No TAV

movimento spontaneo di protesta
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No TAV è un movimento che è attivo soprattutto in Italia ed è contrario alla realizzazione della nuova linea ferroviaria Torino–Lione, poiché la ritiene costosa, inutile e dannosa per l'assetto idrogeologico e la salute.

Uno dei loghi del movimento

Pur avendo dimensioni e notorietà attualmente molto minori, altri movimenti con analoghe finalità nei rispettivi territori sono presenti in altre regioni d'Italia (Mugello, Genova-Alessandria ecc.) ed in altri paesi europei, compresa la Francia per quanto riguarda i tratti transalpini del corridoio 5 di cui fa parte la Torino–Lione.[1]

Il leader storico del movimento valsusino è spesso identificato in Alberto Perino,[2] tuttavia il movimento No TAV unisce gruppi di persone molto eterogenei e di tutte le età, non ha pertanto senso identificare una singola persona come leader.[senza fonte]

Le motivazioni

L'idea alla base della protesta è che la linea ad alta velocità progettata in val di Susa sia un'opera costosa ed inutile per cittadini italiani ed europei, e che essa sia spinta da varie lobby economiche, associazioni criminali e gruppi politici che vedono nel progetto la possibilità di ingenti profitti. In particolare gli stessi studi dei promotori della nuova linea e l'Osservatorio governativo affermano che la linea attuale (ferrovia del Frejus) è ben sotto la saturazione, mentre gli studi che prevedano un aumento del traffico sulla direttrice Torino–Lione si sono già rivelati di fatto errati.

Argomenti portati dal movimento

Vi sono diverse ragioni che il movimento muove contro la costruzione di una linea ad alta velocità e capacità in val di Susa:

  • Il traffico sulla direttrice Torino–Lione è, per stessa ammissione dei promotori della nuova linea e del Governo, in continua diminuzione, specialmente quello ferroviario. La TAV resterebbe quindi pesantemente sottoutilizzato.[3][4] Questa diminizione del traffico non è imputabile ai lavori di adeguamento del tunnel ferroviario, in quanto riguarda anche l'autostrada ed è comunque un calo iniziato molto prima, come dimostrano i rapporti Alpinfo dell'ente svizzero per i trasporti. Gli studi del promotore della linea, Lyon Turin Ferroviaire, ipotizzano invece fin dagli anni '90 una crescita esponenziale e sistematica del traffico, ma ad oggi tale crescita non si è avuta ed anzi il traffico è drasticamene calato[5]
  • L'opera, a causa dell'elevato costo e tenendo conto dei possibili ricavi, sarebbe economicamente fallimentare, con gravi ripercussioni sulle finanze pubbliche e le tasche dei cittadini italiani.[6][7]
 
Numero di autoveicoli che annualmente attraversano, nei due sensi, il traforo del Frejus
  • L'attuale ferrovia del Frejus è sottoutilizzata e il suo potenziamento, in parte già effettuato a partire dal 2001[8], comporta costi minori rispetto alla realizzazione di una nuova doppia linea.[9]
  • Le montagne che in base ai progetti dovranno essere attraversate per decine di chilometri da gallerie, sono note per la presenza di amianto e uranio: numerosi documenti di ARPA-Piemonte, AGIP nucleare, CNR ecc. documentano tali presenze che durante i lavori potrebbero diffondersi sino alla periferia della vicina Torino e oltre, sia a causa dei trasporti, sia a causa dei forti venti caratteristici della valle.[10][11][12].
  • Con la realizzazione del tunnel di base LTF prevede di drenare da 60 a 125 milioni di metri cubi d'acqua dalle falde sotterranee[13], con il rischio di causare importanti dissesti idrici nelle zone limitrofe come è già avvenuto per il tunnel del Mugello[14].
  • Lo "spostamento su rotaia delle merci che viaggiano su TIR" è smentito dalla stessa LTF e dall'Osservatorio governativo. Infatti essi prevedono un enorme aumento dei traffici con la Francia via strada ed ancora maggiore via ferrovia[15]: la diminuzione dei camion è quindi solo in percentuale, e tale fatto è stato sfruttato a scopo propagandistico.[16] In ogni caso, uno spostamento dalla strada alla ferrovia potrebbe avvenire, se si volesse veramente, anche usando la linea esistente[17], oggi adeguata al trasporto di container di ogni sagoma.
  • L'opera rientrerebbe all'interno delle politiche di esportazione di capitale produttivo/importazioni di merci a basso costo favorendo la delocalizzazione delle aziende in aree geografiche dove il costo del lavoro è inferiore, non solo portando all'estero posti di lavoro ma, grazie all'effetto competitivo dei salari, potrebbe portare a una notevole diminuzione dei salari italiani ed europei.[18][19]

Molti di questi argomenti sono stati riassunti in un documento[20] redatto dall'associazione Pro Natura Torino nel quale vengono elencate 150 ragioni del movimento No TAV. Gran parte di questi argomenti sono trattati in uno studio della "COWI A/S".[13]

  Lo stesso argomento in dettaglio: Progetto di ferrovia Torino-Lione.

Storia del movimento No TAV

 
Un momento della manifestazione del 6 novembre 2005

Il movimento No TAV non ha una vera e propria data di inizio in quanto è nato spontaneamente in seguito alle prime assemblee pubbliche sull'argomento tenutesi fin dai primi anni novanta.

Le prime manifestazioni

La prima grande manifestazione contro il progetto è del 2 marzo 1995 a Sant'Ambrogio di Torino[21][22], le più importanti si sono tenute il 31 maggio 2003 con una marcia da Borgone Susa a Bussoleno, il 4 giugno 2005 con un'altra marcia da Susa a Venaus, il 5 novembre 2005 con una fiaccolata da Susa a Mompantero (più di 15.000 partecipanti)[23], il 16 novembre 2005 con un'altra marcia da Bussoleno a Susa (circa 50.000 partecipanti secondo gli organizzatori[24]), il 6 dicembre e l'8 dicembre.

 
31 ottobre 2005: ponte sul torrente Ganduja

Sono stati organizzati tre presidi permanenti a Bruzolo e Borgone Susa, luoghi in cui dovevano iniziare i primi sondaggi del 2005 e Venaus dove dovrebbero iniziare la galleria geognostica (che diventerà in seguito di servizio) del tunnel di base.

 
30 novembre 2005: presidio a Venaus
 
6 dicembre 2005: blocco della Val di Susa
 
8 dicembre 2005: ritorno a Venaus

Alla fine dell'ottobre 2005 le autorità hanno deciso di sistemare una trivella nel territorio di Mompantero per fare dei sondaggi del terreno. Per l'esproprio dei terreni si è reso necessario l'intervento delle forze dell'ordine, a causa della ferma opposizione di membri del movimento No TAV, dei sindaci e dei cittadini.

Le forze dell'ordine hanno poi disposto dei posti di blocco nell'intero paese di Mompantero[25] dove solo i residenti, dopo verifica dei documenti, possono passare[26][27]; anche gli alunni per recarsi a scuola sono costretti a mostrare i documenti ai carabinieri[senza fonte].

Nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2005 le forze dell'ordine hanno fatto irruzione nel presidio di Venaus per porre fine all'occupazione dei terreni su cui andrebbe costituito il futuro cantiere. Una ventina di manifestanti sono stati feriti.[28][29] L'8 dicembre 2005 si è tenuta una manifestazione di protesta contro i fatti riguardanti il 5-6 dicembre a Venaus: una marcia formata, da circa 30.000 persone[30][31], è partita da Susa con destinazione Venaus. Durante la manifestazione, in località Passeggeri, si sono verificati alcuni contatti con le forze dell'ordine che non consentivano l'ingresso sulla strada provinciale che porta a Venaus, ma la manifestazione ha proseguito la marcia. Giunti a Venaus, la popolazione ha divelto le reti di recinzione del cantiere e invaso i prati, bloccando così l'inizio lavori. Il movimento No TAV ha costituito un nuovo presidio, situato di fronte al precedente, che servirà anche da osservatorio nel caso dovessero iniziare i lavori.

Dopo il blitz di Venaus

Dopo le tensioni tra i cittadini della Val di Susa e il Governo prodotte dal blitz della polizia, la magistratura ha messo sotto sequestro i cantieri di Venaus[32], abbandonati subito dopo questa decisione dagli occupanti e dalla stessa azienda incaricata per i lavori di scavo. Parallelamente il governo ha promesso di istituire un tavolo di confronto tecnico e politico, con i sindaci dei comuni coinvolti e esperti nominati da entrambe le parti. Il presidente della commissione, Mario Virano, nominato direttamente dal governo, è contestato dal movimento No TAV per conflitto di interessi, in quanto riveste ruoli rilevanti all'interno di aziende coinvolte a vario titolo nel progetto del TAV: amministratore delegato uscente della Sitaf (che gestisce l'autostrada A32 e il Traforo stradale del Frejus), e consigliere di amministrazione ANAS.

Il tavolo di confronto è stato realizzato sotto il nome di "Osservatorio", presieduto da Mario Virano. Fino al 2011 ci sono stati diversi incontri tra i sindaci e la commissione, ma sono stati esclusi dalla partecipazione la maggior parte dei sindaci No TAV. Degli 8 sindaci convocati all'Osservatorio, hanno potuto partecipare solo 3 sindaci contrari all'opera, rispetto alla maggioranza di 5 favorevoli.[33]. Il movimento No TAV e le popolazioni della Val di Susa ripudiano per queste ragioni l'attendibilità e serietà dell'Osservatorio,[33] criticando il non aver coinvolto le popolazioni, l'eccesso di propaganda, e di non aver preso in considerazione l'opzione di non realizzare l'opera.

Contestazioni per le Olimpiadi Invernali Torino 2006

Con il percorso verso il Piemonte della fiaccola olimpica il movimento No TAV si fa presente lungo il percorso del tedoforo per sfruttare la vetrina mondiale offerta dall'evento olimpico. A Susa un manifestante tenta simbolicamente di calare una bandiera No TAV sulla fiaccola. Il percorso originario doveva includere l'intera Val di Susa, ma la fiamma fu deviata, per precauzione, senza raggiungere molti paesi tra cui Avigliana.

Non è stato effettuato nessun atto di boicottaggio verso le Olimpiadi Invernali, come invece si era paventato nei giorni precedenti.

Inverno 2006-2007

Con il Governo Prodi II, si avvia un tentativo di coniugare la necessità di creare il nuovo percorso ferroviario con le esigenze della popolazione della valle. Alla fine di febbraio 2007, i tre partiti di centrosinistra che più avevano appoggiato il movimento No TAV (i Verdi, i Comunisti Italiani e Rifondazione Comunista) accettano i 12 punti imposti per ricostituire il proprio governo dimissionario dal Presidente del consiglio Romano Prodi, tra i quali quello sulle infrastrutture. Immediatamente vengono ammainate le bandiere di questi partiti dal presidio No TAV di Borgone (Val Susa). A livello locale (provincia di Torino), invece, tali partiti continuano ad appoggiare il Movimento.

I sondaggi propedeutici

Nel 2009 vengono annunciati una serie di sondaggi propedeutici alla progettazione del nuovo tracciato. Il movimento No TAV contesta e contrasta tali azioni, ma perché ritenute inutili dal punto di vista tecnico e funzionali all'opera contestata.

Durante l'inverno 2009-2010 si registrano diversi momenti di tensione che riportano l'attenzione internazionale sulla vicenda. In un'intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica l'attore francese Gérard Depardieu si schiera dalla parte del movimento No TAV.[34]

Il 19 dicembre un incendio doloso distrugge il presidio No TAV di Bruzolo.

Il 19 gennaio 2010 alle 3 del mattino, con un ingente dispiegamento di forze dell'ordine, iniziano i lavori per il sondaggio geognostico presso l'autoporto di Susa. Il movimento reagisce occupando l'autostrada del Fréjus.

Per rispondere al tentativo di realizzare i 91 sondaggi previsti dal progetto, il movimento No TAV organizza a Susa una manifestazione il 23 gennaio 2010 alla quale partecipano circa 40.000 persone (secondo gli organizzatori) e 20.000 (secondo le forze dell'ordine)[35].

Proteste del 27 giugno e del 3 luglio 2011

Il 22 maggio 2011 gli attivisti No TAV formano un presidio permanente a Chiomonte in località Maddalena (di fronte al Sito Archeologico) ribattezzato Libera Repubblica della Maddalena, nell'area che dovrà essere utilizzata per realizzare un tunnel geognostico ritenuto necessario per sondare il terreno dello scavo per la realizzazione dl Tunnel di base[36], per bloccare l'inizio dei lavori fino al 30 giugno impedendo così all'Italia di raggiungere i requisiti necessari per ottenere i finanziamenti europei per la realizzazione del tunnel geognostico[37].

Alle 4.30 del mattino del 27 giugno sono inviati circa 2500 rappresentanti delle forze dell'ordine per sgomberare il presidio e consegnare così l'area alla società addetta ai lavori. I No TAV presenti sparano alcuni fuochi d'artificio per segnalare l'arrivo delle forze dell'ordine agli abitanti della valle e a gli altri manifestanti. Nasce uno scontro tra forze dell'ordine e manifestanti, finché le forze dell'ordine non usano gas lacrimogeni al CS per disperdere la folla.[38] Alla fine della giornata le forze dell'ordine riescono a entrare in possesso della zona archeologica di Chiomonte (nel cui piazzale di parcheggio si trovava il presidio) e del museo annesso, innalzando reticolati e blocchi per impedire una nuova occupazione.[39]

A Chiomonte, alcune proteste degenerano e parte dei manifestanti lanciano sassi contro le forze dell'ordine.[40]

A Bologna, verso la conclusione di una manifestazione No TAV, la protesta dei militanti del movimento degenera in un'aggressione ai danni dell'esponente della Lega Nord (già candidato sindaco per il centrodestra alle elezioni amministrative del 16 e 17 maggio 2011) Manes Bernardini, il quale, insieme ad altri consiglieri, si trovava presso il gazebo di un bar. Dopo aver individuato l'esponente della Lega, i militanti No TAV lanciano al suo indirizzo monetine, un accendino, lattine di birra vuote e, secondo le dichiarazioni del consigliere Mirka Cocconcelli, anche un sasso, che tuttavia non è stato rinvenuto dalla polizia accorsa in assetto antisommossa[41][42].

I comitati No TAV organizzano quindi una manifestazione di protesta il 3 luglio 2011, sempre a Chiomonte, manifestazione alla quale, secondo gli organizzatori, partecipano circa 60.000 persone. Del corteo fanno parte anche numerosi sindaci dei comuni della bassa Val di Susa. Nel pomeriggio, dal corteo autorizzato si distacca una parte di manifestanti che decide assediare la zona presidiata dalle forze dell'ordine per tentare di rioccuparla. Al termine degli scontri si contano circa 200 feriti fra i manifestanti e 188 fra le forze dell'ordine. Vengono inoltre arrestate 5 persone. Alla fine della giornata di guerriglia le forze dell'ordine riescono a mantenere il possesso dell'area.[43]

Il movimento No TAV denuncia il lancio di oggetti e lacrimogeni ad altezza uomo contro i manifestanti da parte delle forze dell'ordine. Tali affermazioni sono state supportate da alcuni filmati e fotografie amatoriali.[44]

Il 26 gennaio 2012 la magistratura di Torino decide di arrestare 26 persone con l'accusa di aver compiuto vari reati durante la manifestazione del 3 luglio 2011.[45] Due giorni dopo i comitati No TAV decidono di organizzare una marcia di solidarietà per gli arrestati, accusando la magistratura di aver compiuto queste azioni solamente al fine di discreditare il movimento e chiedendone l'immediata liberazione.[46]

Proteste del febbraio e del marzo 2012

Il 27 febbraio 2012 sono iniziate le espropriazioni dei terreni lungo il percorso del progetto. Nel corso delle proteste uno dei leader No TAV, Luca Abbà, è caduto da un traliccio dopo essere stato folgorato riportando gravi ferite.[47] Nei giorni seguenti si sono verificati scontri fra i manifestanti e le forze dell'ordine a causa dell'occupazione di ferrovie e autostrade.[48]

Il 2 marzo 2012, in seguito agli scontri in Val di Susa, il presidente del Consiglio, Mario Monti, ha confermato l'impegno per la realizzazione dei lavori.[49]

Procedimenti giudiziari

Il 18 agosto 2011 50 attivisti del movimento sono denunciati per interruzione di servizio pubblico, a seguito della protesta di circa trecento militanti No TAV (presenti anche alcune decine di militanti anarco-insurrezionisti)[50] che si sono ritrovati sulle banchine della Stazione di Avigliana[51] bloccando il treno in arrivo per due ore sventolando le bandiere del movimento e occupando le banchine. La questura rileva l'assenza "delle condizioni di sicurezza per il passaggio del convoglio"[50] e, visionando le immagini, ha potuto denunciare 50 militanti.

Al termine degli scontri avvenuti durante la manifestazione del 3 luglio 2011 vengono fermati e poi arrestati 5 manifestanti No TAV, appartenenti all'area antagonista, con l'accusa di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, detenzione e lancio di oggetti e detenzione di materiale esplosivo.[52] Il 7 luglio viene convalidato il fermo per 4 di essi dal GIP di Torino, il quinto viene denunciato a piede libero.[53]

Il 26 gennaio 2012 la magistratura di Torino invia 26 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 15 obblighi di dimora, e una condanna agli arresti domiciliari a 42 persone accusate di aver compiuto i reati di resistenza a pubblico ufficiale, violenza, lesioni, manifestazione non autorizzata e danneggiamento aggravati in concorso, durante la manifestazione del 3 luglio 2011. Fra gli arrestati spicca anche un ex appartenente alle Brigate Rosse.[45]

Il 22 febbraio 2012 sono denunciati 60 manifestanti No TAV per manifestazione non autorizzata, dopo essere scesi in strada a Genova per manifestare contro la presentazione di un libro del procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli.[54]

Il 26 febbraio 2012 il Gruppo Ferrovie dello Stato sporge denuncia per danneggiamento e aggressione contro gli autori degli atti vandalici e dell'aggressione ai danni di quattro dipendenti delle Ferrovie dello Stato, fermati dalle Polizia ferroviaria in occasione della partenza dalla stazione ferroviaria di Milano di un gruppo di manifestanti No TAV per Torino.[55][56]

Dopo gli scontri e l'occupazione dell'autostrada A32 nella notte fra il 29 febbraio e il 1º marzo 2012 sono fermati dalla Polizia cinque militanti e uno di essi è poi arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. Gli altri fermati sono identificati e poi rilasciati.[57]

Il 2 marzo 2012 a seguito dell'occupazione dei binari della stazione ferroviaria di Brescia da parte di manifestanti No TAV appartenenti a centri sociali, sono sporte 29 denunce per manifestazione non autorizzata, interruzione di pubblico servizio, accensioni pericolose, travisamento e danneggiamento. Altri 10 manifestanti sono denunciati per manifestazione non autorizzata dopo il blocco del casello autostradale di Rovato, durante la serata del 1º marzo 2012.[58]

L'8 marzo 2012 la Polizia di Stato ha denunciato 15 manifestanti per interruzione di pubblico servizio e manifestazione non autorizzata dopo aver analizzato le foto e i filmati riguardanti l'occupazione dei binari della stazione di Cremona avvenuta il 1 marzo da parte di attivisti del movimento No TAV.[59]

Il 12 marzo 2012 la procura di Genova ha aperto un fascicolo a carico di 7 manifestanti No TAV a causa dei fatti avventi durante il corteo del 12 febbraio a Genova. Le accuse sono di resistenza a pubblico ufficiale, imbrattamenti di muri, lancio e scoppio di materiale pericoloso. Il corteo era stato organizzato per chiedere la scarcerazione di un altro manifestante arrestato il 26 gennaio.[60]

Il 15 marzo 2012 la Polizia di Stato di Perugia ha denunciato 25 persone per il blocco dei binari della Stazione di Fontivegge. Le accuse sono interruzione di pubblico servizio e inosservanza dei provvedimenti dell'autorità. A queste si aggiungono tre denunce per manifestazione non autorizzata e altre tre per violazioni delle disposizioni a tutela dell'ordine pubblico attraverso il travisamento per non farsi riconoscere.[61]

Il 29 marzo 2012, a seguito delle denunce presentate dagli attivisti, la procura di Torino ha aperto una ventina di fascicoli sulle presunte violenze perpetuate da membri delle forze dell'ordine nei confronti di appartenenti al movimento No TAV durante le manifestazione del 3 luglio 2011.[62]

Il 6 aprile 2012 la DIGOS denuncia altre 71 persone appartenenti al movimento No TAV per i reati commessi durante la manifestazione non autorizzata del febbraio 2011 a Genova, durante la presentazione di un libro del procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli. I reati contestati sono: manifestazione non autorizzata, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, travisamento, imbrattamento e danneggiamento di edifici, detenzione illecita di armi.[63]

Filmografia

  • Fratelli di TAV di Manolo Luppichini e Claudio Metallo (2008). Produzione: Teleimmagini, Candida TV. Durata: 60 minuti.
  • Le meraviglie del mondo! di Nicola Palmeri (2006). Produzione: MizzicaFilm. Durata: 14 minuti. Musica: Uccellacci - Etnagigante. Cortometraggio.
  • No TAV, gli indiani di valle di Adonella Marena (2005). Produzione: Overfilm. Durata: 54 minuti. Fotografia: Alberto Airola Montaggio: Massimo Cellerino. Musiche: Davide Balistreri ed Emmanuele de Paoli.
  • No TAV, fermarlo è possibile a cura del Centro Sociale Askatasuna e del Comitato di lotta popolare (2006). Durata: 75 minuti.
  • Valle di Susa, le ragioni di un NO di Franca Verda Hunziker e Francesco Chiesa (2006). Produzione: Televisione svizzera di lingua italiana. Durata: 33 minuti. Fotografia: Alberto Moccia. Montaggio: Marianne Quarti. Sonoro: Nino Maranesi e Renato Soldini.
  • Il vento che fermò il treno a cura di Riccardo Pavia e Oscar Margaira (2008). Produzione: Pronatura Piemonte. Durata: 126 minuti. Documentario.
  • Il cartun d'le ribelliun di Adonella Marena (2008). Produzione: Don Quixote / Djanetfilm. Fotografia: Fabio Colazzo Adonella Marena. Montaggio: Dario Castelli Marco Duretti. Musiche: Davide Balistreri. Durata: 85 minuti. Film-documentario.

Bibliografia

  • Dossier de lavoce.info http://www.lavoce.info/dossier/pagina2968.html
  • Ivan Cicconi. "Il Libro Nero dell'Alta Velocità". KOINè Nuove Edizioni. ISBN 9788889828175
  • Alleanza per l'opposizione a tutte le nocività. Treni ad alta nocività. Perché il treno ad alta velocità è un danno individuale e un flagello collettivo. Nautilus edizioni.
  • Antonio G. Calafati, Dove sono le ragioni del si? La "Tav in Val di Susa" nella società della conoscenza, Torino, Edizioni SEB 27, 2006, ISBN 88-86618-51-4.
  • Virgilio Bettini, TAV: i perché del NO, Torino, UTET Libreria, 2006, ISBN 978-88-02-07404-7.
  • Claudio Cancelli; Giuseppe Sergi; Massimo Zucchetti. Travolti dall'alta voracità. Odradek Edizioni.
  • Marco Cedolin, T.A.V. in Val di Susa: un buio nel tunnel della democrazia, Casalecchio, Arianna Editrice, 2006, ISBN 88-87307-54-7.
  • Centro Sociale Askatasuna e Comitato di lotta popolare. No TAV, la valle che resiste. Editrice Velleità Alternative.
  • Ivan Cicconi, Le grandi opere del cavaliere, prefazione di Marco Travaglio, Roma, Koine nuove edizioni, 2004, ISBN 88-87509-37-9.
  • Tobia Imperato, Le scarpe dei suicidi (PDF), Torino, Autoproduzioni Fenix, 2003. URL consultato il 7 agosto2011.
  • Ferdinando Imposimato, Giuseppe Pisauro; Sandro Provvisionato, Corruzione ad alta velocità: viaggio nel governo invisibile, prefazione di Emanuele Macaluso, Roma, Koine nuove edizioni, 1999, ISBN 88-87509-03-4.
  • Oscar Margaira, Adesso o mai più: diario della formazione di una coscienza ambientalista e di un impegno civile contro il progetto di alta velocita ferroviaria in Valle di Susa, Borgone Susa, Edizioni del Graffio, 2005.
  • Chiara Sasso, No TAV: cronache dalla Val di Susa, Intra Moenia, Napoli, 2006, ISBN 88-7421-062-0.
  • Chiara Sasso, Canto per la nostra valle. Diario fra qualità della vita e prepotenza della velocità, Condove, Editrice Morra, 2002.
  • Luca Mercalli, Chiara Sasso, Le mucche non mangiano cemento. Viaggio tra gli ultimi pastori di Valsusa e l'avanzata del calcestruzzo, Torino, Società Meteorologica Subalpina, 2004, ISBN 88-900099-5-0.
  • Donatella Della Porta, Gianni Piazza, Le ragioni del no. Le campagne contro il Tav in Val di Susa e il ponte sullo Stretto, Milano, Feltrinelli, 2008, ISBN 978-88-07-71030-8.
  • Spinta dal Bass e Takuma FUOCHI NELLA NOTTE Un inverno in movimento. Schegge di resistenza alla follia ad alta velocità. Edizioni Centro di documentazione sulle Resistenze, 2010
  • Alessandra Agostino, DEMOCRAZIA, RAPPRESENTANZA, PARTECIPAZIONE Il caso del movimento No TAV, Napoli, Jovene editore, 2011, ISBN 978-88-243-2009-2.

Note

  1. ^ Altri movimenti contrari a linee ad alta velocità e/o tunnel vari sono ad esempio (DE) Stop BBT (Brennero), (FR) Collectif TGV Sud Var, (FR) Stop TGV Coudon, (FR) Le mechant TGV PACA (movimenti francesi contro la linea TGV Provence Alpes Côte d’Azur LGV PACA), (ES) AVE pel litoral (contro l'AVE spagnola), Comitato IDRA (Mugello e Firenze-Bologna), Comitati Scrivia (3° Valico Genova-Alessandria) ecc.
  2. ^ Perquisita la casa del leader No TAV Gli avvisi di garanzia sono 65, in Il Corriere della Sera, 17 giugno 2011. URL consultato il 19 luglio 2011.
  3. ^ Andrea Boitani, Marco Ponti; Francesco Ramella, TAV: le ragioni liberali del no (PDF), su brunoleonimedia.servingfreedom.net, IBL, 16 aprile 2007, p. 2. URL consultato il 15 luglio 2011.
  4. ^ Mario Cavargna, Diminuisce il traffico merci sulla direttrice Torino-Lione, su pro-natura.it, 29 settembre 2009. URL consultato il 6 luglio 2011.
  5. ^ Lyon Turin Ferroviaire, Contributo al dibattito sulla Torino-Lione : 100 riposte a 100 critiche, su ltf-sas.com. URL consultato il 12 febbraio 2011.
  6. ^ (FR) Lyon Turin Ferroviaire, Coût des travaux, su ltf-sas.com. URL consultato il 6 luglio 2011.
  7. ^ Corte dei conti, Relazione della Corte dei conti (PDF), su corteconti.it, 25 gennaio 2008. URL consultato il 6 luglio 2011.
  8. ^ L'"Accordo di Torino" del 2001 prevedeva il potenziamento della linea del Frejus
  9. ^   Argomentazioni portate dal Prof. Angelo Tartaglia ex membro dell'Osservatorio governativo, su YouTube.
  10. ^ http://www.spintadalbass.org/images/sienaamianto.pdf
  11. ^ Luca Mercalli, Osservazioni al secondo progetto RFI tratta TAC/TAV Settimo-Bruzolo (PDF), su spintadalbass.org, 29 dicembre 2003. URL consultato il 6 luglio 2011.
  12. ^ Luca Mercalli, Climatologia della Bassa Valle di Susa e dei Laghi di Avigliana (PDF), su e-valsusa.it, 2002. URL consultato il 6 luglio 2011.
  13. ^ a b COWI A/S, Analisi degli studi condotti da LTF in merito al progetto Lione-Torino (PDF), su ec.europa.eu, 12 aprile 2006. URL consultato il 6 luglio 2011.
  14. ^ Simone Innocenti, Danni Tav, l’elenco (oltre Martini e Chiti), in Corriere Fiorentino, 11 novembre 2009. URL consultato il 15 luglio 2007.
  15. ^ Quaderni dell'Osservatorio
  16. ^ Andrea Boitani, Marco Ponti; Francesco Ramella, TAV: le ragioni liberali del no (PDF), su brunoleonimedia.servingfreedom.net, IBL, 16 aprile 2007, 3-4. URL consultato il 6 luglio 2011.
  17. ^ Intervista a Paolo Ferrero alla trasmissione televisiva "Otto e mezzo" del 29/2/2012
  18. ^ No alla nuova linea ferroviaria ad alta velocità e alta capacità (PDF), su stop-bbt.it.
  19. ^ http://www.notavtorino.org/documenti/150-rag-notav-corret-16-1-11.pdf
  20. ^ http://www.pro-natura.it/torino/pdf/150ragionitav2011.pdf
  21. ^ Filippo Bovo, Tav, treno ad alta velocità atlantica, su statopotenza.eu, Stato&Potenza, 1º marzo 2012.
  22. ^   Intervista ad Alberto Perino, su YouTube, a 5 min 18 s.
  23. ^ Manifestazioni bloccano Tgv, in Il Corriere della Sera, 6 novembre 2005. URL consultato il 7 luglio 2011.
  24. ^ Protesta anti-Tav, in migliaia in val di Susa, in Il Corriere della Sera, 17 novembre 2005. URL consultato il 7 luglio 2011.
  25. ^ Blitz notturno della polizia Recintati i terreni del Tav, in la Repubblica, 1º novembre 2005. URL consultato l'8 luglio 2011.
  26. ^ Lodovico Poletto, La protesta anche i sindaci in prima fila contro il progetto della linea che dovrebbe collegare l'Italia a Lione, in La Stampa, 1º novembre 2005. URL consultato l'8 luglio 2011.
  27. ^ Orsola Casagrande, Tra i check point della Val di Susa, in il Manifesto, 29 novembre 2005. URL consultato l'8 luglio 2011.
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