dell'infanzia di Montecarotto.
  • Scuola primaria Statale intitolata a Giuseppe Magagnini.
  • Scuola Secondaria Statale di 1º grado intitolata a Gallo Galli.

Media

Stampa

  • Il comune di Montecarotto distribuisce tramite posta, con cadenza bimestrale, un giornalino periodico riguardante le novità, gli eventi e gli interventi più importanti effettuati dall'amministrazione pubblica nel territorio montecarottese.
  • La parrocchia della Santissima Annunziata di Montecarotto pubblica e distribuisce, con cadenza settimanale, un giornalino parrocchiale con le notizie riguardanti le attività e le iniziative della parrocchia e della diocesi di Jesi.

Associazioni di carattere culturale e sociale

Numerose sono le associazioni di carattere culturale e sociale operanti sul territorio di Montecarotto:

Musica contemporanea

Artisti che si sono esibiti a Montecarotto

in ordine cronologico:

Personalità legate a Montecarotto

Sagre e manifestazioni

  • La manifestazione "Verdicchio in festa" è dedicata al prodotto tipico locale per eccellenza, il vino "Verdicchio dei Castelli di Jesi". Per cinque giorni, le vie del centro storico diventano il luogo di una festa animata dalle associazioni locali con gastronomia, a partire dalla variegata degustazione di vini, spettacoli musicali e artisti di strada.

L'evento si rinnova annualmente a cavallo tra giugno e luglio.

  • La Pasquella - Antico canto rituale di questua.

Momento propiziatorio della tradizione contadina marchigiana, assimilabile alla Befanata della Toscana e alla Pasquarella del Lazio, contraddistinto dai canti rituali di questua che si ripetono nel giorno dell'Epifania per le vie del centro abitato. Il rituale vuole che il canto di Pasquella venga portato da squadre di cantori casa per casa come augurio di salute, di benessere e di abbondanza, in cambio di piccole offerte di denaro, cibo e vino. Tale usanza, smarrita con la fine della mezzadria, è stata rivalutata a Montecarotto a partire dal 1985 e da allora riproposta annualmente grazie alla partecipazione di gruppi di cantori del territorio, a partire dal gruppo di canto popolare La Macina di Monsano. Durante la festa ai visitatori vengono offerte castagne arrosto e vin brulè.

Ecco un estratto dello stornello «La Pasquella»:

L'Anno novo è già venuto
Già che Dio ce l'ha mandato
Ce l'ha mandato con allegria
Bon Anno novo e Epifania
Ce l'ha mandato con allegria
Bon Anno novo e Epifania

Fate presto e non tardate
Che dal ciel cade la brina
Ce fa venì la tremarella
Bon Anno novo e bona Pasquella
Ce fa venì la tremarella
Bon Anno novo e Bona Pasquella

(...)

Ce venimo da chi d'intorno
Non piate il palo del forno
Semo venuti pe l'allegria
Se non volete annamo via
Semo venuti pe l'allegria
Se non volete annamo via[39].

È una festa religiosa che si svolge nell'ultima domenica di settembre o nella prima domenica di ottobre. In quest'occasione si organizza lungo le vie cittadine un'importante fiera-mercato.

  • Artigiani e mestieranti all'opera.

Si tiene nella seconda metà di marzo ed è un'esibizione di artigiani per le vie e le vecchie botteghe del centro storico di Montecarotto per vedere da vicino i mestieri di un tempo. Si potranno ammirare: il vasaio; il cartaio; il bottaio; il calzolaio; Il rilegatore; il maniscalco; il vetraio; il ceramista; il ramaio; l'artigiano del cuoio e del legno; il cestaio; il fabbro; l'artigiano del ferro; il costruttore di fisarmoniche; il decoratore del legno; l'intarsiatore; i mestieri contadini e tanti altri ancora.

Prodotti tipici e cucina

 
Viti di Verdicchio
 
Verdicchio dei castelli di Jesi nella tipica bottiglia prodotto a Montecarotto

Specialità gastronomiche locali sono: tagliatelle casalinghe tirate con il lasagnolo (da lasagne), coniglio in porchetta, l'oca arrosto su forno a legna, maialino in porchetta e il lonzino di fico, con impasto cotto di fichi maturi non sbucciati e mandorle. In qualche famiglia, nei giorni festivi è ancora possibile assaggiare il caratteristico «tortone», dolce a base di farina di mais e farina di grano, uva passera, mele, olio di oliva e sapa, inoltre una particolare leccornia dolce, spumette a base di chiara d'uovo, mandorle e zucchero.

Nei forni artigiani del paese si possono trovare anche altre specialità gastronomiche, come il «Pan di Serra» con grano biologico a lievitazione naturale, la pizza al formaggio tipica del periodo pasquale, i maritozzi pennellati con chiara d'uovo e zucchero, le famose «polacche» ripiene di marmellata o di cioccolato, le paste all'ammoniaca e il caratteristico «parpagnacco» con la scorza di limone e il torrone al caffè, squisitezza natalizia imperdibile. Molto ricercata è la pizza ai grasselli, detta in dialetto «grascelli», parte del maiale affumicata e tagliata a cubetti.

Anche le macellerie sono rimaste fedeli alla tradizione marchigiana: producono salumi marchigiani come il ciauscolo che risente della tradizione culinaria norcina, le salsicce di fegato dette anche Mazzafegato e i soprattutto ciarimboli, parte del budello di maiale private di grasso.

Montecarotto fa parte delle seguenti associazioni:

Il vino è sempre stato uno dei prodotti tipici di Montecarotto, a partire dal famoso Verdicchio, vitigno che, in tutto il mondo, cresce solamente nella valle dell'Esino. Il territorio di Montecarotto appartiene all'area di produzione del vino DOCG Castelli di Jesi Verdicchio riserva.

Il vino verdicchio nel territorio montecarottese viene prodotto in diverse tipologie e varianti:

Inoltre si producono :

  • Vino di visciole: presso qualche privato con po' di fortuna si può trovare ancora una rarità: il vino visciolato (infuso, di visciole seccate al sole e macinate con il nocciolo o succo di visciole e zucchero, nel vino).

Sport

Associazioni sportive

Numerose sono le associazioni sportive operanti sul territorio di Montecarotto:

  • U.S.D. Monserra Calcio[40]
  • A.S. Monserra Volley
  • A.S.D. Monserra Pattinaggio
  • C.T.M. Circolo Tennis Montecarotto
  • F.I.D.C Federazione Italiana della Caccia

Impianti sportivi

Numerosi sono gli impianti sportivi sia coperti che all'aperto esistenti sul territorio di Montecarotto che consentono la pratica di svariate discipline sportive quali il tennis, calcio, pallavolo, basket, calcetto, pattinaggio, bocce:

Economia

Agricoltura

 
Vigneti in autunno al tramonto del sole (foto di Mauro Cesarini)

.

Oggi Montecarotto è conosciuto principalmente per la produzione di vino Verdicchio. Fiore all'occhiello sono infatti le aziende e le cooperative vinicole per la produzione di vino DOC, alcune molto conosciute sia sul mercato italiano che estero. Il Verdicchio qui trova un clima ed un terreno particolarmente adatto, che permette di produrre un vino in grado di competere per pregevolezza sui mercati e vincere i più prestigiosi premi internazionali. La vocazione all'agricoltura di qualità di Montecarotto è testimoniata anche dalla coltivazione dell'olivo e dall'esistenza di frantoi che producono olio d'oliva specialmente del cultivar raggia, si producono inoltre formaggi, ricotte di pecora e marmellate.

Artigianato

Anche l'attività manifatturiera ha avuto in questi ultimi anni uno sviluppo: sono state create aziende per la lavorazione della gomma, la produzione di macchine agricole e componenti meccanici. È presente inoltre un ricco tessuto di aziende artigiane che spazia dal settore del mobile, alla carpenteria metallica e all'impiantistica.

Turismo

La bellezza del borgo antico, la ricchezza artistica dei suoi monumenti, i prodotti tipici, i morbidi paesaggi della campagna, l'accogliente e serena atmosfera collinare, la vicinananza alla rinomata «spiaggia di velluto» di Senigallia, a città d'arte come Urbino, Jesi e alle montagne dell'Appennino umbro-marchigiano sono eccellenze che fanno di Montecarotto una meta sempre più ricercata dai turisti italiani e stranieri.

Non mancano nel territorio comunale e in quello circostante diverse strutture ricettive aperte tutto l'anno, nelle formule dell'Agriturismo, del Country House e del Bed and Breakfast[42].

Gli amanti della fotografia non possono perdere l'occasione di catturare i colori dei vigneti in autunno, immergendosi tra il giallo ocra, il rosso amaranto e il verde bruciato, in una suggestiva luce all'imbrunire che si offre al visitatore attratto dallo “scatto d'autore”.

Infrastrutture e trasporti

Strade

  Strada Provinciale 11 dei Castelli vedi Strade provinciali della provincia di Ancona
  Strada Provinciale 36 da Monte Roberto a Montecarotto vedi Strade provinciali della provincia di Ancona
  Arceviese Senigallia-Scheggia
  Val d'Esino Fabriano-Falconara Marittima
  Autostrada A14 Bologna-Taranto   uscita Senigallia (194,5 Km.)  
  Autostrada A14 Taranto-Bologna   uscita Ancona nord (529,9 Km.)  

Ferrovie

 

Il paese è sede della stazione ferroviaria Montecarotto-Castelbellino che afferisce alla seguente linea: Ancona-Roma (collegamenti nazionali e regionali)

Amministrazione

  Lo stesso argomento in dettaglio: Sindaci di Montecarotto.
 
Stemma comune di Montecarotto.

Template:ComuniAmministrazione

Unione di comuni

  • Montecarotto, insieme ai comuni di Castelbellino, Castelplanio, Maiolati Spontini, Monte Roberto, Poggio San Marcello, San Paolo di Jesi, aderisce all'Unione dei comuni della "Media Vallesina": Scarica lo statuto

Stemma

Lo Stemma del comune[43] è di colore rosso con un monte all'italiana composto da tre cime di colore verde sormontate da un leone coronato d'oro; all'esterno dello scudo vi sono ornamenti da comune. Lo stemma venne attribuito al Comune di Montecarotto con Regio Decreto del 1930.

Gonfalone

Il Gonfalone comunale è costituito da un drappo di colore rosso decorato di ricami d'argento su cui è posto lo stemma comunale con al centro un'iscrizione in argento "Comune di Montecarotto"; le parti in metallo ed i cordoni sono argentati; l'asta è ricoperta di velluto rosso con bullette argentate posizionata a spirale; le cravatte e i nastri sono vestiti dei colori nazionali con frange in argento. Il gonfalone è stato assegnato con Decreto Presidenziale del 3 dicembre del 1980.

Enti dello stato sul territorio

Strutture sanitarie
Enti di pubblica utilità

Proverbi

  • Montegarotto antigo, ce stai cent'anni non te fai 'n amigo; sci te lo farai, presto te ne pentirai!
  • A Montecarotto non c'è un conforto, o pioe, o tira 'l vento o sona a morto.
  • Anno novo, 'n passo de bovo; Pasquella, 'n passo de vitella; Sant'Antò, 'n'ora e 'n po'.

Note

  1. ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2010.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Dato Istat al 31/12/2010.
  5. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF) (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, ENEA, 1º marzo 2011, 151. URL consultato il 1º febbraio 2012.
  6. ^ Che tempo faceva a Montecarotto - Archivio Meteo Montecarotto | IL METEO.IT
  7. ^ http://www.meteogiornale.it/notizia/2412-1-gennaio-2005-la-grande-neve-nelle-marche
  8. ^ A. Polverari, Regesti Senigalliesi, Ed. 2 G, Senigallia 1974, p. 31.
  9. ^ Archivio Storico Comunale di Jesi, Doc. XCII, 13 febbraio 1248.
  10. ^ Il territorio si estendeva su una superficie di 62,06 kmq. C. Urieli, Jesi e il suo Contado, II, Litograf, Jesi 1982, p. 147.
  11. ^ Polverari, Regesti Senigalliesi, cit., p. 31.
  12. ^ Ibidem.
  13. ^ Sul vescovo Leonardo si veda Urieli, Jesi e il suo Contado, cit., pp. 126-127.
  14. ^ Archivio Storico Comunale di Jesi, Coll. Perg., n. 465.
  15. ^ T. Baldassini, Notizie historiche della Reggia Città di Iesi, Jesi 1703, p. 87.
  16. ^ C. Urieli, Montecarotto attraverso i secoli, Litograf, Jesi 1988, p. 89.
  17. ^ B. Giacomo Zenobi, Ceti e poteri nella Marca Pontificia, Il Mulino, Bologna 1976, pp. 20-23.
  18. ^ Urieli, Montecarotto attraverso i secoli, cit., pp. 100-102.
  19. ^ L'insurrezione contro i Simonetti ebbe inizio nel febbraio del 1408 e terminò il mese seguente. Urieli, Jesi e il suo Contado, cit., pp. 106-107.
  20. ^ Urieli, Montecarotto attraverso i secoli, cit., p. 123.
  21. ^ Sull'argomento si veda: Paolo Peretti, Frate Oliviero da Montecarotto, organaro tra Quattro e Cinquecento, in Idem, Organari di Montecarotto dal XVI al XIX secolo - Atti del Convegno Nazionale di Studi, Montecarotto 15-16 ottobre 2005, Unj, Jesi 2008, pp. 59-68.
  22. ^ Ibidem, p. 177.
  23. ^ Ibidem, p. 178.
  24. ^ L'iniziativa era partita da quattro notai: Paolo Ridolfi di Montecarotto, Ser Pietro di Battista Uncini di Cupramontana, Orazio di Ser Angelo di Castelplanio e Bartolo di Michele di Morro d'Alba. Ibidem, p. 181.
  25. ^ Ibidem, p. 239.
  26. ^ Gli abitanti passarono dai 1.500 del 1600 ai 2.000 tra il 1640 e il 1660 e ai 2.500 tra il 1670 e il 1777. G. Santelli, Il Comune di Montecarotto nel Seicento, Tipografia Sonciniana, Fano 1964, p. 19.
  27. ^ Sulla vicenda si rimanda a Ibidem, pp. 317-332.
  28. ^ C. Urieli, Montecarotto attraverso i secoli, Litograf, Jesi 1988, pp. 310-311.
  29. ^ Scheda rel recupero del teatro comunale di Montecarotto, in progettinetwork.it. URL consultato l'08 0tt 2010.
  30. ^ Dati tratti da:
  31. ^ Elenco delle biblioteche della provincia di Ancona, in cultura.marche.it. URL consultato il 02 0tt 2010.
  32. ^ Biblioteca Comunale di Montecarotto, in comune.montecarotto.an.it. URL consultato il 2 ott 2010.
  33. ^ Elenco delle Scuole del Comune di Montecarotto dell'Istituto Comprensivo di Arcevia, in cadnet.marche.it. URL consultato il 04 0tt 2010.
  34. ^ Elenco delle delegazioni della Croce Rossa Italiana della Provincia di Ancona dal sito web della C.R.I., in cri.it. URL consultato il 04 0tt 2010.
  35. ^ Elenco delle delegazioni AVIS della Regione Marche dal sito web dell'AVIS, in avis.it. URL consultato il 04 0tt 2010.
  36. ^ Marche Jazz Orchestra
  37. ^ Laundrette | Gratis muziek, tourneedata, foto's, video's
  38. ^ http://www.fondazionepergolesispontini.com/fps/index.php?option=com_content&view=article&id=253&Itemid=919&lang=en
  39. ^ Gruppo Folcloristico Massaccio - Balli e danze della tradizione folcloristica popolare - Iniziative e spettacoli
  40. ^ :: Benvenuto nel sito ufficiale del MonSerra Calcio ::
  41. ^ a b c Elenco degli impianti sportivi di Montecarotto dal sito web del Comitato provinciale CONI di Ancona, in ancona.coni.it. URL consultato il 04 0tt 2010.
  42. ^ Agriturismo a Montecarotto
  43. ^ Elenco degli Stemmi dei comuni delle province e delle regioni d'Italia, in araldicacivica.it. URL consultato il 02 0tt 2010.

Bibliografia

  • Carlo Grappa, Educare - Discorso pronunciato la sera del 5 giugno 1887 nel teatro di Montecarotto in occasione della premiazione agli alunni delle scuole elementari, Chiacchiarini, Serra de' Conti 1888.
  • Tobia Campagnoli, Progetto per la formazione di una società enologica, esposto e dedicato al Municipio di Montecarotto, Pierdicchi, Jesi 1892.
  • Annibale Boccanera, Topografia e Statistica medica comparata di Ferentillo e Montecarotto, Romagnoli, Castelplanio 1893.
  • Francesco Babacci, Un anno e mezzo di pratica chirurgica all'Ospedale di Montecarotto, Namias, Modena 1897.
  • Tito Mei, Al cav. Tito Mei: Ricordo del 20 Ottobre 1907 (inaugurazione della Luce elettrica in Montecarotto), Romagnoli, Castelplanio 1907.
  • Giuliano Santelli, Il Comune di Montecarotto nel Seicento, Tipografia Sonciniana, Fano 1964.
  • Sergio Anselmi (a cura di), Nelle Marche centrali - Territorio, economia, società tra Medioevo e Novecento: l'area esino-misena, (2 tomi), Bramante, Urbania 1979.
  • Carlo Mezzetti (a cura di), L'architettura teatrale nelle Marche. Dieci teatri nel comprensorio Jesi-Senigallia, Sagraf, Castelferretti (AN) 1983.
  • Carlo Emanuele Bugatti (a cura di), La cultura teatrale dell'Ottocento nella provincia di Ancona: i teatri comunali di Senigallia, Corinaldo, Montecarotto e Arcevia, Tecnostampa, Ostra Vetere 1985.
  • Alberto Galeazzi, Montecarotto. I giorni della liberazione, Tipolito Artigiana, Ancona 1985.
  • Sergio Anselmi (a cura di), La provincia di Ancona. Storia di un territorio, Laterza, Bari 1987.
  • Costantino Urieli, Montecarotto attraverso i secoli, Litograf, Jesi 1988.
  • Costantino Urieli, Relationes ad limina. Relazioni triennali dei Vescovi di Jesi dal sec. XVI al XX, Arti Grafiche Jesine, Jesi 2003.
  • Roberto Salbitani, La buona terra: Mario Giacomelli e la Pasquella. Mostra fotografica dal 20 dicembre 2003 al 6 gennaio 2004 spazi espositivi teatro comunale di Montecarotto, La Macina, Urbania 2003.
  • Mariella Martelli, Catalogo del Fondo musicale della Insigne Chiesa Parrocchiale Collegiata SS.ma Annunziata di Montecarotto, P.M. Petrucci Library, Jesi 2004.
  • Paolo Peretti (a cura di), Organari di Montecarotto dal XVI al XIX secolo - Atti del Convegno Nazionale di Studi, Montecarotto 15-16 ottobre 2005, Unj, Jesi 2008.
  • Costantino Urieli, Montecarotto attraverso i secoli (nuova edizione), Abbatelli, Castelplanio 2010.
  • Marco Severini (a cura di), Le Marche e l'Unità d'Italia, Codex, Milano 2010, ISBN 9788890387579.
  • Lucio Febo, Il Capitano bello di Montecarotto. Vita di Lorenzo Bucci, nobile garibaldino eroe della Repubblica romana del 1849, L'orecchio di Van Gogh, Falconara Marittima 2010, ISBN 9788887487909.

Bibliografia generale

  • Virginio Villani, Nascita di un comune. Serra de' Conti nel comitato di Senigallia (sec. X-XIII), Arti Grafiche Sapignoli, Santarcangelo di Romagna 1980.
  • Luigi Agostino Grazzi, Storia di Poggio San Marcello. In quel contesto della Vallesina d'Ancona cui appartiene, Gesp, Città di Castello 1987.
  • Sergio Anselmi (a cura di), Storia d'Italia. Le regioni dall'Unità ad oggi. Le Marche, Einaudi, Torino 1987, ISBN 8842028193.
  • Doriano Pela, Terre e libertà. Lotte mezzadrili e mutamenti antropologici nel mondo rurale marchigiano (1945-1955), il lavoro editoriale, Ancona 2000, ISBN 8876633286.
  • Ruggero Giacomini, Ribelli e partigiani. La resistenza nelle Marche 1943-1944, Affinità elettive, Ancona 2008, ISBN 8873261086.

Voci correlate

Altri progetti

Il parametro "Montecarotto" non corrisponde a nessun progetto riconosciuto dal template

Collegamenti esterni

Template:Provincia di Ancona

  Portale Marche: accedi alle voci di Wikipedia che parlano delle Marche