Scrittura

La scrittura è la rappresentazione grafica della lingua per mezzo di lettere o altri segni (grafemi). I segni della scrittura (glifi) denotano sovente suoni o gruppi di suoni (fonemi). Dopo la tradizione orale, la scrittura è il primo modo di comunicazione tra i popoli e il primo mezzo usato per la conservazione e la trasmissione di dati.
In un senso più ampio, si definisce "scrittura" ogni mezzo che permette una più facile e più veloce trasmissione di informazioni, come, per esempio, la "scrittura" della musica, dell'algebra, ecc.
Cenni storici
Linguaggio e cultura
La ricerca sullo sviluppo umano si interroga da tempo su un'apparente dissociazione tra evoluzione culturale ed evoluzione anatomica. Già 100.000 anni fa il corpo umano può dirsi "moderno", in particolare rispetto alla misura della scatola cranica. Eppure, per migliaia di anni l'industria e la cultura umana appaiono immutate, sterile reiterazione di modelli del passato. All'incirca 40.000 anni fa, invece, si sviluppa in Europa un radicale mutamento culturale: le tecnologie si differenziano a livello regionale e sembrano in preda ad una febbre di sperimentazioni. Il dibattito tra gli storici ha visto avanzare l'ipotesi che questo rinnovato panorama possa essere associato alla "nascita di capacità linguistiche di complessità pari a quelle del momento presente".[1]
Percorsi storici tradizionali e nuovi panorami
Tradizionalmente, l'inizio della registrazione in forma scritta dei linguaggi verbali è stata collocata dagli storici intorno al 3200 a.C. nella Bassa Mesopotamia, dove sarebbe sorta per ragioni di amministrazione, contabilità e commercio. Oggi questo fatto è pensato come il frutto di un processo meno puntuale, meno "fatale". Si sa ormai con certezza che già nel Paleolitico esistevano diversi sistemi per dare consistenza e far perdurare le conoscenze. Si tratta di "scrittura per immagini, senza parole"[2]. La stessa scrittura cuneiforme ha un fortissimo collegamento con le prime registrazioni su sigilli e cretule. Tali sistemi di registrazione rappresentano "il coronamento del processo di specializzazione lavorativa e di spersonalizzazione dei rapporti lavorativi e redistributivi"[3], processo preceduto e provocato dal forte incremento dell'agricoltura, dalla rivoluzione urbana e dal coagularsi di un coordinamento statale per la messa in opera delle canalizzazioni che, con l'impiego di un enorme numero di giornate lavorative, permisero di sfruttare sempre più efficacemente i terreni dell'alluvio mesopotamico.
Non solo si è cercato di rintracciare nel contesto del Vicino Oriente antico le premesse forti della scrittura cuneiforme, ma si è anche indagato su altri centri dove la scrittura si sia potuta sviluppare indipendentemente. Particolarmente fruttifere sono state le intuizioni di Marija Gimbutas e le sue indagini sui sistemi di registrazione su terrecotte in uso nei Balcani già tra il 6000 e il 5000 a.C. (cultura di Vinča), dove però, a differenza che nel Vicino Oriente, la scrittura si sarebbe sviluppata a scopi cultuali, in particolare per i riti legati alla Dea Madre. Tali scritture, precedenti il primo apparire delle cosiddette popolazioni indoeuropee, sono datate tra il 5400 e il 4000 a.C. Sono state avanzate ipotesi secondo cui le forme di registrazione di Vinča avrebbero influenzato la scrittura cuneiforme, mentre più probabile sembra un'influenza diretta sul Lineare A cretese (II millennio a.C.) e la scrittura sillabica di Cipro.[4][5]
Impatto sulla società
La scrittura sembra dunque aver avuto diverse origini, tanto in senso geografico quanto in senso funzionale. Il significato antropologico di questa fondamentale "invenzione" è quantomeno ambivalente: da un lato essa rappresenta la radice dei concetti moderni di "universalità", "razionalità" e "scienza" in quanto rende possibile un confronto (articolato come mai prima) tra conoscenze di diversa natura e origine. Dall'altro contiene "elementi angusti di specializzazione e di separazione funzionale"[4], in quanto (così certamente almeno nel Vicino Oriente antico) essa prende piede come strumento di affermazione e realizzazione dei progetti di una specifica classe umana, espressione del polo palatino-templare, che si compone di un clero specializzato (mentre prima il culto era domestico e gestito in casa) e di un potere regale, impegnato a gestire lo sforzo della ridefinizione infrastrutturale della piana alluvionale mesopotamica nel segno di una sempre più forte diseguaglianza sociale. La scrittura, nei tempi della sua piena affermazione, si manifesta dunque come tecnica specializzata di altissimo prestigio, al pari (e anche più) di altre forme di specializzazione (l'artigianato) e in contrapposizione con quel sapere diffuso e senza potere contrattuale che è quello dei coltivatori diretti[6].
Sistemi logografici, sillabici e alfabetici
Un'altra linea di sviluppo tradizionalmente articolata dagli storici è quella che ordina in serie cronologica i sistemi logografici (ad un segno corrisponde una parola), quelli sillabici (ad un segno corrisponde una sillaba) e quelli alfabetici (ad un segno corrisponde un suono).[7] Questa linea evolutiva va considerata con qualche distinguo: molti segni del sistema logografico egizio dei geroglifici possedevano valenza fonetica[7]; a tutt'oggi, forme di registrazione logografica (come il sistema numerico) non hanno certo perso importanza, mentre cinesi e giapponesi moderni resistono con forza ad adottare sistemi alfabetici, il che, piuttosto che far pensare al timore di rompere con una antichissima tradizione, rinvia ad "una costante per tutte le civiltà dotate di scrittura, e cioè la forte interdipendenza fra scrittura, immaginario e forme della vita materiale"[7].
L'invenzione dell'alfabeto, in questa lettura, non risulta più una conseguenza scontata a partire dalle premesse logografiche e sillabiche, ma un'"emergenza, imprevedibile e feconda", non a caso portata avanti da due popoli, Fenici e Greci, concentrati sul protagonismo commerciale, sulla non territorialità, sul "ruolo di interfaccia fra l'Oriente asiatico e l'Occidente mediterraneo".[8]
Primati
Come accennato, la ricostruzione tradizionale dell'origine della scrittura individuava la Mesopotamia come fulcro iniziale[9]: l'invenzione della scrittura in quei luoghi, a partire dai sistemi di identificazione (prima il sigillo "come strumento di convalida e garanzia", poi la cretula, un blocco di argilla la cui rottura evidenziava l'effrazione della serratura di un magazzino o l'apertura di un vaso[3]) avrebbe poi sollecitato un simile sviluppo nell'antico Egitto e, 1500 anni dopo, in modi meno definiti, in Cina[9], dove la scrittura era utilizzata come strumento divinatorio[5]. Tale impianto interpretativo, maggioritario negli anni sessanta e di cui è responsabile soprattutto Ignace Jay Gelb (che non considerava i geroglifici maya come una scrittura vera e propria), è stato per lo più abbandonato:
- i geroglifici maya sono ormai unanimemente considerati una scrittura a tutti gli effetti
- conoscendo via via meglio la preistoria cinese si tende ad escludere un collegamento con il Vicino Oriente
- in Egitto certi esempi di scrittura sembrano precedere quella mesopotamica[9]
È insomma possibile che "le scritture sumerica, egizia, cinese e maya siano state tutte create in risposta a esigenze locali e senza che ci sia stata un'influenza da parte di sistemi di scrittura stranieri"[10].
Importanza della scrittura
L'avvento della scrittura, secondo Jack Goody, ha permesso un "addomesticamento del pensiero" tale da consentire processi quali l'astrazione, la formalizzazione, la logica, l'analisi, la classificazione, la sintesi e l'ipotesi (e quindi la formazione di nuove teorie).
Rispetto a culture in cui l'oralità è più diffusa della scrittura, grazie a essa è quindi possibile l'innovazione, l'oggettività e il distacco.
La scrittura ha portato anche a una perdita dell'importanza della memoria, lo dimostra ad esempio il fatto che per i cittadini dei Paesi Occidentali è assai difficile ricordare i nomi degli avi, mentre nelle società a oralità diffusa questa è una forte necessità per dimostrare il possesso di una proprietà.
La lettura, rispetto alla trasmissione orale, è un processo soggettivo che prevede una metabolizzazione privata, riflessiva e libera delle conoscenze (libro come mediatore della conoscenza). Inoltre la scrittura può permettere di legare il pensiero concreto (legato all'esperienza), al pensiero astratto.
Si ritiene che l'avvento della scrittura abbia condotto l'umanità non solo alla letteratura, alla poesia, al progresso ma anche a sentimenti come l'individualismo e il nazionalismo. Una figura come l'artista individuale, il poeta, è impensabile in una società a oralità diffusa; mentre in una società in cui è presente la scrittura il plagio diviene un reato e ciò che si scrive può portare alla censura e alla persecuzione.
Infine senza la scrittura le grandi religioni non avrebbero avuto modo di esistere perché sarebbe stata impossibile la presenza degli intoccabili testi sacri.
Forme di scrittura
Proprio a causa dell’avvento più o meno contemporaneo di varie scritture si sono sviluppati vari modi di scrivere.
Un tempo si usava dividere le scritture in lineari e non lineari. Si definivano lineari quelle composte da linee appunto, mentre facevano parte delle non lineari ad esempio le scritture cuneiformi e quella cinese: invece delle linee, le cuneiformi presentavano incisioni, e la cinese era dipinta a pennello. Recentemente si tende ad abbandonare questa distinzione in quanto si tratterebbe solo di diverso materiale allora in uso: se i Sumeri avessero conosciuto la carta, non avrebbero inciso le lettere, e se i Cinesi avessero avuto a disposizione delle matite, non avrebbero usato pennelli. Perciò oggi si tende a ritenere non lineari solo quelle forme di scrittura che non fanno uso di grafemi.
Rimane dunque la seguente principale classificazione:
- scritture logografiche che usano segni per la notazione di parole;
- scritture sillabiche dove i segni indicano sillabe;
- scritture alfabetiche dove ogni fonema è scritto con le lettere di un alfabeto.
Scritture logografiche
La forma più antica di scrittura è la logografia, cioè espressa per mezzo di figure che significano parole. Inizialmente le figure rappresentavano solo oggetti. Questa era la pittografia e ovviamente non era legata alla lingua parlata dall'autore della figura: la scrittura/figura veniva letta da ognuno nella propria lingua. In questo modo comunicavano ad esempio gli Indiani d'America, sebbene ogni tribù possedesse un proprio idioma. Possiamo inserire in questo gruppo anche i moderni segnali di informazione, quali ad esempio un telefono che indica la possibilità di comunicare telefonicamente, o una tazzina che suggerisce la vicinanza di un bar.
Dalla pittografia che raffigurava solo oggetti, si sviluppò l'ideografia per rappresentare anche idee. La figura di un occhio non significava più solo "occhio", poteva significare anche "vedere". Così nacquero le scritture cuneiformi, i geroglifici e la scrittura cinese. Oggi gli ideogrammi vengono spesso usati nella pubblicità e in statistica. Ad esempio, se una figurina mostra dieci persone sopra un'automobile, sembra facile capire che in un dato luogo e tempo una persona su dieci possiede un'automobile. In modo analogo, in algebra, il segno "meno" (-) indica indiscutibilmente negatività.
Scritture sillabiche
Col tempo, dalle scritture logografiche si svilupparono quelle sillabiche, in cui ogni segno stava a indicare solo una sillaba. Questo passaggio evolutivo si rese necessario con lo sviluppo del commercio che richiese l’impiego di parole straniere. Le nuove espressioni potevano essere costituite da due o più parole, perciò bisognava scriverle con due o più segni. Un procedimento simile fece nascere le giapponesi hiragana e katakana dopo l’acquisizione di alcuni caratteri cinesi.
Nelle scritture sillabiche ogni sillaba è costituita da una consonante più una vocale. Normalmente la consonante iniziale non influisce sul segno grafico della sillaba: “ma” e “me” sono scritte in modo totalmente diverso, sebbene inizino ambedue con la “m”. Soltanto alcune scritture sillabiche che il linguista Peter T. Daniels chiama abugide prevedono una scrittura similare per sillabe con la stessa consonante iniziale. Nelle scritture abugide un segno indica la consonante alla quale a vocale diversa corrisponde la grafia della medesima vocale. Spesso si indica solo la consonante, mentre le vocali vengono sostituite con segni diacritici. Le prime popolazioni a usare questo sistema furono gli Indiani d’America [senza fonte]; oggi possiamo incontrarli ancora ad esempio nello hindi.
Scritture alfabetiche
L’ulteriore sviluppo della scrittura portò alle scritture alfabetiche, dove i segni rappresentano i singoli suoni. Il primo stadio della scrittura alfabetica è quello che utilizza gli abjad (come li definisce Daniels) e non nota le vocali. I geroglifici egiziani sono scritti in abjad (o abgiad) ed è questo il motivo per cui a tutt’oggi non possiamo sapere l’esatta pronuncia di alcuni nomi, dato che non conosciamo le relative vocali. Negli abjad moderni (l’arabo e l’ebraico) esistono, in effetti, segni per le vocali, ma vengono usati solo per l’insegnamento della lingua.
Anche questo passaggio nacque probabilmente da necessità pratiche, e cioè per favorire gli scambi commerciali. Sono stati infatti i Fenici, i più grandi commercianti e marinai del mondo antico, a gettare le basi della scrittura alfabetica da un abjad. E proprio sull'alfabeto fenicio si basa l’alfabeto greco antico che è il primo ad annotare tutte le vocali. È dunque il primo vero alfabeto e da esso derivano le scritture latiniche, cirilliche e altre alfabetiche.
Le scritture alfabetiche consonantiche più note sono il cosiddetto protosinaitico, il protocananeo, l'ugaritico, il cananeo o fenicio arcaico, e infine il fenicio. L'alfabeto gublitico (così chiamato dalla città di Biblo) non ancora decifrato, non si sa ancora se sia sillabico, o parzialmente sillabico oppure sillabico e consonantico assieme.
L'origine dell'alfabeto greco consonantico-vocalico andrebbe posto quindi alla fine del XIV o nel XIII secolo, ovvero nel periodo del declino della scrittura greca chiamata Lineare B, decifrata dal Michael Ventris.
Il santuario pitico, una volta di influenza culturale e religiosa tebano-cadmea (semitica), divenuto definitivamente greco con la cacciata dei Cadmei da parte degli Argivi (secondo la nota testimonianza erodotea: Hist. I,57,2) adoperò un alfabeto completo (senza il quale la lingua greca, oracolare o meno, non avrebbe potuto essere espressa) servendosi delle cosiddette matres lectionis, ovvero dei grafemi delle consonanti semitiche non pronunciate dai greci (indoeuropei). Un aleph, ovvero il segno di aspirazione laringale divenne alfa (ma inizialmente anche epsilon o eta), il hē (altro segno di aspirazione) divenne epsilon, eta o alfa, yod divenne iota o ypsilon, ecc. Quest'uso molto antico delle matres lectionis, dei grafemi semitici per esprimere il suono vocalico e non consonantico, si trova anche in alcuni dei documenti sardi rinvenuti alla fine del XX secolo (1995).
Scritture non lineari
Per definizione, sono non lineari le scritture per la cui annotazione non vengono usate delle linee scritte, ma oggi si tende a contestare questo concetto. Sono infatti inclusi in questo gruppo anche vari codici e crittografie, dove solitamente i segni sono comunque normali lettere o numeri, ma con senso alterato.
Anche la scrittura Braille per non vedenti potrebbe venir inclusa tra i normali alfabeti, in quanto a ogni suono corrisponde un apposito segno. Viene invece inclusa nelle scritture non lineari solo in quanto il sostrato (la carta) non viene “scritto” ma “perforato”, per cui delle “linee” non sono possibili.
Analogamente nella scrittura Morse che pure potrebbe rientrare nelle scritture alfabetiche, manca l’azione dello “scrivere” in quanto i segni vengono originati da una “pressione” sul tasto apposito.
Rientra nella categoria anche la comunicazione a mezzo di bandiere usata perlopiù in marineria, la più moderna tra le scritture ideografiche. Ma anche in questo caso viene a mancare l’accezione di “scrivere”.
Quella che più si avvicina alla definizione è la scrittura della musica. I segni delle note non si possono definire un alfabeto o dei logografi, ma costituiscono un validissimo mezzo di scrittura. Solo che sono usabili unicamente in musica, non servono cioè per annotare delle parole.
In tutti questi casi si tratta dunque solo di supporti per l’annotazione di certe informazioni, e non di espressioni grafiche del linguaggio. Nell’accezione di scrittura quale mezzo di registrazione storica, cioè per la conservazione di dati, questi sistemi non sono neanche accettabili tra le “scritture”.
Tecniche moderne di annotazione
Come detto sopra, l’uso della scrittura fu il primo modo di comunicazione e, più tardi, il mezzo principale per la registrazione e la conservazione di dati. Oggi sono a disposizione altre possibilità sia di comunicazione sia di testimonianza storica: stenografia, dattilografia, registrazione su nastro magnetico o su supporto digitale certamente non costituiscono una vera e propria scrittura, ma la sostituiscono egregiamente.
Sebbene probabilmente anche i libri verranno sostituiti da archivi elettronici, presumibilmente conterranno delle parti di testo. La notazione elettronica del testo si basa su una codifica dei caratteri, dove ogni carattere o segno di interpunzione viene rappresentato da un codice numerico univoco.
Le codifiche storicamente più usate sono ASCII e EBCDIC, che sono però limitate nel numero dei caratteri rappresentabili. Per questo motivo è stata sviluppata la codifica Unicode, oggi usata dalla maggior parte dei sistemi informativi, in grado di rappresentare decine di migliaia di caratteri differenti, potenzialmente tutti quelli esistenti in tutti gli alfabeti vivi o morti che siano.
Filografia
La filografia (termine composto da philos e graphia: Propr. "amore per la scrittura") è lo studio e collezionismo di tutte le tracce relative alla scrittura, dai caratteri sumeri alle lettere inviate nello spazio, dalle pergamene medievali alla dematerializzazione della parola scritta nei messaggi di posta elettronica e negli SMS.
Note
- ^ Origini della scrittura, 2002, cit., p. VII.
- ^ Origini della scrittura, 2002, cit., p. VIII.
- ^ a b Liverani, 2009, p. 128.
- ^ a b Origini della scrittura, 2002, cit., p. IX.
- ^ a b Harald Haarmann, «Modelli di civiltà a confronto nel mondo antico: la diversità funzionale degli antichi sistemi di scrittura», , in Origini della scrittura, 2002, cit., p. 28-55.
- ^ Liverani, 2009, p. 110.
- ^ a b c Origini della scrittura, 2002, cit., p. X.
- ^ Origini della scrittura, 2002, cit., p. XI.
- ^ a b c Jerrold S. Cooper, «Scrivere in cuneiforme: l'origine burocratica della scrittura in Babilonia», in Origini della scrittura, 2002, cit., p. 69.
- ^ Jerrold S. Cooper, «Scrivere in cuneiforme: l'origine burocratica della scrittura in Babilonia», in Origini della scrittura, 2002, cit., p. 70.
Bibliografia
- AA.VV., Origini della scrittura: genealogie di un'invenzione, a cura di Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti, ed. Bruno Mondadori, 2002, ISBN 88-424-9381-3
- Mario Liverani, Antico Oriente: storia, società, economia, Roma-Bari, Laterza, 2009, ISBN 978-88-420-9041-0.
Voci correlate
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