Ghiacciaio del Calderone

glacionevato situato sul Gran Sasso, in Abruzzo
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Il Ghiacciaio del Calderone si trova in Abruzzo, provincia di Teramo, sul versante settentrionale del Corno Grande nel massiccio del Gran Sasso d'Italia. Posto in una conca esposta direttamente a nord, chiusa e relativamente ombreggiata da due linee di cresta del Corno Grande, ad una quota compresa tra i 2630 e i 2830 metri s.l.m. è, con la sua latitudine di circa 42° N, il ghiacciaio più meridionale d'Europa. Esso ha conquistato questo primato solo nel XX secolo, dopo l'estinzione del Ghiacciaio del Corral del Veleta, nella Sierra Nevada, in Spagna (latitudine di circa 38° N), ma a causa dei cambiamenti climatici in atto rischia anch'esso di scomparire.

Ghiacciaio del Calderone
Il Calderone nel Settembre 2011
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Abruzzo
Provincia  Teramo
CatenaAppennini
Coordinate42°28′12″N 13°33′00″E
Tipoghiacciaio montano di circo (pirenaico) - debris covered glacier
Vallevalle Vomano
Altitudine2 700 m s.l.m.
Lunghezza0,3 km
Superficiecirca 0,04 km²
Mappa di localizzazione
Mappa di localizzazione: Italia
Ghiacciaio del Calderone
Ghiacciaio del Calderone
«Tutti quelli che non sono stati alla cima dicano che vi è una Fontana in cima. Dico che non vi è Fontana nessuna, ma che vi è bene un gran vallone tra il Monte di Santo Niccola et il Corno Monte, dove sempre vi è la nieve alta quindeci o venti piedi, e più in alcun luocho dove la nieve e ghiaccio sta perpetuamente. E quest'è una quantità d'un grosso miglio di lunghezza, e di larghezza più di mezzo miglio, della qual sempre puoco o assai se ne disfà...»

Storia

Il Ghiacciaio del Calderone si formò durante le grandi glaciazioni del Quaternario, quando occupava tutto il Vallone delle Cornacchie nel versante nord-est teramano di Pietracamela/Prati di Tivo, giungendo probabilmente fino al punto dove si trova attualmente il Rifugio S. Nicola (quota 1665 m).

Dopo le grandi glaciazioni probabilmente è scomparso, per poi ricomparire in forma minore intorno al XV secolo d.C. a causa dell'irrigidimento improvviso del clima. Durante la Piccola era glaciale, e in particolare fra il 1550 e il 1850, il Ghiacciaio del Calderone si estendeva infatti fin nei pressi dell'attuale Rifugio Franchetti, come è testimoniato da una morena presente in loco. A partire dalla metà dell'Ottocento iniziò a ritirarsi, passando da un'area di 7,5 ettari nel 1916 a una di 4,5 ettari alla fine del secolo scorso. Da misurazioni sistematiche, effettuate fra il 1929 e il 1960 da Dino Tonini per conto del Comitato Glaciologico Italiano, risultò che il ghiacciaio ha perduto, in un quarto di secolo, quasi mezzo milione di metri cubi di volume (420.000 m3).

Complessivamente tra il 1800 circa e il 2000 il ghiacciaio è passato da più di 4 milioni di metri cubi di ghiaccio a meno di 500.000 metri cubi. Il volume si è quindi ridotto di circa il 90% e la superficie del 50%.

Diminuzione volumetrica e areale del Ghiacciaio del Calderone:
Anno Area m2 Volume m3
1794 104.257 4.332.207
1884 90.886 3.382.166
1916 63.335 3.386.485
1934 59.713 2.461.529
1960 60.030 1.729.934
1990 52.586 360.931
2005 32.900 ---
2006 32.700 ---
2008 35.545 ---


Benché molti lo considerino scomparso a partire dal 1991[1], oggi il ghiacciaio è presente nonostante la costruzione del traforo del Gran Sasso, che creò seri problemi alle falde acquifere del comprensorio[che c'entrano le falde sotterranee col ritiro del ghiacciaio?], e il limite teorico delle nevi perenni a 3100 metri.

A partire dalla stagione estiva del 2000 il Ghiacciaio è diviso in due settori.

Conformazione

Il Ghiacciaio del Calderone ha attualmente uno spessore massimo di circa 25 metri e una superficie di circa 4,5 ettari ed è, riprendendo la definizione di Claudio Smiraglia (presidente del Comitato Glaciologico Italiano), un piccolo ghiacciaio nero, ovvero un ghiacciaio con poco ghiaccio visibile dall'esterno il cui nucleo è in gran parte non visibile in quanto coperto da detriti di roccia. Alcuni glaciologi considerano l'attuale Calderone solamente un glacieret, ovvero un ghiacciaio piccolo e con poco movimento.

Il Calderone, inoltre, è un ghiacciaio con caratteristica di duplicità; ossia tende a sdoppiarsi, nella parte visibile, in due settori, facenti parti del ghiacciaio maggiore. Dal 2000 il ghiacciaio è, infatti, così diviso durante la stagione estiva.

La superficie del ghiacciaio è soggetta ad ampia variabilità stagionale e interannuale in funzione delle mutevoli condizioni meteo-climatiche. Tra il 2003 e il 2006 è cresciuto di poco grazie all'aumento delle precipitazioni invernali negli Appennini. Nel 2007, complice uno scarso innevamento dovuto ad un inverno mite e con scarse precipitazioni, ed un'estate molto calda per lo stazionamento dell'anticiclone africano, il ghiacciaio ha subíto una fortissima riduzione.

Nel 2008, invece, complice un inverno più umido ed un'estate che non ha fatto registrare grossi picchi di caldo, il ghiacciaio si è presentato in una situazione migliore rispetto allo stesso periodo del 2007. Anche le annate 2009 e 2010 sono state relativamente positive.

Attualmente, in una valutazione in loco nel settembre 2011 il ghiacciaio sembra confermare il trend di aumento di dimensioni iniziato nel 2008. La spaccatura non è più visibile e l'estensione è aumentata fino a raggiungere le zone più soleggiate. Tutto ciò è dovuto alle abbondanti nevicate (Marzo 2011, l'alluvione nel teramano, con tre giorni di precipitazioni ininterrotte, ha scaricato sulla vetta quasi 5 metri di neve), anche tardive (Maggio 2011, con neve fino a 1300 metri) che hanno aiutato i nevai e il ghiacciaio stesso a mantenere una condizione di crescita.

 
Ghiacciaio del Calderone, Settembre 2011

Il Lago Sofia

Posto a 2678 metri s.l.m. vi era, un tempo, un laghetto, il Lago Sofia. Esso ha iniziato a ridursi a partire dagli anni '70 durante la costruzione del traforo del Gran Sasso, e la sua estinzione si è completata alla fine degli anni '80. Aveva un diametro variabile tra gli 8 metri e i 60 metri e una profondità di circa 3 metri. Era alimentato dall'acqua di fusione del ghiacciaio, che vi confluiva attraverso due o più ruscelli. L'acqua poi si incanalava in un inghiottitoio, che in alcune estati rimaneva ostruito dal ghiaccio.Negli ultimi anni si è verificato un riempimento nella conca dove c'era il laghetto dell'acqua di fusione dei ghiacci, presente soprattutto in primavera.

L'importanza del Calderone

Il ghiacciaio del Calderone è stato studiato da geologi e glaciologi di tutto il mondo perché rappresenta un caso unico. Infatti è l'unico ghiacciaio di tipo appenninico sopravvissuto e sotto il suo ghiaccio fossile probabilmente si nascondono resti paleontologici.

In più, è molto sensibile alle variazioni climatiche, anche minime. Per quest'ultima caratteristica è studiato per indagare le correlazioni fra attività industriale e mutamenti climatici; l'inizio del suo regresso è infatti coinciso con lo sviluppo industriale nell'Italia centrale. Probabilmente anche a causa dell'inquinamento locale, e della realizzazione del vicino Lago artificiale di Campotosto, la media della temperatura nell'area dell'Appennino abruzzese è aumentata di 2 gradi a partire dagli anni '30 del XX secolo. Secondo Massimo Pecci, il ghiacciaio rischia di scomparire completamente nel 2020.

Si è ipotizzato anche di ricoprire il ghiacciaio, in parte o totalmente, con una tela bianca, durante le estati più torride per proteggerlo dalla fusione cioè con opere di geoingegneria come si sta facendo su alcuni ghiacciai alpini. Per ridurre l'impatto ambientale questo dispositivo verrebbe installato solamente in presenza di estati afose, particolarmente durante quegli anni in cui El niño porta scarse precipitazioni nevose invernali ed estati secche e torride (come avvenne nel 2007). In questo modo si potrebbe efficacemente proteggere il ghiacciaio riducendone in parte la fusione.

Curiosità

  • Nel 1949 vi è stato girato un film denominato La roccia incantata.
  • Quando la sua estinzione appariva incombente, alcuni alpinisti, locali e non, cercarono di ostruire l'inghiottitoio con ghiaia, vanamente.

Note

  1. ^ eclatante fu un servizio del Tg2 a fine 2006

Bibliografia

  • Massimo Pecci. Testimoni di una montagna scomparsa, pagine 63-69, Imont e Aigeo, 2006.
  • Massimo Pecci. Prevenzione oggi, pagine 21-41, ispesl, maggio 2004.
  • Quotidiano Metro, edizione di Roma del 2/9/2004.
  • Massimo Pecci, Giancarlo De Sisti, Alessandra Marino, Claudio Smiraglia. New radar surveys in monitoring the evolution of the Calderone glacier, Artic, Antartic and Alpine Research. Vol. 32, No.2, University of Colorado, maggio 2000.
  • Massimo Pecci, Claudio Smiraglia, Maurizio D'Orefice, Renato Ventura. Il ghiacciaio del Calderone Condizioni climatiche generali e bilancio di massa 1995-97. Studi geografici e geologici in onore di Severino Belloni, pagina 516, Glauco Brigati, 1999.
  • Alp monografie, marzo 1999, pagine 25-27.
  • Guida Rapida d'Italia del Turing Club Italiano (Lazio, Abruzzo, Molise, Sardegna), 1995.

Voci correlate

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