...continuavano a chiamarlo Trinità

film del 1971 diretto da Enzo Barboni

...continuavano a chiamarlo Trinità è un film del genere spaghetti-western diretto dal regista Enzo Barboni nel 1971, con la coppia Bud Spencer & Terence Hill. È il seguito del film Lo chiamavano Trinità, interpretato dagli stessi protagonisti.

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Bud Spencer e Terence Hill
Paese di produzioneItalia
Durata128 min[1]
Rapporto2,35:1
Generecommedia, western
RegiaEnzo Barboni (come E.B. Clucher)
SoggettoEnzo Barboni
SceneggiaturaEnzo Barboni
ProduttoreItalo Zingarelli
FotografiaAldo Giordani
MontaggioAntonio Siciliano
MusicheGuido De Angelis, Maurizio De Angelis
ScenografiaEnzo Bulgarelli
CostumiAnna Onori
TruccoFausto De Lisio, Luciano Giustini
Interpreti e personaggi

Trama

Trinità (Terence Hill) e il fratello Bambino (Bud Spencer) promettono al loro padre, che con la complicità di Trinità e della moglie, si finge in punto di morte, che intraprenderanno finalmente una carriera di fuorilegge insieme (la messinscena viene attuata proprio per convincere Bambino a collaborare col fratello). Giungono così in una città dove Parker, un signorotto locale, smercia armi ai ribelli messicani approfittando dei frati, soggiogandoli e utilizzando la loro missione come deposito-armi. I due, scambiati per agenti federali, cercano di trarre vantaggio dalla situazione e nel frattempo Trinità riesce a conquistare la bella figlia di un agricoltore (Yanti Somer). Trinità e Bambino vorrebbero intascare la somma consegnata dai messicani ai frati per le armi. Alla fine si metteranno contro Parker e i suoi uomini in difesa dei religiosi.

Durata e altre note

La durata integrale della pellicola al cinema era di 128 minuti, fino a pochi anni fa la versione che veniva trasmessa in televisione, era di 113 minuti. Il Dvd del film uscito recentemente, però, ha una durata di 107 minuti, a causa dei tagli di alcune scene[2], e che dall'uscita del dvd non vengono più trasmesse nemmeno nella versione televisiva. Una differenza importante con il precedente film ma spesso non notata dal grande pubblico è la musica, che è più in stile country e di carattere più statunitense rispetto al primo episodio, e la differenza si può notare già dalla sigla di apertura.

Ambientazione

Gli esterni del film furono girati presso Campo Imperatore (alle soglie del Gran Sasso d'Italia) e in altre zone dell'Abruzzo.

Fu riutilizzata la piana di Camposecco nel comune di Camerata Nuova dove erano state ambientate gran parte delle scene del primo film: Lo chiamavano Trinità.

La missione dei frati, oggi scomparsa, era invece ricostruita negli stabilimenti della De Laurentis sulla Via Pontina, alla periferia sud-est di Roma.

Alcune scene del film sono state girate sulle sponde del fiume Volturno che attraversa le campagne di Venafro in Molise; le scene in questione sono quelle nelle quali i protagonisti passeggiano sulle rive, dove sono visibili sassi bianchi di forma piatta tipici della zona. La stessa scena finale dove la carrozza con la famiglia resta bloccata nel letto del fiume è stata girata tra le acque del Volturno.

 
Campo Imperatore

Curiosità

  • Nella scena della partita a poker, dove Terence Hill mischia le carte compiendo incredibili virtuosismi, le mani erano in realtà quelle del noto prestigiatore Tony Binarelli, che ha "prestato" le mani anche agli altri giocatori. In un'intervista Binarelli ha addirittura rivelato che per far apparire le mani di Trinità e di Wild Cat Hendriks diverse hanno persino truccato le sue dita.[3][4].
  • Per la scena della scazzottata finale, il regista Enzo Barboni ebbe l'idea dopo aver visto alcune partite di Rugby di suo figlio Marco Tullio, allora diciannovenne.
  • Il film è stato il campione d'incassi assoluto nella stagione 1971/72 con 3,9 miliardi di lire dell'epoca, che rivalutate secondo l'inflazione sarebbero di 29,3 milioni di Euro attuali.

Note

  1. ^ Roberto Poppi e Mario Pecorari, Dizionario del cinema italiano: I film. Dal 1970 al 1979, Gremese Editore, 1996
  2. ^ budterence.tk elenco delle scene tagliate
  3. ^ "Per fare apparire le mani di Trinità e di Wild Cat Hendriks diverse (in realtà erano sempre le mie) hanno persino truccato le mie dita. In questa "mano di carte" ho usato tutti i miei trucchi più appariscenti: ho spezzato con tre dita il mazzo, ho mischiato le carte con un gioco velocissimo, ho aperto con sole due dita a ventaglio tutto il mazzo. L'effetto è stato esilarante non solo per il pubblico, ma anche per noi della troupe: per girare quella sola sequenza abbiamo impiegato tre giorni interi. Infatti gli attori non riuscivano a trattenere le risate", La Domenica del Corriere, anno 74, n° 16 del 18 aprile 1972
  4. ^ Budterence.tk Speciale - Tony Binarelli>

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