Ceto medio
Template:Stub sociologia Il ceto medio è, letteralmente, il ceto che sta in mezzo, fra le classi basse e le classi alte. Questo nel significato più ristretto del termine.
Storia economica
Ai tempi della rivoluzione francese le classi sociale erano comunemente considerate 3: clero nobilta e terzo stato. Con la prima rivoluzione industriuale (nascità dell'industria) il terzo stato muta in proletariato. Questo però è più che altro un cambio di termini, perché il benessere delle persone di questa classe cambia poco e forse anche in peggio.
La nascita del ceto medio si ha con la redistribuzione dei benefici della seconda rivoluzione industriale alla parte meno abbiente della società. Non si tratta di un operazione di filantropia, ma della creazione di un mercato di acquirenti che da proletari diventano consumatori. Questo avviene infatti perché l'industria per giustificare la propria crescita ha bisogno di un mercato di consumatori crescente, ed è possibile proprio perché l'automazione della catenza di produzione consente un abbattimento enorme dei costi di produzione e quindi dei prezzi al consumo, tale da consentire ad una fetta sempre più ampia di persone di accedere al consumo di beni prima riservati a pochi. (Un aspetto secondario, ma interessante, è che per consumare il lavoratore ha bisogno anche di tempo e quindi dalle quattordici ore (o più) in fabbrica della prima era industriale si scende alle 40 ore settimanali (o meno) di oggi.)
Questo effetto "virtuoso", di aumento di ricchezza ed estensione del benessere a più persone, è considerato l'effetto positivo più importante del libero mercato.
Sociologia
Il ceto medio si potrebbe identificare quindi come la collezione di quelle persone che, nella catena produttiva, contribuiscono al contempo alla produzione e al consumo, senza detenere parti fondamentali della stessa catena (come accade per gli imprenditori), e senza esserne largamente esclusi (come accade per gli incapienti che si limitano al consumo per sussistenza).
In questa categoria si ritrova facilmente il lavoratore dipendente (o salariato), ma anche ad esempio un negoziante, nella misura in cui produce reddito per se e pochi altri, laddove invece nel ceto alto ricade ad esempio l'industriale che produce reddito per se e fornisce lavoro a molti altri, mentre nel ceto basso possiamo collocare chi fatica a produrre gli elementi di sussistenza per se.
In sostanza il ceto medio rappresenta anche la parte "statisticamente" più rilevante della popolazione. Proprio perché medio come in ogni popolazione normale è anche infatti il gruppo più popoloso, mentre le code della distribuzione (molto poveri e molto ricchi) sono numericamente meno rilevanti. Da questo deriva la particolare importanza politica (come bacino di voti) di questa classe sociale.
Solitamente il fatto che un stato annoveri una percentuale elevata di individui all'interno del ceto medio è indice di benessere dello stato e della popolazione stessa. In questi casi uscire dalla zona di povertà e relativamente semplice, non c'è presenza di barriere sociali. Al contrario nei paesi in cui non c'è la presenza del ceto medio si passa da situazioni di povertà e fatiscenza a situazioni di ricchezza e lusso. In questi stati i ricchi, in minoranza, attraggono a sè la maggior parte delle occasioni e opportunità di lovoro, benessere e salute.
L'importanza del ceto medio, soprattutto con il diffondersi dell'istruzione e dell'industrializzazione, è venuta progressivamente aumentando. Spesso gli è però mancata la consapevolezza di questa sua importanza e del suo preciso ruolo nella società moderna. Soprattutto in Italia, ciò ha portato talune forze conservatrici o reazionarie a strumentalizzarlo per una una politica di difesa dei privilegi e dello status quo, sotto il pretesto della difesa della tradizione intesa in senso formalistico.
L'esempio più clamoroso, nella storia italiana, è stato quello del fascismo, che portò il ceto medio a difendere non i propri interessi e ad impegnarsi in un reale rinnovamento del Paese, ma nella difesa dei privilegi industriali ed agrari.