Duomo di Padova

edificio religioso di Padova

Template:Infobox edifici religiosi La Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta, conosciuta anche come Duomo di Padova, è il principale luogo di culto di Padova e sede della diocesi locale. La Basilica Cattedrale, dedicata all'Assunzione della beata vergine Maria, si affaccia su Piazza del Duomo, tra il Battistero ed il Palazzo Episcopale.

Storia

Età paleocristiana

La prima cattedrale, edificata dopo il cosiddetto Editto di Costantino, sorgeva probabilmente nell'area del sagrato attuale, nella zona segnata oggi da una colonna in pietra sormontata da una croce. Era originariamente dedicata a Santa Giustina. In una delle sue ricostruzioni o restauri (462 o 602) la sede episcopale di Patavium associò ad un primitivo titolo quello di Santa Maria conforme al culto della Theotokos legittimato dal Concilio di Efeso. Sembra che il vescovo Tricidio fondò o ricostruì una delle primitive chiese, verso l'anno 620, un edificio in seguito nuovamente ricostruito, tra l'899 e il 900 perché ab Ungharis inflammata. Nel 1075 il vescovo Olderico consacrò una nuova ricostruzione probabilmente sulle rovine delle precednti chiese.

La fabbrica, con facciata a levante era dotata di una confessione e di una sottoconfessione (cripta) nell'area absidale era inumato il vescovo Tricidio la cui lapide, con rovine e nicchie fu portata alla luce durante lo scavo delle fondamenta dell'attuale facciata. All'epoca si trovò somiglianza tra i rovine ritrovate e l'abside della Chiesa di Santa Sofia. Nel 1874 nel tentativo di innalzare un monumento al canonico Francesco Petrarca, furono ritrovati alcuni grossi macigni, giacenti tuttora alla profondità di circa tre metri, al lato est del sagrato. Questa basilica (o una sua ristrutturazione) cadde nel famoso terremoto del 3 gennaio 1117.

La Cattedrale di Macillo

Una nuova cattedrale sorse sul progetto dell'architetto Macillo, non è chiaro se sui resti della cattedrale oldericiana o in una nuova posizione per favorire l'apertura di una piazza ed ampio sagrato. Fu consacrata il 24 aprile 1180.

La nuova chiesa si ergeva nell'area dell'attuale cattedrale, con identico orientamento (facciata a levante e presbiterio a ponente) divisa in tre navate di non grandi dimensioni e transetto. La navata laterale a sud si affacciava su una strada che costeggiava il Palazzo Episcopale ed il campanile, la navata laterale a nord era contigua al chiostro dei canonici ed il Battistero. Internamente le navate erano divise da colonne e pilastri che si alternavano, secondo modulo di tradizione ottoniana. Nel 1227 si ricostruì il campanile e tra il 1399 e il 1400 il vescovo Stefano Da Carrara promosse alcuni lavori di restauro ed abbellimento e la costruzione di volte a crociera.

La nuova Cattedrale

Il vescovo Pietro Barozzi volle ammodernare la chiesa con la costruzione di un nuovo grande presbiterio secondo modo et struttura romanae ecclesiae S. Petri, il progetto di Bernardo Rossellino per il coro della Basilica vaticana. La prime pietra dell'avvio ai lavori fu benedetta e posta nelle fondamenta il 6 maggio 1522 dal cardinale Francesco Pisani che con i Canonici e i prebendati finanziava la ricostruzione. Prendeva avvio un cantiere monumentale che sarebbe perdurato per due secoli. Il 2 gennaio 1551 il Capitolo dei Canonici approvava il modello per il presbiterio dell'ingegnosissimo e illustrissimo Michelangelo Buonarroti a sostituzione di un progetto di Jacopo Sansovino. Il progetto michelangiolesco fu portato a compimento dal proto Andrea Da Valle e da Agostino Righetto, nei decenni successivi con non poche variazioni all'idea originale. Il presbiterio veniva inaugurato dal vescovo dal cardinale Federico Baldissera Bartolomeo Cornaro il 14 aprile 1582. Verso il 1635 si proseguì con la costruzione del braccio destro del transetto e nel 1693 con quello sinistro, mentre i resti della vecchia cattedrale venivano via via demoliti e occupati dalle nuove navate progettate da Girolamo Frigimelica e da Giambattista Novello. Il 25 agosto 1754 il cardinale Carlo Rezzonico consacrò solennemente la nuova Basilica Cattedrale. Nel 1756 si iniziò a costruire la cupola maggiore su progetto di Giovanni Gloria e di Giorgio Massari.

Descrizione

Esterno

La Basilica di Santa Maria Assunta nella Cattedrale si innalza tra l'imponente mole del palazzo episcopale e la compatta massa del Battistero. La pianta è a croce latina. Sulla terza campata si eleva un tiburio ottagonale e sulla crociera del transetto l'alta cupola del Gloria coperta a piombo. Ai lati del presbiterio si innalzano due sacrestie, quella dei Canonici e quella dei Prebendati. Tra quest'ultima sacrestia e il braccio del transetto destro si eleva il campanile. Le porte laterali aprono rispettivamente sul piccolo cortile della canonica e su via dietro duomo, verso l'ingresso carraio del palazzo episcopale.

La facciata incompiuta

La facciata su cui si aprono i tre portali è incompleta. Secondo i progetti di Girolamo Frigimelica si sarebbe dovuto aprire un arioso atrio di accesso e al piano superiore, un solenne loggiato, sullo stile delle basiliche romane; in facciata un grande frontone classico sostenuto da sei poderose semicolonne di ordine corinzio. Secondo l'architetto a collegare l'atrio, la loggia e il palazzo episcopale, si sarebbe aperta una rampa coperta, sulla destra, rimasta incompiuta. Durante i bombardamenti della prima guerra mondiale un ordigno colpì la facciata che rovinò, nella parte superiore. In occasione dei restauri si aprì il piccolo rosone.

Interno

 
Veduta dell'interno, dalla porta maggiore.

Suddiviso in tre navate lo spazio è misurato ed armonioso. Suggestiva la prospettiva dal portale maggiore. Sulla navata centrale si aprono due grandi cupole, una ellittica, in corrispondenza delle cappelle di San Gregorio Barbarigo e San Lorenzo Giustiniani e la maggiore, circolare è posta nella crocera. Lungo le navate laterali si aprono le cappelle. Sotto il presbiterio, la cripta e la Cappella della S. Croce.

La prima cappella che si apre sulla navata destra, dall'ingresso, con altare donato nel 1760 dalla fraglia dei calzolai ospita una pala opera di Dionisio Gardini e raffigurante San Pio X (che in fu seminarista a Padova). Originariamente vi era posta una tavola di Giambattista Mingardi raffigurante il martirio dei Santi Crispino e Crispiniano, protettori dei calzolai. Nella seconda cappella, sull'altare, una pala raffigurante il martirio di San Lorenzo, opera di Alessandro Galvano. La cappella di San Lorenzo Giustiniani, con grande altare fu voluta dal Vescovo Nicolò Antonio Giustiniani per onorare il suo Santo antenato. La statua in marmo di Carrara è di Francesco Chereghini (1788). La pala retrostante con la Vergine e santi è attribuita ad Alessandro Varotari "il Padovanino". Il vescovo committente è sepolto nella cappella. Alle pareti epigrafi e resti di monumenti sepolcrali vescovili appartenenti alla cattedrale macilliana. Nell'altare seguente, una moderna raffigurazione del Sacro Cuore (di R. Mulata) a sostituzione di San Carlo Borromeo in preghiera, opera di Battista Bissoni, già nella Basilica antoniana.

Nell'atrio della porta alla canonica due monumenti di Girolamo Campagna, quello di sinistra a Sperone Speroni e quello di destra della figlia Giulia Speroni.


Cappella della Madonna dei Miracoli

Sul grandioso altare, opera di Mattia Carneri che lo disegnò nel 1647 è esposto un dipinto bizantineggiante ritenuto per secoli opera di Giotto, ma in realtà il dipinto è ben più antico anche se l'attuale è frutto di un restauro o di una ridipintura seicentesca. La macchina lignea con volute e cherubini su cui è esposto il dipinto, poggia su un pianerottolo rialzato su cui saliva il vescovo o i canonici durante le solennità mariane a venerare l'immagine. Ai lati due statue, opere di Bernardo Falconi, raffiguranti i Santi Pietro e Paolo. Sui fianchi dell'altare i cancelli bronzei con i dottori della chiesa precedentemente posti a chiusura del presbiterio. In alto, due teleri: una Adorazione dei Magi di Francesco Zanella e l'Incoronazione della Vergine di Gregorio Lazzarini. Sul lato destro l'arca e gisant policromo del cardinale Francesco Zabarella, sormontata da monumentale arcosolio gotico su cui sono poste cinque statue (Vergine e Santi) attribuite a Rinaldino di Francia. Il monumento si trovava nella cattedrale maciliana e venne poi rimontato nell'attuale posizione per spese della famiglia Zabarella che commissionarono a Luca Ferrari le decorazioni pittoriche a sostituzione degli affreschi quattrocenteschi presenti originariamente. Dall'altra parte, monumenti funebri di canonici tra cui le iscrizioni del cardinale Bartolomeo Zabarella e di Achille Zabarella.

Presbiterio

 
Presbiterio vecchio e nuovo Altar maggiore.

Sul lato della sacrestia dei Prebendati v'è un monumento barocco del cardinale Pietro Valier, sull'altro, verso la Sacrestia dei Canonici vi è il monumento al Vescovo Francesco Scipione Dondi Dell'Orologio. Tra gli organi, l'altare maggiore di Daniele Danieletti. sopra, il baldacchino di Cesare Bovo con il Padre Eterno di Francesco Zanella. Sopra, ai lati, si susseguono tele inserite negli spazi architettonici: Il riposo sulla via dell'Egitto di M. Laos, pittore francese del primo '700 e Circonsisione di Antonio Fumiani. Segue poi una Natività di Antonio Balestra e i Santi Patroni della città di Padova di ignoto settecentesco. Sulla sinistra si innalza il monumento che i Canonici vollero per onorare Benedetto XIV che concesse loro la cappa magna e il cardinale Carlo Rezzonico mediatore, è opera di Giovanni Maria Morlaiter. Il coro ligneo è opera di Filippo Parodi.

Il nuovo Presbiterio
 
I Santi Patroni di Padova e nuovo presbiterio.

Opera realizzata alla luce delle disposizioni della CEI (not. 31 maggio 1996) in occasione del terzo centenario della morte di San Gregorio Barbarigo. L'opera è di Giuliano Vangi: sue sono le decorazioni, l'altare, l'ambone, la cattedra ed i crocefisso. Tutto il nuovo spazio, che si innalza al di sotto della cupola del Gloria e sul transetto è in marmo di Carrara. Non è stato asportato nulla di antico, solo le balaustre sono state ridimensionare e ricollocate. Agli scalini di accesso sono raffigurati i quattro protettori della città di Padova. L'opera è stata accolta con pareri discordanti.

Cappella del S.S. Sacramento

 
Altare del Santissimo.

L'altare è armoniosa opera del Massari, vi sono inseriti i pannelli in bronzo di Jacopo Gabano tra cui spicca un'ultima cena. I due angeli oranti sono opera di Tommaso Bonazza (destra) e Jacopo Gabano (sinistra). In alto ricchissimo baldacchino in stile rocaille in legno dorato, con simboli eucaristici. Alle pareti tele settecentesche di ignoto con Caduta della manna, e consegna della tavole della legge. A destra monumento funebre del cardinale Pileo da Prata opera di Pierpaolo dalle Masegne con arca e gisant e baldacchino, opera del gusto iperrealista gotico di inizio '400. A sinistra, l'elegante sepolcro del vescovo Pietro Barozzi attribuito ad Alessandro Vittoria e già attribuito a Tullio Lombardo.

Di fronte alla porta verso il palazzo episcopale, il grande pulpito ligneo, commissionato dal canonico Selvatico e magnifica opera di Filippo Parodi, che ha scolpito di sua mano le figure che lo adornano. Nell'atrio della porta, Monumento al Canonico Francesco Petrarca di Rinaldo Rinaldi (1793-1873) e lapide a memoria della visita di Papa Pio VI avvenuta nel 1782. La Cappella di San Giuseppe con grande altare, opera di Tommaso Bonazza e pala con Vergine in trono con San Cesareo e Giuseppe di Giovanni Antonio Pellegrini. Accanto all'altare lapide di dedicazione della Cappella ai Santi Benedetto e Cesario da parte del vescovo Ildebrandino Conti che qui vi è sepolto. La lastra tombale gotica è stata recentemente dispersa. Alle pareti, tele di Dario Varotari.

Dopo la Cappella di San Gregorio segue la Cappella di San Gerolamo con splendida pala di Pietro Damini, San Gerolamo che si percuote con un sasso. Vi è raffigurato il committente, Girolamo Selvatico. Nella cappella della Madonna dei ciechi, innanzi la porta d'ingresso sinistra, dove si soffermavano i ciechi, sicuri di trovare l'uscita, sull'altare in marmo bianco è collocata una pala di Antonio Buttafogo sulla quale è inserita una tavola quattrocentesca, forse dello Squarcione, raffigurante la Vergine e il Bambin Gesù.

Cappella di San Gregorio Barbarigo
 
Teca contenente il corpo di San Gregorio Barbarigo.

Restaurata nel 1997 conserva dal tempo della beatificazione, il corpo di San Gregorio Barbarigo, vescovo di Padova. L'altare sotto cui è esposto il santo corpo, è di Giorgio Massari. E' arricchito dai busti bronzei dei quattro santi protettori di Padova opere dell'orafo Angelo Scarabello. La statua in marmo del Santo è di Francesco Andreosi. Dietro l'altare Crocifissione con sante Maddalena e Caterina, di Pietro Damini. La cappella è decorata a fresco da Giovanbattista Mingardi. Sul pavimento innanzi all'altare è sepolto il vescovo Sante Veronese.

Organi a canne

Storia

L'antico organo: Alcuni documenti del XIV secolo ricordano che nella cattedrale era presente un magna organa. Tra il 1457 e il 1459 Bernado d'Alemagna costruì un nuovo organo rifatto poi, nel 1493 dal figlio, Antonio Dilmani. Nel 1497 vi intervenne Leonardo di Salisburgo che lo ampliò di novum alium registrum. Nel 1648 il vecchio organo nel coro, dopo un attento restauro affidato ad Ercole Valvassori e la costruzione di una nuova cassa ad opera di Bartolomeo Amighetti fu posto nel primo nichio del choro dalla parte della sagrestia dei canonici. Nel 1700 fu ampliata la cantoria, mentre nel 1707 lo strumento fu radicalmente restaurato da Michele Colberg. L'ultimo ampliamento fu autorizzato nel 1756, ad opera di don Giorgio Pinafo.

 
Parte superiore delle casse dell'organo con lo stemma del can. Santonini.

Gli organi Callido: Nel febbraio del 1790 il Capitolo decise di eliminare il vecchio organo e di far costruire due nuovi strumenti battenti, ai lati dell'altar maggiore. I lavori furono affidati a Gaetano Callido, mentre le cantorie furono progettate dall'architetto padovano Daniele Danieletti che realizzò due opere simmetriche dallo stile classico con decorazioni in stile rocaille. Alle casse di aggiunsero alcune statue allegoriche di Luigi Verona a corona dei monumentali stemmi episcopali di Mons. Giovanni Battista Santonini, finanziatore dell'opera. Il 15 agosto 1791 furono inaugurati gli strumenti con la messa e i vespri cantati dalla Cappella Antoniana. Callido installò un organo a due manuali con pedaliera in cornu epistulae e un organo corale ad un solo manuale senza pedaliera in cornu evangelii: gli strumenti furono subito giudicati inadeguati per la vastità dell'ambiente tanto che il Callido minacciò di ritirarli e già nel 1796 il Capitolo si affidò a Francesco Dacci per sottoporli ad un intervento migliorativo. Nel 1846 Angelo Agostini restaurò ed ampliò entrambe gli strumenti.

Gli organi Malvestio: Dalla metà del XIX secolo Domenico Malvestio sostituì l'organo all'epistola con un nuovo organo meccanico a tre manuali con materiale del Callido e dell'Agostini su progetto di Oreste Ravanello. L'organo fu inaugurato l'11 giugno 1907, ma cadde presto in disuso, tanto che Malvestio posizionò un nuovo organo ai lati del coro. Nel 1922 per volere del vescovo Luigi Pellizzo fu liberata la cassa al Vangelo del piccolo strumento Callido/Malvestio che fu ceduto alla Parrocchia di Faedis (Udine).

L'organo Tamburini: Nel 1958 l'organo Malvestio posto al coro venne acquistato dalla parrocchia di San Luca di Tribano e sostituito con un nuovo strumento ad opera della ditta Tamburini; fu elettrificato l'organo all'epistola e al vangelo, posta una nuova struttura. Le 5380 canne erano gestite da un'unica console a quattro manuali al presbiterio. Lo strumento a trasmissione elettrica era composto da 91 registri (63 reali). Quest'organo è rimasto in funzione sino al 1999.

Organo Tamburini-Zanin

Su progetto di Francesco Finotti, a partire dal 2001 la ditta Zanin ha attuato un grande piano di riqualificazione del materiale esistente, la riorganizzazione delle canne all'interno delle casse storiche e la dislocazione del materiale fonico estratto su due nuovi corpi d'organo disposti a quota del pavimento del presbiterio. Durante i lavori è stato posizionato nel transetto un organo corale Zanin ad un manuale e pedaliera, tuttora esistente. A lavori conclusi, la grande console Tamburini a quattro manuali e pedaliera è collegata via radio ai quattro corpi d'organo, mentre il IV manuale di Solo è disposto all'interno delle due nuove unità. Il materiale callidiano è stato recuperato e ricollocato rigorosamente. L'organo è stato inaugurato e benedetto domenica 11 aprile 2010. Di seguito, la sua disposizione fonica

Prima tastiera - Positivo
Diapason 8'
Flauto Coperto 8'
Ottava 4'
Flauto Coperto 4'
Doublette 2'
Quinta 1.1/3'
Piccolo 1'
Mistura 4 file
Cornetto 4'
Duodecima 2.2/3'
Cornetto 5 file
Clarinetto 16'
Voci Corali 16'
Clarinetto 8'
Tremolo
Seconda tastiera - Grand'Organo
Principale 16'
Principale 8'
Flauto Maggiore 8'
Quinta 5.1/3'
Prestante 4'
Duodecima 2.2/3'
Ottava 2'
Gran ripieno 4 file
Ripieno 2 file
Tromba 16'
Tromba 8'
Tremolo
Terza tastiera - Espressivo
Controgamba 16'
Viola 8'
Voce celeste 8'
Corno di Notte 8'
Flauto ottaviante 4'
Ottava 4'
Piccolo 1'
Principale 8'
Ottava 4'
Sesquialtera 2 file
Larigot 1.1/3'
Bitonus 2 file
Plein Jeu 5 file
Fagotto 16'
Tromba 8'
Oboe 8'
Voci corali 8'
Clarone 8'
Tremolo
Quarta tastiera - Solo
Violoncello 16'
Flauto Doppio 8'
Violoncello 8'
Ottava Diapason 4'
Flauto Doppio 4'
Terza 3.1/5'
Settima 2.2/7'
Fiffaro 2'
Nona 1.7/9'
Piccolo 1'
Tromba Corno 16'
Tromba Corno 8'
Tremolo
Pedale
Violone 32'
Contrabbasso 16'
Flauto Basso 16'
Subbasso 16'
Quinta 10.2/3'
Basso 8'
Principale 8'
Bordone 8'
Tiorba 2 file
Flauto Tenore 4'
Flautino 2'
Controfagotto 16'
Bombarda 16'
Clarinetto 16'
Trombone 8'
Clarone 4'
Organo Corale Zanin

Nel transetto della cattedrale, si trova un secondo organo a canne. Questo è stato costruito nel 1999 da Francesco Zanin per sostituire l'organo maggiore che allora era in fase di restauro e, dopo il completamento di quest'ultimo, è subentrato per l'accompagnamento del coro. A trasmissione meccanica, ha un'unica tastiera di 54 note ed una pedaliera retta di 30. Di seguito, la sua disposizione fonica:

Manuale
Bordone 8' Bassi
Bordone 8' Soprani
Salicionale 8' Bassi
Salicionale 8' Soprani
Flauto Camino 4' Bassi
Flauto Camino 4' Soprani
Principale 4' Bassi
Principale 4' Soprani
Decima V 2'
Terza 1.3/5' Soprani
Quinta 1.1/3'
Piccolo 1'
Tremolo
Pedale
Subbasso 16'


Unioni
Unione Tasto-Pedale

Sacrestia dei Prebendati

Nell'atrio, sopra la porta della sacrestia una piccola Natività seicentesca dalla ricca cornice intagliata, ai lati due tele di Andrea Vicentino. All'interno tele seicentesche tra cui copia da Caravaggio. Spiccano due Santi Pietro e Paolo di Francesco Lopez. Al centro del soffitto, Assunzione, su tela di Niccolò Bambini e affreschi di Francesco Zanella.

Sacrestia dei Canonici

Nell'atrio alcuni dipinti: Annunciazione e Visitazione di Jean Raoux ed un Annunciazione di Francesco Zanella. All'interno, la Sacrastia conserva una pinacoteca, frutto dei lasciti dei canonici. Parte della pinacoteca è ora esposta al Palazzo Episcopale. Opere di Bassano, Liberi, Forabosco e Brusasorci tra cui spicca una Madonna orante del Sassoferrato. Nella parte superiore concorrono i ritratti dei canonici illustri, tra cui il pregevole ritratto di Francesco Petrarca.

Cripta

Vi è conservato il corpo di San Daniele Martire all'interno dell'urna romana sotto la mensa d'altare, da quando fu trasportato dalla Basilica di Santa Giustina nel 1076. Accanto all'aula maggiore, sorge la Cappella della Santa Croce (si trova al di sotto della Sacrestia dei Canonici) ricoperta di marmi e stucchi nel 1676 per volere dell'illustre canonico letterato Giambattista Vero. Sull'altare, dietro una cancellata veniva conservato il reliquiario della croce, alto 35 cm., capolavoro dell'oreficeria gotica, opera di Bartolomeo da Bologna è ora esposto nel Palazzo Episcopale. Nella cappella sono sepolti i vescovi di Padova, a partire dal vescovo Francesco Scipione Dondi.

Battistero del Duomo

  Lo stesso argomento in dettaglio: Battistero di Padova.

Il Battistero di Padova, ubicato a destra della cattedrale, risale al XII secolo, subì vari rimaneggiamenti nel secolo successivo, e venne consacrato dal Guido, patriarca di Grado (1281). È anche il mausoleo dei Carraresi. Gli affreschi con cui è decorato (1375-1376) sono considerati il capolavoro di Giusto de' Menabuoi.

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Note


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