Corioli

località storica del Lazio, un'antica cittadella dei Volsci (Dionigi la cita come una loro città-stato), i cui resti sono stati identificati dai topografi nell'odierna località Monte Giove, presso Genzano di Roma

Corioli è una località storica del Lazio, una antica cittadella dei Volsci, distrutta dai Romani nel 491 a.C., i cui resti sono stati identificati dai topografi nell'odierna località Monte Giove, presso Genzano di Roma[1].

Storia

Secondo gli annali romani, Corioli fu conquistata una prima volta, assieme a Longula e Polusca, nel corso di una campagna militare contro i Volsci di Anzio[2]. Nel 493 a.C., il console romano Postumio Cominio invase il territorio dei Volsci e Corioli venne conquistata, dopo un breve assedio, grazie al valore militare del giovane patrizio Gneo Marcio, soprannominato "Coriolano" in seguito a questa impresa. Durante l'assedio, avendo sentito dire che i Volsci di Anzio erano in procinto di portare loro aiuto con un'armata numerosa, gli abitanti di Corioli aprirono imprudentemente le porte della città per lanciarsi contro i Romani; questi respinsero i Coriolani e, approfittando della porta lasciata aperta, irruppero nella città e la saccheggiarono[3][4]. L'occupazione strategica del piccolo centro di Corioli garantiva ai Romani l'accesso alla pianura pontina, attraverso un varco creato tra i territori di Aricia e di Ardea.

L'anno dopo Corioli venne nuovamente riconquistata dai Volsci, assieme Satrico, Longula, Polusca e Mugilla, grazie all'aiuto dello stesso Coriolano esule da Roma[5]. Corioli venne infine conquistata nuovamente dai Romani, anche se non non sono note l'epoca e le modalità della conquista. Livio riferisce solo indirettamente della conquista definitiva di Corioli da parte dei Romani: alcuni decenni dopo il territorio di Corioli, conteso fra Aricini e Ardeati, divenne ager publicus dopo una pubblica protesta di Publio Scapzio, un vecchio soldato[6].

Ubicazione

Recenti indagini hanno consentito di rinvenire sul colle di Monte Giove le tracce di un insediamento fortificato di età arcaica[7]. Sulla cima del colle si conserva un terrazzamento rettilineo, lungo circa 200 metri e alto 3 metri, costituito da un costone di tufo tagliato verticalmente e dalla probabile funzione difensiva. Questo costone era rinforzato da molti blocchi di peperino, alcuni dei quali si conservano oggi sul posto, pertinenti ad una fortificazione del VI secolo a.C. È probabile che originariamente lungo questa terrazza si aprisse una delle porte della città, poiché qui compare una stretta apertura praticata nella roccia da cui si sale verso il casale moderno.

La vicina "Grotta di Coriolano" invece è costituita da un ambiente ipogeo scavato nel tufo con pianta a croce latina, utilizzato probabilmente per la raccolta delle acque e facente parte del sistema di approvvigionamento idrico della città ( oggi è stata trasformata in una cantina ).

Nel Medioevo le mura della città di Corioli vennero erroneamente interpretate come resti di un tempio romano e nacque così il toponimo di Monte Giove. Nel corso del XVI secolo sulla cima del colle venne eretto il bel "Casale di Monte Giove", oggi proprietà del conte Raimondo Moncada; fu gravemente danneggiato durante i bombardamenti del 1944 ed in seguito ricostruito. Nel vicino roseto vennero murati dal Busiri Vici molti frammenti romani provenienti dalla collezione privata dei Moncada a Roma. Desta curiosità notare dalle foto satellitari, il confine perfettamente circolare della tenuta cinquecentesca, il quale gira tutto intorno al colle.

Sembra che la necropoli di Corioli si trovasse sul vicino Monte Due Torri, sul quale si conservano i resti di quella che sembra essere una tomba rupestre.

Note

  1. ^ Antonio Nibby, Sir William Cell, Analisi storico-topografico-antiquaria della carta de' Dintorni di Roma. Roma, Tipografia delle Belle Arti, 1837, Tomo I, p. 521 [1]
  2. ^ Liv.: Ab Urbe condita libri. II, 32
  3. ^ Plutarco, Vita di Coriolano 8
  4. ^ Dion. Halic., VI, 92
  5. ^ Liv. Ab Urbe condita libri. II, 39
  6. ^ Liv.: Ab Urbe condita libri. III, 72
  7. ^ Christian Mauri, Corioli in Castelli Romani n.5, Settembre-Ottobre 2008, pagg. 144-147

Collegamenti esterni