Caterina Corner
Caterina Corner, italianizzato in Cornaro (Venezia, 25 novembre 1454 – Asolo, 10 luglio 1510), fu regina di Cipro e Armenia dal 1474 al 1489.
| Caterina Cornaro | |
|---|---|
| Regina di Cipro e d'Armenia con il figlio Giacomo III | |
| In carica | 1474 – 1489 |
| Predecessore | Giacomo II di Lusignano |
| Successore | Territorio ceduto alla Repubblica di Venezia |
| Nascita | Venezia, 25 novembre 1454 |
| Morte | Asolo, 10 luglio 1510 |
| Consorte | Giacomo II di Lusignano |
Figlia del veneziano Marco Cornaro e di Fiorenza Crispo, apparteneva a una delle famiglie più ricche e influenti della Repubblica di Venezia, i Corner.
Caterina regina di Cipro
Venne educata in monastero (forse a Padova) fino all'età di 14 anni, quando fu prescelta tra le donne più in vista della Serenissima come sposa del re di Cipro e di Armenia Giacomo II di Lusignano, che sposò per procura il 30 luglio 1468. Le fu attribuito dal Senato veneto l'appellativo di "Figlia adottiva della Repubblica", onore mai tributato a nessuna donna prima di lei.
Solo nel 1472 la diciottenne Caterina venne condotta a Famagosta, sull'isola di Cipro, dove furono celebrate nozze sontuose. Un anno dopo il re morì lasciando la vedova incinta.
Per volontà dello stesso Giacomo II morente, la corona di Cipro passò alla giovane vedova Caterina, che la assunse a nome del proprio figlio nascituro, con l'assistenza di un consiglio di reggenza del quale facevano parte anche lo zio Andrea e altri personaggi di fiducia. Il 28 agosto Caterina partorirà un figlio maschio, al quale sarà posto il nome Giacomo, terzo nella linea dinastica.
Decisi nel volersi liberare del dominio veneziano, nella notte del 13 novembre 1473 un gruppo di nobili catalani, con l'approvazione del vescovo di Nicosia, irruppe nel palazzo reale facendo strage tra i parenti di Caterina (fra gli altri perirono anche lo zio Andrea Cornaro e il cugino Marco Bembo) e rapendo il piccolo Giacomo III davanti ai suoi occhi. Scopo dei rivoltosi era anche quello di sostituire la regina con l'erede legittima Carlotta, figlia di Giovanni II di Lusignano. Venezia rispose inviando dieci galee agli ordini del Provveditore Vettor Soranzo. Le truppe da sbarco catturarono i nobili dissidenti al soldo del re di Napoli e del Duca di Savoia. Caterina continuò a regnare sotto la costante protezione della Repubblica di Venezia anche dopo la morte di suo figlio Giacomo III, avvenuta per febbri malariche nel 1474[1].
L'abdicazione e il ritorno a Venezia
Nell'ottobre 1488 fu scoperta un'altra congiura, ordita ancora dai nobili catalani. Venezia represse di nuovo la ribellione e decise di richiamare Caterina costringendola ad abdicare a favore della Repubblica. A seguito del suo rifiuto, fu minacciata che nel caso di disobbedienza sarebbe stata spogliata di tutti i privilegi e sarebbe stata trattata come ribelle. Il 26 febbraio 1489 avvenne l'atto ufficiale dell'abdicazione di Caterina in favore della Repubblica Veneta. Il 18 marzo, vestita di nero, la regina lasciò per sempre l'isola.
Venezia accolse la sua figlia in maniera trionfale. Arrivata da Cipro a San Nicolò al Lido, entrò il giorno seguente, il 6 giugno 1489, seduta sul Bucintoro accanto al doge Agostino Barbarigo[2], dopo la consegna formale della corona alla Serenissima in S. Marco, fu nominata domina Aceli (signora di Asolo), conservando tuttavia anche negli atti ufficiali il titolo e il rango di regina. Sul territorio di Asolo, Caterina aveva gli stessi poteri del doge. Unici limiti: non poteva far subire ai sudditi nessun onere o angheria e non poteva ospitare chi non fosse gradito al doge.
Signora di Asolo
Caterina richiamò alla sua corte artisti e letterati, tra cui Giorgione, Lorenzo Lotto, Pietro Bembo, che qui ambientò Gli Asolani. Nel 1509, all'avanzare delle truppe imperiali di Massimiliano I d'Asburgo, si rifugiò a Venezia. Ritornata nel suo castello e tra gli asolani che tanto l'amavano, fuggì di nuovo quando le truppe tedesche si riaffacciarono alle porte di Altivole.
Morì a Venezia il 10 luglio 1510 e venne tumulata nella Chiesa dei Santi Apostoli. Tale fu la folla che volle partecipare al rito funebre che i Provveditori fecero costruire un ponte di barche da Rialto a Santa Sofia per permettere un migliore deflusso.
La salma rimase solo pochi anni nella chiesa dei Santi Apostoli perché nel 1584 venne trasferita nella Chiesa di San Salvador, nella grande tomba voluta per lei dal fratello Giorgio, dove tuttora riposa[3].
Influenza culturale
Alla figura di Caterina Cornaro è dedicato il grand-opéra La Reine de Chypre di Fromental Halévy, su libretto di Jules-Henri Vernoy de Saint-Georges, andato in scena a Parigi il 22 dicembre 1841. Sul libretto di Saint-Georges si basa quello di Giacomo Sacchero per Caterina Cornaro di Gaetano Donizetti, andata in scena al Teatro San Carlo di Napoli il 18 gennaio 1844. Nell'opera si narra l'episodio storico che determina la morte del Lusignano, intrecciato ad una storia d'amore tra Caterina e Gerardo, un giovane cavaliere francese.
Note
- ^ Francesco Boni de Nobili, Caterina Cornaro, De Bastiani, Godega S.U. 2012
- ^ L'episodio, seguito da tre giorni di fastosissimi festeggiamenti, viene ricordato ogni anno dalla Regata Storica che si tiene a Venezia la prima domenica di settembre.
- ^ Francesco Boni de Nobili, Caterina Cornaro, De Bastiani, Godega S.U. 2012
Bibliografia
- Francesco Boni De Nobili, Caterina Cornaro, dal Regno di Cipro alla Signoria di Asolo, De Bastiani, Godega S.U. 2012
- Giuseppe Campolieti, Caterina Cornaro: regina di Cipro, signora di Asolo, Camunia, Milano 1987
- Charles Cawley, Medieval Lands, Cyprus (ospitato nel sito www.Medieval_Lands, Familypedia)
- Attilio Centelli, Caterina Cornaro e il suo regno, Ongania, Venezia 1892
- Antonio Colbertaldo, Breve compendio della vita di Cattarina Cornara, Regina di Cipro
- Loredana (Anna Loredana, Zacchia Rondinini), Caterina Cornaro regina di Cipro, Cosmopoli, Roma 1938
Voci correlate
Altri progetti
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