Foro di Traiano

ultimo dei cinque fori imperiali di Roma

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Il Foro di Traiano è uno dei Fori Imperiali di Roma, l'ultimo in ordine cronologico.

Eretto per ordine dell'imperatore Traiano[1] con il bottino ricavato dalla conquista della Dacia, e inaugurato, secondo i Fasti Ostiensi[2], nel 112 d.C., il foro si disponeva parallelamente al Foro di Cesare e perpendicolarmente al Foro di Augusto. Il progetto della struttura è presumibilmente opera dell'architetto Apollodoro di Damasco[3].

La struttura, che misurava complessivamente 310 m di lunghezza e 185 di larghezza[4], comprende la piazza forense, la Basilica Ulpia, un cortile porticato con la Colonna Traiana[1], le due biblioteche[1] e, secondo alcune ricostruzioni ottocentesche, il tempio del Divo Traiano († nel 117) e di Plotina († nel 121), aggiunto da Adriano[5] e incorniciato da un portico ricurvo nel lato terminale.

Storia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Età traianea e adrianea.

Edificazione

 
Ricostruzione del foro di Traiano (in alto) (Museo della civiltà romana).

Si narra che la conquista della Dacia (101-106) fruttò a Traiano un enorme bottino, stimato in cinque milioni di libbre d'oro (pari a 226 800 kg) e nel doppio d'argento[6], e una straordinaria quantità di altro bottino, oltre a mezzo milione di prigionieri di guerra. Si trattava del favoloso tesoro di Decebalo, che lo stesso re avrebbe nascosto nell'alveo di un piccolo fiume (il Sargetia) nei pressi della sua capitale, Sarmizegetusa Regia[6][7].

A Traiano venne, quindi, tributato un grandioso trionfo, con spettacoli gladiatorii, corse dei carri nel Circo Massimo, e si dispose la costruzione di un nuovo Foro che comprendesse anche la realizzazione di una Colonna celebrativa, alta 100 piedi romani (circa trenta metri), nel cui fregio a spirale lungo duecento metri furono scolpite le imprese militari di Traiano e dei suoi generali. Qualcuno ha pensato che questi numeri strabilianti fossero frutto di un errore di trascrizione e che la cifra reale dovesse essere divisa per dieci ma, anche se così fosse, il risultato rimarrebbe di eccezionale pregio. In effetti Traiano sembra abbia ricevuto da questo immenso bottino circa 2.700 milioni di sesterzi, cifra nettamente più elevata dell'intera somma sborsata da Augusto e documentata nelle sue Res gestae. Oltre a ciò, la conquista contribuì a un aumento permanente delle entrate nelle casse dello Stato grazie alle miniere della Dacia occidentale che furono riaperte sotto la sorveglianza dei funzionari imperiali[8]

Grazie a queste immense ricchezze, il nuovo complesso monumentale, voluto dallo stesso Traiano per celebrare la conquista della Dacia, rese necessario un ampio lavoro di sbancamento (pari all'altezza della Colonna onoraria[1]), eliminando la sella che congiungeva il Campidoglio al Quirinale e che chiudeva la valle dei Fori Imperiali verso il Campo Marzio[9].

I lavori di sbancamento furono iniziati da Domiziano, come dimostrano il muro in laterizio sul limite sud-occidentale del Foro di Cesare e le fondazioni della terrazza domizianea[10].

Per realizzare il nuovo Foro vennero anche demoliti l'Atrium Libertatis[11] (le cui funzioni passarono a una delle absidi della Basilica Ulpia, che nella Forma Urbis Severiana reca la scritta LIBERTATIS) e un tratto delle Mura serviane, entrambi collocati probabilmente sulla sella eliminata[12].

Contemporaneamente al Foro, anche per contenere il taglio delle pendici del Quirinale, vennero innalzati i Mercati di Traiano, un complesso di edifici con funzioni prevalentemente amministrative e di archivio, collegato alle attività che si svolgevano nel foro, e fu inoltre rimaneggiato il Foro di Cesare, dove si eresse la Basilica Argentaria e venne ricostruito il tempio di Venere Genitrice[2].

Il progetto della struttura si ritiene sia opera dell'architetto Apollodoro di Damasco[3], che aveva accompagnato l'imperatore nella campagne daciche. I Fasti Ostiensi ci informano che il foro venne inaugurato nel 112 d.C.[2] e la Colonna di Traiano nel 113 d.C.[2]

Significato del foro nella propaganda imperiale


Un'interpretazione del foro vedeva in esso una trascrizione monumentale della pianta tipica dei principia (ovvero la piazza principale degli accampamenti militari),[13] quale preciso segnale della politica traianea impostata sulla componente bellica. Sebbene questa interpretazione sia stata poi superata,[14] poiché oggi si ritiene che la pianta riproponesse quella dell'Atrium Libertatis di Gaio Asinio Pollione,[13] la decorazione del complesso è una celebrazione dell'esercito vittorioso e soprattutto una celebrazione delle virtù del suo comandante, lo stesso imperatore, protagonista delle scene di guerra rappresentate nei rilievi scultorei e raffigurato nelle statue, quella in cima alla Colonna Traiana (oggi sostituita da quella di san Pietro) e quella equestre più grande del vero al centro della piazza. Anche alcuni indizi epigrafici[15] suggeriscono una glorificazione di Traiano legata al suo ruolo di vittorioso generale. Vi sono tuttavia anche elementi che sottolineano più la pacificazione ottenuta con la vittoria che la pura e semplice gloria militare.

Alla glorificazione e futura apoteosi dell'imperatore, determinata dalle sue virtù, alludono anche i diversi fregi figurati degli edifici del complesso, con grifoni, sfingi, vittorie e amorini. La sepoltura di Traiano nel basamento della sua Colonna rappresentò il culmine di questo intento celebrativo.

Funzioni

Il complesso veniva utilizzato per varie funzioni: un procurator Fori Divi Traiani, ricordato in un'iscrizione rinvenuta nei Mercati, doveva amministrare le varie attività che vi si svolgevano. Sappiamo dalla Forma Urbis Severiana che una delle absidi della Basilica Ulpia aveva ereditato le funzioni dell'Atrium Libertatis, dove si dovevano svolgere le cerimonie di manomissione degli schiavi[16].

Certamente fu sede di cerimonie pubbliche di vario genere: vi furono pubblicamente bruciati i documenti di archivio che contenevano la registrazione dei debiti verso il fisco condonati da Adriano, mentre Marco Aurelio vi tenne una vendita all'asta di beni del palazzo imperiale per finanziare le campagne militari contro Germani e Sarmati negli anni settanta del II secolo[17].

«Dopo aver prosciugato il tesoro per questa guerra, ormai, non potendo più richiedere alcuna nuova imposta straordinaria sui provinciali, tenne una vendita pubblica nel Foro del divo Traiano di molti degli arredi imperiali, e vendette i calici d'oro, cristallo e murrina, caraffe fatte per i re, le vesti di sua moglie di seta ricamate in oro, e anche i gioielli che aveva trovato in numero considerevole in un armadio sacro di Adriano. Questa vendita andò avanti per due mesi, tanto che fu realizzata una grande quantità di oro, in modo tale da poter condurre a termine la guerra contro i Marcomanni in piena conformità con i suoi piani. Diede inoltre la possibilità agli acquirenti di sapere che, qualora qualcuno di loro avesse voluto restituire il suo acquisto e recuperare i suoi soldi, avrebbe potuto farlo. Né si rese poco gentile con chi preferì non restituire ciò che aveva comprato»

Marco Aurelio dispose, inoltre, che sempre nel Foro di Traiano fossero innalzate statue in ricordo dei generali che per lui combatterono durante le guerre contro le popolazioni del nord[18]. Le basiliche erano tradizionalmente sede dei tribunali e dell'attività giudiziaria, e a questo scopo potevano servire le absidi, spazi separati e raccolti rispetto alla navata centrale. Inoltre, in epoca tarda, si tenevano nel foro lezioni e attività culturali, forse nelle esedre dei portici.

Storia successiva

 
Il confronto tra la colossale e ipotetica ricostruzione della statua equestre di Traiano (a noi non pervenuta, se non sulle rappresentazioni numismatiche) e quella di Marco Aurelio (oggi nel Palazzo dei Conservatori a Roma).
Traiano: Denario[19]
 
IMP TRAIANO AVG GER DAC P M TR P COS VI P P, testa laureata a destra; S P Q R OPTIMO PRINCIPI, statua equestre di Traiano verso sinistra, tiene in mano una lancia e una spada (o una piccola vittoria).
19 mm, 3.35 g, 7h, coniato nel 112/114/115.

La piazza del foro era perfettamente conservata nel IV secolo d.C., come testimonia la meraviglia di Costanzo II in visita a Roma nel 357 d.C.: in particolare fu colpito dalla colossale statua equestre di Traiano[20]

«[...] quando giunse al foro di Traiano, che crediamo costruzione unica al mondo, stupefatto anche per il consenso degli Dei, si fermò attonito, rimirandosi tutto intorno tra le costruzioni imponenti, difficili da descrivere e non più imitabili dai mortali. E così messa da parte la speranza di impegnarsi nella costruzione di opere similari, diceva di voler e potere imitare solo il cavallo di Traiano, collocato in mezzo all'atrio, che portava l'imperatore»

Ancora nel V secolo d.C. la piazza era uno spazio pubblico, nel quale si eressero statue a uomini illustri nella vita culturale del tardo impero, come quelle dedicate ai poeti Merobaude[21] e Sidonio Apollinare[22].

Solo intorno alla metà del IX secolo d.C. le lastre della pavimentazione marmorea della piazza furono sistematicamente sottratte per essere riutilizzate. L'intervento, piuttosto impegnativo, fu probabilmente condotto ancora in ambito pubblico e i marmi ricavati dovettero essere utilizzati per farne calce di ottima qualità per qualche opera dell'epoca; lo spazio mantenne tuttavia una funzione pubblica e fu ripristinata una pavimentazione in battuto.

I problemi di impantanamento di tutta l'area portarono a una serie di rialzamenti progressivi del terreno e a una prima occupazione con abitazioni. Nel XVI secolo un consistente rialzamento del terreno a scopo di bonifica permise la costruzione del quartiere detto Alessandrino, i cui edifici si impiantarono su quelli più antichi, utilizzati come cantine. La struttura del quartiere restò immutata sino alle demolizioni mussoliniane per l'apertura di via dei Fori Imperiali.

Descrizione

  Lo stesso argomento in dettaglio: Arte traianea.

Il Foro si disponeva parallelamente al Foro di Cesare (a nord-ovest di questo) e perpendicolarmente al Foro di Augusto, con la basilica sopraelevata di alcuni gradini. Misurava complessivamente 300 m di lunghezza e 185 di larghezza[23].

Comprende, nell'ordine, un ingresso (formato da un'aula quadrata con quadriportico centrale),[24] la piazza forense (con il lato d'ingresso convesso) al centro della quale si trovava la grande statua equestre dell'imperatore,[24] due esedre semicircolari ai lati della piazza,[24] la Basilica Ulpia, un cortile porticato con la famosa Colonna Traiana e le due biblioteche[1]. Nelle ricostruzioni ottocentesche, poi riproposte per tutto il XX secolo, chiudeva il complesso il tempio del Divo Traiano e di Plotina incorniciato da un portico ricurvo nel lato terminale, edificato secondo le fonti da Adriano entro il 121[25], ma i sondaggi archeologici del 1998-2000 non ne hanno trovato traccia, quindi la sua reale collocazione è tornata ad essere un problema aperto. L'elemento più originale della pianta era la presenza della basilica al posto del consueto tempio a chiudere il lato principale della piazza.

La piazza e i portici

  Lo stesso argomento in dettaglio: Statua equestre di Traiano.

Il Foro vero e proprio era costituito da una vasta piazza rettangolare con portici sui due lati, chiusa sul fondo dalla Basilica Ulpia e ornata dalla colossale statua equestre di Traiano. La piazza era pavimentata con lastre rettangolari di marmo bianco.[13]

Lato sud-orientale

Traiano: Aureo[26]
 
IMP TRAIANO AVG GER DAC P M TR P COS VI P P, busto laureato con drappeggio e corazza verso destra; Arco di Traiano, entrata trionfale del Foro di Traiano: facciata di un edificio esastilo, sormontato da statue e un carro trionfale a sei cavalli con tre figure verso sinistra e destra (due soldati e al centro un trofeo dei Daci); quattro statue negli archi sottostanti; FORVM TRAIAN(A) in esergo.
19 mm, 7.13 gr, 7 h, coniato nel 112/115.
 
I resti del cortile meridionale, vista da nord
  Lo stesso argomento in dettaglio: Arco di Traiano (Roma).

Sul lato del Foro di Augusto la piazza era chiusa da una struttura che seguiva un andamento spezzato, con tratto centrale e due ali oblique, decorata da colonne aggettanti con fusti in marmo giallo antico e cipollino del diametro di 1,5 m circa[27].

Il colonnato recava una trabeazione sporgente sulle colonne con il noto fregio con amorini sorgenti da cespi d'acanto che versano da bere a grifoni[28].

È possibile che questa monumentale facciata scenografica, che doveva fare da sfondo alla statua equestre dell'imperatore, fosse sormontata da un attico con prigionieri Daci, molto simile a quello della facciata della Basilica sul lato opposto della piazza: a questo attico potrebbero appartenere le due statue acefale e la testa di Dace in marmo bianco ritrovate negli scavi. Manca invece ogni traccia dell'arco trionfale, ipotizzato sulla base di alcune raffigurazioni monetali, e che secondo le fonti fu decretato dal Senato come onore postumo all'imperatore per le sue vittorie in Oriente, arco che era stato immaginato al centro di questo lato della piazza, quale ingresso monumentale al Foro.

Alle spalle di questa facciata colonnata sul lato meridionale della piazza, si apre inoltre una vasta sala che ne segue l'andamento trisegmentato e, nel settore centrale rettilineo, permette di accedere a un cortile, circondato almeno su tre lati da portici rialzati su podio, con fusti lisci in marmo cipollino. I portici sono pavimentati con lastre rettangoli in marmo cipollino e marmo portasanta. Qui si sono rinvenuti i frammenti di un'iscrizione con il nome dell'imperatore al nominativo. La funzione di questo cortile è tuttora incerta. L'edificio occupa lo spazio di risulta a ridosso dell'esedra settentrionale del Foro di Augusto.

Portici laterali ed esedre

 
Resti del portico orientale con la retrostante esedra del Foro di Traiano.
  Lo stesso argomento in dettaglio: Mercati di Traiano.

I portici laterali, rialzati da due gradini rispetto alla quota della piazza, avevano una considerevole ampiezza[29]. Il muro di fondo in blocchi di peperino era rivestito all'interno di marmi e ritmato da un ordine di lesene che rispecchiavano le colonne della facciata. Vi si aprivano due ampie esedre semicircolari coperte[30], che riprendono la pianta del Foro di Augusto, separate dai portici da un diaframma costituito da una fila di pilastri che avevano il medesimo spessore del muro di fondo dei portici e dunque erano rettangolari, ossia più profondi che larghi.

La pavimentazione era costituita da un disegno di quadrati in cui si iscrivevano alternativamente quadrati più piccoli o cerchi, in marmo giallo antico e pavonazzetto. Anche nelle esedre il muro di fondo presentava delle lesene, disposte su due ordini; al centro di questo si apriva una nicchia, inquadrata da colonne in granito del Foro.

Probabilmente, come nel vicino Foro di Augusto, anche nelle esedre traianee erano collocate opere d'arte, come testimonia il rinvenimento di tre statue acefale nel pregiato marmo tasio, leggermente più grandi del vero: un loricato (in corazza o lorica, attualmente unico pezzo pertinente al Foro esposto nel Museo dei Fori Imperiali), un togato e un altro personaggio seduto, che dovevano probabilmente raffigurare personaggi di rango imperiale.

Sulla facciata verso la piazza, sopraelevata con due gradini, colonne del portico erano in ordine corinzio, con fusti rudentati in marmo pavonazzetto. Al di sopra dell'ordine colonnato si innalzava un attico con sculture di prigionieri Daci (su due differenti livelli),[13] probabilmente sia in marmo bianco di Carrara, sia in pavonazzetto della Frigia, alte circa 3 metri, alternate a clipei ornati da teste ritratto: tra queste ci sono giunte quella di Agrippina Minore e quella di Nerva (o del padre naturale di Traiano, anch'egli con lo stesso nome del figlio): il motivo riprendeva abbastanza da vicino il modello dell'attico dei portici del Foro di Augusto e la galleria di ritratti probabilmente proseguiva idealmente la serie degli uomini illustri della storia romana rappresentati nelle statue dei portici di questo complesso.

La Basilica Ulpia

 
Disegno ricostruttivo della Basilica Ulpia di J. Guadet.
Traiano: Aureo[31]
 
IMP TRAIANO AVG GER DAC P M TR P COS VI P P, busto laureato con drappeggio e corazza verso destra; La facciata della Basilica Ulpia con tre corpi separati "in avanti", ognuno con base a due colonne; sopra l'epistilio centrale, una quadriga trionfale; sopra gli epistili laterali, due bighe; un paio di aquile legionarie nella parte più esterna; BASILICA VLPIA in esergo.
7.24 gr, 8 h (zecca di Roma), coniato nel 112.
  Lo stesso argomento in dettaglio: Basilica Ulpia.

La Basilica Ulpia, il cui nome deriva dal gentilizio dell'imperatore, chiudeva il lato nord-occidentale della piazza con il suo lato lungo, rialzato per mezzo di tre gradini. La facciata era articolata da tre avancorpi, sporgenti ed era sormontata anch'essa da un attico con sculture di Daci in marmo bianco lunense (alte circa 2,5 metri, con retro poco lavorato per essere ancorato alla parete), che questa volta si alternavano a pannelli decorati in rilievo con cataste di armi[32].

Il coronamento sporgente sopra i Daci recava iscrizioni in onore delle legioni dell'esercito che avevano preso parte anche solo con vexillationes alla conquista della Dacia. Si tratterebbe quindi delle seguenti legioni coinvolte:

All'interno la Basilica presentava un'ampia navata centrale, circondata sui quattro lati da due file di colonne, che distinguevano le navate laterali. La navata centrale presentava un secondo piano, con un colonnato, e forse anche un terzo simile. Sui lati corti, dietro lo schermo di una terza fila di colonne, si aprivano le due absidi[30].

Le biblioteche e la Colonna

Traiano: denario[35]
 
IMP TRAIANO AUG GER DAC P M TR P COS VI P P, testa laureata a destra con drappeggo su spalla. S P Q R OPTIMO PRINCIPI S C, la Colonna di Traiano al centro, sulla cima la statua dell'imperatore, alla base due aquile e la porta d'accesso al monumento.
3.34 g, coniato nel 114 al termine della costruzione della Colonna di Traiano.
  Lo stesso argomento in dettaglio: Colonna di Traiano e Conquista della Dacia.

Alle spalle della Basilica si trovavano due ambienti disposti simmetricamente ai lati del cortile in cui sorge la Colonna Traiana: si tratta di due ampie sale con pareti ornate da due ordini di colonne nelle quali si aprivano nicchie, accessibili mediante alcuni gradini, mentre sul lato di fondo il colonnato formava un'edicola con frontone che doveva ospitare una statua. Gli ambienti erano pavimentati con grandi lastre in granito grigio, riquadrate da fasce in marmo giallo antico.

La presenza delle nicchie sulle pareti ha fatto interpretare gli ambienti come biblioteche[36], la Biblioteca Ulpia, citata dalle fonti, nella quale erano conservati, all'epoca di Aureliano i libri lintei[37] e che dovevano forse ospitare i decreti dei pretori[38].

Nello stretto cortile tra le due biblioteche, chiuso dal muro di fondo della Basilica e fiancheggiato dai portici con fusti in marmo pavonazzetto che precedevano la facciata dei due ambienti, si trovava la Colonna Traiana, l'unico elemento giunto pressoché intatto del complesso del Foro. Questa colonna celebrativa delle imprese militari dell'Optimus Princeps era un'opera di rara bellezza e originalità dove, sotto la guida del grande architetto Apollodoro di Damasco[3], fino al giorno dell'inaugurazione (avvenuta il 12 maggio del 113), numerosi scultori lavorarono a 155 scene e 2.500 figure[39].

Resti archeologici

 
Vista da Nord della Colonna di Traiano (alta definizione).
 
L'area della piazza del Foro di Traiano e resti di abitazioni medioevali, viste da nord-ovest
 
Interno della basilica di San Pietro a Roma, dove sono conservate alcune colonne in marmo cipollino provenienti dalla Basilica Ulpia[41]

Degli edifici descritti rimangono cospicui resti murari ed elementi di decorazione architettonica nell'attuale area archeologica, suddivisa in tre zone dalle vicende degli scavi.

L'area della Basilica Ulpia venne scavata nel periodo dell'occupazione napoleonica, agli inizi dell'XIX secolo. Conserva il settore centrale di questo edificio, con i fusti in granito grigio della navata centrale rialzati in posto negli anni trenta, e la Colonna di Traiano, con il cortile e le fondazioni dei portici laterali antistanti le due Biblioteche. Tre fusti di colonna in marmo cipollino, rialzati lungo il perimetro del moderno recinto, fuori posto, devono essere attribuiti al secondo ordine della navata centrale della Basilica.

Negli anni trenta si scavò anche il settore del portico e dell'esedra orientali, ai piedi dei Mercati di Traiano, da cui il Foro è separato per mezzo di una via basolata: sono visibili, in parte ricostruiti, i gradini della facciata del portico, con alcuni fusti rialzati in posto, alcuni filari in blocchi di peperino del muro di fondo dei portici e delle esedre e ampi lacerti della loro pavimentazione, con lastre originali oppure di restauro e traccia dell'impronta delle lastre mancanti sullo strato di preparazione.

Contemporaneamente il vecchio scavo ottocentesco venne allargato verso sud-ovest e si rimise in luce una parte più consistente dell'estremità della Basilica, con tracce di pavimentazione, e i resti della cosiddetta biblioteca occidentale, lasciati visibili al di sotto di una soletta in cemento armato che attualmente sostiene i giardini lungo via dei Fori Imperiali.

Infine un grande scavo condotto nel 1998-2000 ha permesso di riportare alla luce un settore consistente della piazza, in parte coperto dagli edifici che si impiantarono in epoche successive sui resti del complesso monumentale. Tra questi resta visibile inoltre la fossa di fondazione per la grande statua equestre dell'imperatore, che si è rivelata collocata spostata verso sud rispetto al centro della piazza, in corrispondenza del centro delle esedre dei portici.

Queste indagini, condotte dalla Sovraintendenza comunale, hanno rivoluzionato la tradizionale ricostruzione del complesso monumentale, in particolare per quanto riguarda le due estremità: dal lato del Foro di Augusto il muro di recinzione meridionale del complesso traianeo mostra una pianta trisegmentata, con un settore rettilineo centrale affiancato da due settori obliqui, invece che curvilinea e leggermente concava dal lato interno. Si ignorava inoltre l'esistenza del cortile meridionale.

Sul lato opposto settentrionale, in direzione del Campo Marzio, le indagini condotte nei sotterranei di Palazzo Valentini (sede della Provincia) e della contigua chiesa del Santissimo Nome di Maria, avevano mostrato che non esistesse traccia in questa zona del tempio dedicato da Adriano a Traiano e all'imperatrice Plotina, suoi genitori adottivi, divinizzati dopo la morte. Le fonti ricordano che si tratta dell'unico edificio eretto da Adriano sul quale volle iscritto il proprio nome come dedicante, ma non ne precisano la collocazione o l'aspetto. Sotto il palazzo e la chiesa sono invece presenti resti di strutture in laterizio, ancora da indagare, ma che non sembrano pertinenti al complesso forense. I colossali fusti in granito grigio che tradizionalmente si attribuivano alla facciata del tempio sono stati quindi interpretati come facenti tradizionalmente parte, invece, di un monumentale propileo di accesso al Foro di Traiano per chi proveniva dal Campo Marzio e la questione della collocazione del tempio era restata insoluta. Nel 2011 altre indagini hanno nuovamente riproposto l'esistenza del tempio nella sua collocazione tradizionale[42].

Nel luglio 2005 nella parte meridionale del Foro è stata rinvenuta una testa in marmo dell'imperatore Costantino, che doveva appartenere a una statua colossale eretta a questo imperatore nel Foro a circa due secoli dalla sua inaugurazione. La testa fu riadattata da una scultura precedente riscolpendo i tratti di Costantino al posto di quelli del personaggio precedentemente raffigurato. Dopo la scavo la testa è stata prima temporaneamente esposta nei Musei Capitolini e in seguito collocata nel Museo dei Fori Imperiali dopo la sua inaugurazione.

In seguito agli scavi condotti in vista della realizzazione della linea C della Metropolitana nell'area adiacente alla chiesa di Santa Maria di Loreto, nel 2009 sono stati rinvenuti resti interpretati come l'Ateneo, un complesso edificato dall'imperatore Adriano nel 135 per ospitare conferenze e letture[43].

Decorazione scultorea e "grande fregio di Traiano"

La decorazione del complesso forense era incentrata sulla celebrazione della vittoria ottenuta in Dacia (le numerose statue di Daci, i rilievi con armi, le iscrizioni in onore delle legioni sul coronamento dell'attico della Basilica Ulpia e i basamenti che dovevano sorreggere insegne, di incerta collocazione, con iscrizione in onore di altri corpi militari, lo stesso fregio della Colonna Traiana e, se faceva parte della decorazione del Foro, il cosiddetto Grande fregio di Traiano, reimpiegato sull'Arco di Costantino).

Di quest'ultimo "grande fregio" possiamo dire che era formato dai quattro grandi pannelli reimpiegati sull'arco di Costantino (due nel passaggio del fornice centrale e due in alto sull'attico[44].) e che combaciano perfettamente per un'altezza di 3 metri e poco più di 18 metri di lunghezza[44]. Esso raffigurava le gesta dell'imperatore Traiano al termine della conquista della Dacia, che culminava con un trionfo, quale continuazione del fregio coclide (101-107).

Il fregio storico, dove i Daci sono ben riconoscibili nei loro costumi, è stato confrontato coi rilievi della Colonna Traiana, arrivando a ipotizzare la presenza dello stesso maestro nelle due opere, anche se qui mancano gli intenti di fedele ricostruzione storica degli avvenimenti e della sequenza temporale, nonostante alcune scene siano simili (scena 51, Traiano riceve le teste di due capi daci e le scene di cavalleria alla carica). Se si tratta della stessa mano, almeno nei disegni e nella concezione, siamo comunque di fronte a due contenuti diversi (narrativo-cronistico e celebrativo-simbolico) espressi con linguaggi differenti, nonostante alcuni inconfondibili tratti comuni, come il solco di contorno per le figure, alcuni schemi compositivi e il ritratto dei barbari vinti come onorevoli avversari. La presenza della scena dell'adventus ("ritorno"), non presente nella Colonna, forma una sorta di continuazione del racconto delle imprese di Traiano, anche se dagli intenti più glorificatorii.

 
Ricostruzione fotografica del grande fregio di Traiano. Un miglior assemblaggio dei quattro fregi contenuti nell'arco di Costantino si possono osservare presso il Museo della Civiltà Romana.

Note

  1. ^ a b c d e Cassio Dione, LVIII, 16, 3.
  2. ^ a b c d CIL XIV, 4543.
  3. ^ a b c Cassio Dione, LIX, 4, 1.
  4. ^ Samuel Ball Platner, A Topographical Dictionary of Ancient Rome, London, Oxford University Press, 1929, pp. 237-245.
  5. ^ CIL VI, 31215.
  6. ^ a b Cassio Dione, LVIII, 14, 4-5; Coarelli, 1999, pp. 208-209, tavv. 164-165 (CI-CII/CXXXVII-CXL).
  7. ^ Plinio il Giovane, Epistulae, VIII, 4, 2.
  8. ^ Popescu, 1998, p. 190.
  9. ^ A questa sella montuosa è stato generalmente riferito il termine mons menzionato nell'iscrizione sul basamento della Colonna Traiana (CIL VI, 960).
  10. ^ Claudia Cecamore, Foro di Traiano, in Riscoperta di Roma antica, Roma, Istituto dell'Enciclopedia italiana, 1999, p. 359.
  11. ^ Cicerone, Epistulae ad Atticum, 4.17.7.
  12. ^ Romolo A. Staccioli, Guida di Roma antica, Milano, Rizzoli, 1994, p. 246.
  13. ^ a b c d Coarelli, 2008, p. 140.
  14. ^ Milella, 1995, p. 101.
  15. ^ CIL VI, 3493 e CIL VI, 3290.
  16. ^ Filippo Coarelli, Guida archeologica di Roma, Milano, Mondadori, 1974, p. 116
  17. ^ Historia Augusta, Vita Marci Antonini philosophi, XVII, 4-5; XXI, 9.
  18. ^ Historia Augusta, Vita Marci Antonini philosophi, XXII, 7-8.
  19. ^ RIC II, 291 var. (drappeggio); BMC 445; RSC 497a.
  20. ^ Ammiano Marcellino, Res gestae, XV, 10, 15-16. Il reimpiego nell'arco di Costantino di alcune statue di Daci provenienti dal Foro di Traiano e del cosiddetto Grande fregio traianeo, per il quale si è ipotizzata la medesima collocazione, hanno fatto nascere tuttavia la supposizione che qualche parte del complesso fosse stata abbandonata già agli inizi del secolo.
  21. ^ Hedrick, 2000, p. 233.
  22. ^ PLRE, pp. 115-118.
  23. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore MdT
  24. ^ a b c Coarelli, 2008, p. 139.
  25. ^ Historia Augusta, Vita Hadriani, XIX, 9; CIL VI, 966=31215=ILS 306.
  26. ^ RIC II, 255 var. (busto senza drappeggio o corazza); Calicó 1030.
  27. ^ Gli scavi del 1998-2000 hanno confutato la tradizionale pianta curva convessa del lato principale del Foro. Il lato convesso, così come altre ipotesi precedenti agli scavi come la presenza del tempio del Divo Traiano e Plotina a chiusura del lato nord-occidentale, compaiono tuttavia in tutte le piante tradizionali dei Fori Imperiali e nel plastico di Italo Gismondi al Museo della Civiltà Romana.
  28. ^ Il fregio si è conservato in due lastre ritagliate dai blocchi originari, conservate nei Musei Vaticani. Ranuccio Bianchi Bandinelli li ha definiti tra i più belli dell'arte decorativa flavio-traianea, assieme a quello traianeo del Foro di Cesare (Bianchi Bandinelli, 1976, Arte Romana scheda 104).
  29. ^ James E. Packer, Rendering ricostruttivo del portico laterale della grande piazza del Foro di Traiano (JPG), su img207.imageshack.us. URL consultato il 14 dicembre 2011.
  30. ^ a b John Burge & James E. Packer, Disegno ricostruttivo delle esedre laterali del Forum e della Basilica Ulpia (JPG), su img208.imageshack.us. URL consultato il 14 dicembre 2011.
  31. ^ RIC II, 247; Strack 202b; BMC 492; Calicó 988; cfr. Cohen 42-43.
  32. ^ James E. Packer, Ricostruzione ipotetica della facciata della Basilica Ulpia sul grande Foro di Traiano (JPG), su img207.imageshack.us.
  33. ^ a b Smallwood, 1966, n. 214.
  34. ^ Rodriguez González, 2003, p. 726.
  35. ^ RIC II, 292; Bauten 50; BMC 452; BN 746; Cohen 558; Hill 618.
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Bibliografia

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