Claudio Vitalone
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Claudio Vitalone (Reggio Calabria, 7 luglio 1936 – Roma, 28 dicembre 2008) è stato un politico e magistrato italiano. Era il fratello dell'avvocato Wilfredo.
Laureato in giurisprudenza, iscritto dal 1951 ai gruppi giovanili della Democrazia Cristiana, vinse vari concorsi pubblici, tra cui quello come funzionario di polizia. Dopo circa un anno passato come Commissario di PS presso la Squadra Mobile della Questura di Roma, entra in magistratura il 31 ottobre 1961 tra i primissimi del suo concorso ed è assegnato all'ufficio del pubblico ministero di Roma. Pretore a Castiglion del Lago fino al 1966, in tale anno è assegnato alle funzioni requirenti, che ha esercitato sino all’aprile 1979 presso la Procura capitolina. Nel 1979 diventa Sostituto Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Roma. In questa città venne in relazione con Giulio Andreotti. A far data dal giugno di detto anno è collocato in aspettativa per mandato parlamentare per l’arco di quattro Legislature (dall’VIII^ all’XI^) fino 31 luglio 1992. Nonostante il suo impegno istituzionale di quasi mezzo secolo - come Magistrato prima e come politico poi - nella lotta all’eversione terroristica, alla criminalità organizzata ed al traffico internazionale di droga, il suo nome sembra rimarrà alla storia indissolubilmente legato all'omicidio del giornalista Mino Pecorelli. Imputato, unitamente a Giulio Andreotti, nel relativo processo, Vitalone è stato sempre assolto dalle accuse mossegli in tutti i tre gradi di giudizio, mentre la sua principale accusatrice condannata per falsa testimonianza.
Incarichi politici
Claudio Vitalone ha avuto una lunga carriera politica, ricoprendo diversi prestigiosi incarichi: il 20 giugno 1979, fu eletto senatore nella VIII Legislatura per la Democrazia Cristiana nel collegio di Tricase. Fu presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Eni-Petromin, vicepresidente della commissione Antimafia, sottosegretario agli Esteri nel governo Andreotti del 1989, ministro per il Commercio con l'estero nel governo Amato del 1992, coordinatore per l'Italia della lotta alla droga in ambito comunitario. In quest'ultima veste chiamò il giudice Giovanni Falcone a collaborare con lui al C.E.L.A.D. (il c. d. “Comitato Mitterrand”), l’organismo costituito a livello europeo per combattere la produzione e la vendita degli stupefacenti, lavorando fianco a fianco al compianto magistrato nell'elaborazione delle strategie italiane sul piano internazionale volte al contrasto del narcotraffico e della criminalità organizzata.
Nello svolgimento dell’attività parlamentare ha fatto parte della Commissione Affari Costituzionali, della Presidenza del Consiglio e dell’Interno, della Commissione Giustizia. Dal 1984 è stato componente effettivo, Capo Gruppo e Vice Presidente fino al luglio del 1989 della “Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia”.
Componente effettivo della Commissione parlamentare per i procedimenti d’accusa sin dal 1979 e fino allo scioglimento della Commissione stessa per intervenuta modifica della relativa disciplina costituzionale (1988). Nell’ambito di tale attività si è occupato pressoché esclusivamente – in ragione della peculiare natura della giurisdizione penale-costituzionale, affidata nel previgente sistema al Parlamento– di reati contro la P.A.. Si è trattato di un’attività giudiziaria in senso stretto, conclusa assai spesso con ponderose relazioni e dibattiti a Camere riunite, davanti alle quali ha rappresentato le proposte ed i giudizi della Commissione. A titolo meramente esemplificativo, si ricorda la relazione sul “caso Eni Petromin”, presentata al Parlamento il 16 gennaio 1985 ed approvata il 24 gennaio 1985. Si tratta di un documento di alcune migliaia di pagine, versata agli atti del C.S.M, riepilogativo di un’intensissima attività d’inchiesta svolta prevalentemente in ambiti internazionali.
Dal luglio del 1989 al giugno del 1992 ha svolto le funzioni di Sottosegretario agli Affari Esteri con delega per l’Europa e le Repubbliche della Comunità degli Stati Indipendenti (ex-U.R.S.S.), per le Relazioni culturali, l’Emigrazione e gli affari sociali, la Cooperazione scientifica, la lotta alla criminalità internazionale ed al narcotraffico. Nell’ambito di quest’ultima competenza, è stato rappresentante permanente dell’Italia in seno al C.E.L.A.D.. In detta qualità ha elaborato il “piano europeo di lotta alla droga”, che è stato approvato dai Paesi membri, ed ha costituito e diretto un apposito “gruppo di lavoro per il coordinamento delle iniziative italiane sul piano internazionale nel campo della lotta alla droga ed alla criminalità organizzata”. Ha chiamato a far parte di tale gruppo - tra gli altri esperti – i Magistrati Adolfo Beria d’Argentine, Giuseppe Di Gennaro e Giovanni Falcone. Nell’ambito della delega alle “Relazioni culturali”, ha presieduto la speciale Commissione cui è stato demandato il riordino della normativa italiana in materia di patrimonio culturale.
Nel luglio 1992 si è dimesso dalla carica di Senatore della Repubblica ed ha assunto le funzioni di Ministro per il Commercio Estero nel Governo Amato. A tale titolo è rimasto fuori del ruolo organico fino al 28 aprile 1993, data alla quale il Governo si è dimesso. Il giorno successivo (29 aprile) ha chiesto il prescritto richiamo in ruolo.Dal momento della sua reintegrazione in servizio, è stato destinato alla Corte d’Appello di Firenze, ove ha svolto di fatto le funzioni di Presidente della I^ e II^ sezione penale. Con decreto del 9 marzo 2000, è stato designato quale Presidente effettivo della Commissione per il Gratuito Patrocinio per il Distretto della Corte d’Appello di Firenze.
ATTIVITA’ PARLAMENTARE
Nello svolgimento dell’attività parlamentare ha assunto numerose iniziative legislative sul piano della lotta al crimine organizzato ed alla mafia in particolare, nonché su materie attinenti all’Ordinamento giudiziario, al sistema penale ed al processo penale, alle misure di prevenzione ed all’assistenza giudiziaria internazionale. In tali ambiti ha svolto numerosi interventi, di cui si ricordano alcuni, a titolo paradigmatico:
Sul crimine organizzato (terrorismo e mafia)
1) Interventi in data 18 settembre, 1°, 2 e 10 ottobre 1979 davanti alla Commissione Affari Costituzionali del Senato sulla istituzione della Commissione d’inchiesta per il delitto Moro. 2) Interventi in data 9 luglio, 17 ottobre, 7 novembre e 5 dicembre 1979 davanti alla Commissione Affari Costituzionali del Senato, nella qualità di relatore sulla legge istitutiva della “Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia in Calabria”. 3) Interventi in data 20.12.1979 e 11.01.1980 sulla conversione in legge del D.L. 15 dicembre 1979 n. 625 contenente “misure urgenti per la tutela dell’ordine democratico e della sicurezza pubblica” . 4) Intervento in data 3 gennaio 1980 davanti alla Commissione Affari Costituzionali del Senato, quale relatore sul d.d.l. concernente “misure per lotta alla criminalità terroristica e organizzata”. 5) Intervento in data 5 novembre 1980 sulle carceri di massima sicurezza. 6) Intervento in data 5 gennaio 1981 sull’assassinio del Gen. Enrico Galvaligi e sul rapimento del giudice Giovanni D’Urso. 7) Intervento in data 11 febbraio 1981 davanti alla Commissione riunite Affari Costituzionali e Giustizia, quale relatore sul d.d.l. contenente “Disposizioni in materia di misure di prevenzione e di carattere patrimoniale ed integrazioni alla L. 27.12.1956 n° 1423”. 8) Presentazione, quale primo firmatario, del d.d.l. “sulle misure penali, processuali e penitenziarie relative al terrorismo e all’ eversione dell’ ordine democratico”. 9) Intervento, quale relatore (5 maggio 1981), nelle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia riunite sul d.d.l. 619/VIII^, contenente “Disposizioni in materia di prevenzione di carattere patrimoniale e integrazione alla legge 27.12.56, n. 1423. 10) Intervento in data 16 dicembre 1981 davanti alla Commissione Affari Costituzionali sul d.d.l. per lo scioglimento della “Loggia P2”. 11) Relatore sul d.d.l. n° 1803/VIII^, contenente norme per la “Tutela del segreto di Stato e delle fonti informative dei Servizi per le informazioni e la sicurezza dello Stato” (24 marzo 1982). 12) Relatore per il d.d.l. n° 1804, contenente “Interpretazione autentica della legge 31 maggio 1965, n. 575 recante disposizioni contro la mafia”. 13) Relatore per il d.d.l. n° 1819/VIII^, contenente “Modifiche alle misure di prevenzione nei confronti delle persone pericolose per la sicurezza e per la pubblica moralità” del 21 aprile 1982. 14) Interventi in data 4 e 6 agosto 1982 davanti alla Commissione Affari Costituzionali sui d.d.l. concernenti l’istituzione di una Commissione d’inchiesta sulla mafia in Calabria e sull’ordine pubblico a Napoli e in Campania. 15) Intervento dell’11.9.82 nelle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia, riunite in sede deliberante sul d.d.l. 2034, contenente “Disposizioni in materia di misure di prevenzione di carattere patrimoniale”. 16) Intervento nel dibattito sulla legge “Rognoni - La Torre”. 17) Interventi del 25 e del 26 settembre 1984 sul “caso Buscetta” e sugli strumenti di lotta al fenomeno della mafia. 18) Interventi del 16.10.84 e del 31.10.84 in seno alla Commissione parlamentare sul fenomeno della mafia in occasione dell’audizione del Ministro dell’Interno Oscar Luigi Scalfaro sullo stato della lotta al crimine organizzato. 19) Intervento del 6.11.84 sulle scelte di politica criminale nella lotta al fenomeno mafioso. 20) Intervento del 4.12.84 in seno alla Commissione Parlamentare sul fenomeno della mafia, in relazione alle infiltrazioni mafiose nella Capitale e del 6.12.84 in occasione dell’incontro della Commissione stessa con il C.S.M.. 21) Intervento del 5.3.85 in Commissione parlamentare Antimafia in relazione alle collusioni di apparati istituzionali con l’organizzazione criminale. 22) Interventi del 19.3.1985, del 26.3.1985 e del 16.4.1985 in Commissione parlamentare Antimafia, in difesa dei “pentiti” ed a favore di una legislazione premiale a favore dei dissociati dalle organizzazioni mafiose; sulla necessità di superare il segreto bancario; sulle esigenze di riforma della legge Rognoni-La Torre; sulla relazione conclusiva della Commissione; sul rapporto tra processo penale e processo di prevenzione; sull’accentramento delle competenze per i reati di mafia (D.N.A.); sull’audizione dell’Alto Commissario Antimafia. 23) Interventi del 10 e del 16 luglio 1985 in Commissione parlamentare Antimafia contro ogni sorta di strumentalizzazione politica nella lotta alla criminalità mafiosa e sulla situazione in Calabria. 24) Intervento in Commissione parlamentare Antimafia del 25.7.85 in occasione di nuova audizione del Ministro dell’Interno Oscar Luigi Scalfaro: sull’uccisione del Commissario Montana; sui rischi d’isolamento dei magistrati siciliani; a favore del “pentitismo”; sulle penetrazioni mafiose a Milano, in Liguria, nel Lazio; sull’indipendenza della magistratura dal potere politico. 25) Interventi nel corso dei sopralluoghi della Commissione Antimafia del 20.6.85, 21.6.85, 22.6.85, 26.6.86, 27.6.86, 28.6.86, 14.10.86, 15.10.86, 11.12.86, 1.2.87, 2.2.87, 3.2.87 e dell’audizione dei responsabili degli Uffici giudiziari nonché delle Forze dell’Ordine . 26) Interventi in seno alla Commissione Parlamentare sul fenomeno della mafia del 27.9.85, del 31.10.85 e del 19.11.85, a sostegno dell’attività svolta dal Ministro dell’Interno Oscar Luigi Scalfaro e sulle attività internazionali della Commissione in U.S.A. e Canada; sulle organizzazioni criminali operanti nella Capitale; del 13.8.85 sull’esigenza di un rafforzamento della presenza dello Stato sul territorio. 27) Interventi in Commissione Antimafia del 19.3.85, 10.9.85, 29.1.86, 3.6.86, 30.9.86, 22.10.86, 25.11.86, 28.4.87 a favore dei “pentiti di mafia”; sull’esigenza di riorganizzare gli apparati preposti alla lotta alla mafia e di ammodernare gli strumenti normativi anche con aperture “premiali” per coloro che abbandonano l’organizzazione mafiosa; in occasione dell’incontro con l’Antimafia regionale dell’A.R.S.; sulla lotta alla droga ed il sostegno all’U.N.F.D.A.C.. 28) Interventi in Commissione Antimafia del 29.1.86, 30.1.86, 29.2.86, 2.4.86, 13.5.86, 3.6.86, 2.7.86, 16.7.86, 22.7.86, 29.7.86, 31.7.86, 7.10.86, 28.10.86, 29.10.86, 30.10.86, 31.10.86, 4.1.86, 5.11.86, 25.11.86, 4.12.86, 9.12.86, 16.12.86 in occasione dell’audizione del Ministro del Tesoro Giovanni Goria; sull’esigenza di ampliare l’ambito di applicazione delle indagini patrimoniali; sull’esigenza di avviare indagini sulle disfunzioni del sistema penitenziario; a favore dei “pentiti”; sul rapporto istituzionale Commissione antimafia - Parlamento; sul carcere di Poggioreale, sulla criminalità in Puglia; sull’edilizia penitenziaria; sulle infiltrazioni criminali nel sistema bancario; per superare gli schemi della repressione penale, rafforzando la difesa sociale; nel dibattito sul Banco di Napoli e la Cassa di Risparmio di Calabria; in occasione dell’audizione del Ministro della Sanità Carlo Donat Cattin; sulle protezioni accordate ai clan della mafia agrigentina e sui ritardi nella lotta al fenomeno mafioso; sulla mafia nella provincia di Catania e di Messina; sui rapporti istituzionali tra Commissione e Governo; sulle penetrazioni della mafia negli istituti di credito e sul controllo demandato alla magistratura; sui clan camorristici Gionta, Lago, Mariano, Nuvoletta, Zazza, Fabbrocino, Alfieri, Vollaro, Galasso, Cutolo, Spavone, Bardellino, Ammaturo; sull’infiltrazione camorristica negli appalti per la ricostruzione; sul ruolo dell’Italia nella lotta alla droga sul piano internazionale e sul sostegno alle agenzie specializzate delle N.U.; sull’incontro della Commissione Antimafia con il Ministro della Giustizia Virginio Rognoni ed il C.S.M.; sulle irregolarità accertate nella Cassa di Risparmio delle Province calabresi. 29) Intervento in seno alla Commissione parlamentare Antimafia in data 28.4.87 sui legami esistenti tra la “banda della Magliana”, la “mafia di Pippo Calò” e la “eversione nera”. 30) D.D.L. del 21.10.87 sulla istituzione di una Commissione Parlamentare di inchiesta sul crimine organizzato. 31) Interventi in occasione delle indagini della Commissione Antimafia in data 3.11.88 sullo stato della giustizia nella Sicilia Occidentale. Audizione dei magistrati Falcone, Di Lello, Guarnotta, De Francisci, Natoli e Conte, giudici istruttori del “pool antimafia” del Tribunale di Palermo. Intervento a sostegno del “pool”. 32) Relazioni della Commissione Antimafia elaborate sul ruolo e sui poteri dell’Alto Commissario per il coordinamento della lotta contro la delinquenza di tipo mafioso in data 4.10.88; sul disegno di legge concernente nuove disposizioni per la prevenzione della delinquenza di tipo mafioso e di altre gravi forme di manifestazione di pericolosità sociale in data 16.11.88; sulle risultanze dell’indagine del gruppo di lavoro incaricato di svolgere accertamenti sullo stato della lotta alla mafia nelle provincia di Reggio Calabria in data 16.3.89; sulle risultanze dell’indagine del gruppo di lavoro della Commissione incaricato di svolgere accertamenti sullo stato della lotta alla mafia nella città di Gela in data 12.5.89. 33) Designazione quale coordinatore del gruppo di lavoro sulla grande criminalità organizzata ed il traffico della droga in data 10.2.89 . 34) “Relazione sulle risultanze dell’indagine del gruppo di lavoro della Commissione, incaricato di svolgere accertamenti sullo stato della lotta alla mafia nella Sicilia Occidentale” in data 14.2.89 . E’ allegato un manoscritto di Giovanni Falcone, il cui contenuto ha integralmente riversato nella stesura della relazione. 35) Intervento in data 18.2.89 sugli “arresti ospedalieri” concessi illegalmente ad esponenti della mafia. 36) Intervento del 21.2.90 alla 17^ sessione speciale delle Nazioni Unite contro la droga. 37) Schema di relazione e di proposta sulla istituzione di una Commissione d’inchiesta sul crimine organizzato ed o.d.g. che impegna il Governo ad intensificare la lotta alla mafia .
Attività d’inchiesta
Nell’ambito delle attività della Commissione “antimafia” è intervenuto nelle seguenti attività d’inchiesta : • Audizione ex Sindaci di Palermo (26/09/84) • Audizione Presidenti dei Gruppi Consiliari di Palermo (12/10/84) • Audizione del Ministro di Grazia e Giustizia (31/10/84) • Audizione del Commissario del Governo Prefetto Colonna (05/03/85) • Audizione dell’alto Commissario Antimafia Boccia (16/04/85) • Audizione del Ministro di Grazia e Giustizia (25/07/85) • Audizione del Ministro dell’Interno Scalfaro (30/07/85) • Audizione Dirigenti SIULP e SAP (13/08/85) • Audizione del Capo della Polizia Porpora (10/09/85) • Audizione del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri (11/09/85) • Audizione del Governatore della Banca d’Italia Ciampi (18/12/85) • Audizione del Ministro del Tesoro Giovanni Goria (29/01/86) • Audizione dei rappresentanti Sindacali su camorra (17/02/87) • Audizione del Capo della Polizia (18/03/87) • Audizione del Comandante Generale della Guardia di Finanza (25/07/85).
Su altre materie
• Ha svolto interventi sullo stato giuridico e sul trattamento economico dei magistrati ordinari ex combattenti, invalidi e mutilati di guerra, presentando un apposito disegno di legge (n°363/VIII^). • È intervenuto (13 febbraio 1980) in Commissione Affari Costituzionali sul d.d.l. n°356/VIII^, concernente la “Disciplina degli effetti delle condanne penali su elettorato attivo e su accesso al pubblico impiego”. • È intervenuto (6 agosto 1980) in Commissione Affari Costituzionali sul d.d.l. 1077 concernente “Speciali elargizioni a favore di categorie di dipendenti pubblici e di cittadini vittime del dovere o di azioni terroristiche”. • È intervenuto (22 gennaio e 3 febbraio 1981) nelle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia riunite in sede redigente sui d.d.l. nn. 1261 e 520 (VIII^), contenenti provvidenze per il personale della magistratura (“Disposizioni sullo adeguamento delle retribuzioni e delle pensioni dei magistrati e degli avvocati dello Stato”). • Ha presentato (4 dicembre 1981) il d.d.l. n° 1654, contenente “Modifica dell’art. 64 della legge 1° gennaio 1981, n. 121 sul nuovo ordinamento dell’amministrazione della pubblica sicurezza. • È intervenuto (16 dicembre 1981) in Commissione Affari Costituzionali sul d.d.l. 1523-B, concernente “Associazioni segrete e scioglimento della Loggia P2” .
Durante il periodo alla Commissione Antimafia, Vitalone si espresse pubblicamente sul caso di Angela Casella, madre di Cesare, un ragazzo rapito da moltissimi mesi che aveva lanciato la sua protesta contro le "soluzioni" istituzionali che non risolvevano il sequestro del figlio; alla richiesta di un intervento più efficace dello Stato, avanzata dalla signora, Vitalone propose l'introduzione di meccanismi legislativi volti ad evitare qualsiasi genere di contatto fra la famiglia di un sequestrato ed i suoi rapitori, precorrendo l'attuale legislazione anti-sequestro che prevede anche il congelamento dei beni dei prossimi congiunti.
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È altresì intervenuto in Aula e nelle Commissioni di merito nei dibattiti sui seguenti d.d.l.:
• S0023 - B: “Modifiche alla legge sull’ordinamento penitenziario e sulla esecuzione delle misure privative e limitative della libertà” • S0221: “Nuove misure per la difesa dell’ordinamento costituzionale attraverso la dissociazione del terrorismo, in sede referente il 84/04/11 per dichiarazione di voto: il 86/06/03 (contrario a nome del Gruppo) • S0251: “Responsabilità disciplinare e incompatibilità del magistrato” • S0254: “Nuove norme in maniera di emissione di provvedimenti di cattura da parte del pubblico ministero e del pretore” • S0259: “Modifiche all’arresto obbligatorio e facoltativo in flagranza” • S0260: “Modifiche e integrazione alla legge 10 aprile 1951, n.287, sulle Corti di Assise” • S0495: “Nuove norme relative alla diminuzione dei termini di carcerazione cautelare e alla concessione della libertà provvisoria” • S0661: “Determinazione dell’organico del personale di cancelleria ed ausiliario addetto al Consiglio superiore della magistratura” • S0873: “Abolizione del segreto di Stato per delitti di strage e terrorismo” • S0916: “Delega legislativa al Governo della Repubblica per l’emanazione del nuovo codice di procedura penale” • S0996: “Nuove norme a tutela della libertà sessuale” • S1568: “Modifiche al sistema per l’elezione dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura • S1590: “Conversione in legge del decreto - legge 29 novembre 1985, n.685, recante nuove norme in materia di misure di controllo sugli imputati scarcerati per decorrenza dei termini” • S1675: “Conversione in legge del decreto - legge 6 febbraio 1986, n.18, concernente disposizioni in materia di formazione dei collegi delle corti d’assise e delle corti d’assise di appello” • S1720: “Modifiche alla disciplina della custodia cautelare • S2136: “Misure urgenti per l’adeguamento dell’ordinamento giudiziario al nuovo processo penale in tema di distinzione fra le funzioni giudicanti e requirenti, di destinazione degli uditori alle funzioni giudicanti e collegiali e di conferimento di uffici direttivi” • S2324: “Conversione in legge del decreto - legge 29 aprile 1987, n.164, recante provvedimenti urgenti per il personale dell’Amministrazione della giustizia”. • S1700: Norme sulla dirigenza della sezione delle indagini preliminari • S1790: Nuove norme per il conferimento degli uffici direttivi e di funzione semidirettive nei tribunali e nelle procure della Repubblica. • S0301: “Norme anticipatrici della riforma del processo penale in materia di provvedimenti di cattura” • S0434: “Riparazione dei danni ingiusti causati dai provvedimenti giurisdizionali e responsabilità civile dei magistrati” (5 febbraio 1988) • S0623 - B: “Procedure per il cambiamento di cognome per ragioni di tutela della sicurezza personale” • S0774: “Effetti delle sentenze penali straniere ed esecuzione all’estero delle sentenze penali italiane” • S0890: “Nuova disciplina dell’applicazione di magistrati” • S1233: “Aumento della dotazione organica del personale del Ministero di grazia e giustizia - Amministrazione giudiziaria” • S1239: “Modifiche in tema di circostanze attenuanti, sospensione condizionale della pena e destituzione dei pubblici dipendenti” • S1311: “Disposizioni in materia di coordinamento della lotta contro la delinquenza di tipo mafioso a integrazione del decreto - legge 6 settembre 1982, n.629, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 ottobre 1982, n.726” • S1376: “Conversione in legge del decreto - legge 21 ottobre 1988, n.445, concernente interventi urgenti a tutela del diritto di difesa” • S2264: “Ratifica ed esecuzione del Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica federativa del Brasile, fatto a Roma il 17 ottobre 1989” • S2432: “Ratifica ed esecuzione della Convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989”.
Ha presentato d.d.l. in materia di: • Ordinamento della professione forense • Disciplina della prevenzione, riabilitazione e reinserimento sociale dei tossicodipendenti e norme per la repressione del traffico illecito di droga • Modifica dell’art. 2 del codice di procedura penale in ordine alla trasmissione del rapporto da parte degli ufficiali e degli agenti di polizia giudiziaria.
MISSIONI INTERNAZIONALI
Tra il 1989 ed il 1991, ha rappresentato il Governo italiano in 127 missioni internazionali, tra cui:
ANNO 1989
• VIENNA (11-13 ottobre): U.N.F.D.A.C. (O.N.U.) - Riunione dei paesi “maggiori donatori” nella lotta alla droga. • BONN (18 ottobre): Consultazioni intergovernative italo - tedesche. • MADRID (23-25 ottobre): Incontro tripartito Italia - Spagna - Stati Uniti per la prevenzione del narcotraffico. • LUSSEMBURGO (26-27 ottobre): Negoziato per la Convenzione CEE - ACP. • BRUXELLES (6-7 novembre): Consiglio Affari generali CEE. • PARIGI (8-10 novembre): Incontro dei 12 Ministri della Gioventù con i rappresentanti della Commissione della Comunità Europea. • BUDAPEST (10-12 novembre): Vertice Ministeriale, Iniziativa “Quadrangolare”. • BRUXELLES (3-14 novembre): Consiglio Ministri UEO. • STRASBURGO (15-16 novembre): Consiglio d’Europa - Riunione del Consiglio dei Ministri. • VENEZIA (19-20 novembre): Comitato Atlantico. • FIRENZE (24 novembre): Incontro con il Premier portoghese Cavaco Silva. • BRUXELLES (27-28 novembre): Riunione CEE - Jugoslavia. • BRUXELLES (1 dicembre): Comitato Europeo Lotta alla Droga. • PARIGI (6-7 dicembre): Assemblea Parlamentare dell’UEO. • BRUXELLES (19 dicembre): Consiglio Affari Generali CEE.
ANNO 1990
• VENEZIA (18-20 gennaio): Consiglio d’Europa - Commissione “Democrazia attraverso il diritto”. • FRANCIA (29 gennaio- 2 febbraio): Visita di Stato del Presidente della Repubblica. • BRUXELLES (5-6 febbraio): Consiglio Affari Generali CEE. • OTTAWA (10-14 febbraio): Riunione “Open Skies”. • BRUXELLES (5 marzo): Consiglio Affari Generali CEE. • LUSSEMBURGO (22 marzo): Assemblea Parlamentare UEO. • LISBONA (23-24 marzo): Vertice Ministeriale del Consiglio d’Europa. • ANGERA (29-30 marzo): Incontro italo - svedese sul Negoziato CEE - EFTA • LONDRA (8-10 aprile): Conferenza internazionale sulla riduzione della domanda di droga e contro la minaccia della cocaina • BUCAREST (20-21 aprile): Commissione Mista Italia - Romania • BRUXELLES (23 aprile): Consiglio dei Ministri UEO • BRUXELLES (25 aprile): Comitato Europeo lotta alla droga (CELAD) • STRASBURGO (9-10 maggio): Comitato Ministri Consiglio d’Europa • BRUXELLES (30 maggio): Comitato Europeo lotta alla droga (CELAD) • NEW YORK - WASHINGTON (2-8 giugno): Incontri al Dipartimento di Stato per scambi di esperienze e concertazione sulle strategie di lotta alla droga. • VIENNA (18-19 giugno): Commissione Mista italo - austriaca. • STRASBURGO (10-12 luglio): Sessione del Parlamento Europeo • MOSCA (25 luglio): Colloqui bilaterali ITALIA-URSS • JAKARTA (26-28 luglio): Riunione CEE - ASEAN. • SINGAPORE (29-30 luglio): Firma accordo culturale. • VENEZIA (31 luglio - 1 agosto): Vertice Ministri della Pentagonale. • GINEVRA (21-22 agosto): IV Conferenza sulla verifica del trattato di non proliferazione nucleare (TNP). • BRUXELLES (28 agosto): Riunione Commissione Politica del Parlamento Europeo (crisi del Golfo). • RONNEBY (2-3 settembre): Conferenza sull’ambiente del Mar Baltico. • BRUXELLES (10 settembre). Riunione Ministeriale straordinaria della NATO. • MOSCA (14-15 settembre): Colloqui bilaterali ITALIA-URSS. • BRUXELLES (17 settembre): Consiglio Affari Generali CEE. • LISBONA (19-21 settembre): Terza Conferenza dei Ministri della Gioventù del Consiglio d’Europa. • LUSSEMBURGO - STRASBURGO (25-26 settembre): Sessione del Parlamento europeo dedicata alle relazioni CEE - ACP. • BRUXELLES - STRASBURGO (9-10 ottobre) : Comitato Europeo lotta alla droga (CELAD). • LONDRA (23-29 ottobre): Visita di Stato del Presidente della Repubblica. • ISTANBUL (7-8 novembre): Commissione Mista CEE - Turchia. • NEW YORK - WASHINGTON (12-15 novembre):Consultazioni CEE -USA. • MOSCA (16-17 novembre): Negoziato del Trattato di Amicizia con URSS. • STRASBURGO (20 novembre): Sessione Parlamento Europeo. • BRUXELLES (29 novembre): Consiglio Straordinario Sviluppo.
ANNO 1991
• BUDAPEST (11-12 gennaio): Commissione Mista Italia - Ungheria. • STRASBURGO (22-23 gennaio): Relazione al Parlamento Europeo sul semestre italiano di Presidenza della CEE. • KONIGSWINTER (24 febbraio): Seminario NATO su “Futuri compiti dell’Alleanza Atlantica”. • BRUXELLES (4 marzo): Conferenza Intergovernativa sull’ Unione Politica. • BRUXELLES (5 marzo): Riunione Interistituzionale sull’Unione Politica. • OSLO (7-8 marzo): visita in preparazione Conferenza Paesi Europa Est e Ovest su problemi della droga. • PECHINO - PYONGYANG - NEW YORK (25 aprile - 9 maggio): 1) Pechino: firma Accordo Culturale 2) Pyongyang: 85 Conferenza Interparlamentare 3) New York: Inaugurazione Accademia Studi Italiani. • STRASBURGO (15 maggio): Riunione Interistituzionale sull’ Unione Politica. • BOLOGNA (17-18 maggio): Vertice Pentagonale. • LUSSEMBURGO (27 giugno): Consiglio Ministri UEO. • VIENNA (1-2 luglio): Riunione Interparlamentare su CSCE. • DUBROVNIK (26-27 luglio): Vertice Pentagonale. • ALBANIA (8 agosto): Negoziato per il rimpatrio dei 17.000 profughi sbarcati nel porto di Bari con la nave Vlora. • ALBANIA (13 agosto): Visita Presidente della Repubblica • LITUANIA - LETTONIA - ESTONIA (30-31 agosto): istituzione di nuove Relazioni Diplomatiche con apertura delle ambasciate aVilnius, Riga e Tallin. • LUSSEMBURGO (21 ottobre): Riunione Ministri Esteri dei Dodici su CEE - EFTA. • BRUXELLES (4-5 novembre): Consiglio Affari Generali CEE. • BRUXELLES (11 novembre): Riunione Ministeriale CEE -G24 sull’Europa dell’Est. • BONN (17-19 novembre): Riunione Ministeriale UEO. • BRUXELLES (15-17 dicembre): Consiglio Affari Generali CEE. • BRUXELLES (18-19 dicembre): Consiglio Atlantico.
ANNO 1992
• CHICAGO (10-13 gennaio): Visita del Presidente della Repubblica. • ZAGABRIA - LUBIANA (17-18 gennaio): Visita di Stato del Presidente della Repubblica. • FRANCOFORTE (10 febbraio): Ponte aereo per gli aiuti urgenti ai Paesi dell’ex Unione Sovietica.
Nel semestre di presidenza italiana della Comunità europea 1° luglio-31 dicembre 1990), ha risposto davanti al Parlamento Europeo sul processo di Unificazione delle due Germanie, sulla crisi del Golfo, sul razzismo, sulla criminalità e su interrogazioni concernenti materie diverse.
CONFERENZE
Ha tenuto numerose conferenze, anche in ambito internazionale, sui temi dell’integrazione europea, della lotta alla droga, della politica internazionale e dell’attualità culturale:
EUROPA
• Europa dell’Est: Stampa libera alla base della Democrazia (Cracovia, 3 ottobre 1989). • Evoluzione del ruolo dell’Alleanza Atlantica nella prospettiva dei nuovi rapporti con l’Europa dell’Est (Venezia, 20 novembre 1989). • Europa dell’est: rischi ed opportunità (Parigi, 4 dicembre 1989). • L’Europa del ’92 e le risorse umane (Torino, 27 gennaio 1990). • Europa dell’est: una straordinaria stagione di politica internazionale (Montecatini, 17 marzo 1990). • Est - ovest: strumenti internazionali di dialogo per la pace (Lussemburgo, 22 marzo 1990). • La politica europea dell’Italia (Angera, 29 marzo 1990). • L’integrazione europea (Milano, 17 maggio 1990). • L’evoluzione nell’est e la nuova architettura europea (Castel Gandolfo, 23 luglio 1990). • L’Europa e la crisi del golfo (Bruxelles, 28 agosto 1990). • La crisi del golfo: una prova per la solidarietà della Comunità Internazionale (Strasburgo, 11 settembre 1990). • Gli attuali obiettivi comunitari (Roma, 2 ottobre 1990). • Uno spazio audiovisivo europeo (Milano, 22 ottobre 1990). • L’unificazione tedesca (Strasburgo, 20 novembre 1990). • Le politiche comunitarie per i giovani (Bruxelles, 26 novembre 1990). • La posizione dell’Italia sul modello di Unione europea (Strasburgo, 15 maggio 1991). • Linee evolutive di integrazione comunitaria (Lussemburgo, 3 giugno 1991). • L’UEO nella nuova architettura europea di sicurezza (Lussemburgo, 27 giugno 1991). • Il ruolo del Ministero degli Esteri per il coordinamento delle materie comunitarie (Roma, 17 luglio 1991).
LOTTA ALLA DROGA
• La Comunità internazionale e la lotta contro la droga (Vienna, 12 ottobre 1989). • Droga: una sfida che attende una risposta (Dublino, 13 marzo 1990). • Un fronte internazionale contro la droga (Nicosia, 31 marzo 1990). • La domanda internazionale di droga (Londra, 8 aprile 1990). • La strategia comunitaria per la lotta alla droga (Bruxelles, 25 aprile 1990). • L’attuale attività internazionale in materia di lotta alla droga (Roma, 26 giugno 1990).
POLITICA INTERNAZIONALE
• La situazione in Lituania (Roma, 13 giugno 1990). • Lotta al razzismo ed alla xenofobia (Bruxelles, 17 luglio 1990). • L’Europa e la crisi del golfo (Bruxelles, 28 agosto 1990). • L’azione della pentagonale a favore dell’ambiente nel mar baltico (Ronneby, 2 settembre 1990). • Il punto sulla cooperazione CEE - ACP (Lussemburgo, 25 settembre 1990). • L’istituzionalizzazione del processo CSCE (Strasburgo, 26 settembre 1990). • La guerra del Golfo (Roma, 27 settembre 1990). • Lo sviluppo regionale negli obiettivi della politica internazionale (Punta del Est -Uruguay - 18 ottobre 1990). • L’Europa, la Turchia e la crisi del golfo (Istanbul, 7 novembre 1990). • L’Africa australe e la costruzione di un sistema democratico (Roma, 8 novembre 1990). • La partecipazione all’attività politica degli italiani all’estero (Liegi, 9 novembre 1991). • L’unificazione tedesca (Strasburgo, 20 novembre 1990). • Orientamento di cooperazione allo sviluppo in America latina ed Asia (Strasburgo, 26 novembre 1990). • La cooperazione fra Italia ed Ungheria (Budapest, 11 gennaio 1991). • L’alleanza atlantica negli anni ’90 (Konigswinter, 24 febbraio 1991). • La cooperazione allo sviluppo nell’attuale stagione di mutamenti (Roma, 22 marzo 1991). • La sicurezza nel mediterraneo e medio oriente (Palermo, 27 marzo 1991). • Problematiche dell’adozione internazionale (Roma, 6 aprile 1991). • L’azione dell’Italia a favore dell’Unicef (Roma, 25 aprile 1991). • Il disarmo dopo la crisi del golfo (Pyongyang, 30 aprile 1991). • La tutela della minoranza etnica italiana in Croazia e Slovenia (Lussinpiccolo, 21 giugno 1991). • La CSCE e la crisi jugoslava (Vienna, 2 luglio 1991). • La situazione in Jugoslavia (Roma, 5 luglio 1991). • Le operazioni di pace delle Nazioni Unite (Roma, 15 luglio 1991). • La cooperazione tra Italia e Cina (Roma, 22 luglio 1991). • I fenomeni migratori dall’Albania (Roma, 13 agosto 1991). • Oltre la perestrojka: il ruolo svolto dall’Urss ed i nuovi confini dell’Europa (Arona, 8 settembre 1991). • Croazia nostra vicina (Mestre, 21 settembre 1991). • L’U.E.O. per la pace in Jugoslavia (Bonn, 18 novembre 1991).
CULTURA
• CSM: i lineamenti di una possibile riforma (Roma, 28 novembre 1989). • L’Europa dell’est: riscoperta delle affinità culturali (Budapest, 6 marzo 1990). • Il pensiero di San Tommaso e l’Europa (Aquino, 25 marzo 1990) • Gioventù e l’Europa del futuro (Roma, 9 novembre 1990). • Il rinascimento e le radici dell’Europa (Strasburgo, 20 novembre 1990). • La cooperazione scientifica e tecnica fra Italia e URSS (Roma, 5 dicembre 1990). • Il ruolo dei mezzi di comunicazione di massa nella tutela del patrimonio culturale (Roma, 30 giugno 1991). • Gli orientamenti promozionali della cultura italiana all’estero (Roma, 11 giugno 1991). • Nuove iniziative per la promozione della cultura italiana all’estero (Perugia, 22 luglio 1991). • La pittura di Guttuso (Tubinga, 25 settembre 1991). • Sviluppo economico e democrazia (Roma, 8 ottobre 1991). • La sicurezza del patrimonio culturale (Roma, 8 dicembre 1991).
UNIONE INTERPARLAMENTARE (U.I.P.)
È stato componente della Sezione italiana dell’Unione Interparlamentare e Capo della Delegazione italiana alle conferenze di:
• BANGKOK (12 ottobre 1987) • GUATEMALA CITY (11 aprile 1988) • SOFIA (19-24 settembre 1988) • BUDAPEST (10 marzo 1989)
Alla Conferenza di Londra (4-9 settembre 1989) è stato eletto Presidente della Commissione Politica dell’Unione Interparlamentare, carica conservata sino a quando (luglio 1992) ha assunto la carica di Ministro della Repubblica. Ha rappresentato l’Italia altresì alle conferenze di: • DELHI (18-24 marzo 1988) • NICOSIA (30 marzo - 7 aprile 1990): 83ma Conferenza Interparlamentare • URUGUAY (11-12 1990 ottobre): 84 Conferenza Interparlamentare.
Alla Conferenza di Budapest (marzo 1989) ha proposto una risoluzione concernente “Le iniziative dei Parlamenti per favorire le strategie internazionali di lotta contro il traffico di droga, che costituisce una minaccia per le nostre società e, particolarmente, per i giovani”. Tale proposta ha riscosso l’approvazione delle delegazioni di tutti i più importanti Paesi del mondo. Nella qualità di Presidente della Commissione politica, ha diretto il dibattito interparlamentare che ha condotto all’adozione di risoluzioni sulla crisi del Golfo, sulla questione palestinese, sul disarmo, sulla tutela dei diritti umani, sul problema della violenza nei confronti delle donne e dei bambini. • Ha rappresentato la posizione italiana, svolgendo l’intervento ufficiale, a: • Bangkok sulla “tutela dei diritti umani”; • Guatemala City sugli “orizzonti di un nuovo ordine internazionale”; • Sofia sulle “Strategie della lotta internazionale al narcotraffico ed alla diffusione delle tossicodipendenze”; • Budapest sul “ processo di integrazione europea e l’Atto finale di Helsinki”.
Il golpe Borghese
Considerato all'inizio degli anni '70 uno dei più brillanti Sostituti Procuratori della Repubblica presso il Tribunale di Roma, Vitalone balza agli onori delle cronache come rappresente della Pubblica Accusa nel processo sul cosiddetto golpe Borghese. L'assunto secondo cui le indagini sarebbero state riaperte nel 1974 sulla base di un esposto depositato dall'allora Ministro della Difesa Andreotti è destituito da ogni fondamento. L'attività iniziò ben tre anni prima, nel marzo 1971, quando Andreotti non aveva alcun incarico di Governo, nascendo in seguito ad un’indagine avviata dallo “Ufficio politico” della Questura di Roma, diretto dal dr. Umberto Improta, negli ambienti dell’estrema destra che gravitavano intorno al “Fronte Nazionale” di Junio Valerio Borghese. Sulla base delle risultanze di tale indagine, che aveva avuto ad oggetto prevalentemente gli avvenimenti del 7-8 dicembre 1970 (il c.d. “Tora-Tora”), in seguito a delega ricevuta dal Procuratore della Repubblica, il 16 marzo 1971 Vitalone emise ordine di cattura nei confronti del Borghese e dei principali responsabili del “Fronte” per i reati di insurrezione armata contro i poteri dello Stato e cospirazione politica mediante associazione. Esauriti gli interrogatori degli arrestati, il 17 marzo 1971, trasmise gli atti al G.I.di Roma per la formale istruzione.In seguito all’incriminazione del Gen. Miceli ed alla sua cattura, Vitalone inizia ad essere fatto oggetto – insieme al G.I. di Padova dr. Tamburino, che aveva emesso analogo provvedimento restrittivo - di una serie di attacchi giornalistici ad opera del Pecorelli, notoriamente legato ai Servizi segreti ed al Gen. Miceli in particolare. Vitalone approfondì il ruolo ricoperto nella vicenda dall'allora capo del SID Vito Miceli, che denunciò aver agito "patentemente violando fondamentali obblighi del suo ufficio"[1]; secondo Giovanni Pellegrino la "requisitoria di ferro" contro il generale traeva alimento dalle indagini svolte dal generale Gianadelio Maletti, successore del predetto ai vertici del servizio segreto[2], per conto di Andreotti.
Pecorelli aveva preso netta posizione in favore del generale Vito Miceli, sostenendo che dal rapporto originale e completo del SID sul fallito golpe del principe Borghese erano stati eliminati i nomi di politici e di alti funzionari che avevano aderito al tentato colpo di stato[3], precisando, ancora, che lo stesso era stato regolarmente inviato da Miceli alla magistratura [4].
Per decisione della Corte di Cassazione, l'indagine di Vitalone avocò a sé anche quella svolta in Veneto dal giudice Tamburino, in particolare a Padova, su eventuali legami fra la NATO e gli ambienti della destra eversiva che si raccoglievano intorno al movimento denominato Rosa dei Venti. A parere della Commissione Stragi presieduta dal già citato senatore comunista Pellegrino, con il passaggio alla procura di Roma il quadro cospirativo delineato da Tamburino fu disintegrato in mille episodi distinti, tra i quali non si individuarono più le connessioni[5].
Il processo Pecorelli
Successivamente al periodo governativo, fu imputato con Andreotti nel processo per l'omicidio del giornalista Mino Pecorelli[6], fondato quasi interamente sulle rivelazioni di pentiti. Come detto, Vitalone fu assolto già in primo grado e così avvenne anche per le due pronunce successive. I suoi principali accusatori erano tre appartenenti al noto sodalizio criminale denominato Banda della Magliana, tutti detenuti per essere stati arrestati per reati di droga ed altri gravi crimini: Vittorio Carnovale detto " er coniglio", Antonio Mancini detto "l'accattone" e la moglie di quest'ultimo, Fabiola Moretti, conosciuta negli ambienti criminali come "la bucatina", non quindi nota per la sua specchiata moralità e già asseritamente compagna anche dei boss Danilo Abbruciati e Danilo De Pedis detto "Renatino". Sulla base di un doppio de relato da due morti[7]- come tale del tutto inutilizzabile in sede processuale - e giocando spesso sull'equivoco del cognome, attribuendo incontri e fatti verosimilmente riconducibili al fratello avvocato Wilfredo (difensore di De Pedis), comincia l’odissea giudiziaria di Vitalone in un processo che si protrarrà per quasi dieci anni. In realtà, il vero inizio della vicenda reca la data del 12 luglio 1993: tale Evaristo Benedetti dichiara al p.m. Armati (che lo inquisisce per vari reati societari), che il dr. Vitalone avrebbe conosciuto i cugini Salvo. Quasi subito si scopre che i Salvo membri di un consorzio vinicolo a cui l'imprenditore faceva riferimento, sono solo degli omonimi degli esattori di Salemi ed il Benedetti sarà poi condannato ad otto anni di reclusione per bancarotta fraudolenta e a due anni e due mesi per calunnia in danno del dr. Vitalone. La sua falsa dichiarazione, però, finisce con grande evidenza su tutti gli organi di stampa nel contesto dell’indagine avviata sulle “rivelazioni” di Tommaso Buscetta, il quale afferma di avere appreso da Gaetano Badalamenti (che lo smentirà sempre) e da Stefano Bontate (deceduto) che l’omicidio Pecorelli sarebbe stato richiesto dai cugini Salvo “per fare un favore” al Sen. Andreotti [8]. Il 27 agosto 1993, quando ormai tutti hanno avuto modo di leggere sui giornali tanto le “rivelazioni” di Buscetta sul delitto Pecorelli (“richiesto dai Salvo nell’interesse di Andreotti”) che la falsa notizia della amicizia del dr. Vitalone con i Salvo, Vittorio Carnovale si “pente”, offrendo al Giudice Lupacchini una “ghiotta rivelazione”: Toscano, morto da anni, avrebbe confidato al Carnovale di aver saputo da Renato De Pedis, anch’egli morto da anni, che il dr. Vitalone era in “credito di favori” (sic!) proprio per l’omicidio del giornalista.Il G.I. non ritiene però che le dichiarazioni del Carnovale rappresentino una notitia criminis e non trasmette alcuna informativa al P.M..
Il 29 ottobre successivo, il Carnovale, nuovamente interrogato, conferma la puntualità della scelta del G.I.[9], precisando: “... non è a mia conoscenza, né diretta, né indiretta, un personale coinvolgimento del predetto Senatore nell’omicidio in questione, la mia è soltanto un’opinione ... quel che è certo è che ... né De Pedis né altri e in nessuna occasione, parlarono mai del Senatore”[10].
Dopo poco più di un mese, il 9 dicembre 1993, il P.M. Salvi trasmette al Procuratore di Perugia l'interrogatorio del Carnovale e annota: “ Si ritiene che qualsiasi valutazione del carattere eventualmente indiziante delle dichiarazioni del Carnovale competa a codesto Ufficio...”, precisando che - se il processo gli sarà restituito - chiederà l’archiviazione nei confronti del dr. Vitalone. Soggiunge infatti: “Si prega nell’eventualità negativa, di restituire gli atti al più presto .... (in quanto) è necessaria una nuova valutazione della sussistenza di una causa di non punibilità per le ipotesi di cui agli artt. 371 bis e 378 c.p., contestate al dr. Vitalone e per le quali è competente l’Autorità giudiziaria romana.”. Il procedimento, a tal punto, poteva considerarsi finito ma, come noto, la Procura di Perugia non restituirà più il fascicolo processuale al suo Giudice naturale, appropriandosene della competenza sulla base di dichiarazioni risultate false[11]:né il De Pedis né l’Abbruciati potevano partecipare all’esecuzione del delitto come asserito dai "collaboranti", per il semplice fatto che al momento dello stesso erano entrambi detenuti.
Solo dieci anni dopo, il 30 ottobre 2003 (la sentenza sarà poi depositata il 24 novembre successivo) la Suprema Corte di Cassazione scriverà la parola fine all'interminabile vicenda statuendo che « ... il teorema accusatorio è destituito di fondamento, giacché le dichiarazioni di Carnovale, Moretti, Abbatino, Mancini e quelle della Zossolo, moglie di Chichiarelli, sono assolutamente inattendibili, per le seguenti ragioni: a) Carnovale “... proprio per la sua propensione a mentire ...” ha reso dichiarazioni intrinsecamente inattendibili, sicché nemmeno si pone il problema dell’apprezzamento dei riscontri esterni che, peraltro, non sussistono. b) «... La falsità dei fatti narrati dalla Moretti è riferibile, anzitutto, agli incontri che ci sarebbero stati tra Vitalone e De Pedis. Se la Moretti ha mentito con riferimento agli incontri tra De Pedis e Vitalone, non è dato comprendere per quale ragione dovrebbe ritenersi che abbia detto la verità quando ha dichiarato di avere appreso da De Pedis e da Pernasetti che Vitalone aveva organizzato l’evasione di Carnovale per ricambiare un favore fattogli dal De Pedis». Ciò confermerebbe l’inattendibilità «... in toto delle dichiarazioni della Moretti...»[12].
La cena alla Famija piemonteisa
In realtà Vitalone incontrò Pecorelli soltanto due volte:[13] la prima ad un convegno di magistrati a Torino nel 1978 e la seconda - più nota - ad una cena che si tenne insieme al magistrato Carlo Adriano Testi ed al vicecomandante della Guardia di Finanza Donato Lo Prete poi risultato affiliato alla Loggia P2,due mesi prima che il giornalista fosse assassinato[14].A proposito della detta cena, al processo la difesa di Vitalone[15] sostenne che se l'argomento fosse davvero stato l'intenzione di Pecorelli di pubblicare documenti sul caso SIR-Italcasse, l'asserita trattativa economica per comprarne il silenzio sarebbe stata prova di mancanza di movente; la corte ritenne che l'inaffidabilità del giornalista era tale che la trattativa doveva aver lo scopo soltanto di prendere tempo[16]. </ref>; secondo alcuni osservatori[17] la cena sarebbe in relazione con il contratto pubblicitario[18] che pochi giorni dopo il giornalista avrebbe stipulato con una "agenzia considerata vicina al clan Andreotti" e con il successivo saldo da parte di Franco Evangelisti alla tipografia della famiglia Abete di circa 30 milioni che il giornalista doveva per la stampa di alcuni numeri di OP. Il fatto è stato anche messo in relazione con la preannunciata intenzione di Pecorelli di pubblicare un dossier "SIR[19]-Andreotti-Caltagirone-Arcaini-Italcasse"[20]. Questa interpretazione della cena fu in seguito ripresa anche dalla procura di Perugia[21] nei procedimenti riferiti all'omicidio del giornalista. Tuttavia Vitalone, così come Testi, smentì che l'incontro vertesse su simili argomenti.(precisazione: Il dossier SIR, libro di 200 pagine, fu diffuso dal giornalista Luigi Cavallo nel 1973. Le informazioni sulla SIR Pecorelli le riprendeva dall'Agenzia A di Cavallo senza citare) Di fatto, il numero di OP che stava per essere pubblicato quando Pecorelli fu ucciso, aveva in copertina una foto di Andreotti ed il titolo "Gli assegni del Presidente", con riferimento presunto allo scandalo Italcasse[22]. Nello scandalo della SIR di Nino Rovelli era peraltro coinvolto il fratello Wilfredo Vitalone, al tempo legale dei Caltagirone e, quale legale di Roberto Calvi, sospettato come destinatario di denaro che Francesco Pazienza, nel corso della vicenda relativa allo scandalo del Banco Ambrosiano, gli avrebbe girato dopo averlo illecitamente prelevato dai fondi Italcasse[23].
Il caso Moro
Il coinvolgimento di Vitalone nel caso Moro, per ciò che affermò di aver fatto quanto per ciò che altri ipotizzarono avesse fatto, fu a più livelli. Principalmente è stato oggetto di rilievo il suo ruolo sia sulla vicenda del falso comunicato n. 7, in apparenza delle Brigate Rosse, con il quale si annunciava che il cadavere di Moro si sarebbe trovato nel lago della Duchessa, sia nella ricerca del Memoriale Moro, sia ancora nei contatti sollecitati per trattare la liberazione dello statista e nell'eventuale omissione di attese azioni investigative a seguito dei contatti allacciati.
Il falso comunicato e le "comunicazioni" del falsario
Ebbe dichiarare di aver quanto meno ispirato la mossa del falso comunicato n. 7 ed affermò di aver suggerito a Francesco Cossiga[24] di porre in essere un'azione di disturbo ai danni delle BR: Quando ho visto che il messaggio delle BR era falso, capii che qualcuno aveva messo in atto la mia idea e ne rimasi molto stupito. L'affermazione fu rilasciata dopo che nel 2003 Cossiga, malgrado fosse intervenuta prescrizione, aveva sorprendentemente querelato il senatore Sergio Flamigni[25] che aveva scritto di una conversazione fra lo stesso Cossiga e Vitalone vertente proprio su questi argomenti. Già nel 1981 la "paternità" dell'idea era stata confermata dal giudice Luciano Infelisi alla Commissione Moro[26]
Il falso comunicato era stato materialmente realizzato dal falsario Antonio Chichiarelli, legato alla Banda della Magliana ed in seguito autore di una clamorosa rapina miliardaria[27]. Oltre agli inevitabili interrogativi sulla relazione che poteva connettere gli apparati di sicurezza statale all'individuo, destarono attenzione, anche se tardivamente, due "messaggi" che il Chichiarelli aveva lasciato: nell'aprile del 1979 fece ritrovare un borsello contenente oggetti che in seguito furono letti come allusivi all'omicidio Pecorelli, al caso Moro ed al falso comunicato della Duchessa. Secondo la relazione Pellegrino, il messaggio sarebbe consistito nel porre in relazione i tre eventi. Ma anche dopo la rapina miliardaria, a solo due giorni di distanza, Chichiarelli lasciò trovare un pacchetto che alludeva al borsello di 5 anni prima e che, sempre secondo la detta relazione Pellegrino, sarebbe anche la "firma" della compiuta rapina; la commissione, interrogandosi sull'interpretazione da attribuire ai messaggi, si rispose che con questi il falsario-rapinatore indicava nelle istituzioni il suo committente[28]. E soffermandosi proprio sul falso comunicato, di cui appunto Vitalone si era in pratica assunto la paternità ideale, concluse che "la conseguenza del falso comunicato fu sull'opinione pubblica l'annuncio dell'assassino del leader democristiano, messaggio che anticipando il lutto rispetto al reale svolgimento degli accadimenti, rendeva l'intera società pronta ad accogliere con minor resistenza e minor sofferenza una morte che dipendeva ancora da una molteplicità di circostanze, e sollecitava di fatto i brigatisti a percorrere la via cruenta e risolutiva. Lo stesso Moro nel Memoriale sembra interpretare in questo senso l'episodio, allorché scrive dell'unilateralità del comportamento della stampa italiana a proposito della «macabra grande edizione sulla mia esecuzione»."[29]. Chichiarelli fu poi ucciso poco tempo dopo[30]. Anche Steve Pieczenick, l'esperto inviato dagli Stati Uniti per collaborare con il comitato ristretto di crisi di Cossiga durante il sequestro Moro, dichiarò in un suo libro che "Bisognava preparare l'opinione pubblica italiana e quella europea all'eventuale decesso di Moro e per questo è stata definita quella che viene chiamata una "operazione psicologica". Questa operazione consisteva nella pubblicazione di un falso comunicato nel quale era annunciata la morte di Moro ed era indicato il luogo dove il suo corpo poteva essere ritrovato.", ma non considerava la rivendicazione di Vitalone. Il quale, peraltro, alla procura di Roma aveva dichiarato[31] che A mio avviso si doveva contrastare la convinzione dei brigatisti che l'impiego della stessa macchina da scrivere fosse sufficiente alla riconoscibilità delle Br. Era uno dei modi per costringere le Br a tenere in vita l'ostaggio. Parlando con il collega Infelisi suggerii l'idea che, con l'intervento degli organi di polizia giudiziaria, e previa una formale documentazione per gli atti dell'istruttoria, si potesse far diramare un comunicato apocrifo per disorientare le Br. L'autenticità di tale comunicato avrebbe potuto essere strumentalmente attestata da organi di polizia scientifica. Ripeto, questo per costringere le Br a non sopprimere l'ostaggio. Questa idea, peraltro, non ebbe alcun seguito, né mi consta che ad essa possa essersi ispirata alcuna iniziativa autonoma degli organi di polizia; nella stessa occasione dichiarò di non ricordare se ne avesse parlato con Cossiga, ma non poteva escluderlo.
Le trattative segrete
I contatti istituzionali intrattenuti da Vitalone - all'epoca magistrato della Procura Generale di Roma - con Daniele Pifano, esponente del collettivo di via dei Volsci (a Roma) per tentare di liberare Moro, ed in particolare la trattativa per il rilascio dello statista in cambio della liberazione di un solo detenuto BR, Paola Besuschio[32], in gravi condizioni di salute, furono utilizzati dal P.M. nel processo Pecorelli a supporto del teorema accusatorio. Vitalone documentò i contatti con il leader dell’Autonomia operaia romana, situandoli inconfutabilmente tra il 5 ed il 7 maggio 1978, come attestato dalla sua relazione di servizio inviata al Procuratore Generale lo stesso 7 maggio, esibita durante il processo. Daniele Pifano venne sentito dal p.m. quale testimone davanti alla Corte d’Assise di Perugia all’udienza dell’11 aprile 1997. All’esordio della sua deposizione, egli non ha velato il suo rancore nei confronti di Vitalone per i giudizi pubblici da lui espressi come parlamentare: “... il dottor Vitalone disse delle cose appunto molto pesanti nei miei confronti... a me sembrò quasi come una volontà di presa di distanza assoluta...”.[33], in occasione del suo arresto mentre trasportava missili per i terroristi del Fronte per la Liberazione della Palestina)"[34]. Il testimone, pur con talune imprecisioni, ha confermato che alla data del 7 maggio 1978, e cioè 48 ore prima della brutale uccisione di Aldo Moro, Vitalone ed il Procuratore Generale di Roma si stavano prodigando con tutti i mezzi per scongiurare quel tragico evento. Il presidente Pellegrino riassunse, nella sua relazione, che "all'epoca del contatto non era stata ancora accertata l'elevatissima pericolosità del Pifano”.
La ricerca del Memoriale Moro
Il senatore Pellegrino[35], narra che Pecorelli aveva compiuto una visita insieme al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa al carcere di Cuneo[36] alla ricerca del memoriale di Aldo Moro, ucciso sette mesi prima[37]. In quel carcere si trovavano o erano appena transitati diversi personaggi di sinistro rilievo: da Tommaso Buscetta, che dichiarò di aver ricevuto da Stefano Bontate la sollecitazione ad interessarsi per il salvataggio di Moro e che in seguito fu fonte per le imputazioni del processo Pecorelli, a Francis Turatello, boss della "mala" di Milano. Turatello, così emerse nel processo Pecorelli, fu avvicinato dall'avvocato Edoardo Formisano[38], per il tramite del malavitoso massone Ugo Bossi[39], allo scopo di trattare per l'acquisizione del memoriale, ed in seguito[40] ne ottenne da appartenenti alle Brigate Rosse diversi brani che dovevano dimostrare la bontà del materiale offerto[41]. Formisano presentò al procuratore generale Pietro Pascalino e a Vitalone un pregiudicato, tale Ugo Filocamo[42], che si dichiarava in grado di procurare informazioni sulle BR e di recuperare un carico d'armi probabilmente ad esse diretto. Il senatore comunista Flamigni, durante un evento volto a pubblicizzare un suo libro [43]affermò di aver saputo - grazie ad una lettera anonima - della presenza di Vitalone nella caserma dei carabinieri di via Moscova a Milano il 1 ottobre 1978, mentre contemporaneamente militari dell'Arma irrompevano nel covo BR di via Monte Nevoso impossessandosi di una delle versioni del memoriale (stesura "C"); il giorno successivo, queste affermazioni erano riportate con grande risalto su L'Unità[44] mettendo in relazione la circostanza con un tentativo di convincere i vertici locali dell'Arma a filtrare i contenuti delle carte rinvenute; l'affermazione costò una querela per diffamazione pluriaggravata al Flamigni, al direttore del giornale Walter Veltroni ed all'articolista Gianni Cipriani, immediatamente sporta da Vitalone che definì lo scoop "una squallidissima opera di depistaggio e di disinformazione".
Il ritorno al lavoro
Dopo il termine dei processi, Vitalone riprese la carriera in magistratura[45]. Avendo maturato titolo nel 2005 alla presidenza di una sezione di Cassazione[46], se la vide rifiutare dal Consiglio Superiore della Magistratura, ma vinse il ricorso presentato al TAR contro il provvedimento. Anche il Consiglio di Stato gli diede ragione dopo che il CSM, preso atto del rifiuto del Ministro della Giustizia a presentare appello, tentò invano di proporre una propria impugnazione con l’assistenza di un avvocato del libero Foro, circostanza pressoché unica nella storia consiliare. Fu però necessaria la nomina di un commissario ad acta per obbligare il C.S.M. ad adeguarsi agli obblighi che la sentenza imponeva ed il 15 febbraio 2007 ottenne la presidenza della VII sezione. Il diniego opposto dal CSM fu aspramente e con clamore contestato dall'interessato, il quale accusò la corrente di Magistratura Democratica di avergli opposto una "ostilità preconcetta" ed in particolare invitò il giudice Giovanni Salvi ad astenersi dal prendere posizione essendo stato pubblico ministero nel processo che lo vedeva imputato. Salvi, fratello del senatore comunista Cesare, acerrimo oppositore del partito di Vitalone, replicò di non avere operato in quel processo con riferimento alla posizione del Vitalone e che nessuna preclusione o preconcetto influenzava il suo parere sulla richiesta, nonostante, nel 1993, nella fase delle indagini preliminari, avesse escusso a s.i.t. Vitalone contestandogli il reato di cui all’art. 371 bis c.p. (false informazioni al P.M.) e di favoreggiamento personale del Sen. Andreotti nel “processo Pecorelli”. Il coinvolgimento di un ex Magistrato della Procura capitolina, determinò l’effetto di spostare la competenza territoriale dal Giudice naturale, l’A.G. romana, a quella di Perugia[47]. Il vicepresidente del CSM, il democristiano Virginio Rognoni, interveniva in merito, prendendo atto delle dichiarazioni fatte in plenum da tutti i rappresentanti di MD.[48]
La sua ultima sentenza, firmata come Presidente di sezione della Cassazione penale prima del decesso ma depositata tre mesi dopo, fu quella che difende la guarentigia parlamentare dell'obbligo di autorizzazione alla perquisizione del domicilio di un senatore in carica, che aveva rinunciato alla prescrizione ottenuta in appello per vedersi riconoscere l'assoluzione in formula piena in Cassazione[49].
Note
- ^ Così in requisitoria.
- ^ Era capo dell'Ufficio D (gergalmente "Difesa"), organo difensivo per la tutela attiva del segreto.
- ^ Secondo la testimonianza del capitano del SID Antonio la Bruna, resa al giudice Guido Salvini, l'espunzione dei nomi e dei riferimenti scomodi dal rapporto Miceli sarebbe stata decisa nel 1974, a fine luglio, nello studio di Andreotti, allora ministro della difesa, alla presenza del generale Enrico Mino (poi perito in un incidente di elicottero), dell'ammiraglio Mario Casardi (in seguito al posto di Miceli al vertice del SID), Maletti e lo stesso La Bruna.
- ^ Corte d'Assise di Perugia, motivazione della sentenza sul delitto Pecorelli: Il Gen.Miceli aveva richiesto al presidente del Consiglio Aldo Moro che fosse sollevato il segreto di stato sulla vicenda, ma Moro non aderì alla richiesta.«Pecorelli era in possesso di documenti segreti e sapeva che Miceli nel rapporto originale sul golpe Borghese aveva citato nomi di politici e alti funzionari. Il rapporto era stato consegnato alla magistratura, che però l'aveva restituito avendo preferito lavorare su ipotesi minori.»
- ^ Relazione Pellegrino
- ^ Proprio per il coinvolgimento di Vitalone, che aveva operato come magistrato a Roma, il processo fu trasferito a Perugia.
- ^ , I "pentiti" riferirono di aver appreso del coinvolgimento del magistrato e degli altri coimputati da personaggi malavitosi defunti.
- ^ Sentenza Appello Perugia (pagg.457,458 e 460).
- ^ Ricorso per Cassazione difesa Vitalone (Taormina-Biffani)
- ^ Dal verbale d'interrogatorio di Carnovale all'A.G. romana
- ^ Sentenza della Corte d’Assise di Perugia:“tra le fonti dirette di conoscenza relative all’omicidio di Carmine Pecorelli non può annoverarsi Vittorio Carnovale perché … egli ha riferito circostanze … «de relato» che non hanno origine dalle persone che direttamente hanno partecipato ai fatti e che a loro volta le hanno apprese da terze persone … E’ evidente, quindi, che Vittorio Carnovale non può costituire idonea fonte di prova”.
- ^ Sentenza Sezioni Unite Suprema Corte di Cassazione.
- ^ Il suo nome viene appuntato 21 volte da Pecorelli sulla sua agenda personale, sequestrata dopo la sua morte, anche se è doveroso sottolineare come venga citato spesso il nome del fratello avvocato Wilfredo ed in alcune date la presenza di Vitalone è stata indiscutibilmente accertata altrove.
- ^ La cena avvenne il 17 gennaio 1979, al ristorante "Famija Piemunteisa" di Roma
- ^ Avvocati Alberto Biffani e Carlo Taormina
- ^ Verbali del processo. Note riassuntive in Rita Di Giovacchino, Giovanni Pellegrino, op.cit.
- ^ Ad esempio Mario Guarino e Fedora Raugei, Gli anni del disonore: dal 1965, il potere occulto di Licio Gelli e della Loggia P2 tra affari, scandali e stragi, Dedalo, 2006, ISBN 8822053605
- ^ Diverse fonti concordano su un valore del contratto di circa 300.000.000 di lire.
- ^ SIR - Società Italiana Resine
- ^ Mario Guarino e Fedora Raugei, op.cit.
- ^ Ricorso alla Corte d'Assise d'Appello.
- ^ Di quel numero infatti non fu mai ritrovato il contenuto, solo la copertina.
- ^ Così rilevato in sentenza il 10 ottobre 1994.
- ^ Ministro dell'Interno durante il rapimento dello statista
- ^ Membro della Commissione Parlamentare d'inchiesta sulla strage di via Fani e sul rapimento e l'omicidio dell'on. Aldo Moro.
- ^ Commissione Moro, audizione Infelisi, 27 gennaio 1981
- ^ Rapina alla Brink's Securmark, agenzia di portavalori, messa a segno nel marzo 1984 e che fruttò circa 30 miliardi in contante e alcuni altri miliardi in preziosi.
- ^ In altre interpretazioni, però, ad esempio in Philip P. Willan (Puppetmasters: The Political Use of Terrorism in Italy, iUniverse, 2002, ISBN 0595246974) il senso dei messaggi viene approfondito nell'ipotesi che si volesse indicare l'ammonimento alle istituzioni che Chichiarelli fosse al corrente di numerosissimi aspetti reconditi delle illecite relazioni fra mondo istituzionale, terrorismo e criminalità organizzata, come del resto la presenza di frammenti di foto Polaroid estremamente simili alla famosa foto Polaroid di Moro nella "prigione del popolo" poteva forse alludere ad una partecipazione diretta del falsario ad attività brigatiste; tra gli altri segnali contenuti nel secondo messaggio vi è anche il riferimento alla Brink's come ad una multinazionale di Michele Sindona, mentre la circostanza della partecipazione del finanziere siciliano alla compagnia di sicurezza privata era allora a conoscenza solo di pochissimi.
- ^ Già citata Relazione Pellegrino
- ^ Il 28 settembre 1984
- ^ Interrogatorio del 10 maggio 1993
- ^ Tra le numerose fonti, tutte riferite all'audizione di Lanfranco Pace presso la commissione stragi il 3 maggio 2003, si veda ad esempio ANSA, 11 maggio 2003, a firma Stefano Frattini; questa attività sembra inquadrarsi come effetto delle sollecitazioni della dirigenza delsocialista (Claudio Signorile, in primis, ma anche Bettino Craxi) ad esponenti DC ad aprire un canale di trattativa con le diverse frange della sinistra extraparlamentare
- ^ ( pagg. 34-35 del verbale d’udienza dell’11 aprile 1997 della Corte d’Assise di Perugia)
- ^ Relazione del presidente Pellegrino
- ^ Rita Di Giovacchino, Giovanni Pellegrino, op.cit.
- ^ L'accesso disinvolto alle carceri del giornalista, con Dalla Chiesa o con il suo fidato maresciallo Incandela, fu definito notorio anche da Raffaele Cutolo, capo della Nuova Camorra Organizzata: "so che i due andavano a fare insieme perquisizioni nelle carceri"
- ^ L'interessamento al caso Moro è stata una delle ipotesi d'indagine per l'omicidio del giornalista.
- ^ Esponente regionale del Movimento Sociale Italiano
- ^ Così definito dal Pellegrino, op.cit., per il quale era legato a Turatello, a Cutolo e a Frank Coppola, esponente della Cosa Nostra ritenuto in saldi rapporti con la mafia americana.
- ^ Nell'aprile successivo
- ^ Di altro materiale, sempre collegato al caso Moro, Turatello disponeva per esserne venuto in possesso in modi non accertati. Il boss, ucciso a Nuoro nel 1981 da Pierluigi Concutelli insieme a malavitosi legati alla camorra, proprio nel carcere di Bad'e Carros aveva confidato all'esponente BR Alberto Franceschini di aver ricevuto la richiesta di organizzare una rivolta carceraria nella quale si sarebbero dovuti prendere in ostaggio membri delle BR da proporre come scambio per la liberazione di Moro.
- ^ Il Filocamo fu poi indicato dalla teste Patrizia Piccolo come buon conoscente di Bettino Craxi, con il quale, a suo dire, condivideva la frequentazione di una bisca clandestina in corso Sempione, a Milano, controllata da Francis Turatello. Così in Mario Guarino, L'orgia del potere: testimonianze, scandali e rivelazioni su Silvio Berlusconi, Dedalo, 2005, ISBN 8822053494
- ^ il 25 ottobre 1978
- ^ L'Unità, 26 ottobre 1978, articolo "I verbali c'erano, ma li hanno rubati" di Gianni Cipriani
- ^ una nuova norma, la cd "Legge Carnevale", prevedeva per i magistrati sospesi cautelativamente dal servizio a causa di procedimenti penali poi conclusisi con la loro assoluzione, la possibilità di prolungamento della carriera oltre i limiti d'ètà prefissati, per un periodo pari a tutto l'arco temporale della sospensione ingiustamente sofferta
- ^ Era già consigliere in Cassazione.
- ^ Memoria difensiva depositata dal Prof. Carlo Taormina il 29 maggio 2004, nell’interesse del dr. Vitalone, alla Sezione disciplinare del C.S.M.(capitolo V°, pagg. 6 ss.)
- ^ Sono convinto che tutti i componenti del Consiglio esprimano, secondo coscienza e in conformità ai propri convincimenti, le determinazioni di loro competenza nelle pratiche, nessuna esclusa, che sono all'ordine del giorno delle commissioni e del plenum.I giudizi e le opinioni espressi fuori dal consiglio, nel dibattito associativo, non interessano il consiglio medesimo ne' lo possono in alcun modo influenzare. Fra queste opinioni e il consiglio si frappongono la coscienza e il dovere della liberta' individuale di tutti i suoi componenti - Fonte: ANSA, 18 maggio 2005
- ^ ((http://parcodeinebrodi.blogspot.com/2009/03/vietato-perquisire-la-casa-del-sen.html))